La ragione e l'ideale

Tra Ferrara e il Delta, quasi in riva al Po di Volano, Tresigallo è una città esemplare dell'urbanistica del Ventennio, rimasta praticamente intatta così come la volle il suo creatore: un uomo politico dalla complessa carriera che la concepì a tavolino per "fare di più e di meglio" dell'architettura di regime.

Indice dell'itinerario

Le città italiane di nuova fondazione, costruite durante il Ventennio fascista, sono una settantina o poco più: ma forse nessuna può vantare la storia di Tresigallo, fra il Po di Volano e la piana ferrarese. Tutto comincia e si realizza per volontà di Edmondo Rossoni, nato proprio qui nel 1884, quando il paese era solo un grumo di case che galleggiava sulle paludi della Bassa tra rospi e zanzare. Anarchico, socialista, fascista, anima inquieta, insomma quel che si dice un perfetto rivoluzionario, nel 1913 Rossoni aveva preso la prima condanna per aver fatto saltare in aria con due bombe una caserma dei Carabinieri in Calabria; e quando se ne andò all’estero si guadagnò il foglio di via da Brasile, Stati Uniti, Canada e Francia perché sovversivo e dunque sgradito. Praticamente inarrestabile, presto divenne una vera e propria potenza politica, con un’escalation che lo portò a conquistare la carica di segretario nazionale dei sindacati fascisti; finché Mussolini intuì che quell’abilissimo oratore e trascinatore di folle andava ridimensionato, e lo sostituì con Italo Balbo. Rossoni se la legò al dito, pur continuando a fare carriera (fu sottosegretario alla presidenza del consiglio e poi, nel 1934, ministro dell’Agricoltura); e quando nacque Pontinia, uno dei centri simbolo del regime, lanciò durante il discorso inaugurale una frecciata polemica all’indirizzo del vecchio rivale dicendo «…io che ci vivo in mezzo ai lavoratori e non ci volo sopra – chiaro riferimento a Balbo e alle sue imprese aeree – so che possiamo fare di più e di meglio».
Ecco allora sorgere praticamente dal nulla quell’opera grandiosa che Rossoni volle fosse costruita senza proclami. A un suo collaboratore e amico d’infanzia indirizzò una lettera in cui scriveva mi raccomando marciare e non marcire, in silenzio riferendosi al fatto che la Tresigallo del XX secolo doveva nascere all’insaputa del governo, per poter gridare al termine dei lavori “ecco come si costruisce la città ideale”.

