La rinascita della Leonessa

Caposaldo dell'industria nazionale, Brescia è anche una grande città d'arte capace di sorprendere per la sua ricchezza. Scopriamola in camper e su due ruote, con un perfetto approdo pleinair da cui muoversi per la visita del centro storico e delle mete di natura, tradizione e archeologia industriale in Val Trompia.

Indice dell'itinerario

L’eroica resistenza dei suoi cittadini contro l’esercito austriaco, nelle famose Dieci Giornate dal 23 marzo al 1° aprile 1849, valse a Brescia l’epiteto di Leonessa d’Italia. Ma quel glorioso episodio è solo uno dei momenti di un nobile passato che oggi, nel capoluogo della Val Trompia, si può apprezzare sotto ogni aspetto grazie alle opportunità riservate agli amanti del pleinair. Nei confronti del turismo itinerante, infatti, la città ha intrapreso una politica di grande lungimiranza paragonabile a quella di certe metropoli europee: ne sono il fulcro un’area di sosta ben attrezzata e una serie di percorsi ciclabili e pedonali. Non siamo immersi nel verde, ma è già un piccolo miracolo aver trovato il modo di proteggere i ciclisti dal traffico che rispecchia la ricca economia locale. In tempi recenti il nucleo urbano si è ampliato in maniera impressionante (come dimostrano anche le numerose comunità di extracomunitari e di cittadini provenienti dall’Est), ma racchiude un centro storico denso di monumenti, musei e chiese da visitare comodamente in un lungo weekend. Se poi si vogliono esplorare le zone limitrofe in bicicletta, non mancano numerosi tracciati che si estendono dalla città in ogni direzione, permettendo di raggiungere altri luoghi d’interesse.

Un po’ di storia
Nella tarda Età del Bronzo il territorio bresciano fu abitato dai Liguri, che si insediarono sullo sperone roccioso del Cidneo (dal nome del suo fondatore Cidno) a nord-est dell’attuale nucleo antico. Intorno al IV secolo a.C. i Galli Cenomani si stabilirono ai piedi del colle e più tardi, alleatisi con l’Urbe contro le tribù celtiche stanziatesi nella Pianura Padana, lasciarono di fatto carta bianca al predominio dei Romani. Nacque così, fra il III e il II secolo a.C., la città di Brixia della quale rimangono gli imponenti resti del Tempio Capitolino. I secoli bui dopo la decadenza dell’impero di Roma vedranno un po’ di luce con la formazione dello stato longobardo, quando la città diviene sede di un ducato e di due conventi dedicati ai santi Salvatore e Faustino, che saranno importanti centri culturali e di potere.
Superata la fase comunale, nel XIII secolo Brescia passa facilmente dagli Scaligeri di Verona ai Visconti di Milano per poi cedersi a Venezia che la proteggerà per più di tre secoli, entrando così in un contesto geopolitico forte che le permetterà di sviluppare le proprie potenzialità: sorgono in questo periodo alcune delle opere più importanti come il Duomo Nuovo, la Loggia, il Teatro e la Biblioteca. Dopo la fine dell’idillio con la Serenissima riprendono i rapporti con Milano e la Francia fino all’arrivo di Napoleone, che spazzerà via in tutta la regione l’ancien régime e insieme ad esso ogni fortificazione della città.
Passata la bufera risorgimentale, con l’Unità d’Italia prevale sempre di più lo spirito modernista e commerciale di Brescia, che porterà ulteriori cambiamenti con lo sviluppo industriale. Nel ventennio fascista, la realizzazione di Piazza della Vittoria sacrifica reperti archeologici romani, testimonianze di epoca longobarda e carolingia e la chiesa romanica di Sant’Ambrogio; simile la storia urbanistica del secondo dopoguerra per venire incontro all’incremento demografico e industriale, che coinvolge anche l’area collinare. Saranno le aziende metallurgiche a fare la ricchezza di Brescia, specialmente i settori dell’acciaio e della meccanica di precisione (non a caso è sempre stata famosa per la produzione di armi), ma c’è anche un risvolto positivo in tanta industrializzazione: oltre ad essere all’avanguardia nell’aggiornamento tecnologico dei servizi, è la prima città in Italia ad attuare un programma di teleriscaldamento. Inoltre da anni i tabelloni elettronici delle fermate degli autobus informano i passeggeri di quanti minuti devono aspettare prima che arrivi il loro mezzo, e recentemente sono iniziati i lavori della metropolitana. Altro aspetto positivo è un piano d’intervento e di iniziative nel centro storico e nella periferia, che prevede non solo la salvaguardia del patrimonio monumentale ma anche la programmazione di eventi di notevole spessore, fra cui importanti mostre d’arte che, dopo decenni di silenzio, hanno riportato Brescia alla ribalta degli itinerari culturali.

