La verde sponda

Nell'ampio golfo che abbraccia la parte più settentrionale del mare ellenico, Thassos è un angolo di Macedonia in cui trascorrere una vacanza a tutto tondo: spiagge, montagne, animate cittadine balneari e preziose testimonianze di un'antica ricchezza.

Indice dell'itinerario

A leggere la mitologia Thassos fu il luogo di nascita di Demetra, dea della fertilità, ma anche il rifugio del principe Thassos, figlio del re fenicio Agenor, che aveva inviato i suoi quattro rampolli alla ricerca della sorella Europa rapita da Zeus celato sotto le sembianze di un toro. Per la ricerca etimologica, invece, il nome dell’isola sembrerebbe rimandare a drosos, che vuol dire fresco, forse in riferimento ai suoi boschi. Del resto la più settentrionale delle isole elleniche dista poche decine di chilometri dalla costa della Macedonia greca, ovvero dalle ultime propaggini dei monti Rodopi che con i loro 2.000 metri di altitudine influenzano il clima di tutta la regione.
Con alcune tra le più belle spiagge balcaniche, un cuore montuoso che con l’Ypsario raggiunge i 1.204 metri di quota, estese foreste di pino e di castagni centenari, gli isolati villaggi dell’interno con i tetti ricoperti di pietra che fanno da contrappunto ai vivaci paesi dei pescatori (oggi convertitisi al turismo), Thassos rimane comunque un luogo difficile da inquadrare, che lascia la sensazione di nascondere aspetti ancora tutti da scoprire.
Un pomeriggio, lasciandoci guidare da un profumo che pervadeva le strade di Theologos, seguendone letteralmente la scia siamo giunti di fronte a una porticina che si affacciava su un vicoletto: invitati ad entrare, ci siamo trovati nel laboratorio-cucina di una grande artigiana dei sapori locali, la signora Maria Vourvoutsiotou, che ci ha accolto con un caldo sorriso mentre con un coltello incideva un mucchio di noci per poi gettarle in pentola dove, ci ha spiegato, devono rimanere per due giorni costantemente sul fuoco. Fichi e noci caramellate, le specialità di Maria, sono solo alcune delle bontà dell’isola: come le aromatiche varietà di miele e l’olio extravergine di oliva, che gode del marchio di denominazione geografica protetta. E poi il vino, che gli antichi poeti greci cantavano come il migliore e che già nel V secolo a.C. godeva di una sorta di protezione del marchio, se è vero che un editto del tempo proibiva l’introduzione sull’isola di vino di altra provenienza e obbligava a chiudere e a marcare con speciali sigilli le anfore riempite con il nettare di Thassos.
Sapori antichi come la storia dell’isola, abitata dai Traci fin dalla preistoria, che passò sotto il controllo dei Fenici a partire dal VII secolo a.C. Erano i Pari di Telesicle, re di Poros, qui giunti (secondo Tucidide, il padre della storiografia greca) seguendo l’indicazione dell’oracolo di Delfi per costruire “una città visibile da ogni dove”. Nel giro di pochi decenni Thassos contava 60.000 abitanti ed era divenuta una vera potenza, al punto che le sue monete (i talenti d’oro, d’argento e di bronzo) erano diffuse in tutto il Mediterraneo. L’epoca d’oro si concluse con l’invasione dei Persiani di Dario alla fine del V secolo a.C. e da allora l’isola non tornò più a rifulgere se non per brevi periodi sempre offuscati da nuove invasioni, dallo sviluppo di Atene e Sparta, dal regno di Filippo il Macedone, dall’arrivo dei Romani. Rimangono di quel momento di gloria le rovine di Limenas, l’agorà, l’acropoli con i resti dei templi, il teatro e le sezioni delle antiche e possenti mura che abbracciavano tutta la città per una lunghezza di una decina di chilometri. Ma il periodo più buio dell’isola fu forse quello seguito all’invasione turca nella metà del ‘400: Thassos ritornò greca solo nel 1912.
Natura e cultura sono le carte vincenti del sito, perché anche in Grecia ci sono pochi altri luoghi dove poter alternare un bagno in acque limpide su spiagge pulite di finissima sabbia dorata a un trekking in montagna attraverso i boschi, o alla visita di un museo come quello archeologico della stessa Limenas con le magnifiche statue che coronavano le porte delle mura e la piazza centrale, oppure del piccolo e straordinario museo di Polygnotos Vagis a Potamia, dedicato a uno dei più grandi scultori dell’ultimo secolo. Vagis nacque nel 1892 in questo piccolo villaggio alle pendici delle montagne, così come altri famosi artisti di tempi ben più remoti e di quello che forse fu il più grande atleta di tutte le Olimpiadi, Theagenis di Thassos, vincitore di 1.103 combattimenti, adorato come un semidio per la sua forza e possanza.

