Bulgaria in camper: il golfo del Mar Nero in famiglia

Vacanza itinerante in famiglia lungo la costa bulgara del Ponto Eusino: protagonista d'eccezione, un equipaggio greco che rinverdisce le glorie dei suoi antenati esploratori

Indice dell'itinerario

Quando si hanno due figli di 17 e 10 anni la meta di un viaggio, come ben sanno tutti i genitori, va scelta pensando a loro: se sono in compagnia di amici il problema è minimo, in caso contrario ci si orienta su luoghi che attraggano la loro attenzione e che non li facciano annoiare. Due anni fa, scoperte le coste turche del Mar Nero, eravamo tutti così entusiasti che abbiamo deciso di tornare a visitarle: l’intenzione era quella di riprendere il viaggio da Trebisonda, ultima tappa del nostro itinerario precedente, per poi entrare in Georgia e percorrere la costa orientale, ma seguendo un desiderio dei ragazzi abbiamo deciso di cambiare rotta, puntando la prua del camper verso la vicina Bulgaria.

L’inizio del viaggio

Detto fatto, partiti da Atene percorriamo in due tappe i 900 chilometri e spiccioli che ci separano da Kastanies, una località sul fiume Evro al confine tra Grecia, Turchia e Bulgaria; arrivati alla frontiera si è fatto buio, ma un amichevole impiegato doganale ci indica un ampio parcheggio in cui possiamo pernottare.

Di buon mattino entriamo in territorio turco e facciamo subito sosta a Edirne, l’antica Adrianopoli. Non ci guidano mappe o navigatori satellitari ma i minareti della moschea di Solimano, dove alcuni simpatici custodi ci convincono a lasciare il camper: lo controlleranno loro, in cambio di una piccola mancia. La moschea, commissionata dal sultano Selim II al grande architetto Mimar Sinan, fu completata nel 1574; si tratta di un vero capolavoro dell’architettura ottomana, caratterizzato da una cupola dal diametro di oltre 30 metri. Durante l’assedio di Edirne da parte dell’esercito bulgaro nel 1913 la volta fu colpita dall’artiglieria, che riuscì a danneggiare solo in minima parte le decorazioni interne, e quando la città fu riconquistata dai turchi il padre della patria, Mustafa Kemal Atatürk, ordinò che quelle scalfitture non venissero restaurate, per lasciarle alla memoria delle generazioni successive.

Da Istanbul a Tsarevo

L’autostrada E80 ci porta in direzione di Istanbul, ma ben presto la lasciamo per proseguire verso nord sulla E87, raggiungendo senza problemi la frontiera con la Bulgaria; i turisti si contano sul palmo della mano, più numerosi sono invece gli automobilisti rumeni che scelgono questo percorso per rientrare nel loro paese. Negli uffici doganali troviamo una situazione che ci fa sorridere: le procedure sono elettroniche, ma non essendoci un collegamento interno fra i computer ci troviamo a rimbalzare da una stanza all’altra portando in giro una chiavetta USB. Tutto comunque si risolve in una mezz’oretta e possiamo rimetterci in marcia per Malko Tarnovo, la prima località bulgara oltre il confine.

La statale 99, una vecchia strada che attraversa un meraviglioso paesaggio montano, scende verso quelle acque che un tempo i nostri antenati riuscirono a dominare. In serata arriviamo a Tsarevo, il cui abitato circonda una penisola che forma ormeggi naturali da entrambi i lati: sul versante settentrionale si stende la spiaggia che prende il nome dall’appellativo greco della cittadina, Vasiliko, mentre su quello meridionale si trova il porticciolo, al di sopra del quale troviamo un valido posteggio per trascorrere la notte. Scegliamo un ristorante che affaccia sull’approdo, e con una spesa ridotta ci assicuriamo un’ottima cena a base di pesce.

Sozopol

Il mattino successivo, dopo un giro in paese, comincia l’esplorazione della costa. Attraversiamo le località di Kiten e Primorsko, molto piacevoli anche se piuttosto turisticizzate, ma le dimentichiamo facilmente all’arrivo a Sozopol. I primi insediamenti in questa zona risalgono all’Età del Bronzo, ma fu con l’arrivo dei milesi che questo territorio cominciò ad avere fortuna: la civiltà ellenica fu infatti il presupposto di un notevole sviluppo commerciale.

