La valle dei cascinali

Potreste visitarla, la Val Senales, come uno dei tanti angoli delle nostre Alpi, ognuno con i suoi prati verdi, la chiostra delle cime, le riposanti vedute. Ma sono così tanti i suoi caratteri originali da farne un mondo a sé.

Indice dell'itinerario

La diversità della Val Senales comincia dalla sua colonizzazione nell’alto Medioevo, che non avvenne risalendo lo sbocco della valle ma iniziando della sua cima, dove i pastori calarono dopo aver affrontato le aspre balze di una catena di monti. E’ lo stesso duro itinerario che qualche gregge proveniente dalla zona di Silandro (in Val Venosta) continua a percorrere per partecipare alla famosa transumanza verso l’Ötzal.
La spiegazione dell’anomalia? Il naturale ingresso dalla bassa valle era precluso dai 3 km di burrone che il rio Senales aveva scavato nella montagna. Fu solo nella seconda metà dell’Ottocento che si riuscì a costruirvi una strada. Chi ci passa può rendersi conto della proibitiva asprezza di quei luoghi.
La Val Senales possiede, a quasi 2.000 mt, insediamenti umani e agricoli tra i più alti dell’arco alpino. Avrebbe preso il nome dai masi o cascinali (casinales nel latino della decadenza) costruiti dai suoi colonizzatori, e per lungo tempo rimase legata ai lontani territori di Silandro, da cui provenivano i pastori che per primi vi avevano condotto le loro mandrie. Sigillata dal precipizio, Senales rimase per secoli la più segregata delle valli, vivendo di quanto essa stessa poteva produrre. Fu in questa economia d’alta montagna che il sistema dei masi chiusi si impose come indispensabile esigenza per sopravvivere. La parola maso indica un’unità produttiva composta di più edifici separati che ospitano l’abitazione del proprietario, degli anziani, dei lavoranti, la stalla, il fienile e così via, accanto a una porzione più o meno ampia di terreno. Di tali costruzioni in legno la Val Senales conserva gran numero di esemplari anche molto antichi, strutture produttive tuttora operanti. Molti di essi perpetuano la configurazione giuridica del maso chiuso, in base alla quale spetteranno in eredità al solo primogenito. In origine questa consuetudine era dovuta alla scarsa redditività dei terreni, per cui il frazionamento della proprietà avrebbe generato soltanto miseria. Ma dal Settecento Maria Teresa d’Austria dette al principio un valore di legge, tuttora riconosciuto. Stando così le cose, i fratelli privi dell’eredità restavano di solito al servizio del fratello maggiore. La capacità di legare alla fattoria il suo unico proprietario si è dimostrata valida anche nei nostri tempi, caratterizzati dall’abbandono dei campi e in specie dei terreni di montagna. La cura e il controllo dei terreni di monte costituiscono infatti la miglior salvaguardia di quelli di pianura.

