La scienza dell'arte

Al centro di un itinerario pleinair dei più godibili fra le colline toscane e il mare, Pisa è una meta che non finisce mai di stupire a dispetto della sua notorietà: e quest'anno, per di più, festeggia i quattrocento anni delle prime osservazioni astronomiche di Galileo. La raggiungiamo toccando alcuni dei borghi più belli della valle dell'Arno, per poi scendere lungo l'Era fino alle bellezze medioevali di Volterra.

Indice dell'itinerario

Ogni guida della Toscana avverte il viaggiatore che il primo elemento da tener presente visitando la regione è la varietà di luoghi, di paesaggi e di genti. Così, al contrasto tra la verde e fresca Lunigiana e l’ocra asciutto della provincia senese, oppure a quello tra le fitte foreste del Casentino e quelle profumate di salsedine di San Rossore, s’associa la rivalità tra pisani e livornesi, tra senesi e fiorentini, tutti toscani e tutti divisi tra loro da un irriducibile campanilismo, figlio di antiche guerre, che è oggi motivo dello scherno e della satira più pungenti: sia d’esempio il detto livornese “meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”. La risposta arriva sorniona dalla torre pendente: “che Dio t’intenda” (vale a dire, che t’accontenti).

A tale diversità non sfugge la provincia pisana, che riesce a compendiare quanto appartiene all’immaginario collettivo riguardante la Toscana. Dalla costa all’entroterra si incontrano gli splendori della natura e dell’arte, la saporita cucina, la divertente musicalità degli accenti: cominciamo intanto con lo scoprire che del Valdarno qui si parla al maschile, per una curiosa eccezione linguistica. Non resta quindi che allacciare le cinture ed esplorare i paesaggi dell’ampia valle disegnata dal fiume nella sua discesa verso il mare, le verdi campagne e il tormentato profilo delle Colline Metallifere.

 

 

 

Borghi in Valdarno

L'ampio panorama sul Valdarno dall'alto del colle di San Miniato.
L’ampio panorama sul Valdarno dall’alto del colle di San Miniato.

Dai tre poggi lungo i quali si sviluppa l’abitato antico, San Miniato guarda il corso dell’Arno. Di fondazione etrusca, venne colonizzata dai legionari di Augusto: le sue origini sono testimoniate dagli innumerevoli reperti della necropoli di Fontevivo e da ritrovamenti in località Montecalenne e Montappio. Fu poi invasa da un manipolo di Longobardi che nel 783 eressero una chiesa dedicata a San Miniato Protomartire, attorno a cui si sviluppò il borgo medioevale, mentre il castello venne fatto costruire nel 962 da Ottone I, che vi costituì la sede dei vicari imperiali con giurisdizione su tutta la Toscana. Ben quattro sacri romani imperatori la visitarono tra la fine del XII e la prima metà del XIII secolo e forse ciò valse l’appellativo di San Miniato al Tedesco, che rimase in uso per lungo tempo. La felice posizione permetteva il controllo dei maggiori assi stradali (la Pisana e la Francigena) e fluviali (l’Arno e l’Elsa): la città fu prima importante centro della corte imperiale e poi di quella fiorentina, ricevendo nel 1622 la cattedra vescovile grazie alle pressioni di Maria Maddalena, moglie austriaca di Cosimo II de’ Medici. Per un brutto tiro giocato dalla storia, sarà proprio per mano germanica che alla fine della Seconda Guerra Mondiale il borgo verrà seriamente danneggiato e la rocca di Federico II rasa al suolo.