A spasso per la città
Dall’area di sosta situata dietro la Cascina Maggia ci si può spostare con i mezzi pubblici o con la bici. Gli autobus che portano verso il centro sono l’1 e il 16, con le dueruote si arriva invece percorrendo la pista ciclabile numero 5, segnalata sulla cartina Brescia in bici distribuita dall’ufficio turistico e indispensabile per districarsi nel groviglio cittadino o se si vogliono percorrere altre piste che si allontanano dall’abitato.
L’approdo pleinair è situato nel tranquillo quartiere di San Polo con spazi verdi, parcheggi e villette a schiera. Siamo a 5 chilometri dal centro, una distanza davvero facile da percorrere per chi è abituato a pedalare; il tragitto inoltre è protetto dai veicoli a motore, anche se nell’ultima parte la pista si riduce a una piccola corsia delimitata da un bordo giallo entro la sede stradale. Si esce in Piazzale Arnaldo, al limite del centro storico, ma già da qui possiamo iniziare il nostro vagabondare. All’altezza dell’imponente statua che raffigura il tenace riformatore anticlericale, la strada in salita sulla destra porta al castello circondato da un parco, il polmone verde che domina la città; fin sotto le mura si arriva anche in camper, ma è sconsigliabile il pernottamento a causa del viavai dei frequentatori di alcuni locali limitrofi.
Chi si è servito dei mezzi pubblici, invece, salirà al castello dal centro città. La poderosa opera di fortificazione che corona il colle Cidneo ospita il Museo del Risorgimento nel Grande Miglio, che era un deposito di granaglie durante il dominio della Repubblica Veneta. Oltrepassato il ponte levatoio, che immette nel più interno dei recinti murari, nel Mastio Visconteo troviamo il Museo delle Armi con più di 1.500 pezzi di grande interesse storico e artistico (quasi tutti dovuti al lascito di Luigi Marzoli) risalenti ai secoli XV-XVIII, che offrono una significativa campionatura della produzione armiera di Brescia e Milano.
Per recarci invece al grande complesso museale di Santa Giulia, non dobbiamo fare altro che superare la salita del castello e prendere la stradina che procede dritta sulla destra: arrivati nella grande Piazza Brusato, percorrendola in tutta la sua lunghezza ci troveremo quasi di fronte all’ingresso del museo. Questo impianto monastico di origine longobarda, fondato nel 753 dal re Desiderio e dalla moglie Ansa, è uno straordinario e articolato insieme di edifici situato ai piedi della rocca, lungo il decumano massimo della città romana, e si sviluppa intorno ai chiostri e a tre chiese di epoche diverse: la basilica longobarda di San Salvatore, la chiesa romanica di Santa Maria in Solario e quella rinascimentale di Santa Giulia. Visitandolo scopriremo oltre duemila anni di storia sedimentati nelle strutture del complesso, che sono parte integrante del percorso espositivo del museo. Circa 12.000 metri quadrati consentono di rivivere la storia di Brescia dalla sua prima fondazione al secolo scorso attraverso reperti archeologici, mosaici, affreschi, elementi architettonici e decorativi, statue e opere d’arte delle diverse epoche. Come giustamente sottolinea il dépliant illustrativo, è un’occasione unica per rileggere le vicende di una città che le svela ora ai visitatori grazie a un allestimento moderno, una comunicazione didattica efficace e ben organizzati servizi d’accoglienza.
Uscendo dal museo e prendendo ancora a destra si incontrano i resti del Tempio Capitolino, eretto nell’anno 73 sotto l’imperatore Vespasiano; poco più avanti una strada acciottolata sale al parco e al castello. Proseguendo brevemente si arriva nel cuore della città, Piazza della Loggia: il monumento che le dà il nome, oggi palazzo del Comune, corona un insieme di grande omogeneità architettonica che offre al contempo uno splendido esempio di piazza rinascimentale chiusa. Proprio di fronte alla Loggia si alza la Torre dell’Orologio (sotto il quale una colonna ricorda le vittime dell’attentato del 28 maggio 1974), da dove iniziano i lunghi portici che proseguono in Corso Zanardelli. A metà dei portici una stradina sulla sinistra conduce nella vasta Piazza Paolo VI dove troveremo altri importanti monumenti come la Rotonda, il Duomo Nuovo e il Broletto, eretto tra il 1223 e il 1298 in forme romanico-gotiche, che con la Torre del Popolo rappresenta uno dei più notevoli edifici lombardi. Prendendo invece a destra, dopo aver attraversato la strada giungeremo in Piazza della Vittoria che introduce al centro moderno della città: qui la zona pedonale permette di passeggiare tranquillamente dando un’occhiatina ai negozi o di concedersi un po’ di relax ai tavolini di un locale.Chi ha ancora tempo da dedicare alle bellezze di Brescia potrà soffermarsi sulla chiesa di San Francesco e su quella dei santi Nazaro e Celso, che custodisce nell’ampio interno pregevoli dipinti. Vale una visita anche la Pinacoteca Tosio Martinengo, importante per la conoscenza della pittura bresciana del Rinascimento.

