Isola d'Elba: la signora dell'arcipelago

Al richiamo estivo delle sue spiagge l'Elba unisce quello di colline e montagne ideali per una escursione nel verde

Indice dell'itinerario

Avrebbe potuto chiamarsi Favilla, col nome che le avevano dato i Romani traducendo l’Aethalia greco dallo stesso significato, per i fuochi che costantemente alimentavano i forni delle sue miniere di ferro e di rame: ma poi ebbe il sopravvento Ilva, da cui deriva l’attuale denominazione dell’Elba. La più grande delle sette isole del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – le altre sono Gorgona, Pianosa, Giannutri, Montecristo, Capraia e Giglio – è fin troppo conosciuta come destinazione balneare, ma questa volta la nostra esplorazione sceglie una modalità diversa: il trekking, che permette di scoprire ambienti meno conosciuti e di assaporare dall’alto delle sue cime (anche se si tratta di quote perlopiù collinari, se si eccettuano i 1.018 metri del Monte Capanne) una serie di splendide vedute. Se poi si vuole dedicare una parte della vacanza ai tuffi e alle nuotate, non ci sarà che l’imbarazzo della scelta su spiagge per tutti i gusti, dal semplice fazzoletto al chilometrico arenile.

 

La parte occidentale

In marcia lungo la costa
In marcia lungo la costa

Mentre la nave si avvicina all’esile lingua di terra su cui sorge Portoferraio, ammiriamo il promontorio con il faro e uno dei tanti fortilizi che ancora oggi, quasi intatti, fanno la guardia alla cittadina. Divieti di sosta per i camper non ce ne sono, al contrario di quasi tutte le altre località dell’isola, e quindi se ne può approfittare per la visita.
Diretti a Marciana, punto di partenza delle nostre prime escursioni, costeggiamo la bellissima spiaggia di Procchio che è provvista anche di un’area attrezzata (mentre Biodola, indicata poco prima, presenta notevoli difficoltà per il parcheggio). Procediamo verso Marciana Marina, abbracciando con un colpo d’occhio l’abitato disposto a mezzaluna lungo una piccola insenatura, e una volta raggiunto il borgo notiamo le tamerici secolari che orlano il lungomare. A un’estremità sorge la cilindrica Torre Saracena, dall’altra parte il quartiere di Cotone, l’antico villaggio di pescatori che prende il nome dalla cote (grossa pietra nel dialetto locale): alcune case sorgono infatti sulle grandi rocce che si protendono verso l’acqua, formando un romantico angoletto.

Subito dopo si comincia a salire nell’entroterra giungendo in 5 chilometri al borgo fortificato di Poggio, circondato da boschi di castagni e querce: siamo già sulle pendici del Monte Capanne, dove la calura estiva si stempera nella fresca aria delle quote più alte. Anche da qui si possono compiere belle passeggiate, ma noi preferiamo arrivare a Marciana, uno degli insediamenti più antichi dell’Elba, che conserva il suo aspetto medioevale con stretti vicoli e stradine lastricate in pietra elbana, piccole piazzette e portali di granito.

Un primo itinerario escursionistico è quello che porta al santuario della Madonna del Monte (627 m) seguendo una Via Crucis con quattordici piccole cappelle. Si può partire dalla fortezza pisana oppure, come abbiamo fatto noi, dalla piazza al di sopra del parcheggio, lungo la scalinata che conduce anche al Municipio. Attraversata la strada asfaltata, si prosegue sotto gli alberi dove troviamo le indicazioni in legno e il sentiero CAI 3; giunti a un piazzale con tavoli e panchine, i segnali del tracciato 6 fanno sorgere il dubbio su quale percorso seguire, ma la strada giusta è quella che sale abbastanza ripida di fronte a noi, e poco oltre le cappellette ce lo confermeranno. In un paesaggio curioso, dove le sagome tondeggianti di alcuni massi sembrano ricordare certi scorci della Bretagna, si procede lungo la via sacra fino a veder apparire il santuario, circondato da castagni secolari. E’ il più antico dell’isola, e il luogo è ricco di riferimenti storici per i personaggi che lo hanno frequentato (non ultimo Napoleone Bonaparte che qui si incontrava segretamente con una sua amante polacca, come dice una lapide sul muro del romitorio). La facciata della chiesa, che risale al XVI secolo, è introdotta da un bel portale che si apre su un’esedra ornata da una fontana, mentre l’interno a tre navate conserva sopra l’altare un dipinto su pietra della Vergine circondata da angeli che suonano strumenti musicali.