Per la visita ci sarebbero alcuni parcheggi proprio a ridosso del nucleo antico, ma per accertarne l’effettiva disponibilità è bene informarsi preventivamente presso la polizia municipale o l’ufficio del turismo. Un valido approdo è il piazzale antistante al cimitero, ben collegato al centro dalle frequenti corse dei trasporti pubblici. Arriviamo così in Piazza del Popolo, dominata dalla facciata incompiuta della trecentesca chiesa di San Domenico, nel cui cortile è ospitato un museo che raccoglie reperti rinvenuti negli scavi del 1934 in località Fontevivo. Pochi passi in salita e lo sguardo si apre sulla splendida Piazza della Repubblica: il frontale del seminario vescovile, affrescato nel 1705, caratterizza uno spazio dalla particolare forma concava. Passando sotto l’arco di una scalinata coperta si sale alla cattedrale di Santa Maria Assunta e di San Genesio, dal prospetto romanico su cui svetta la scenografica Torre di Matilde, appartenente all’antico complesso fortificato ma utilizzata fin dal ‘500 come campanile. Dal Prato del Duomo (questo il nome della piazza) si può raggiungere la sommità del colle su cui si trovava la rocca: dell’edificio rimane solo una torre, fedele ricostruzione dell’originale andata distrutta nel 1944, ma il panorama sulla città e sul Valdarno è davvero magnifico.

Ridiscesi sulla Via Tosco-Romagnola in direzione di Pisa, dopo una dozzina di chilometri ci troviamo a Montopoli in Val d’Arno, caratteristico borgo adagiato sull’ampia cresta di un poggio tufaceo e provvisto di una bella area di sosta per i camper. L’ingresso al centro storico è annunciato da tratti della cinta muraria e da una torre merlata con bifore che, anche qui, da postazione militare è divenuta campanile della pieve dei Santi Giovanni Evangelista e Stefano. Le possenti fortificazioni medioevali resero Montopoli “castello insigne”, come la chiamò Giovanni Boccaccio, terra di confine a lungo contesa tra Lucca, Pisa e Firenze. Dall’altura su cui si trovano i pochi resti della rocca, devastata anch’essa dalle truppe tedesche in ritirata, si apprezza di nuovo una bella vista sulla sottostante pianura e sul vicino Monte Pisano, davanti alle prime vette delle Alpi Apuane.

Pisa: il Museo Piaggio a Pontedera.
Pisa: il Museo Piaggio a Pontedera.

Oltre il paese la statale 67 si accosta all’Arno, nel quale sembra volersi tuffare poco prima dell’ingresso a Pontedera, importante centro manifatturiero e polo industriale del centro Italia. Il Museo Piaggio rappresenta una meta di sicuro interesse: si possono ammirare tutti gli esemplari di Vespa prodotti dallo storico marchio, scoprendo inoltre che l’azienda fabbrica motori destinati a navi, treni e aerei. Proprio per la presenza degli stabilimenti aeronautici Pontedera fu duramente bombardata nel secondo conflitto mondiale.

Pisa: particolare della pieve di Calci.
Pisa: particolare della pieve di Calci.

Continuando a seguire l’Arno, che svolta a nord-ovest in direzione del Monte Pisano e poi indugia in larghe anse prima di arrivare a Pisa, ci accingiamo a visitare le verdi pendici di questo piccolo sistema montuoso che separa la città dalla provincia di Lucca, motivo per cui “i Pisan veder Lucca non ponno” come scriveva Dante. Culmine del massiccio, a 917 metri di quota, è la cima del Monte Serra, riconoscibile da un’ingombrante corona di antenne che svettano al di sopra delle pendici verdeggianti di pini, castagni e olivi. Seguendo le indicazioni per Montemagno si arriva al maestoso complesso della Certosa di Calci, edificata nella seconda metà del ‘300: oggi il monastero è sede del Museo di Storia Naturale e del Territorio dell’Università di Pisa, che ospita collezioni mineralogiche, paleontologiche e zoologiche. Dalla Certosa una strada piacevole ma non molto larga conduce in un solo chilometro a Calci, piccolo borgo il cui nome si deve probabilmente all’attività di fabbricazione della calce, favorita dalla ricchezza di minerali delle colline circostanti. La pieve dei Santi Giovanni ed Ermolao, costruita fra il 1088 e il 1111 e ampliata nel 1617, presenta una composita facciata in stile romanico pisano e conserva all’interno un fonte battesimale del XII secolo, scolpito in un unico blocco di marmo finemente lavorato.

