La settimana blu

Un itinerario diverso da tutti gli altri alla scoperta dell'Austria: sette giorni su due ruote lungo la pista ciclabile del Danubio, la più famosa e frequentata del Vecchio Continente, godendosi il ritmo lento di una vacanza a pedali. Un’esperienza alla portata di tutti, anche dei bambini e di chi un viaggio in bicicletta non ha mai pensato di farlo.

Indice dell'itinerario

Il Danubio non è più blu, se mai lo è stato. Ciò premesso, alla prova dei fatti la celebre pista ciclabile lungo uno dei fiumi più lunghi d’Europa, la Donauradweg, è davvero all’altezza della sua fama: bellissima, godibile e alla portata di chiunque, compresi i meno allenati. Una settimana a pedalare senza affanno perché senza salite, ma immersi nella natura della campagna austriaca linda e ordinata, con l’odore del fieno e il solo rumore delle ruote che girano, girano.
Il viaggio in bicicletta è un po’ più viaggio di quelli su quattro ruote, auto o camper che sia. Lo è per la lentezza degli spostamenti, per il rapporto fisico con il paesaggio che si attraversa, per il confronto continuo con il proprio corpo impegnato nello sforzo, con il vento e la pioggia, con il sole che batte. Però ogni viaggiatore che si rispetti deve fare i conti con quel che si promette chiudendosi alle spalle la porta di casa. Che cosa cerco? Anzi, che cosa cerchiamo io e il mio equipaggio? Quali le nostre risorse, di tempo, di fisico, di denaro, di desiderio, quali i limiti che esse ci impongono?
La ciclovia del Danubio è, nella vecchia Europa, la madre di tutte le piste ciclabili, specialmente nel tratto fra Passau e Vienna. La più frequentata, la più nota, quella più fruibile e apprezzata per la facilità del percorso e l’amenità dei luoghi. Un itinerario d’obbligo per qualunque cicloturista, tant’è che si contano a migliaia le persone che da due decenni a questa parte l’hanno percorsa e continuano a percorrerla. Un nastro silenzioso e multicolore che si snoda nell’Austria settentrionale, ogni tanto cambiando sponda lungo il grande fiume grazie a ponti o piccoli traghetti. E un ambiente a misura d’uomo, con pochi ma essenziali servizi: campeggi, ospitalità rurale, punti sosta, segnaletica adeguata.
Chi in bicicletta non ha mai viaggiato soppesi bene le pagine che seguono: è la sua occasione. Salite zero, difficoltà nessuna, possibilità in ogni momento di piantare tutto lì e tornarsene alla civiltà del motore, pedalando verso la prima stazione del treno. E se si viaggia con i bambini al seguito, come si fa? Si fa, eccome se si fa. Un po’ di organizzazione, lo spirito giusto e li vedrete arrivare a fine tappa con la gioia di aver viaggiato per conto loro, altro che immobilizzati dalle cinture di sicurezza. E la sera al telefono sbalordiranno le nonne con i resoconti di epiche avventure in sella.

Primo giorno
Su un lembo di terra fra il Danubio e l’Inn, Passau è una movimentata cittadina ancora in territorio tedesco, d’estate ben frequentata dai turisti. Lasciamo il camper presso la stazione ferroviaria nel parcheggio segnalato per i pullman (a pagamento, come tutti gli altri in città). Preparate le bici e i bagagli, verso mezzogiorno si parte. Delle due sponde scegliamo quella di sinistra, così varchiamo il fiume sul ponte – scopriremo più tardi che è preferibile il ponte pedonale, che si prenderebbe a sinistra dopo aver attraversato il centro storico – e iniziamo a seguire la pista ciclabile che per una dozzina di chilometri corre accanto alla strada.
La prima tappa è la Haus am Strom, un museo dell’acqua con una piccola esposizione sul fiume e su flora e fauna; accanto, un centro informazioni sulla pista ciclabile e un bar. Andando avanti la strada asfaltata si allontana, e così si pedala in un magnifico paesaggio rurale tra meli e noci e incantevoli casette. Lungo le sponde i pescatori armeggiano con canne e lenze davanti ai grossi battelli delle gite turistiche; ogni tanto una lanca offre rifugio a germani e aironi. Ci accorgiamo presto che la pista, sempre ben segnalata (come R1), è molto frequentata e non si è quasi mai soli.
Proseguendo sulla riva sinistra arriviamo in Austria. Ad Au, dove parte il traghetto per l’altra sponda, ci fermiamo in un invitante agricampeggio dopo una sosta presso una bella area giochi. A sera, montate le tende sul soffice prato, contiamo i chilometri percorsi in quest’inizio viaggio: 43. E buonanotte.