La città vecchia è molto pittoresca, con le strade lastricate e le abitazioni in pietra e legno. Con nostra grande sorpresa veniamo accolti in greco: osti, negozianti e perfino le vecchiette che lavorano a maglia davanti alle porte delle case parlano la nostra lingua. Affacciata sulla graziosa isoletta di Sveti Ivan, Sozopol ci regala splendidi scorci e tanto buon pesce appena pescato, di cui facciamo scorta per la serata. Inoltre, complice il periodo di bassa affluenza turistica (siamo poco dopo Pasqua), troviamo con facilità un parcheggio a buon mercato in cui passare la notte: il custode si accontenta di pochi lev e di un pacchetto di sigarette.

Burgas

Passiamo Chernomorets puntando direttamente verso Burgas, quarta città della Bulgaria per numero di abitanti. Il centro è ricco di attrattive di un certo livello, come il museo storico regionale fondato nel 1925, che ospita una ricca collezione di oggetti delle antiche colonie lungo la costa del Mar Nero, mentre il museo etnografico è noto per le maschere e per i costumi tradizionali. I più giovani spingono per la visita del museo naturalistico, che conserva oltre 1.200 insetti e rettili e centinaia di esemplari di più di 140 specie protette ed endemiche, mentre gli appassionati di belle arti non rinunciano a una visita alla galleria cittadina, con numerose opere di varia provenienza tra cui pregevoli pezzi rinascimentali. Tra le chiese sono degne di nota la cattedrale dei Santi Cirillo e Metodio, vicino al mercato, e la chiesa armena, della metà dell’800. Si trova invece lontano dal centro il parco marino, che oltre a un piccolo zoo dispone di un teatro all’aperto in cui si svolge l’annuale festival internazionale del folklore.

Sarafovo

Ci spostiamo di una manciata di chilometri per raggiungere le spiagge di Sarafovo, detta anche la Beverly Hills bulgara, che non sembra soffrire troppo la vicinanza dell’aeroporto internazionale di Burgas. Non è così per la laguna di Atanassovo, rifugio di numerose specie di volatili che con la costruzione dello scalo e lo sviluppo della città vanno diminuendo molto velocemente. Nella cittadina, il museo dedicato al sale è un curioso percorso di scoperta delle tecnologie di produzione del prezioso minerale.

Pomorie

A chiudere l’estremità settentrionale del golfo dove si specchia Burgas c’è Pomorie, altra località turistica con diversi alberghi moderni. Le saline che la lambiscono sono interessanti, ma noi preferiamo le belle spiagge, le terme e il centro di fangoterapia; non mancano interessanti chiese e il monastero di San Giorgio, che ne custodisce una reliquia. Fuori città, vicino all’Europa Camping, si trova una suggestiva tomba dell’epoca tracia.

Nesebar

Pochi chilometri ci separano da Nesebar, vasto e moderno centro balneare unito da una striscia di terra alla città vecchia, patrimonio mondiale dell’Unesco fin dal 1983. Lasciamo il mezzo in uno dei parcheggi all’ingresso del sito, trattando sul prezzo perché gli addetti non sapevano come valutare il camper (evidentemente non hanno ancora confidenza con i nostri veicoli). L’antico nucleo abitato impressiona per la quantità di chiese, alcune delle quali risalgono al V secolo, come Santa Sofia e la Basilica; la chiesa di San Giovanni Battista, costruita nell’XI secolo, conserva resti di affreschi del ‘200. Nesebar fu una colonia dorica, poi romana e quindi bizantina, con tracce di ognuna delle dominazioni che vi si sono succedute: tra queste le mura, la fortezza, un mulino a vento e l’hammam turco, che vale decisamente la pena visitare. Senza dimenticare una sosta al ristorante, visto che anche qui si mangia bene spendendo davvero poco.