 

 

Un miracolo di città

Pisa: Piazza dei Miracoli
Pisa: Piazza dei Miracoli

Costeggiando il fianco meridionale del Monte Pisano si raggiunge in breve San Giuliano Terme, importante centro termale attivo fin dal periodo romano, e quasi senza soluzione di continuità si entra a Pisa dalla statale 12 dell’Abetone. La città di Galileo offre un’ideale occasione di soggiorno nel campeggio Torre Pendente, quasi a ridosso della cinta muraria. Da qui si è in pochi passi a Piazza Duomo, più nota come Piazza dei Miracoli (molti storpiano questo appellativo in Campo dei Miracoli, che è invece quello in cui Collodi fa seppellire gli zecchini d’oro a Pinocchio). Per una visita approfondita è indispensabile procurarsi una buona guida, ma lasciatevi prima di tutto conquistare dall’eccezionale colpo d’occhio. La grandiosa spazialità del complesso monumentale, con i volumi di candido marmo che spiccano sul vasto tappeto erboso, rientra nel novero delle più conosciute meraviglie artistiche del pianeta: c’è di che andarne fieri, e a onor del vero i pisani non sembrano affatto nascondere la loro soddisfazione. Chissà se fu così orgoglioso anche Galileo Galilei che nel battistero divenne cristiano, dalla torre pendente condusse i suoi esperimenti sulla caduta dei gravi e all’interno del duomo, osservando l’oscillazione di una lampada votiva, intuì la legge dell’isocronismo dei pendoli.

Pisa: la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri.
Pisa: la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri.

Dopo un silenzioso tributo al camposanto, ultimo dei quattro monumenti della piazza, ci si potrà mettere in fila per la foto di rito nella classica posa di sostegno alla torre, la cui caratteristica inclinazione è dovuta a un cedimento del terreno già all’epoca della costruzione. Se il tempo scarseggia si potrebbe anche concludere la visita, ma Pisa non finisce qui, anzi: pochi passi consentono di portarsi nel cuore del centro storico fino all’eccezionale Piazza dei Cavalieri, progettata nel 1558 dal genio architettonico di Giorgio Vasari per dare pratica applicazione alla politica medicea di rafforzamento del potere civile e amministrativo della città. Fuse in un’unica sinfonia costruttiva appaiono la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, il Palazzo dell’Orologio (che incorpora i resti della torre in cui fu imprigionato il conte Ugolino della Gherardesca, ricordato da Dante Alighieri nel XXXIII canto dell’Inferno) e il Palazzo della Carovana, sede della celebre Scuola Normale Superiore. La passeggiata prosegue lungo Via San Frediano per raggiungere il fiume, e di nuovo la vista riesce a sbalordire il visitatore: i lungarni, abbelliti da antichi edifici splendidamente conservati come Palazzo Gambacorti e Palazzo Agostini, accompagnano la scenografica curva del corso d’acqua; completano l’opera alcune torri e chiese quali San Matteo, capolavoro del romanico, e Santa Maria della Spina, marmoreo gioiello gotico del 1230. Scendendo in direzione del mare, che dista una decina di chilometri, il panorama è chiuso dai resti della Cittadella, un vecchio arsenale fortificato dai fiorentini nel 1406.

Pisa: la Cittadella fortificata
Pisa: la Cittadella fortificata

Pisa è anche un’importante città universitaria: di sera le strade si popolano di giovani e il centro storico si accende delle luci di bar, ristoranti e locali. Fra tanta animazione, decidiamo di fare due passi lungo Corso Italia per dare un’occhiata alla chiesa di Sant’Antonio Abate, costruita nel 1341 con un convento che venne distrutto durante la seconda guerra mondiale: vi troviamo l’enorme murale Tuttomondo, ultima opera pubblica realizzata da Keith Haring nel 1989.

La chiesa di San Pietro Apostolo a San Piero a Grado, con triplice abside.
La chiesa di San Pietro Apostolo a San Piero a Grado, con triplice abside.

In sostanza, Pisa è una meta davvero piena di sorprese e per scoprirle bisogna soggiornarvi almeno tre giorni. Si avrà così la possibilità di scoprire anche i dintorni, come San Piero a Grado dove potremo ammirare la splendida basilica di San Pietro Apostolo, sorta nel luogo dello sbarco del primo pontefice che viaggiava da Antiochia a Roma. Scavi archeologici hanno permesso di rinvenire i resti di una fondazione paleocristiana, confermando l’antica importanza del sito su cui ora campeggia la solida e mirabile costruzione, ultimata fra il X e il XII secolo.

