La verde Bocca

Lungo la foce del Magra, sull'assolato versante a mare del promontorio del Caprione, nell'entroterra spezzino: passeggiate per tutti in un piccolo parco di grandi prospettive.

Indice dell'itinerario

Il sentiero che collega Bocca di Magra con Montemarcello e Tellaro è uno dei più piacevoli della Liguria. Ci si incammina in una fitta pineta, si devia a sinistra verso Punta Bianca con le sue scogliere candide, si riprende a salire nel bosco fino al borgo murato di Montemarcello, sul crinale del promontorio del Caprione. Dal paese, così tipicamente ligure con le stradine selciate e le case rosse addossate le une alle altre, lo sguardo spazia verso il golfo di La Spezia, l’isola Palmaria e le sue vicine, il boscoso versante che nasconde le Cinque Terre. Dall’altra parte del fiume, oltre la piana del Magra e Sarzana, appaiono i colli della Lunigiana, l’Appennino e i picchi delle Alpi Apuane: questo è l’ultimo scampolo di Liguria, già proteso verso la Toscana.
Dopo una sosta nell’abitato, con un’antica parrocchiale, si può continuare a camminare scegliendo tra due vie: la più breve inizia subito a scendere verso la costa tra olivi secolari, campi in abbandono e antichi muretti a secco; l’altra sale ancora per un tratto tra pini d’Aleppo e castagni fino al Monte Murlo, una delle cime più elevate del promontorio con i suoi 365 metri, dove il Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra ha realizzato da qualche anno un orto botanico di grande suggestione. I due percorsi si uniscono alle case di Zanego, dove si prosegue nuovamente in discesa verso il mare. Il sentiero attraversa dei boschi, sfrutta un vecchio selciato in parte nascosto dalla vegetazione, prosegue per terrazze abbandonate dove crescono alberi di fico ormai rinselvatichiti; superati gli ultimi terrazzi la via si fa più ripida, e sulla sinistra riappaiono le isole del golfo. Più avanti il percorso costeggia grandi massi calcarei circondati da cespugli di lentisco, oltrepassa un altro boschetto di lecci e pini e arriva in vista del borgo marinaro di Tellaro. Lasciato a destra un bel sentiero a mezzacosta per Lerici, si continua a scendere fino a scoprire le rupi di conglomerato della costa. Un’ultima breve discesa porta al paese tanto amato dallo scrittore Mario Soldati, che vi ha passato gli ultimi anni della sua vita: imboccando i ripidi vicoletti si raggiungono il minuscolo porticciolo, simile a quelli delle vicine Cinque Terre, e la parrocchiale di San Giorgio, affacciata sugli scogli e sul Tirreno. Girate per questi carruggi che sbucano in mare e poi sedetevi in un angolo tra i sassi della riva raccomanda nei suoi scritti Soldati, che aveva tanto a cuore questo nirvana tra mare e cielo, tra le rocce e la montagna verde .
Da Montemarcello, per la via più breve, si cammina per circa un’ora e mezzo; ma anche se si parte da Bocca di Magra, si devia per Punta Bianca e poi si sale verso l’orto botanico di Monte Murlo, il tempo complessivo resta fra le 3 e le 4 ore. I bus di linea che collegano tra loro i paesi permettono di abbreviare ulteriormente la passeggiata. Chi cerca percorsi alternativi può partire da Ameglia o concludere la sua fatica a Lerici, ma l’impegno non cambia: i sentieri del parco sono alla portata di tutti.