Varna

La strada che prosegue verso nord si distacca in più punti dalla costa attraversando piccoli tratti montani in buone condizioni. Dopo qualche difficoltà nel rintracciare una stazione di servizio ben organizzata in cui riempire il serbatoio dell’acqua, facciamo il nostro ingresso a Varna: arrivare da sud è impressionante, poiché si attraversano i canali che separano la laguna dal mare e all’improvviso ci si trova in una città che conta più di 300.000 abitanti. Fondata dai Greci intorno al 580 a.C., fu un importante snodo commerciale, caratteristica che conserva ancora oggi trovandosi su una delle rotte più frequentate tra Europa e Asia.

Della sua storia millenaria si conservano in buono stato vari monumenti, tra cui le terme romane del II secolo, ma il più imponente è la cattedrale della Dormizione di Maria, costruito alla fine dell’800 come la Torre dell’Orologio. Interessante anche l’edificio che ospita il teatro delle arti drammatiche, vicino al quale si trova un simpatico teatrino delle marionette.

Da non perdere il museo archeologico e il parco-museo dedicato alla Battaglia di Varna con cui, il 10 novembre 1444, l’Impero Ottomano inferse un colpo durissimo alle truppe crociate. I più giovani si divertono all’acquario e all’osservatorio astronomico, mentre gli adulti possono prenotare un biglietto per la valida filarmonica locale. I più coraggiosi, invece, sperimentano l’ebbrezza del bungee jumping lanciandosi dal ponte di Asparuh, intitolato al sovrano che fondò il Primo Impero Bulgaro alla fine del VII secolo.

Sveti Konstantin i Elena

Poco fuori dal centro cittadino si trova la località di Sveti Konstantin i Elena, con un complesso termale che vogliamo provare: è un po’ tardi, ma all’ingresso decidono di fare uno strappo alla regola e grazie a una bottiglia di ouzo suggelliamo l’amicizia greco-bulgara con il parcheggiatore, che ci garantisce di poter sostare con il camper. L’acqua sgorga dalla fonte a 48°C scaldando la piscina fino ai 38°, e solo dopo esserci immersi ci accorgiamo che sul bordo della vasca ci sono diverse bottiglie di alcolici. Capiamo il perché non appena usciamo: lo sbalzo di temperatura è notevole.

La mattina successiva, dopo un altro bagno (questa volta sotto un bel sole) ci rimettiamo in marcia per visitare l’Aladzha Manastir, un complesso del XII secolo scavato nella roccia che si raggiunge passando attraverso pendici boscose. Numerosi affreschi decorano gli ambienti che ospitavano le celle dei monaci, i servizi, la sala comune e una chiesa; il complesso include anche un piccolo museo, e poco distante si trovano due piccole catacombe che meritano una passeggiata.

Presso il Golden Sands

Sembra strano che un luogo così ameno introduca a una breve tappa nel luogo più turistico dell’intera Bulgaria, il Golden Sands, un resort dal nome tropicale che però non è altro che una fila interminabile di alberghi. Ci convinciamo così a tornare a Varna per poi metterci sulla via del ritorno, preferendo però un percorso alternativo: puntando sulla capitale con la A2 e la E772, in circa 230 chilometri di panorami eccezionali siamo a Veliko Tarnovo, abbarbicata sui lati di una valle stretta e verdissima. Seguiamo le indicazioni per la Tsarevets, la fortezza medioevale che domina una collina sulla città. Le mura circondano la cima dell’altura, dov’è la chiesa patriarcale: abbiamo la fortunata occasione di assistere a una cerimonia di battesimo, molto semplice ma toccante. Ridiscesi in città, d’obbligo una passeggiata lungo le anse del fiume che la bagna e che ha condizionato lo stesso impianto urbano.

Torniamo a riprendere il camper che avevamo lasciato nell’ampio parcheggio all’ingresso del castello, e il custode ci regala un suo libro di poesie: la disponibilità e la gentilezza dei bulgari sono il miglior viatico per il nostro ritorno in Grecia, dove portiamo immagini e ricordi di un paese davvero sorprendente.
Traduzione di Eleftheria Piperopoulou.

Testo e foto di Giorgos Koukos

PleinAir 455 – giugno 2010

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