Nella bella stagione, da non perdere una sortita a Marina di Pisa: tra un bagno sulle rive del Mar Ligure e una cena a base di pesce, osserviamo il sole che si tuffa nel mare e immaginiamo il tempo in cui veleggiava gagliarda la flotta della repubblica marinara.

 

 

Colline in festa

L'erta salita alla fortezza medicea che domina il borgo di Lari.
L’erta salita alla fortezza medicea che domina il borgo di Lari.

Ci dirigiamo ora a sud-est nella fertile campagna solcata dall’Era, affluente dell’Arno, in buona parte piantumata a vigneto. La tranquilla Strada del Vino delle Colline Pisane ci offre l’opportunità di mettere alla prova le ospitali strutture agrituristiche, nonché di visitare vigneti e cantine e assaporare piatti tipici accompagnati da qualche buon bicchiere. Lungo il percorso s’incontrano, abbarbicati sui poggi, ameni paesini che sembrano una collezione di cartoline: Fauglia, Crespina, Casciana Terme, Terricciola e Lari, dominata dalla fortezza medicea ai cui piedi si addensa il paese. Il centro, ben conservato nell’assetto medievale, merita certamente una visita, avendo cura però di lasciare il camper in uno dei parcheggi lungo la piccola circonvallazione dell’abitato poiché l’accesso dei veicoli al nucleo storico è consentito solo ai residenti.

Una breve sosta in Piazza del Carmine a Peccioli.
Una breve sosta in Piazza del Carmine a Peccioli.

Arriviamo così a Peccioli, che deve la sua importanza economica all’industria dei mobili. Al primo sguardo il paese potrebbe sembrare un anonimo centro moderno, fortunosamente posto alla sommità di una bella collina, ma proprio questa collocazione segnala che in esso è nascosto un cuore antico: oltre alla romanica pieve di San Verano, l’abitato è sorto attorno ai ruderi di una delle rocche medioevali legate al nome del valoroso comandante ghibellino Castruccio Castracani.

L'arco di Castruccio e la torre civica segnano l'ingresso al centro storico di Montopoli in Val d'Arno.
L’arco di Castruccio e la torre civica segnano l’ingresso al centro storico di Montopoli in Val d’Arno.

Le tante battaglie da lui combattute contro i guelfi lucchesi e fiorentini alla testa di cavalieri e alabardieri ci ricordano antichi contrasti che oggi rivivono nelle gioiose feste in costume di tanti paesi della Toscana: ed è proprio uno di questi appuntamenti a concludere degnamente il viaggio. Una trentina di chilometri ci separano infatti da Volterra, che già conosciamo ma dove è sempre un piacere fare ritorno.

La festa medioevale di fine agosto a Volterra.
La festa medioevale di fine agosto a Volterra.

Il variegato paesaggio delle Colline Metallifere ci accompagna fin sul limitare delle porte etrusche della città, risalenti al III-II secolo a.C., mentre del successivo insediamento romano risultano ben conservate parti del teatro e dell’edificio termale. Il centro storico duecentesco ha il suo cuore nella spettacolare Piazza dei Priori; da non perdere le visite al duomo, al battistero di San Giovanni, alla fortezza medicea e alla Fonte di Docciola, presso la quale uno spiazzo sterrato è adibito a parcheggio per auto e camper. Ed eccoci proiettati indietro nei secoli fino all’anno 1398, cui si ispira la rievocazione storica: percorriamo vie e vicoli tra bandiere e gonfaloni, attraversiamo le piazzette affollatissime di turisti che ammirano dame avvolte in lunghe vesti, cavalieri chiusi in armature di metallo e industriosi artigiani, ci procuriamo un gruzzolo di monete dell’epoca, i grossi, da spendere in pietanze e vino nelle taverne. Tra esibizioni di sbandieratori e balestrieri, duelli e danze la giornata scorre via in un attimo: e solo al tramonto, mentre il sole scende verso l’orizzonte accompagnato dal suono dei tamburi che scandiscono il rientro dei soldati, ci dirigiamo verso il camper e il nostro tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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