Risalendo il rio Senales
Sono 23 km di strada nei quali la veduta si amplia progressivamente, man mano che si procede verso l’alta valle. Adeguata l’attrezzatura alberghiera, non esistono campeggi, mentre vari masi svolgono attività agrituristica. Per un camper o per ogni altra vettura va notato che sono rari gli slarghi per una sosta lungo la strada, ma che i diversi abitati dispongono di buoni parcheggi.
Ne è meno provvisto il villaggio di Santa Caterina, però in posizione molto bella, cui conduce una deviazione di un km sulla destra. Da qui si possono intraprendere tra i prati magnifiche passeggiate, come quelle al maso Obermair o al maso Weithal.
Sconsigliabile invece a un camper il successivo bivio per la Val di Fosse, dove è meglio optare per la bici dopo aver parcheggiato a Certosa. Preso il bivio, in 5 km si arriverà al maso (che ospita la trattoria “Casera”): partendo da qui, in un ambiente bello e selvaggio, il percorso coincide con l’alta Via Meranese, praticabile per normali escursionisti. Siamo nel Parco Naturale del Gruppo di Tessa. Per arrivare al Maso Gelato occorrerà ancora un’ora di cammino e di qui, attraverso il Passo Gelato, altre due per il rifugio Petrarca (2875 metri). Nei pressi del Casera, un’edicoletta d’epoca rammenta come una sola persona sopravvisse alla peste del 1636.
A Certosa, dove ha sede il comune, spingetevi all’interno dell’abitato fino a trovare il piazzale di sosta. Il piccolo centro prende il nome da un antico convento di certosini, il Monte di Tutti gli Angeli, che estese una proprietà feudale su buona parte della valle; ma l’atteggiamento dei monaci verso la popolazione non dovette essere dei più altruisti se durante una rivolta contadina nel Cinquecento il monastero venne saccheggiato. La gente non si stracciò le vesti quando nel 1782 Giuseppe II d’Austria decretò la chiusura del convento, che venne diviso fra una trentina di famiglie costituendo il primo nucleo del paese. Ma un incendio, già nel nostro secolo, non lasciò del complesso monastico che una parte del chiostro. Da segnalare un’escursione che buoni pedalatori potranno fare anche in mountain bike. Una stradetta forestale a tornantini conduce in un paio d’ore alla vecchia malga del convento. Di qui con un’altra ora di cammino si arriva ai 2460 metri del lago di Sassalbo. Alla malga è possibile pernottare ed eventualmente cenare, richiedendolo in paese all’albergo “Rosa d’oro” (dove vengono fornite indicazioni anche sul rifugio Bellavista).
Vicino a Certosa, accanto all’unico distributore di benzina della valle, si trova l’ufficio di informazioni turistiche della Val Senales: procuratevi un orario degli autobus, potrà tornare utile in qualche escursione. Al paese successivo, Madonna di Senales, la valle si allarga in magnifici prati sovrastati dalla foresta di larici e abeti. Ma la sorpresa si avrà più a monte, a Vernago, dove ci si troverà d’improvviso sulla riva di un lago artificiale dalle acque di un bellissimo verde. Il villaggio è composto di poche case, con un paio di ampie aree di parcheggio che vi lasceranno tutta la libertà per godere delle opportunità escursionistiche della zona. Una graziosa cappella ospita l’altare dell’antica chiesa, ormai nascosta dalle acque.
Tra le numerose escursioni possibili da Vernago eccone una molto agevole, da consigliare anche per la bellezza dei due vecchi masi che si incontrano lungo il percorso. Dal villaggio occorre scendere al tornante stradale n. 4 dal quale parte, nel bosco di larici, una stradina inizialmente asfaltata che raggiunge presto il maso Anderleit, e richiede in tutto meno di un’ora e mezza per arrivare al maso Gfallhof (1840 metri). Il percorso si svolge inizialmente nel bosco e nell’ultima parte in una zona soleggiata dagli incantevoli panorami.Dal Gfallhof si può anche scendere fino al grande maso Gurschl e di qui alla provinciale, per rientrare con un autobus al parcheggio di partenza. Oppure avviarsi per più impegnativi itinerari in quota.
Ancora da Vernago parte l’escursione che, attraverso 1300 metri di dislivello, porta ai 3000 del rifugio Similaun, costruito come il rifugio Bellavista negli ultimi anni dell’Ottocento. Per l’andata occorre mettere in bilancio almeno tre ore e mezzo, cui aggiungere eventualmente ancora un’ora fino al sito del famoso ritrovamento, segnalato da una piramide di roccia di quattro metri. Siamo a 3278 metri, inutile ricordare che a tali altezze si richiedono equipaggiamento e buona esperienza anche per i repentini cambiamenti del tempo.
A Maso Corto la strada termina un po’ prima del complesso di alberghi e residence, a breve distanza dalla stazione inferiore della Funivia dei Ghiacciai. I parcheggi sono estremamente ampi: situati su tre livelli, sono liberi, e un segnale indica esplicitamente la zona per la sosta delle roulotte (e dei camper). Accanto al piccolo ponte si trova una fontanella, e la zona ricettiva è fornita anche di negozi. Quanto alla Funivia dei Ghiacciai, in sei minuti porta a quota 3200, consentendo lo sci anche d’estate in un settore controllato del ghiacciaio. E’ integrata da seggiovie e skilift che consentono di collegarsi sciando al rifugio Bellavista.
Le molte escursioni possibili in alta quota sono spesso adatte solo a esperti: ma qualora da Maso Corto voleste andare a cercare i viottoli dei pastori che colonizzarono la Val Senales, il sentiero n. 4 vi condurrà fino ai 2764 metri del Giogo Tasca. Di lì, con uno zainetto ben fornito, spingetevi pure cento metri più in alto, per tracce di sentiero non segnalato, fino ai piccoli e azzurri specchi d’acqua detti Laghi della Fame. Da Maso Corto ci sarà da camminare in tutto, tra andata e ritorno, per circa sei ore.

PleinAir 320 – marzo 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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