I dintorni in bicicletta…
Se amate pedalare avrete la possibilità di fruire di numerosi itinerari, partendo dal centro con la cartina alla mano oppure spostandovi con il camper fuori città ed evitando così il traffico urbano.
Dall’area di sosta con la comoda tangenziale ci siamo portati facilmente a Flero, da dove parte una bellissima pista di 45 chilometri (effettuabile in mountain bike o con una buona city bike) che percorre la grande pianura bresciana. Al contrario di quel che si potrebbe pensare, sono assai vari e diversificati gli scorci che si possono osservare lungo il tragitto: si passa dalla pedemontana alla campagna intensamente coltivata ammirando i vigneti del Monte Netto, come pure le boschive prossime al fiume Mella di cui si possono seguire in parte gli argini; diversi tratti si inoltrano in autentiche gallerie verdi formate dai rami degli alberi che crescono presso l’acqua. Sarà interessante inoltre il passaggio in piccoli nuclei abitati con le loro architetture a corte chiusa e quello di centri più popolosi come Offlaga, Verolavecchia, Verolanuova, Pontevico, dove si trovano monumenti interessanti.
Un altro bellissimo itinerario ciclabile conduce al Lago d’Iseo e attraversa la Franciacorta, famosa per i vigneti e i castelli. Anche in questo caso si può partire dal centro città, ma se ci portiamo a Gussago o a Cellatica (sempre con la comoda tangenziale) tutto diventa più facile. Lo stesso vale se scegliamo la pista che arriva al Lago di Garda: in tal caso conviene dirigersi a Sant’Eufemia, in direzione est, e da lì seguire le indicazioni. Interessante il fatto che i punti di arrivo, cioè Pontevico, Iseo e Desenzano, sono raggiunti dalla ferrovia che permette a chi è stanco di tornare comodamente alla base in treno.
Ci sarebbe ancora un’altra pista lungo il Mella, che si inoltra fino in Val Trompia a nord della città e a sud verso Castel Mella (con un punto di attraversamento pericoloso in Via Orzinuovi), ma questa volta non c’è strada ferrata a disposizione. Per raggiungerla con il mezzo conviene chiedere indicazioni alla Cascina Maggia o, di nuovo, partire dal centro con la cartina. L’unico tratto un po’ dissestato è quello che da Collebeato procede verso nord per un chilometro e mezzo: è molto stretto e pieno di sassi.

…e a piedi
Guardando verso nord dal castello di Brescia, lo si vede emergere in fondo alla valle tra le altre montagne, e non può non attirare la nostra attenzione: è il Monte Guglielmo, familiarmente chiamato Gölem dai bresciani, una meta imperdibile per una piacevole escursione.
Dall’area di sosta la solita comoda tangenziale ci evita di entrare in città. Usciamo in direzione ovest seguendo le indicazioni della Val Trompia dove un’altra tangenziale ci porta fino a Concesio, sulla statale 345 che attraversa la valle. Superati Gardone Valtrompia, Marcheno e Tavernole sul Mella, a Lavone prendiamo a sinistra per Pezzaze e Pezzoro. E’ questo il nostro punto di arrivo (e di partenza), dove la strada finisce e c’è lo spazio per parcheggiare il veicolo.
La salita si fa subito impegnativa in questo primo tratto cementato e ampio, e sarà così fino al Rifugio CAI Valtrompia (raggiungibile anche in auto) al quale si arriva in circa un’ora. Lungo il tragitto possiamo ammirare un maestoso bosco di faggi centenari, per poi fare una sosta ristoratrice al rifugio dove si può gustare un buon pasto. Ancora un tratto in salita e giungiamo a una pozza d’alpeggio, per poi superare una parte in minor pendenza con un altro boschetto di faggi, abeti e maggiociondoli, oltre il quale c’è la Malga Pontogna. Qui conviene fare un’altra sosta prima di intraprendere il tratto più faticoso: subito dopo la malga, infatti, lasciata la larga mulattiera si prende a sinistra sul costone della montagna. A questo punto il sentiero non è ben segnato, ma dopo un po’ lo si vede salire ripido su un largo dosso che culmina agli Stalletti Alti, dove si trova un’altra malga. Il cammino prosegue ora sugli ampi dossi da cui si vede già in lontananza il monumento al Redentore costruito in cima al monte; la vegetazione arborea intanto ha lasciato il posto agli arbusti, che meglio si sono adattati al freddo e al vento di queste altezze. Nel tratto finale il sentiero, di nuovo ripido, si fa strada tra alcuni massi, ma la vista dalla vetta ripaga generosamente della fatica: se la giornata è limpida potrete scorgere il Lago d’Iseo e le Dolomiti del Brenta.