Intorno all’isola
Il periplo della costa si sviluppa per un centinaio di chilometri, più un’altra ventina per la deviazione a Theologos. Dal porto di Thassos, dove sbarcano i numerosi traghetti giornalieri in arrivo dal continente, una strada pavimentata conduce subito alle rovine dell’agorà, il cuore culturale e commerciale dell’antica Limenas sul quale si affacciavano le botteghe e i magazzini; nel bel mezzo troneggiava la statua di Theagenis, il mitico atleta olimpionico. A sud il quartiere romano e l’odeon, mentre poco oltre si trovano i resti di tre templi dedicati ad Artemide, Dioniso e Poseidone: in quest’ultimo è stata ritrovata la statuetta di Afrodite a dorso di un delfino con un piccolo Eros seduto sulla coda (oggi conservata nel museo archeologico). Un sentiero verso il mare conduce al Kalogeriko, edificio affacciato sul secondo porto di Thassos, quello commerciale. Giunti al limite del promontorio che si tuffa in un mare di un blu magnifico, si prosegue lungo le mura per salire verso l’antica acropoli: poco oltre sorge il teatro del V secolo a.C., magistralmente ricavato in una conca naturale che guarda sulla costa, che poteva contenere fino a 2.000 spettatori. Salendo ancora si arriva in cima alla prima collina dell’acropoli, trasformata nel tardo Medioevo da architetti bizantini in una rocca fortificata (venne completata solo nel XV secolo dai genovesi della casata Gattilusi); sulla seconda collina si trova invece il tempio di Atena, con splendida vista sul porto e sulla cittadina, mentre sulla terza c’è il santuario di Pan, ricavato nella roccia. Infine, scendendo oltre le mura, si esce nella valle sottostante attraversando le porte di Parmenide e di Silinos, raffigurato in posa virile sulla roccia.
Lasciato il capoluogo, si prende la strada principale verso sud e poco dopo si incontra la deviazione per Makryammos, un’insenatura con una bella spiaggia dominata dal complesso turistico omonimo. Tornati sulla via principale, si inizia a salire con scorci panoramici su piccole cave di marmo (un altro dei rinomati prodotti di Thassos fin dall’antichità) e si scollina scendendo a Panagia, piacevole villaggio in stile macedone con balconi coperti e tetti in pietra: edificato circa trecento anni fa, fu capitale dell’isola e conserva undici cappelle votive e una chiesa dedicata alla Vergine.
Magnificamente inserito in un’ampia vallata ricoperta di boschi alla base del monte Ypsarion, il paesino di Potamia è dominato in lontananza dalla chiesa di Aghios Anargyros; da non perdere, come detto, il piccolo ma bellissimo museo dedicato a Polygnotos Vagis. Scendiamo poi in direzione del mare a Skala Potamia, lungo un tratto di costa che in direzione di Chrysi Ammoudia è caratterizzato da una delle spiagge più belle dell’isola, la Golden Beach. Si prosegue e, dopo Loutra, il tracciato si inerpica offrendo splendidi scorci sulla Paradise Beach, da raggiungere preferibilmente a piedi visto che le strade che vi portano sono assai scoscese e poco sicure.
Si passa poi accanto alla baia di Klissidi per raggiungere la zona di Alyki, due splendide baie separate da una penisola che si protende nel mare. Secondo la leggenda questo piccolo centro, famoso per le cave di marmo, era un tempo il regno dalla regina Alyki: un sentiero conduce alle rovine di un tempio del VII secolo a.C. e a quelle di due basiliche bizantine del V secolo, mentre più avanti si arriva al monastero di Archanghelos, a strapiombo sul mare, che vale una breve visita (con il divieto assoluto di fotografare l’interno e l’obbligo di indossare pantaloni lunghi e tenere le spalle coperte).
Si continua superando un’altra bella insenatura con la spiaggia di Psili Ammos per giungere, ormai scesi al livello del mare, a Potos dove si prende verso destra la deviazione per Theologos, fino a non molto tempo fa il capoluogo dell’isola: il villaggio, incastonato tra monti aridi e scoscesi (specie dopo il devastante incendio del 1989 che ha mandato in fumo la foresta di pini che lo circondava), presenta la tipica architettura della regione con numerose chiese e palazzi signorili.
Si ritorna infine sulla strada litoranea che si riprende verso nord fino a Limenaria, sviluppato centro turistico con un bel lungomare. Da qui, lungo una costa più bassa su cui si affacciano estesi vigneti e oliveti, si torna a Thassos chiudendo l’anello.

PleinAir 407 – giugno 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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