Secondo giorno
Fatta colazione e smontato il campo, pedaliamo brevemente verso il traghetto per Inzell. Qui ci attende un tratto spettacolare della pista, quello che inizia da Schlögen, con il Danubio incastonato nella valle boscosa che fa descrivere al fiume un’ansa profonda. Passiamo dunque sulla sponda destra in prossimità di un campeggio, riprendendo a pedalare accanto a un bosco nel silenzio più assoluto.
Superato il vivace paese di Aschach, il paesaggio si apre e la pista corre in una piana che si è fatta assolata. Dopo una grande diga si giunge davanti alla pittoresca cittadina di Ottensheim, dove ci porta un traghetto a fune. Una doccia improvvisata e rinfrescante sotto il getto di una fontana e proseguiamo sulla sponda sinistra, raccogliendo e mangiando more strada facendo. Linz è ormai vicina, e la pista la raggiunge transitando a fianco di una strada a scorrimento veloce: ma noi tiriamo dritto per raggiungere il campeggio, oltre il vasto parco pubblico situato nella golena con abbondanza di campi sportivi, skate park e un gran numero di persone che corrono e vanno in bici o sui pattini. Al camping, che ospita solo tende ed è affacciato sul piccolo bacino del Pleschinger See da cui prende il nome, giungiamo dopo 57 chilometri.

Terzo giorno
Oggi ci riposiamo. Emulando Konrad Lorenz, il celebre etologo che nel 1973 vinse il Nobel per la medicina ma è assai più noto come autore dell’Anello di Re Salomone, facciamo il bagno circondati dalle anatre nel laghetto del campeggio. L’acqua è pulitissima ed enormi salici ombreggiano le sponde, mentre semplici docce al servizio dei bagnanti spuntano discretamente qua e là nel parco. Nel pomeriggio siamo a Linz, dove visitiamo fra l’altro la cattedrale e una mostra di dipinti di Oskar Kokoschka (vedi anche riquadro “L’Europa è cultura”). Per raggiungere il centro si prende il bus 33, che ferma ad alcune centinaia di metri dal campeggio lungo la Freistadter Strasse. Torniamo alla base, che viene presa d’assalto da gruppi di cicloturisti in marcia lungo la Donauradweg.

Quarto giorno
Lasciata Linz, presto il Danubio s’avvia in un paesaggio industriale di ciminiere e ponti ferroviari, ma la pista rimane appartata sulla sponda sinistra. Costeggiamo alcuni tratti di riserva naturale, solitamente lanche, e presso Abwinden pieghiamo verso l’interno seguendo il tracciato che qui si allontana per qualche chilometro dal fiume. Dopo Sankt Georgen s’incontra il bivio per l’ex lager nazista di Mauthausen, che abbiamo messo in programma di visitare. Per arrivarci, quasi fosse un percorso di preparazione, è necessario inerpicarsi su una breve ma ben dura salita, che ci costringe a smontare dal sellino per buona parte del tragitto e a spingere le bici a mano, ma poco male.
Visitare il campo di concentramento, naturalmente, è come ricevere un pugno nello stomaco. E’ ancora intatto il complesso di dormitori con i lettini e gli armadietti spartani in legno, le terribili camere a gas, i forni crematori. Nel parco adiacente alla vicina cava di pietra, dove i detenuti erano avviati ai lavori forzati, alcuni monumenti commissionati dalle nazioni di chi venne deportato celebrano a loro modo i caduti: un luogo commovente.
Ridiscesi sulla R1 si arriva al paesino di Mauthausen, oggi lindo e piacevole. Dopo un piccolo ponte sull’Aist, un affluente di sinistra del Danubio, un bel tratto di pista segue la foce per poi affiancarsi al grande fiume presso Au an der Donau. Dalle sponde, al nostro passaggio, si staccano famigliole di smerghi, anatre dal becco sottile e ricurvo in punta, difficilissime da osservare in Italia. Al centro informazioni che troviamo poco prima di Mitterkirchen attraversiamo il ponte per trovare un piccolo agricampeggio a Wallsee. Oggi i chilometri percorsi sono stati 51.

