La quarta via

In Alta Savoia, appena al di là dei confini con il Piemonte e la Valle d'Aosta, centinaia di chilometri di piste solcano le pendici montane alle quali fa da sfondo il versante occidentale del Monte Bianco. Grande neve e soggiorni pleinair in perfetto stile francese, con le opulente chiese barocche dei villaggi a fare da intermezzo artistico.

Indice dell'itinerario

Quanti versanti ha la montagna più alta d’Europa? Molti ne conoscono due, entrambi di grande fascino: quello settentrionale, rivestito da straordinari ghiacciai, che scende dai 4.807 metri del Monte Bianco in direzione di Chamonix, in territorio francese; e quello, più ripido e roccioso, che precipita dalla vetta più elevata e dalle sue vicine altrettanto spettacolari in direzione di Courmayeur e dell’alta Valle d’Aosta. I conoscitori più attenti aggiungeranno alla lista un terzo lato del gigante, situato in territorio svizzero, che dall’Aiguille d’Argentière e dal Mont Dolent digrada verso i pascoli della Val Ferret e i curatissimi vigneti di Martigny.
In realtà il Monte Bianco presenta anche un quarto versante, quello rivolto ad ovest: un mondo di rocce e di ghiacci difficile da immaginare dall’Italia, e che invece si allunga con straordinaria imponenza verso la Vallée de Montjoie e i centri turistici di Saint-Gervais-les-Bains, Les Contamines e Megève, nel dipartimento francese dell’Alta Savoia. Queste aspre pendici, rivestite alla base da fitti boschi di abeti, finiscono verso una strada costruita dai Romani e oggi utilizzata dai trekker che compiono il giro del massiccio, salendo dalla chiesa di Nôtre-Dame de la Gorge verso il pianoro della Balme e il Col de la Croix du Bonhomme. D’estate, al contrario di quelli della valle di Chamonix, i belvedere su questo settore – il più noto e spettacolare è il Mont Joly, 2.525 metri – si raggiungono con camminate faticose e non brevi, mentre sono alla portata degli escursionisti meno allenati le passeggiate che conducono alla conca degli Chalets de Miage e alla storica Hôtellerie de Trélatête, ai piedi dell’Aiguille de Trélatête, dei Dômes de Miage e dell’Aiguille de Bionnassay. Per salire ai veri rifugi, il più noto e panoramico dei quali è la Cabane des Conscrits, occorrono lunghi e impegnativi itinerari su ghiaccio riservati ai più esperti.
D’inverno, invece, gli impianti di risalita portano rapidamente in quota. E dagli straordinari affacci del Prarion, del Mont d’Arbois, del Col du Joly, dell’Aiguille Croche e di Rochebrune lo sguardo si spinge fino alla cima del Monte Bianco scoprendo, un gradino dopo l’altro, la gigantesca scalinata naturale che lo raggiunge attraverso Tête Rousse, l’Aiguille e il Dôme du Goûter e la cresta di ghiaccio delle Bosses. L’unica cosa da non far notare ai francesi è che la vera e propria parete occidentale del Bianco, visibile in tutta la sua imponenza dalle piste, termina in territorio italiano.
Se intorno a Chamonix il terreno ripido e roccioso limita lo spazio per lo sci, con piste lunghe e difficili, le condizioni cambiano intorno al Col de Balme e sul Prarion, le groppe arrotondate ai due estremi della valle che nella bella stagione offrono comode passeggiate per famiglie. Lo stesso terreno prosegue ad ovest del massiccio, con rilievi dalle forme mansuete coperti da pascoli e da friabili rocce scistose che separano la valle del Bonnant, dove si trovano Les Contamines-Montjoie e Saint-Gervais, da quella dell’Arly, che ospita Combloux e Megève. Nei mesi della neve si tratta di un comprensorio straordinariamente adatto allo sci, con piste di difficoltà molto varia e di notevole lunghezza affacciate su magnifici panorami: e se gli sciatori più capaci possono contare su una buona scelta di nere su cui lanciarsi, anche chi preferisce le rosse e le azzurre può scendere per cinquecento o mille metri di dislivello. Solo le verdi, le più facili di tutte, hanno normalmente uno sviluppo più breve. La sola stazione Les Contamines-Montjoie consente di scegliere fra 48 piste servite da 24 impianti, che offrono un totale di 120 chilometri di discese; tutte le località sciistiche della zona – Les Contamines-Montjoie, Saint-Gervais, Megève, Saint-Nicolas-de-Véroce, Combloux – sono inoltre dotate di piste da fondo, anche se in genere di lunghezza limitata. Numerosi sono infine gli spunti per altre attività avventurose, dai voli in parapendio biposto all’arrampicata su ghiaccio e alle escursioni su slitte trainate dai cani, e molti i sentieri battuti aperti a chi non scia, che si possono raggiungere con impianti utilizzabili anche da chi si muove a piedi.