Sul sentiero che scende dal Monte Capanne, il più alto dell'isola
Sul sentiero che scende dal Monte Capanne, il più alto dell’isola

Proseguendo verso nord, non molto lontano dal santuario, si arriva a un complesso roccioso chiamato L’Aquila; se invece si continua sul sentiero 3, che porta fino a Chiessi e a Pomonte, si potrà apprezzare il magico panorama delle baie sottostanti, come quella di Sant’Andrea. L’altra escursione da non mancare è quella alla vetta del Monte Capanne, che domina tutto l’entroterra occidentale. Da Marciana, complice la cabinovia, si può scegliere fra varie possibilità per la salita e la discesa: chi vuole compierle entrambe a piedi si avvierà sul sentiero che parte alla fine del paese verso sud, mentre noi scegliamo la soluzione meno faticosa all’andata in modo da risparmiare le forze per il rientro, allungando il giro per vedere qualcosa in più. Giunti in cima, se la giornata è limpida riconoscerete all’orizzonte la sagoma completamente schiacciata di Pianosa, quella piramidale di Montecristo e, a distanza, il lungo e massiccio profilo della Corsica, insieme alle altre isole che emergono all’orizzonte.

I segnali del CAI (se non riuscite a individuarli chiedete agli addetti della cabinovia) indicano la direzione per la discesa, rispettivamente il numero 1 per Marciana e il 2 per Poggio. Nella prima parte, che richiede una buona mezz’ora, il sentiero si dipana fra le ripide pareti costituite da frane di grossi lastroni di granito, poi migliora fino al bivio per Marciana dove c’è ancora un tratto pietroso per raggiungere il bivio successivo, che seguiremo a sinistra sul sentiero 6. Adesso camminiamo sul morbido, passiamo sotto il pilone 11 della cabinovia e dopo circa mezz’ora, in una curva a gomito, continueremo a scendere ignorando un altro sentiero che torna verso l’alto: bellissimo questo tratto ombreggiato e rilassante, fino al successivo incrocio dove troveremo due panchette e un tavolinetto per accogliere l’eventuale spuntino. Da qui, prendendo a destra, dopo poche centinaia di metri incontreremo l’Eremo di Cerbone, eretto dai benedettini nel 1421 proprio nei pressi della grotta dove nel 573 si era nascosto il vescovo di Populonia per sfuggire alla persecuzione dei Longobardi. Se invece prendiamo a sinistra arriveremo tranquillamente a Marciana, al parcheggio della cabinovia dove abbiamo lasciato il nostro mezzo.

Fetovaia è una delle spiagge più frequentate dell'Elba
Fetovaia è una delle spiagge più frequentate dell’Elba

E’ il momento di rimettersi in marcia verso Sant’Andrea e la sua spiaggetta, per poi riprendere la strada principale che borda la costa ovest dell’isola passando per i paesini rivieraschi di Chiessi e Pomonte; dopo quest’ultimo si è ormai su quella meridionale con le spiagge di Fetovaia, Seccheto e Cavoli. Unico appunto è il fatto che tutto il versante occidentale è totalmente privo di campeggi e che quasi ovunque vigono, durante l’estate, divieti di circolazione e di sosta nei punti nevralgici quali parcheggi e discese a mare; di gran lunga maggiore è invece la tolleranza nel fuoristagione, ad esempio in primavera o a settembre, quando il clima e la temperatura del mare sono comunque molto piacevoli.

