La Valle delle Ville

La Val Belluna, il lembo di terra compreso tra Feltre e Belluno, ha da sempre due anime: quella montanara, ispirata dallo scenario alpino, e quella industriale indotta dalle fortune economiche della pianura veneta. Più di duecento residenze nobiliari erette tra Sei e Settecento interpretano questa realtà: andiamo a scoprirne in camper le principali.

Indice dell'itinerario

La Val Belluna, terra compresa tra Feltre e Belluno, ha due anime e mille volti. A settentrione le cime del Gruppo dello Schiara e le Vette Feltrine, a meridione i colli delle Prealpi; nel mezzo c’è una conca verde, in parte bagnata dal Piave. In epoca romana era uno dei punti nevralgici della Via Claudia Augusta, che collegava Altino alla Rezia. Chiamata anticamente Val Serpentina, non è solo di grande interesse naturale e paesaggistico, ma racchiude anche tesori artistici e architettonici: a cominciare dalle oltre duecento ville, meno note di quelle erette sulla Riviera del Brenta o nel Vicentino, ma con un fascino particolare, principalmente legato allo scenario alpino nel quale sono inserite.
Nella periferia di Belluno, in località San Pellegrino, si trova la villa paterna dello scrittore Dino Buzzati. Dalla strada per Trichiana a stento la si nota dietro a un’alta siepe, vicino a una chiesetta rossa. L’edificio principale, ampiamente trasformato nell’Ottocento, si discosta dalla tipologia tipica delle ville del Bellunese. Nel XVII secolo, a Feltre erano prospere le industrie specializzate nella produzione di feltro. Belluno era celebre per le fucine dove si producevano lame e spade di altissima qualità. Dalla Val Belluna partivano merci e passeggeri che viaggiavano su zattere dirette a Venezia; il Piave era una delle principali e rapide arterie di comunicazione Nel Cinquecento, con l’affermarsi di alcune colture, in particolare del mais, molti benestanti pensarono di investire i proventi del commercio anche nell’entroterra. La maggior parte delle ville del Bellunese è stata eretta in quel periodo, tra il Sei e il Settecento; tuttavia non mancano edifici più antichi, come Villa Lusa a Cesiomaggiore o Villa Tonello ad Artèn di Fonzaso. Nell’Ottocento la crisi economica portò al declino di queste costruzioni; si realizzarono solo pochi interventi di ampliamento e di ristrutturazione.
A differenza di quanto avvenne in altre località del Veneto, la villa bellunese non era solo un luogo di svago dove si organizzavano feste e banchetti, ma era innanzitutto la dimora stabile del proprietario. Dovendo essere abitate tutto l’anno, anche nella stagione fredda, le costruzioni presentano dimensioni relativamente modeste e non raggiungono mai la sontuosità tipica di altre ville del Veneto. Il clima montano indusse a edificare su terreni assolati e a progettare le sale centrali di dimensione piuttosto contenuta e di altezza ridotta. Parallelamente allo sviluppo dell’agricoltura e al diffondersi delle ville, anche l’architettura rurale subì delle modifiche; ecco comparire le logge sovrapposte e i porticati per essiccare i cereali al riparo dalle intemperie. Il complesso architettonico in cui era inserita la villa comprendeva sovente, oltre alla casa padronale, le ali rustiche, le scuderie, le stalle e le abitazioni per i coloni. Ogni dimora nobile disponeva di un giardino, all’interno del quale a volte trovavano posto un gazebo e una cappella di famiglia. Meritano una visita il giardino di Villa Fabris Guarnieri a Tomo, da cui si ha una splendida vista sulla pianura feltrina, e quello di Villa De Manzoni in località Patt di Sedico. Fra le abitazioni patrizie del Bellunese, poche portano la firma di architetti di fama nazionale; tuttavia, molti costruttori furono influenzati dai grandi maestri dell’epoca, in particolare da Andrea Palladio. Le case patrizie erano il luogo d’incontri culturali e di accademie; Villa Pasole a Pedavena accoglieva ad esempio i membri dell’Accademia degli Erranti, interessati alle materie umanistiche. Anche oggi alcune ville ospitano manifestazioni culturali, concerti di musica classica o esposizioni d’arte. La cosa che più colpisce chi per la prima volta visiti la Val Belluna non è tanto la sontuosità dei singoli edifici padronali, quanto il loro numero: in ogni paese, in ogni borgo, ci sono anche più ville, a volte raggruppate in un piccolo nucleo. Come a Landris, dove tre deliziose abitazioni patrizie, disposte in successione, impreziosiscono i fianchi di una collina.
Molte ville presenti nel territorio sono state completamente ristrutturate, altre rimaneggiate, altre ancora giacciono in totale abbandono. Di certo questo fazzoletto di terra, posto ai margini del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, merita di essere scoperto. Dal ’95 l’Amministrazione Provinciale è impegnata in un progetto mirato a valorizzare le opere artistiche e architettoniche del territorio; perciò ha promosso e realizzato un percorso dedicato alla pittura del XVI secolo e un altro alle ville e alle dimore storiche.
La visita delle ville è facilitata da una buona segnaletica stradale, realizzata dalla Provincia anche con un finanziamento dell’Unione Europea. Dieci percorsi, ciascuno contraddistinto da segnali di colore diverso, sono descritti nel volume Le ville nel paesaggio prealpino della provincia di Belluno e, in sintesi, in un opuscolo disponibile gratuitamente presso le APT. Gli itinerari da noi percorsi e condensati in tre proposte toccano buona parte delle ville della Val Belluna. Il territorio è piuttosto complesso, perciò consigliamo di procurarsi una buona cartina stradale. In genere gli edifici sono privati; a volte i proprietari consentono (previo appuntamento) la visita, in altri casi ci si accontenterà di vedere la villa dall’esterno.