La posizione tra il golfo spezzino e il Magra, a due passi da mete di grande fama come le Cinque Terre e la Versilia, ha fatto sì che il Caprione e i suoi borghi siano rimasti praticamente ignorati per molto tempo. Anche la vicinanza di Lerici, l’ultimo centro balneare del Levante, e delle banchine di Bocca di Magra dove ancorano yacht con bandiere di mezza Europa, hanno contribuito a mantenere nell’ombra questo lembo del promontorio. Tutto ciò ha creato una situazione curiosa: mentre i parchi delle Cinque Terre e di Portofino, istituiti in aree molto più note, hanno dovuto regolare e controllare il turismo, quello di Montemarcello-Magra (nato nel 1995 e oggi esteso su 4.320 ettari) ha prima di tutto promosso la zona posta sotto tutela. Se si considera che l’area protetta comprende due ambienti molto diversi tra loro – l’assolato versante occidentale e l’umida valle verdeggiante del Magra e del Vara che si insinua verso l’entroterra – si capisce che questo è uno dei parchi più vari e singolari dell’intera regione.I pietrosi sentieri del Caprione, percorribili solo a piedi, sono magnifici in primavera e in autunno (e davvero troppo caldi in estate, ma in compenso li si affronta volentieri nelle belle giornate d’inverno). Le stradine che costeggiano i due fiumi offrono invece percorsi adatti anche alla bicicletta; inoltre, chi ama gli sport acquatici può usare la canoa nel Vara o nel Magra oppure iscriversi a una delle uscite di canyoning organizzate da gruppi e associazioni locali negli affluenti del Vara.
Ma i contrasti non si limitano alle stagioni e agli ambienti. Se il Caprione offre solitudine, atmosfere antiche e silenzi analoghi a quelli delle Cinque Terre, le valli del Vara e del Magra sono state pesantemente trasformate dall’uomo. Nella prima, tagliata dalla A12 Genova-Rosignano, si può camminare o pedalare accanto alle limpide acque del fiume a poche decine di metri in linea d’aria dai Tir che sfrecciano lungo l’autostrada; ma basta salire a Beverino Castello, borgo medioevale affacciato su un magnifico panorama, per immergersi in un’atmosfera di nuovo tranquilla.
Più a valle, sulle rive del Magra, con la Parma-La Spezia le autostrade diventano due e sono affiancate da industrie, linee ferroviarie, tralicci dell’alta tensione e altri manufatti dei nostri giorni. Merito del parco è di aver individuato anche in questo contesto dei percorsi che consentono di scoprire la natura, come tra Battifollo, il Lago di Pallodola e i Laghi Gemelli, sulla sinistra orografica del corso d’acqua (il camping Mirafiume, a un chilometro dal casello di Sarzana della A12, è un ottimo punto di partenza per questa gita).
Più breve ma ancora più interessante dal punto di vista faunistico è la passeggiata nell’Oasi LIPU di San Genesio, che si raggiunge in breve da Arcola. Il viottolo che costeggia il fiume sulla destra orografica consente di affacciarsi su anse e stagni dove sostano anatre, folaghe e aironi, e di avvistare specie rare come il martin pescatore, la gallinella d’acqua, la cannaiola, il pendolino, il falco di palude e l’albanella minore.
Al contrario di molti parchi italiani, poi, quello di Montemarcello-Magra non si chiude in sé stesso ma tenta di influenzare pure le zone limitrofe: e anche se i boschi del Monte Gottero non sono stati inclusi nell’area protetta, altre iniziative dimostrano la voglia di allargarsi da parte dell’ente gestore. Una è il percorso enogastronomico Dal Vara al Magra, promosso dalla Comunità Montana della Val di Vara e dall’Enoteca Pubblica di Castelnuovo Magra che produce una trentina di prodotti tipici della zona (in particolare vino, olio, formaggi, miele e varietà tradizionali di frutta) e interessa un territorio molto più vasto di quello del parco. Lo stesso principio ha ispirato la realizzazione dei sentieri che attraversano le aree carsiche di Riccò sul Golfo e Pignone, tra la Valle del Vara e le Cinque Terre. Il primo, che inizia dal borgo medioevale di Quaratica, tocca l’inghiottitoio di Campastrino, la grotta di Quaratica e la piana carsica di Bracconcella, allagata per buona parte dell’anno. Il secondo, di grande attrattiva, parte dal centro medioevale di Pignone – da non perdere il Ponte Vecchio – e prosegue verso la Grotta Grande, esplorata nel ‘700 da Lazzaro Spallanzani, e la vicina Grotta della Fornace. Un sentiero che sale in un fittissimo bosco (il primo quarto d’ora è ripido, poi si continua tranquillamente) porta ai resti del Castellaro, un fortilizio degli antichi Liguri affacciato sulla valle del Pignone: il sole di Tellaro e Punta Bianca qui sembra un lontano ricordo.

PleinAir 405 – aprile 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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