Salendo verso la piazzetta di Sant'Ilario in Campo, nell'entroterra sud-occidentale
Salendo verso la piazzetta di Sant’Ilario in Campo, nell’entroterra sud-occidentale

Per ritrovare le prime strutture ricettive all’aria aperta bisogna portarsi a Marina di Campo, che insieme a Sant’Ilario in Campo e San Piero in Campo (altri due piccoli balconi sui paesaggi isolani) forma il Comune di Campo nell’Elba. Sant’Ilario è un minuscolo e tranquillo borgo di montagna che ha mantenuto il suo aspetto medioevale, con la bella piazza su cui sorgono la chiesa di San Francesco e il campanile ricavato da una torre d’avvistamento dei Pisani. San Piero si fa invece notare per le mura della fortezza di Facciatoia, anch’essa di mano pisana, che incorpora la chiesa di San Nicolò, edificata tra le rovine di un tempio romano.

Da questo paesino una bella passeggiata porta a visitare un vecchio mulino ad acqua e alcune antiche cave di granito: dalla parte alta dell’abitato, dove c’è il campo sportivo, si imbocca il sentiero 35 (che a un certo punto cambia numero, ma il tracciato continua senza interruzioni). Se poi si prosegue sul sentiero 34 si arriva alla pieve di San Giovanni, facendo ritorno in paese con il 7A. L’alternativa a questa escursione consiste nel passare per la strada asfaltata che sale al Monte Perone (630 m), visitando così anche la Torre di San Giovanni. E’ invece più disagevole raggiungere la montagna con il veicolo, poiché la strada citata è stretta e priva di parapetti: meglio allora proseguire oltre la chiesa fino ad incontrare, su un’ampia curva, il sentiero che in pochi minuti porta alla cima.

 

La parte orientale

Giochi e passeggio nella piazza centrale di Capoliveri
Giochi e passeggio nella piazza centrale di Capoliveri

Da Marina di Campo superiamo il Golfo di Lacona e quello della Stella, dove si trovano altre spiagge e campeggi, per portarci direttamente a Capoliveri. Evidente la posizione strategica dell’abitato, che controlla il mare da più direzioni: nato come fortezza etrusca, il sito era conosciuto in epoca romana anche col nome di Capitis Ilvae e Caput Liberum, in quanto rifugio di ex schiavi. Oggi è un centro turistico di rilievo, specialmente nei mesi estivi quando aprono i tanti negozi di artigianato, le enoteche, i ristoranti e i locali che animano la vita notturna. Nelle serate d’agosto Piazza Matteotti diventa un teatro a cielo aperto dove diversi gruppi di jazz si esibiscono in concerti dal vivo, e anche molti bar organizzano jam session.

La panoramica sterrata verso il Monte Calamita dà quasi l'impressione di essere sospesi per aria
La panoramica sterrata verso il Monte Calamita dà quasi l’impressione di essere sospesi per aria

Da qui la più classica delle escursioni è quella che porta al Monte Calamita (413 m) e alla località della Miniera. La presenza di magnetite in tutta la zona ha fatto nascere numerose leggende popolari, ad esempio che il minerale attirasse le parti metalliche delle navi facendole sbattere contro la scogliera: in realtà la magnetite, con le sue proprietà, è in grado di far impazzire l’ago della bussola. La strada parte a sud del paese, sopra l’ufficio postale, prima asfaltata e poi sterrata ma sempre molto ampia e pianeggiante, e si snoda seguendo le rientranze naturali a circa 200 metri sul livello del mare: è un susseguirsi di panorami entusiasmanti, e in certi punti si ha l’impressione di camminare sospesi nell’aria. La si può percorrere anche con mezzi di buona stazza, ma consigliamo di seguirla a piedi o in bicicletta (purtroppo i veicoli a motore non mancano di sollevare fastidiose nuvole di polvere); superata la piazzola panoramica sopra la Cala dell’Innamorata, con due panchine e un tabellone esplicativo, si trova una prima deviazione sulla sinistra per il monte, ma è senz’altro preferibile continuare per circa 3 chilometri verso la Miniera per vedere i resti di uno dei più importanti scavi a cielo aperto dell’isola. A questo punto si può tornare indietro e salire al Calamita dalla strada già incontrata, oppure portarsi al Villaggio Costa dei Gabbiani (un parco di 450 ettari di bosco e 12 chilometri di costa, dove si può soggiornare in ville e fattorie o nell’albergo Villa delle Ripalte) e prendere da qui la deviazione per il monte. La costa da queste parti è così selvaggia da ospitare una delle più grandi colonie europee di gabbiani reali.