La via del ferro e delle miniere
Si trova nel Parco Minerario dell’Alta Val Trompia questo interessante sistema museale, ideato per far scoprire un comprensorio anticamente legato all’attività estrattiva che oggi rivive in numerose testimonianze. Tra miniere, musei, magli, forni, itinerari tematici e percorsi didattici, i luoghi e le tradizioni si fondono in un’atmosfera unica dove il territorio è il vero museo.
Se avete seguito il nostro viaggio fino a Pezzoro per l’escursione sul Monte Guglielmo, al ritorno farete tappa a Pezzaze dove una piccola deviazione vi permetterà di visitare la Miniera Marzoli, venendo a contatto diretto con la storia del lavoro nel sottosuolo. Chi non ha mai provato un’esperienza simile non perda questa opportunità, perché è una grande emozione che si prova già varcando l’ingresso degli scavi a bordo di un trenino sferragliante lungo una buia galleria. Scesi dal vagoncino, ci si incammina sotto la guida di ex minatori verso la zona in cui veniva estratta la siderite, il minerale di ferro: i manichini che evocano i gesti dei minatori impegnati nelle gallerie e nelle ripide rimonte, le perforatrici, i semplici strumenti impiegati nell’abbattimento manuale consentono di immaginare in modo verosimile e coinvolgente le diverse fasi di quel faticoso mestiere. Il museo al secondo piano della biglietteria, dove si proiettano brevi filmati e vengono consegnati i caschetti e gli indumenti necessari alla visita, consente di approfondire le proprie conoscenze sul mondo dei minatori e sull’arte del ferro.
Di grande interesse anche l’istruttiva passeggiata fra bosco e torrente percorrendo il cosiddetto sentiero dei carbonai. Dal parcheggio della miniera si sale verso Stravignino, una delle tante frazioni di Pezzaze, si scende verso Mondaro, si attraversa il villaggio (caratterizzato da una robusta torre in pietra) e si prende a destra nella Val Cavallina. Passato un ponticello in legno, si segue il fiume in un ambiente suggestivo, con le illustrazioni e la spiegazione delle varie fasi di lavorazione del carbone, fino al punto in cui si trova una piccola baita con una carbonaia in sezione per farne vedere l’interno.
Prossima tappa importante sulla Via del Ferro è Tavernole sul Mella (sono paesini che abbiamo superato venendo da Brescia, quindi chi ha intenzione di proseguire in Val Trompia verso nord può coprire queste tappe all’andata). Qui troviamo un forno fusorio che, oltre ad essere un monumento significativo del patrimonio storico-industriale italiano e uno dei pochi rimasti in Europa, rappresenta una tappa di quell’itinerario europeo del ferro che dai resti etruschi di Baratti in Toscana porta, attraverso le valli bresciane, alla Carinzia e alla Stiria in Austria e alla Ruhr in Germania, per proseguire poi verso la Gran Bretagna e il Nordeuropa fino in Svezia. Al piano posto al livello del fiume si incontra il maglio che permetteva di rompere le scorie prodotte dalla fusione per recuperare i pezzi di metallo in esse contenuti; al primo piano si trova invece la bocca del forno, in cui venivano versati il minerale e il carbone prelevato dai depositi situati dietro l’edificio. L’intero complesso è stato ristrutturato in modo impeccabile grazie ai fondi comunitari, ed è un bell’esempio di archeologia industriale dove la suggestione deriva anche dalla stratificazione dei materiali murari e dalle forme architettoniche.
Per saperne di più sui magli e sui materiali prodotti da questi macchinari che sfruttano tuttora l’energia dell’acqua ci si può fermare a Sarezzo per visitare la fucina-museo oppure a Ome, in Franciacorta, dove ancora oggi alcuni esperti artigiani si cimentano nella riproduzione di coltelli e altri oggetti in metallo. Chi infine prosegue verso nord lungo la Val Trompia e non ha fatto tappa alla miniera di Pezzaze può visitarne un’altra prima di Collio: la Miniera Sant’Aloisio-Tassara, con gli impianti esterni della struttura provvisti di passaggi aerei su cavi, passerelle, scale e la possibilità di sperimentare un divertente e avventuroso trekking minerario. Da qui non resta che ridiscendere verso Brescia e l’autostrada per il rientro o per proseguire la vacanza tra laghi e monti.

PleinAir 418 – maggio 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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