Quinto giorno
Smontato il campo e ringraziata la padrona di casa, che ci regala qualche mela del suo giardino, decidiamo di proseguire sulla sponda destra, mentre la Donauradweg è su quella opposta. I nostri cavallini d’acciaio sfilano tra i campi, dove alcune cicogne e due caprioli si allontanano, timidi ma non troppo, al nostro passaggio.
Prima di Grein anche la R1 passa sulla sponda destra e noi pedaliamo spediti fino alla prossima tappa, cioè Ybbs. Nel gradevole centro visitiamo il piccolo ma interessante Fahrradmuseum, un museo della bici con tanto di piccola officina a libera disposizione dei ciclisti di passaggio. Ci avviamo poi verso Melk, sede di una famosa abbazia barocca che nella nostra memoria era legata ad Adso, il narratore del romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa. La visita al grande complesso offre innanzitutto un bel panorama del fiume e della città, nonché una rassegna dei sontuosi interni della splendida biblioteca e della sfarzosa chiesa, con una raccolta di ostensori, calici e pastorali.
Presso Grimsing una foto è d’obbligo al castello di Schönbühel, dove le acque del fiume appaiono finalmente davvero blu. Poco dopo Aggsbach Markt, sulla riva sinistra, incontriamo la prima area per camper che abbiamo visto fin qui: segnalata, completa di presa d’acqua, elettricità e sanitary station, è gratuita, è in riva al Danubio, ha un prato per piantare la tenda ed è bella! Un’ottima conclusione della giornata: oggi i chilometri sono stati 64.

Sesto giorno
Da Aggsbach a Spitz il passo è breve eppure il paesaggio, ancora una volta, cambia decisamente. Il tratto fino a Krems si rivela come uno dei più affascinanti, immerso tra i vigneti della Wachau, dove le vie lastricate in pavé s’inanellano in minuscoli e curatissimi paesini. E’ estate, le viti sono cariche di grappoli: lungo le strade si affacciano botteghe di degustazione, mentre sugli usci sono in vendita barattoli di marmellate casalinghe di albicocca, con accanto un contenitore per i soldi da versare. Nella cittadina visitiamo un museo delle caricature, divertente ma con una collezione un po’ esigua; uscendo dal centro zeppo di negozi e begli edifici storici e attraversando l’ampia periferia, si va a prendere il ponte sul Danubio per cambiare nuovamente sponda. Qui il paesaggio torna solitario, con il fiume placido e larghissimo e tratti di fresco bosco. Incontriamo smerghi e aironi ma anche tralicci dell’alta tensione e persino una centrale nucleare – l’unica di tutta l’Austria – mai completata. Giungiamo alle porte di Zwentendorf, dove arriviamo al campeggio riuscendo a scampare di pochi minuti una pioggia torrenziale. Chilometri pedalati ben 70, il nostro record di viaggio, ma la bellezza dei luoghi non ce li ha fatti pesare troppo.

Settimo giorno
L’inizio della giornata non è dei migliori. Una delle bici ha problemi a una ruota, ma in paese si fa presto a trovare un’officina dove con velocità e simpatia risolvono tutto. Sotto brevi scrosci di pioggia raggiungiamo Tulln, dove andiamo a vedere il singolare portale romanico della parrocchiale di Santo Stefano ma soprattutto l’interessante museo dedicato al concittadino più illustre, Egon Schiele. La collezione è sistemata nell’edificio in cui fu incarcerato il grande maestro dell’espressionismo che nel 1918, a soli 28 anni, fu stroncato da quell’epidemia di influenza spagnola che uccise circa 50 milioni di persone nel mondo.
Dopo il paese la ciclabile riprende, sorprendentemente solitaria e piacevole, anche se la capitale è ormai vicina. Poco prima sfioriamo Altenberg, in cui visse Konrad Lorenz, quindi scegliamo di fermarci in campeggio a 5 chilometri da Vienna, a Klosterneuburg. Piantate le tende, con comodo e senza bagagli decidiamo di proseguire lungo la R1 che dopo un parco, attrezzato con pista per mountain bike, rampa per skateboard, campi da calcio e piscina coperta, raggiunge a 4 chilometri dal campeggio – e a 40 da stamani – il cartello stradale con la scritta Wien, sotto cui fare la foto ricordo di rito. Prima di visitare la città decidiamo di andare a riprendere il camper a Passau, operazione del tutto agevole grazie alla comoda linea ferroviaria. I chilometri percorsi in bici sono stati in tutto 325, l’equipaggio è stanco ma soddisfatto… e il prossimo viaggio sulle dueruote, dove lo facciamo? .

testo e foto di Giulio Ielardi


PleinAir 444 / 445 – Luglio / Agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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