Una delle vecchie miniere della parte orientale
Una delle vecchie miniere della parte orientale

Sulla costa orientale, Porto Azzurro è uno degli approdi marittimi e turistici più rinomati dell’isola, che ogni anno richiama frotte di visitatori. Facendo base in uno dei camping della località Barbarossa si possono compiere l’escursione al santuario della Madonna del Monserrato e la bella passeggiata a mare che arriva in paese aggirando il promontorio e l’enorme forte di San Giacomo, grandiosa costruzione seicentesca dalla caratteristica pianta a stella, eretta per ordine del sovrano spagnolo Filippo III sul modello della cittadella militare di Anversa e sede dal 1890 del noto istituto penale.

Il litorale di Rio Marina, su cui affacciano casette multicolori, ha conservato il suo aspetto tradizionale
Il litorale di Rio Marina, su cui affacciano casette multicolori, ha conservato il suo aspetto tradizionale

Più freschi e meno caotici (oltre che quasi privi di divieti) i paesi dell’interno, rimasti più genuini: e così, dopo una puntata a Rio Marina per visitare il Museo dei Minerali e il Parco Minerario, ci portiamo a Rio nell’Elba. Il nome è forse dovuto all’abbondanza di sorgenti, come fanno pensare le molte fontane sparse per il paese che conserva anche dei bellissimi lavatoi pubblici; come in tutta la parte orientale dell’isola, molto salda è la tradizione estrattiva, illustrata dal Museo Archeologico del Distretto Minerario. Il parcheggio in alto nei pressi del cimitero è l’ideale per una sosta tranquilla, per visitare il paese e per partire alla volta delle escursioni che concluderanno il nostro soggiorno, in particolare un itinerario che ci regalerà vedute favolose, paesaggi splendidi e natura incontaminata satura di profumi e di colori.

I suggestivi ruderi del Castello del Volterraio, panoramicamente arroccato in cima a un'altura
I suggestivi ruderi del Castello del Volterraio, panoramicamente arroccato in cima a un’altura

Il punto di partenza è dalla piazza centrale, prendendo la via principale che dopo un breve tratto pianeggiante sale ripida fino al termine dell’abitato. Continuando, si arriva all’incrocio con la strada che porta a Portoferraio e qui si apre all’improvviso, come per magia, uno dei panorami più belli dell’isola: davanti a noi abbiamo il Castello del Volterraio aggrappato alla sua roccia inespugnabile, e se ci spostiamo di poco sulla carrareccia che sale a Cima del Monte domineremo tutta la rada di Portoferraio. Siamo sulla GTE, la Grande Traversata Elbana, che parte da Cavo all’estrema punta nord-orientale e percorre tutta l’isola fino a Pomonte. Seguiremo ancora questo percorso, prendendo a destra dal punto in cui eravamo arrivati salendo da Rio: in questo tratto il sentiero è indicato dal segnavia 62 che porta al Monte Capannello, altro eccezionale punto di osservazione con mare a destra e a sinistra, sotto di noi l’insenatura di Bagnaia, più lontano ancora Portoferraio, alle nostre spalle Rio Marina, il tutto a formare una vista che ripaga pienamente della fatica. Dopo il Capannello si può prendere il sentiero 53 che ridiscende a Rio, ma vale la pena proseguire oltre il Monte Strega fino a quando il sentiero sbuca sulla strada che conduce a Nisporto, proprio nel punto in cui inizia la discesa. Imboccata quest’ultima, dopo qualche tornante troveremo la deviazione che porta all’Eremo di Santa Caterina e all’Orto dei Semplici Elbano. Tornati al bivio continueremo a scendere fino al parcheggio di Rio, ancora una volta ritemprati dal piacere di esserci potuti immergere, un passo dopo l’altro, nella natura dell’Elba.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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