1 – Da Ponte nelle Alpi a Busche
Da Ponte nelle Alpi seguite la S.P. 50 per Belluno; dopo 4 km girare sulla destra per Safforze e continuare per la vecchia strada diretta al capoluogo. Villa Fulcis-Montalban si trova su una spianata ai piedi del Monte Serva (prima metà XVII secolo, visitabili gli esterni). Proseguendo per la via che costeggia i monti, ai margini dell’abitato di Fiammoi troviamo Villa Persicini (XVII-XVIII secolo) e, a Cusighe, Villa Butta (XVIII secolo). Da Cusighe risalire a Sala di Cusighe, con le ville Doglioni (XVIII secolo, visita degli esterni su prenotazione; tel. 0437/30938), Rudio (XVIII secolo, visitabile su prenotazione; tel. 0437/30936) e Miari (XVIII secolo, visite esterni su prenotazione; tel. 0437/931928). Tornati a Cusighe si devia sulla destra per Belluno. Dopo la visita della città, consigliamo di attraversare il Piave all’altezza del Ponte della Vittoria e di proseguire sulla sinistra, in direzione del Nevegal. Dopo Castion si arriva a San Cipriano, dove si gira a sinistra per Modolo. Qui si trova Villa Miari Fulcis, uno dei maggiori complessi dell’ultimo periodo delle ville (visita interni su prenotazione; tel. 0437/925077). Scesi a Castion, proseguite per il borgo Cavessago e per l’omonima via; sulla sinistra troverete Villa Berettini (XVII secolo). Scendete fino ad arrivare a Via Anconetta dove si trova Villa Doglioni (XVIII secolo) con annesso ristorante Al Borgo. Continuando per Via Anconetta, in salita, si arriva a un trivio: seguite Via Coraulo ai Piai, fino all’omonima Villa (fine XVII secolo, visite esterni su prenotazione; tel. 0437/926440). Tornati sulla strada per Trichiana, deviare sulla sinistra; in breve arriverete alla località San Pellegrino, con una chiesetta rossa e la Villa Buzzati (XIX secolo; la cappella e l’esterno sono visitabili da luglio a settembre, su prenotazione telefonando allo 0437/926414). Ripresa la Sinistra Piave, prima di Trichiana girare a sinistra per Frontin, con la settecentesca Villa Alpago-Novello (visita esterni e interno saltuariamente su prenotazione; tel. 0437/33040 – 554586). Tornati alla provinciale, dopo 4 km si perviene a Mel; in Piazza Papa Luciani si affacciano: il Palazzo Municipale con affreschi raffiguranti l’Orlando Furioso, il Palazzo delle Contesse e il Palazzo Barbuio-Frances. Da Mel, continuate in direzione di Lentiai; dopo poco, deviate sulla sinistra per Villa di Villa e Tiago. Da qui, per una strada tortuosa si scende nel fondovalle, poi si risale a una collina fino a giungere in prossimità del castello di Zumelle, che si raggiunge a piedi. Tornati sulla Sinistra Piave, in breve si raggiunge Lentiai con le ville Cristini (XVIII secolo), Pante (XVI secolo) e Vergerio (XVI secolo). Merita una sosta la chiesa arcipretale dedicata a Santa Maria Assunta con un soffitto a cassettoni e il polittico, in parte attribuito alla bottega del Tiziano. Continuando per la Sinistra Piave si giunge a un bivio, proseguendo sulla destra si arriva a Busche, dove iniziano gli itinerari 2 e 3. Il percorso è lungo circa 60 km.

