La terra del vento

La Germania meno conosciuta si bagna nel Mare del Nord. Non rientra in nessun programma turistico e, proprio per questo, stuzzica la curiosità: la nostra, e del camper.

Indice dell'itinerario

In teoria, questa è una delle zone meno attraenti della Germania, almeno dal punto di vista turistico: fabbriche, coltivazioni, il grande porto industriale di Amburgo. Di bello, in senso classico, non c’è molto; ma anche questa zona d’Europa ha le sue attrattive.
La grande pianura ha caratteristiche peculiari: è solcata da argini altissimi contro la furia del mare, le piene e quant’altro non avrebbe qui ostacoli naturali. Argini macchiati di bianco dalle numerose pecore al pascolo e colorati dagli aquiloni. E’ una terra di maree. Il Watt è il motivo dominante di queste coste: distese sabbiose che hanno bisogno di chilometri per realizzare un dislivello di qualche metro, con il mare che si ritira ogni giorno a perdita d’occhio. Per vederlo, in bassa marea, certe volte non basta un binocolo. Ma, aspettando, eccolo tornare regolare, fino agli stabilimenti balneari, dove i turisti pazientemente lo aspettano. Osservando il Watt ci si rende conto di come basti un piccolo argine per rubare al mare chilometri di terreno. Buona parte dei campi lungo l’estuario dell’Elba ha infatti questa origine, anche se sono meno conosciuti dei polder olandesi. Un ambiente per limicoli, beccacce di mare, gabbiani, foche grigie che prendono il sole su qualche banco di sabbia all’asciutto.
Il vento, in queste pianure, è una costante. Non è tremendo come sulle nostre montagne, ma puntuale e regolare tutti i giorni. I mulini a vento, vecchi e nuovi, diventano così parte integrante del paesaggio, creando una foresta di alberi meccanici in movimento. Una fabbrica di energia ecologica, pulita, eterna: ci sarebbe molto da meditare su questo. Terra di biciclette, come è tipico delle pianure. Portarsela dietro non è una cattiva idea. Non c’è strada che non abbia accanto la sua pista ciclabile, percorsa in ogni senso da nonni arzilli, intere famiglie, bambini con caschetto e bandierina di segnalazione. Che questo ambiente sia a misura di bicicletta lo denota la mancanza di parcheggi, di solito presenti solo nella periferia delle cittadine, ma quasi assenti lungo la strada, dove la pista ciclabile impedisce di accostare.
Di camper ce ne sono tanti, ma sono solo tedeschi. Per gli altri questa sembra una zona out, tant’è vero che quasi nessuno parla un’altra lingua e nemmeno gli addetti ai campeggi fanno eccezione. Frasi come: eine Nacht, drei Personen, danke, mit Elektrizität oppure mit Strom (una notte, tre persone, grazie, con elettricità) devono essere preparate per tempo, se non si vuol trascorrere un quarto d’ora a gesticolare.
Ma è la Germania vera, quella meno conosciuta, quindi la più interessante. Certo, ci sono anche dei limiti in questo. Ad esempio, molti musei sono visitabili con tanto di accompagnatore ma lingua parlata è solo il tedesco, i dépliant sono nella stessa lingua e non si trova niente neppure in francese o inglese. Per i camper non ci sono divieti. Molti parcheggi a pagamento, con una piccola quota, permettono di trascorrere la notte. I campeggi costano meno che da noi e se ne trovano di spartani gestiti da agricoltori. Molti parcheggi hanno un’area camper dove, sempre pagando qualcosa, si ha accesso a tutta una serie di servizi, dallo scarico al rabbocco acqua (istruzioni in tedesco).
Le località balneari si presentano come strette strisce di sabbia fra l’argine e il mare occupate da stabilimenti con tipiche poltroncine antivento in vimini. La cucina è particolare e va vista da due diverse angolazioni: quella dell’acquirente del supermarket e quella del consumatore di gastronomia locale. Ciò che si trova in vendita è buono: insaccati, birra, formaggi, frutta e verdura sono di qualità notevole. Ottime le Bismarck Hering, aringhe in salamoia, delicatissime, veramente da provare.

Strada facendo
Per costeggiare il Mare del Nord la cosa migliore è provenire dall’Olanda, oppure dal sud, attraverso Oldenburg. Tutta la costa che fronteggia le Frisone prende il nome di Frisia, e poco si differenzia al di là dei confini nazionali. La costa tedesca comincia a Emden, ma il primo impatto con il mare è a Norddeich, dove si scopre che il mare è nascosto da un argine altissimo: sarà così per tutto il viaggio.
In questa zona il Watt è difficilmente praticabile a piedi (interessante il centro per la cura delle foche, visitabile, con pannelli didattici sulla vita del Watt). Per il resto, i campi coltivati si alternano alle siepi formate da una specie di rosa semiselvatica, con pochi petali ma grossi frutti coloratissimi. A Bensersiel una stazione balneare, a pagamento, permette di bagnarsi i piedi nel Mare del Nord. La vasta baia di Wilhelmshaven è tutta occupata da dune, raggiungibili a piedi in bassa marea. Volendo raggiungere un paio di isole, la più interessante delle Frisone è Spiekeroog, mentre da Norderney è possibile sorvolare l’arcipelago con aerei da turismo. Gli orari dei traghetti sono soggetti alla marea e bisogna documentarsi in anticipo.
La prima parte dell’itinerario si conclude a Wilhelmshaven, dove conviene buttarsi in autostrada e scavalcare Amburgo, fino a Itzehoe. Qui si esce, tornando in strada normale per andare a visitare Friedrichskoog, un porticciolo pittoresco con barconi adibiti alla pesca dei granchi. C’è anche un piccolo centro di documentazione scientifica sul Watt e la possibilità di acquistare pesce trattato o affumicato di buona qualità. Ottime le polpette, sia al salmone che al granchio. Poco più a nord, a Busum, un parcheggio per camper consente una comoda sosta notturna. Da qui si arriva in pochi chilometri alla tappa più interessante dell’itinerario: le ampie distese sabbiose di St. Peter Ording, dove si resta affascinati dalla sensazione di spazio infinito. Su queste immense spiagge vige il divieto di sosta notturna. Si può rischiare, ma il vero problema è un altro: le grandi distese sono periodicamente coperte dalla marea e non è da escludere il rischio di svegliarsi sott’acqua.
Per finire, un’occhiata anche all’isola di Nordstrand, collegata alla riva da un argine che la rende facilmente raggiungibile. Anche qui mulini, pecore, aquiloni e un silenzio a cui siamo poco abituati. Sulla via del ritorno si può dedicare un’occhiata anche a Friedrichstadt, a pochi chilometri: chiamata la piccola Amsterdam, la cittadina è attraversata da canali gremiti di barche.

PleinAir 312/313 – luglio/agosto 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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