La Sciro di Achille

Ventiquattro miglia al largo dell'Eubea, Sciro (Skiros) è una buona meta di campeggio nautico. Ma anche per chi non ha natanti al seguito, le modeste tariffe dei traghetti e le bellezze dell'isola, mitologia a parte, sono un invito sufficiente.

Indice dell'itinerario

Porto naturale protetto da una lunga e rocciosa lingua di terra, l’esiguo abitato di Linaria (che due volte al giorno una nave collega a Kimi, in Eubea) è soltanto una testa di ponte per andarsene subito alla scoperta dell’isola, lunga poco meno di trenta chilometri ma che nella parte sud, la più spoglia, offre interessanti possibilità specialmente ai proprietari di un natante. Dall’approdo, l’unico vero centro urbano (per il quale useremo il nome greco di Skiros, lasciando all’isola il nome italiano di Sciro) ne dista undici, e vedremo come meriti tutta la nostra attenzione. Allontanandosi da Linaria la strada piega verso l’interno. La prima deviazione a sinistra, con la tabella “Akerunes”, porta in breve a una spiaggia con un paio di taverne, tutt’altro che male se non vi giungesse abbastanza distinto il rumore dei generatori che danno corrente all’isola. Non scartatela a priori prima di prendere il bivio successivo con l’indicazione “Peuko” che, per le esigenze di un veicolo ricreazionale, ci è parso tra i siti di maggior interesse. I sei o sette chilometri di bella e ampia strada hanno tutta l’aria di essere un lavoro recente.
Nello scendere verso la baia di Peuko si trova subito sulla destra una gradevole spiaggia di sabbia cui si scende per una scalinata. C’è anche uno sterrato in cattivo stato che si interrompe davanti a una taverna. L’asfalto continua invece per due o trecento metri nella parte sinistra della baia fino a un piazzale con banchina, frequentato solo da qualche barchetta da pesca. Qui si trova una seconda taverna.
Il piazzale è un buon posto per fermarsi e alcuni singolari blocchi di marmo consentono di tuffarsi e di risalire. Su un lato del piazzale, a ridosso delle rocce, alcuni camper trovano ombra per l’intera mattinata, mentre uno scivolo permette il varo anche da rimorchio e quindi la scoperta del selvaggio versante ovest, dove si trovano numerose isolette.
La strada diretta al capoluogo si affaccia alla riva orientale ad Aspus. Alle porte del villaggio una deviazione asfaltata, che porta l’indicazione Achilli , trova sulla sinistra un’altra deviazione che finisce in breve su una profonda spiaggia. C’è posto per alcuni camper. Su questo versante, è il punto più conveniente per avvicinarsi almare. Continuando sulla stradina, per chi ha un battello c’è un chilometro più avanti il porto peschereccio di Achilli (di recente costruzione e ancora deserto), fornito di scivolo. Achilli è proprio quell’Achille della guerra di Troia, il cui nome è strettamente legato all’isola. Il resto del versante orientale possiede spiagge poco fruibili per i camperisti: nel primo tratto, fino alla deviazione per Skiros, in quanto la strada corre a una certa altezza sul mare; oltre, perché la lunga spiaggia – la più frequentata dell’isola – è separata dall’asse stradale dalla solita fauna di piccoli edifici da vacanza costruiti come capita, con un intrico di viuzze spesso adibite a improbabile parcheggio.
Ma saliamo ora a Skiros.

La sciarpa bianca
Anche se sulle prime vi parrà di allontanarvi, seguite la tabella che indica “parking of Skiros” perché porta nel posto più adatto e vi ritroverete a pochi metri di scorciatoia dal centro. Unico problema, per chi ama andare presto a nanna, le auto che arrivano qui per la serata ripartendone a notte inoltrata. Una sciarpa di bianche casette al collo della ripida acropoli, così si presenta Skiros osservata da nord, ma anche a percorrere la lunga stradina che attraversa la parte più antica si offrono angoli accattivanti. Per i turisti è l’essenziale punto di riferimento dell’isola ed è qui che si affollano negozietti di ogni genere, con un artigianato tutt’altro che privo di gusto, qualche oreficeria, un po’ di moda, caffè e taverne. Di sera c’è grande animazione. Poi la stradina si restringe ancora, prende a scendere, si arriva a un bel museo del folclore che raccoglie un artigianato tradizionale di particolare qualità (apertura nelle ore del tardo pomeriggio). Dal parcheggio si può salire all’acropoli in circa venti minuti, per la strada che passa accanto al cimitero (c’è una fontanella).
Dove il mitico re Licomede ebbe la sua reggia e Venezia un castello, unico segno di vita resta oggi un convento di monaci ortodossi dalle grandi tradizioni, dedicato a San Giorgio. Un leone di San Marco consunto dai troppi secoli è ancora murato sulla facciata, tenuta in piedi da una selva di tubi di ferro che si avviano anch’essi a diventare archeologia. Il suggestivo monastero va attraversato (solo di primo mattino!) per arrivare alla cima, così che la nostra salita ha beneficiato di un coro dalle remote cadenze che da quelle mura saliva grave e misurato al cielo. Dalla sommità, tra i ruderi, vedute superbe sul mare e sulle coste, sull’armonioso mosaico di vicoli e terrazze del paese.
Tra i nostri incontri sull’isola, uno a Skiros lo ricorderemo più volentieri.
Caso ormai rarissimo anche nelle isole, qui c’è ancora qualcuno che indossa quotidianamente il costume dei tempi andati, comprendente il pantalone blu scuro a sbuffi, corta giacchina, il tipico cappelluccio nero, i curiosi sandali detti troadia di classica origine.

Tra i pini dell’ovest
Oltre Skiros, la strada che conduce anche all’aeroporto (essenzialmente militare) incide colline brulle prima di affacciarsi al versante occidentale. Superato il recinto del campo d’aviazione, comincia una bella zona a pini e si arriva a un quadrivio. Occorre prendere la strada bianca che porta l’indicazione “Aghios Petri”, che si ripete al bivio successivo. Fino al mare sono in tutto meno di tre chilometri di sterrato ben agibile che termina in uno spazio adatto al parcheggio e contro basse dune di sabbia. E’ un posto poco frequentato, selvaggio e invitante, ma sfavorevole per chi intenda varare un battello. A questi ultimi conviene ritornare all’asfalto e continuare in discesa fino a una piccola spiaggia con taverna, dove il varo è molto più agevole.
Poche centinaia di metri più avanti c’è uno sterrato che attraversa una piccola, ombrosa pineta portando al mare. La spiaggia non è eccellente ma, di tutta l’isola, il sito ci è parso il più valido per i camper che insieme alla vicinanza del mare cerchino la sosta nelle migliori condizioni d’ombra. L’asfalto (e l’accesso al mare) termina un paio di chilometri più avanti presso le poche case da vacanza, con taverna, di Atzitza. Un camper non dispone qui di una favorevole zona di sosta ma il paesaggio, con la costa che si fa alta, un isolotto triangolare, i resti di una secolare miniera di ferro, lasciano indovinare un buon esordio per esplorazioni in battello che, con mare calmo, troveranno l’arena più attraente nelle isolette deserte, come Skiropula, situate a ovest di Sciro.

Pleinair 322 – maggio 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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