2 – Da Feltre a Fonzaso
Da Busche raggiungere Feltre per la S.P. 50 e da qui seguire la strada diretta a Pedavena. Alla periferia dell’abitato di Farra sono visibili Villa Banchieri (XVIII secolo, visitabili gli esterni e gli interni su prenotazione; tel. 0439/301589) e Villa Bonsembiante (XVII secolo). Arrivati a Pedavena conviene fermarsi a Villa Pasole (metà XVII secolo, visitabili esterni e interni su prenotazione; tel. 0439/301748).
Attraversato Sant’Osvaldo, continuate per la strada Canalet fino a Facen, con la Villa Marsiai (fine XVIII secolo, visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 12 previa prenotazione; tel. 0439/300180). Proseguendo fino al bivio, girare sulla destra per Arten, quindi si continua per Fonzaso. Qui si trovano Villa De’ Pantz (XVIII secolo, visitabili interni ed esterni nei mesi di luglio e agosto, su prenotazione; tel. 0439/56672), Villa Riera (XVIII secolo, solo esterni su prenotazione; tel. 0439/5114) e Villa Angeli (XVII secolo, visitabili esterni e interni su prenotazione; tel. 0439/5055). Scesi ad Arten conviene vedere la splendida Villa Tonello (XVI secolo, interni ed esterni visitabili saltuariamente, su prenotazione; tel. 0439/56532). Tornati sulla strada principale, continuate in direzione di Feltre; poco prima del centro deviate a destra per Tomo (indicazioni). Prima dell’abitato s’incontra Villa Guarnieri, da cui si ha una bella vista sulla pianura (XVIII secolo, esterni visitabili saltuariamente; tel. 0439/2654). Si torna a Feltre e a Busche per la stessa rotabile percorsa all’andata. Questo itinerario, lungo circa 37 km, può essere percorso anche in bicicletta.

3 – Da Busche a Belluno
Da Busche, continuate per la S.P. 50 in direzione Santa Giustina; prima dell’abitato, deviate sulla sinistra per Salmenega, con la bella – ma purtroppo non visitabile – Villa Zugni (XVII secolo). Proseguite fino a Bivai, dove è possibile visitare gli esterni di Villa Avogadro degli Azzoni (XVII secolo, visite esterni e interni in agosto su prenotazione; tel. 0437/888203). Continuate fino a collegarvi alla provinciale: ai lati di questa si trovano Villa Biasuzzi (XVII-XVIII secolo, visitabile l’esterno) e Villa Cassol (XVII secolo, visitabili esterni e interni su prenotazione; tel. 0437/88626). Da Santa Giustina, prima della fine del centro abitato, deviate sulla sinistra per Ignan e Meano, con le ville Conz (XVII secolo) e Maresio (XVII-XVIII secolo). Risalendo verso Sospirolo, prima dell’abitato di Dussano girare sulla destra per una carrareccia che porta nei pressi di Villa Norcen (XVIII-XIX secolo, visitabile su prenotazione; tel. 0437/943421). Ripresa la strada provinciale, continuate fino a Paderno con le ville Sandi (XVI secolo) e Beghin (XVIII secolo); dopo l’abitato, prendete sulla destra per Sospirolo. Oltrepassato l’abitato di San Zenon, deviate sulla sinistra e raggiungete Villa Sandi-Zasso a Moldoi (XVIII secolo, visitabile su prenotazione; tel. 0347/943190). Da Sospirolo continuare per Mas, da cui si scende in direzione di Sedico; a Landris girare sulla destra fino ad incontrare le ville Rudio (XVII secolo, visitabili gli esterni su prenotazione; tel. 0439/300343), Miari Giacomini (XV secolo) e Miari Bentivoglio (XVIII secolo). Raggiunto il paese di Sedico puntare in direzione di Bribano; poco dopo, proseguite sulla destra per Villa De Manzoni (XIX secolo, visitabile su prenotazione; tel. 0437/852051). Tornati a Bribano e a Sedico, si può raggiungere Belluno per la rotabile 50. L’itinerario è lungo circa 40 km.

PleinAir 317 – dicembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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