Barocco e non solo
La presenza dell’uomo in queste valli, naturalmente, è molto più antica dello sci. La via del Col de la Croix du Bonhomme, inaugurata dai Celti, è stata percorsa dalle legioni di Roma, dai Valdesi impegnati nella Glorieuse Rentrée del 1689, e oggi viene seguita da migliaia di escursionisti ogni anno. Una ventina di chilometri più in basso, Saint-Gervais-les-Bains è stato per secoli il centro più importante della valle: ne è testimonianza la magnifica chiesa dedicata alla Santissima Trinità – cosa rara in questo settore delle Alpi – che si affaccia sulla piazza centrale e la cui data di completamento, il 1759, si legge sui tiranti di ferro agli angoli della facciata. Il campanile, che poggia su una torre del castello medioevale di Montjoie, fu aggiunto verso la metà dell’800 da Jean de la Vougniaz, in realtà Giovanni da Vogna, un capomastro e architetto originario della Valsesia. Più semplice, e anche più tipica della valle, è la chiesa barocca di Saint-Gervais, consacrata nel 1698: il suo elegante campanile, abbattuto da un fulmine nel 1792, venne ricostruito trent’anni più tardi dall’architetto Claude François Amoudruz di Samoëns. Saint-Gervais, alla base di uno degli itinerari più facili verso la cima del Monte Bianco, divenne uno dei primi centri turistici delle Alpi già nei primi anni dell’800, non solo per la presenza della grande montagna ma anche per le sorgenti termali scoperte nel 1806, che divennero rapidamente alla moda. Nel 1892, però, una gigantesca valanga di acqua, rocce e fango precipitata dal ghiacciaio di Tête Rousse interruppe brutalmente la prosperità legata all’idroterapia, distruggendo le terme e uccidendo qualche centinaio di clienti.
La sfilata del barocco iniziata a Saint-Gervais prosegue a Saint-Nicolas-de-Véroce, panoramicissimo borgo che si affaccia sulla Vallée de Montjoie dai piedi del Mont Joly. La bella chiesa al centro dell’abitato venne costruita tra il 1725 e il 1729 grazie al contributo degli emigrati, e gli affreschi dell’interno, opera di un pittore locale, raccontano con tutta l’enfasi del barocco la vita di San Nicola, patrono del villaggio e dei suoi abitanti. Sulla facciata, collocate in alcune nicchie, sono le statue di San Pietro, San Giovanni e San Paolo.
E’ dedicata a Saint Nicolas, patrono dei mercanti, dei marinai e dei bambini, anche la magnifica parrocchiale di Combloux, che nel 1702 prese il posto di un edificio di culto quattrocentesco. In devozione del santo è stata realizzata anche la straordinaria pala d’altare in legno policromo, mentre all’esterno s’impongono all’attenzione il campanile, uno dei più belli dell’Alta Savoia, il portale monumentale in granito e la meridiana, tra le più grandi delle valli del Monte Bianco.
La chiesa barocca più alta della valle di Montjoie è quella della Sainte-Trinité che sorge, circondata da edifici moderni, nel centro di Les Contamines. Anche qui l’interno è ricco di statue e di fregi, e alle spalle del campanile e della facciata decorata da colorati affreschi si alzano le pareti di ghiaccio dei Dômes de Miage. Ha un carattere diverso e più raccolto la chiesa di Nôtre-Dame de la Gorge, alla fine della strada che risale la valle, poco oltre la base degli impianti di risalita. L’edificio, che attira anche ai giorni nostri migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte della Francia, venne realizzato nel 1699 dal solito Giovanni da Vogna su un sito in cui sorgeva fin dall’alto Medioevo una semplice chiesa dedicata alla Madonna. Il luogo di culto più antico è però qualche centinaio di metri più a monte, sulla riva opposta del fiume: si tratta della Sainte-Chapelle, un eremo medioevale trasformato in luogo di pellegrinaggio e preghiera, meta in agosto e settembre di affollate processioni. All’interno, una lapide consumata dagli anni ringrazia la Vergine per lo scampato pericolo del 1940 quando le truppe italiane, impegnate nella celebre pugnalata alle spalle di Mussolini alla Francia, scesero verso Bourg-Saint-Maurice lasciando in pace la Vallée de Montjoie.
Offre suggestioni diverse l’aristocratica Megève, che il poeta e romanziere Jean Cocteau definì “il XXI arrondissement di Parigi” a motivo delle folle di parigini che nel dopoguerra la sceglievano per le loro vacanze mondane sulla neve. Nata come centro turistico per iniziativa di Edmond e Nadine de Rothschild, che ne volevano fare l’alternativa francese alla mondanità di Saint Moritz e Cortina, la cittadina conserva un centro costellato da eleganti boutique. A renderla più democratica e meno snob è stato il turismo delle settimane bianche, che attira sciatori provenienti dal resto della Francia, da Ginevra e perfino dalla Gran Bretagna e dall’Olanda. Ricorda le origine antiche del luogo la chiesa di Saint-Jean-Baptiste, costruita a partire dal 1185 dai benedettini e più volte rimaneggiata nei secoli. A pochi passi dalla chiesa, la cabinovia che sale verso Rochebrune permette di mettere di nuovo gli sci ai piedi: e sullo sfondo, ancora una volta, c’è il castello di neve e di ghiaccio del Bianco.

Testo e foto di Stefano Ardito

PleinAir 461 – dicembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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