Laboratorio del razionalismo
A differenza di molte altre città di regime Tresigallo rappresenta un unicum, dato che fu studiata a tavolino dal primo all’ultimo edificio e con una pianta insolitamente trapezoidale. Molte delle località “rivali”, al contrario, erano estemporanee, incomplete, e negli anni finirono con lo svilupparsi in maniera disordinata. Qui invece non è cambiato nulla, come racconta lo storico Antonio Pennacchi nel suo libro Viaggio per le città del Duce, e tutte le case sono rimaste com’erano.
La realizzazione durò appena sette anni, dal 1933 al 1940, su progetto materialmente stilato dall’ingegner Frighi ma interamente concepito dallo stesso Rossoni, e ad opera finita la nuova Tresigallo piacque proprio a tutti, perfino ai tresigallesi che in gran segreto bisbigliavano di essere antifascisti. Intanto, dai quattrocento che erano prima che venisse quasi completamente raso al suolo il vecchio villaggio, gli abitanti arrivarono a toccare quota 9.000.
A rileggere la sua vita mai doma sembra impossibile che il focoso Rossoni, scomparso nel 1965, abbia potuto davvero trovare il riposo eterno nel gigantesco mausoleo che si fece costruire nel cimitero di Tresigallo, con una grande colonna nera ornata da un braciere e, poco lontano, un angelo ad ali spiegate scolpito dal Biancini. E’ proprio dal camposanto, munito di ingresso a tre arcate, che inizia il puzzle architettonico della città: da questo luogo della memoria parte infatti la linea retta che taglia Tresigallo in due e arriva alla zona industriale ( il luogo del lavoro ) passando per Piazza della Repubblica. Quest’immenso spazio dall’insolita forma a D è circondato da lunghi portici e al centro fa mostra di una celebre fontana in marmo decorata da daini in bronzo; a seguito di recenti restauri vi sono stati ricollocati suggestivi lampioni di foggia ottocentesca, panchine e altri elementi di arredo urbano.
Oltre al monumento funerario di Rossoni, i luoghi più rappresentativi sono la grande ex Casa del Fascio in Via Roma 48, oggi sede del comando dei Carabinieri, l’ex Casa della Gioventù Italiana del Littorio in fondo alla stessa strada, nuova sede della biblioteca, l’asilo parrocchiale in Piazza Italia, il Sacrario ai Caduti, la chiesa di Sant’Apollinare (di origine medioevale ma poi snaturata con le coperture razionaliste volute dal Rossoni) e il magnifico porticato curvilineo dalle armoniose linee, sormontato da formelle raffiguranti i simboli usuali del regime. Percorrendo da qui Via Verdi si incontrano le case della Madre, del Bambino Abbandonato e del Lavoratore Anziano, la scuola elementare e poi, arrivati in Piazza Forlanini, la Domus Tua che fu sala da ballo e il blocco monolitico del campo sportivo, dall’ingresso monumentale in perfetta sintonia con la propaganda dell’epoca.
Girando senza meta si vedranno ad ogni angolo scorci architettonici interessanti, con la continua impressione di muoversi in uno scenario metafisico alla De Chirico: case disposte simmetricamente, inferriate di porte e finestre, giochi di luce e d’ombra, vecchie insegne di gusto rétro (per esempio quelle del Bar Roma nella via omonima e del forno a due passi da Piazza Repubblica) e poi strade ampie e luminose lungo le quali i palazzi si schierano in perfetta armonia. Soprattutto d’autunno, quando una nebbia sottile aleggia sulla riva sinistra del Po di Volano che quasi sfiora la città, nasce facilmente l’illusione di aver fatto un salto indietro di qualche decennio.
Anche il modo in cui la nuova Tresigallo fu costruita merita attenzione. Qui infatti si sperimentarono straordinarie tecniche di costruzione, per l’epoca quasi geniali: essendo in piena autarchia vennero adoperati materiali poveri e a portata di mano, ad esempio il cemento per simulare il marmo (osservate da vicino il porticato di Piazza Italia e non potrete fare a meno di meravigliarvi), ottenendo le venature con del sale grosso sparso sulle lastre in essiccazione.
In questa emozionante fusione di simbologia, architettura, volontà di stupire, l’ultima tappa è il vecchio ospedale immerso nel Parco degli Sceriffi Ecologici (vedi riquadro “Tresigallo in verde”). Questa ex colonia sanatoriale per la cura della tisi, tempio eretto al culto della salute contro i germi del decadentismo, sfoggia una bellissima scala interna a spirale, la terrazza-solarium e una serie di finestre a forma di oblò, imitando la prua gigantesca di una nave pronta a prendere il mare. Gli ammalati venivano curati con bagni di sole e in più, per combattere la tubercolosi, venivano nutriti con ben sei pasti giornalieri, serviti in preziose stoviglie di Richard Ginori. Ormai solitaria fra gli alberi del parco, fu questa l’ultima opera voluta a Tresigallo da Edmondo Rossoni: l’uomo che sognava di trasformare un modesto villaggio della campagna ferrarese in una città d’arte, e ci riuscì.

Tresigallo in verde
Oltre ad essere stata nominata Città d’Arte del ‘900 per la sua unicità architettonica, Tresigallo ha messo in atto già da tempo una politica di salvaguardia ambientale del territorio, senza dover impiegare dispendiosi mezzi economici ma affidandosi semplicemente alla buona volontà di molti appassionati del posto. Lungo l’argine del Po di Volano, a Final di Rero (2 chilometri circa da Tresigallo lungo la Via del Mare, passando la torretta del secolare Palazzo Pio), è stata valorizzata la cosiddetta Via delle Siepi, corridoio ecologico e area di riequilibrio naturale dove sono tutelate piante come biancospino, corniolo, sambuco, gelso, nocciolo. Lungo questa silenziosa strada di campagna si sentono solo i suoni della natura con il sottofondo del mormorio del fiume, lungo il cui argine appaiono le rovine di vecchi casali ormai circondati dalla vegetazione. Nelle vicinanze è stato creato a forza di braccia, ripulendolo da sterpaglie e rovi, il cosiddetto Viale dell’Ascolto, un breve sentiero munito di pannelli descrittivi dove crescono senza alcun intervento umano querce, acacie, pioppi, abeti canadesi, bagolari e lo spingiudeo (Gleditsia triacanthos), con spine lunghe e acuminate sulla corteccia e frutti penduli a baccello. Il percorso, lungo il quale è facile ascoltare i richiami di scriccioli, merli e pettirossi, sfocia in un’aula didattica naturale sotto gli alberi, dove le scolaresche ascoltano i racconti degli insegnanti seduti su grandi scranni di legno. Proprio a Final di Rero, inoltre, è stata creata una piccola darsena con area picnic in riva al Po per soddisfare il crescente turismo fluviale, mentre un tracciato ciclopedonale di circa 3 chilometri raggiunge la vicina località di Valpagliaro.
Torniamo infine a Tresigallo dove, nell’area verde del Parco degli Sceriffi Ecologici intorno all’ospedale, fra decine di esemplari delle oltre 250 specie arboree e un laghetto con piante acquatiche, i bambini delle elementari vengono annualmente nominati guardie ambientali con compiti di tutela e salvaguardia della natura.

PleinAir 436 – novembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio