La Penisola del Sole

Con questo stesso titolo presentammo il Salento undici anni fa. Siamo tornati a gustarne le meraviglie e a verificare l'evoluzione della vacanza pleinair nel Leccese. Con noi, oltre al camper, il gommone, la bici e il ciclomotore.

Indice dell'itinerario

Il Salento ha motivazioni per la vacanza forti e molteplici: un mare fantastico per la diversità fra le due coste, una campagna ricca di sapori, una cultura locale viva e interessante, un assetto territoriale gradevole. Insomma, può a buon diritto figurare nel campionario dei più completi ‘distretti del pleinair’, e non solo d’Italia, soprattutto ora che la zona si va attrezzando di servizi e strutture rispondenti alle esigenze del turista itinerante.

La costa adriatica
L’antica Terra d’Otranto (o Promontorium Iapygium), denominata in seguito Piana Messapica, è un altopiano rialzato sul mare ma declinante verso ovest, e questo fa sì che la costa orientale adriatica del Salento precipiti bruscamente in mare disegnando scenari a volte arditi e spettacolari.

Tra Torre dell’Orso e Sant’Andrea. Nella zona tra Roca Vecchia e Torre dell’Orso s’incontrano spiazzi e sterrati per la sosta dei camper, che consigliamo solo giornaliera. Qui si trovano anche una bella piscina naturale tra le rocce e suggestive fortificazioni dell’antico porto romano. Qualche chilometro più a sud, in località Sant’Andrea, c’è ancora il parcheggio panoramico (a pagamento) sul mare dove sostammo dieci anni fa, ma purtroppo nessuna area attrezzata. Il luogo, anche se molto affollato, è magnifico e invita ad avventurarsi in bici, specie al tramonto, lungo gli sterrati che si snodano tra pinnacoli, grotte e archi di rocce. Lo stesso itinerario può essere seguito con la canoa: non manca una discesa a mare, con approdo in una bella spiaggetta.

Otranto. E’ inutile cercare di parcheggiare nei pressi delle favolose spiagge di sabbia dei laghi Alimini: meglio allontanarsi dal caos della statale e raggiungerle successivamente con il gommone o lo scooter.
Si punterà decisamente su Otranto (due i parcheggi a pagamento, appena fuori dal centro storico), la Hydruntum romana che fu per secoli un ponte strategico tra Oriente e Occidente. L’antico nucleo arroccato è uno spettacolo urbanistico e architettonico. Per strette viuzze lastricate si sale verso la cattedrale del 1088, la più grande di Puglia, al cui interno spicca un mosaico pavimentale del 1163 e dove sono conservate le reliquie di ottocento martiri, trucidati durante l’invasione turca del 1480.
L’attuale castello a pianta trapezoidale, incastonato nel centro storico con torri, bastioni e mura, fu opera degli Aragonesi.
Scendendo per le scalinate vista mare, dalle quali si nota l’organizzatissimo porto commerciale e turistico, si raggiunge il vivace mercato coperto dove si potranno acquistare i prodotti freschi della terra salentina: frutta e verdura, peperoncini e spezie, olio e vino, formaggi e dolci.
Nella zona di Otranto, un lunghissimo percorso cicloturistico segnalato con targhe e tabelle permette di esplorare in bici i dintorni.

Porto Miggiano. Passata Otranto, si eviterà Porto Badisco (qui, secondo la leggenda, sbarcò Enea) assolutamente off limits nei mesi di punta, sia da terra che dal mare. Da segnalare, nei pressi, la Grotta dei Cervi, cavità naturale dove sono state scoperte pitture rupestri datate tra il 4000 e il 6000 a.C.
In zona i camper possono sostare liberamente nel parcheggio panoramico di Torre Miggiano e in quelli decentrati di Santa Cesarea. Noi abbiamo preferito appoggiarci al camping Porto Miggiano: la struttura, non molto grande ma in bella posizione, è accogliente e tranquilla, distante 200 metri dall’omonima scalinata a mare (400 metri più a monte c’è anche il camping La Scogliera). Segnaliamo, per chi non usa il natante o ha bambini piccoli, che la spiaggetta è franata; al suo posto, una magnifica piattaforma di roccia levigata, a pelo del mare subito profondo. Porto Miggiano è il paradiso dei gommonauti: un esempio da imitare, soprattutto nelle regioni del Sud, per l’organizzazione e la valorizzazione dei tantissimi luoghi potenzialmente vocati alla piccola nautica da diporto. Il centro nautico Onda Blu è stato letteralmente scavato dentro l’altissima falesia e qui il turista può lasciare al sicuro il proprio natante. Nel porticciolo si possono noleggiare tutti i tipi di imbarcazioni: barche, gommoni, canoe, pedalò. Si organizzano anche visite con barconi-taxi (Compagnia Nocchieri, tel. 336 599600).
Uno dei posti più suggestivi per l’escursione nautica è proprio la baia di Porto Miggiano. Andando verso nord, sfilano spettacolari e pittoresche vedute: di Santa Cesarea e dei suoi edifici arabeschi e moreschi, come il Kursaal, da cui occhieggiano torrette e gazebo (i tre stabilimenti termali di Santa Cesarea sono aperti da aprile a novembre; per informazioni, tel. 0836/944070 – 944314, Internet www.clio.it/TermeSantaCesarea). Ecco quindi incombere, con i suoi ottanta metri di altezza, la torre di Sant’Emiliano e poi il gigantesco faro del Capo d’Otranto, punto terrestre più orientale d’Italia. Tra Capo Est e la punta di Torre della Serpe appare il piccolo golfo delle Orte, favoloso ridosso di sabbia e mare color smeraldo.
L’escursione nautica a sud di Porto Miggiano permette di accedere alle celebri grotte nei dintorni di Castro Marina: Zinzulusa, Romanelli e Rotundella, antichissimi insediamenti paleolitici. Il nome Zinzulusa deriva dal dialetto salentino (zinzuli vuol dire stracci penduli, in riferimento alle stalattiti e stalagmiti); la visita guidata alla grotta è effettuabile anche da terra.Santa Maria di Leuca. Nel percorrere lo stupendo itinerario panoramico verso sud, lungo il quale si incontra il bianco paese di Castro Marina, compaiono indicazioni di accesso pubblico al mare. Tra Marina di Andrano e Tricase Porto, la carreggiata non si presenta larghissima a causa delle auto ferme ai bordi della strada; a Tricase Marina c’è invece una buona possibilità di sosta volante al porto. Fino a Santa Maria di Leuca, splendido il tracciato alto della Statale 173 dove si ammirano intensi panorami, con gli uliveti che accompagnano lo sguardo verso il mare (nelle giornate limpide si vede anche la costa albanese). In località Ciolo, un piccolo fiordo raggiungibile a piedi dalla strada si addentra nella montagna.
Alla periferia di Santa Maria di Leuca ci accoglie la nuova area di sosta camper, attrezzata con wc ecologici, noleggio bici e moto, bus navetta gratuito per il centro. Il paese ha un bel lungomare e tanti negozi. La navigazione costiera in questa zona permette, con tempo e mare buono, di abbracciare i due mari con le loro vigili sentinelle: a est Punta Meliso con il faro (Canale d’Otranto), a ovest Punta Ristola. Il paesaggio, visto dal mare, è mozzafiato: scogliere altissime, grandi caverne e spettacolari grotte, come Terradico, dei Gabbiani e Ortocupo, mentre da Punta Ristola verso Torre San Gregorio si incontrano quelle più piccole del Drago, del Fiume, del Presepio, Tre Porte nella costa che si abbassa progressivamente (per visite guidate e noleggio natanti: Piccola Nautica, tel. 0833/758185 oppure 338 3003529).

La costa jonica
A differenza del versante adriatico, qui il Tavoliere affonda dolcemente nel mare. Non ci sono tratti di falesia spettacolari né panorami godibili dall’alto, ma non mancano scorci di mare sensazionali e unici. Purtroppo anche qui, in alcune zone, il turismo residenziale ha degradato il contesto ambientale con un’edilizia casuale e invadente.

Torre Mozza. L’idilliaca situazione che descrivemmo undici anni fa non esiste più. Il luogo è soggetto a un afflusso giornaliero al limite della sostenibilità: da un lato i bagnanti, sulla spiaggia di sabbia a ridosso del bianco paesino con torre saracena, dall’altro i camperisti, piazzati nella zona della scogliera a sud del paese.
Le decine e decine di camper che fanno sosta stanziale dovrebbero evitare di sequestrare tutti gli spazi prospicienti il mare, dato che proprio qui è stata appena inaugurata un’area di sosta dotata anche di servizio ristoro.

La riviera di Ugento. Le dune semisommerse della zona di Ugento ricordano i colori dei mari tropicali: blu, verde, smeraldo e ocra, un mare cristallino ma poco profondo e lungo la costa, in omaggio alla natura mediterranea, una folta e fresca pineta. Questa volta sostiamo presso il camping Riva di Ugento (tel. 0833 933600). Le dimensioni e l’ordinata organizzazione della struttura non pregiudicano la sensazione di campeggiare in un’oasi di verde e tranquillità. L’alaggio quotidiano del gommone sulla spiaggia di sabbia non è semplice, ma il personale si farà in quattro per aiutarvi. Il tratto marino più bello sono proprio i cinque chilometri tra Torre Mozza e Torre San Giovanni ( la statale cammina nell’interno). Da un paio d’anni a Torre San Giovanni è sorta un’area di sosta camper, spaziosa e ben gestita, dotata di luce, docce e scarico: lo spiazzo si affaccia sulla spiaggia attrezzata di servizi. Il paese è vicino, ricco di strutture per tutti gli approvvigionamenti. A Ugento una cooperativa gestisce con professionalità gli spazi ricreativi e di ristoro nella pineta e nell’adiacente spiaggia.

Tra Torre San Giovanni e Gallipoli. La costa fino a Marina di Mancaversa, invasa da un’edilizia caotica, si presenta piuttosto anonima e poco fruibile: unica eccezione la località di Torre Suda. Si parcheggia presso la bella e restaurata torre e nei grandi spiazzi naturali sul piccolo promontorio; nei pressi, un pittoresco punto di ristoro incuneato in una baia dall’acqua smeraldina. Torre Pizzo, selvatico promontorio che domina da sud l’ampio golfo di Gallipoli, è consigliabile visitarlo con la bici o lo scooter (la strada e la sosta sono sfavorevoli ai v.r.). Il circolo Legambiente di Gallipoli organizza visite guidate in mountain bike (Fernando Miggiano tel. 0836 806174).
Anche il golfo di Gallipoli (dal greco “città bella”) va accuratamente evitato nei mesi di punta per l’eccessivo afflusso di veicoli parcheggiati persino in tripla fila lungo la costiera.
Il nucleo antico della città sorge su un’isoletta collegata da un ponte: conviene parcheggiare il veicolo negli spazi a pagamento sulla terraferma e raggiungerlo a piedi. La passeggiata consente di vedere il panorama tra le fortificazioni del castello angioino e il porto, entrare nella Gallipoli vecchia dove sorgono ben 17 chiese, tra cui quella di Sant’Agata. Percorrendo poi la strada che accompagna il giro delle mura a scarpa, si aprono splendide vedute sullo Jonio: a sud, il bellissimo semicerchio che la Baia Verde disegna fin verso Torre Pizzo; l’isola di Sant’Andrea al largo (nelle giornate limpidissime si scorgono anche le cime della Calabria); il Golfo delle Conchiglie con la Punta dell’Inserraglio in direzione del tramonto.Tra Gallipoli e Torre dell’Inserraglio. I suggestivi panorami di questa zona è più facile goderseli dal gommone o con l’aiuto di uno scooter, parcheggiando il mezzo in un campeggio (a Rivabella noi abbiamo utilizzato il camping La Vecchia Torre, sulla litoranea Gallipoli-Santa Maria al Bagno, tel. 0833 209083).
Da non perdere l’escursione nautica a nord, verso l’area del Parco Naturale Portoselvaggio-Torre Uluzzo, ricca di pini d’Aleppo, oleandri, fichi d’india abbarbicati a costoni rocciosi strapiombanti sul mare limpidissimo. Non prima, però, di incontrare l’abitato di Santa Maria al Bagno, con gli antichi torrioni delle Quattro Colonne e la gradevole spiaggetta. Doppiata Santa Caterina e l’imponente Torre dall’Alto, si arriva nella zona di Porto Selvaggio: sosta e bagno nella bella baia di Uluzzo, nei pressi della famosa Grotta Bernardini. L’associazione Avanguardie di Nardò (tel. 347 952701) organizze visite al Parco di Portoselvaggio e alla Palude del Capitano.

Porto Cesareo e Torre Lapillo. Torre Sant’Isidoro è da evitare: l’assembramento di auto e camper nello spazio tra spiaggia, porticciolo e torre è indecente. Il fatto che alcuni equipaggi ostentino tutti i segni di una lunga stanzialità (sedie, verande, bici e così via) rende oltremodo sgradevole la situazione. Noi abbiamo optato per la zona di Torre Lapillo, presso il camping Torre Castiglione (tel. 0833 565462): ampie le piazzole riparate da stuoie (l’ombra è in parte artificiale), buoni i servizi, ottima e coinvolgente l’animazione per grandi e piccini, bella la spiaggia in discesa sul mare luminosissimo, erbosa nel tratto iniziale. Per mettere a mare il gommone occorre però utilizzare gli scivoli liberi nella baia cittadina di Torre Lapillo.
La zona circostante Porto Cesareo comprende 20 chilometri di riviera (all’incirca tra Torre Squillace e Campo dei Messapi) originalissima e peculiare, tutta da scoprire palmo a palmo sia dal mare che da terra. Sono raggiungibili in bici anche i vivacissimi centri di Torre Lapillo e Porto Cesareo, dove sorgono numerose pescherie.

L’area marina protetta e le torri costiere. Il tratto di mare tra Punta Prosciutto e Torre dell’Inserraglio è divenuto dal 1997 la tredicesima area marina protetta. L’ancoraggio è vietato dappertutto, pregiudicando la vita di 10 diverse biocenosi marine, tra cui una di tipo subtropicale; i fondali sono ricchi di coralli, alghe, spugne e antozoi. La navigazione (a velocità ridotta) e la balneazione sono invece consentite, ad esclusione di un breve tratto di mare a sud di Porto Cesareo, in corrispondenza della penisoletta della Strega e a sud di Sant’Isidoro (boe gialle in mare e pali gialli a terra segnalano tali divieti). Per saperne di più contattare l’Ufficio Informazioni Ambientali, presso la torre costiera di Torre Lapillo (tel. 329 3818603).
La veduta più panoramica dal mare in questo tratto dello Jonio è quella delle torri saracene: Torre Colimena, Torre Castiglione, Lapillo, Chianca e Squillace. Realizzate in pietra leccese, di forma tronco-piramidale o cilindrica, sono edificate a circa tre chilometri l’una dall’altra e fungevano da sistema di avvistamento e comunicazione per proteggere la costa e l’interno dai pirati e dalle flotte turche (vedi PleinAir n. 288/289).
Tra Torre Lapillo e Porto Cesareo si incontrano diversi scogli e isolette, che invitano a fare il bagno in un mare trasparente; l’isola della Malva e quella dei Conigli, boscosissima e verde, sono raggiungibili dalla costa anche a guado.

Le dune litoranee. L’escursione più suggestiva permette di approdare alle alte e bianche dune naturali che si susseguono per una decina di chilometri lungo la costa tra Torre Castiglione e Torre Colimena. Uno spettacolo così prezioso e ormai così raro da meritare una replica anche via terra seguendo lo sterrato che, toccando l’antica salina e la Palude del Conte, cammina alle spalle di queste collinette di fine sabbia calcarea e macchia mediterranea. Le dune sono dominate alla sommità dal ginepro coccolone, capace di resistere all’aria salmastra e di proteggere le altre specie della macchia litoranea (rosmarino, fillirea, cisto maschio, alaterno), mentre la ruchetta marina e l’euforbia delle spiagge sono le avanguardie basse della vegetazione dunale che a volte affronta direttamente le onde.
L’ambiente più intatto e pulito è il lungo tratto a est di Punta Prosciutto fin verso Torre Castiglione (anche se si incontrano qua e là piccoli stabilimenti balneari); a ovest, tra Punta Prosciutto e Torre Colimena, la spiaggia pur conservando una sua selvaggia bellezza è in parte deturpata da rifiuti e alghe.
Nella zona di Torre Castiglione si riscontra la presenza di spannullate (da spunnare, sprofondare), doline formatesi vicino alla costa in seguito a un fenomeno carsico che causa depressioni del terreno di forma circolare. Si riempiono sovente di acqua e vegetazione, così da favorire la presenza di un ecosistema animale e vegetale tipico.Punta Prosciutto e Torre Colimena. Sui piccoli promontori delle torri saracene non mancano spazi naturali frequentati da equipaggi in camper. A Punta Prosciutto è sorta anche la bellissima e funzionale area attrezzata Il Saraceno. Per alare il gommone esiste uno scivolo cementato sul versante che guarda Torre Colimena; in questa cittadina si trovano negozi e venditori ambulanti dove acquistare prodotti locali a prezzi molto convenienti.
A Punta Prosciutto corre il confine tra le province di Lecce e Taranto, e il Salento prosegue per qualche chilometro in territorio tarantino, almeno fino alle dune di Campomarino.
Malgrado le spiagge piuttosto battute, con i soliti parcheggi ricavati alla meglio sulla strada costiera, la zona offre un ambiente naturale di rilievo. In spiaggia sfociano le acque gelide e cristalline del Chidro, un piccolo fiume che nasce da polle risorgive a monte della statale; alle spalle di Torre Colimena sorgono piccoli laghi formatisi nel tempo a causa delle dune litoranee; nell’interno, in territorio di Avetrana, dove la Piana Messapica si innalza nelle Murge tarantine, resiste la Macchia di Arneo, ultimo relitto di bosco di Quercus ilex nella Puglia meridionale.

L’entroterra salentino
Gironzolando per la campagna della provincia leccese, tra antiche masserie fortificate, case rurali e caratteristiche pagghiare (casette di muri a secco) si troverà facilmente sosta per il veicolo, approvvigionandosi di prodotti tipici. In particolare di olio, un prodotto fortemente radicato nella storia e nella cultura del territorio, e di vino: dai vitigni del Negroamaro, della Malvasia nera e del Primitivo hanno origine ben otto zone di vini DOC (tra cui Salice Salentino, Alezio, Leverano, Primitivo di Manduria). Innumerevoli le specialità gastronomiche: puccia (pane tipico), puddiche (ciambelle con uova), pupiddi in scapece (pesci marinati), carnucieddi (piccoli cardi lessati), cucuzzata e frisedda (pane e focacce con verdure), minchiareddri (maccheroni e orecchiette con ricotta), tria (tagliatelle fatte a mano senza uova) e così via.
Le aziende agrituristiche della provincia di Lecce sono 44 (presentate in un opuscolo reperibile presso gli uffici turistici), tra cui una ventina attrezzate di piazzole o spazi per la sosta di camper e caravan.
Rispetto a undici anni fa abbiamo notato come le masserie che offrono ospitalità, oltre a crescere di numero (ma quelle sulla costa ci sembrano troppe: sarà tutto agriturismo’), si vadano sempre più qualificando nell’accoglienza e nei servizi.
Le differenze storico-culturali tra i paesi dei due versanti salentini si riflettono nell’urbanistica e nell’assetto territoriale. In quelli del basso interno adriatico, piccoli nuclei con casette dai muri imbiancati a calce, le abitazioni hanno la porta d’ingresso preceduta da un muro con archetto. Da segnalare Tricase, Andrano con la pittoresca piazzetta, la chiesa di Sant’Andrea e la fortezza e Corsano che conserva un anfiteatro romano. Tra quelli del basso interno jonico, da vedere Patù con la chiesa del 1100 e il monumento megalitico delle Centopietre e Presicce dal nucleo urbano bello e armonioso. Prendendo la strada Presicce-Specchia, si sale al maggior rilievo salentino (200 metri di altitudine!) da cui si aprono verdi vedute su immense distese di ulivi.
Da non perdere infine la direttrice che taglia in due il Salento, all’incirca tra Porto Cesareo e Otranto. Tra masserie, uliveti e grandi spianate di terra rossa s’incontrano antichi paesini: Copertino col possente castello trapezoidale, Nardò con la cattedrale romanica e la Piazza Salandra in barocco e rococò, Galatina con la magnifica piazza dove si erge il duomo barocco, Calimera con un interessante museo di storia naturale. E ancora Martignano, Sternatia, Soleto, Corigliano d’Otranto con lo scenografico castello, Castrignano de’ Greci, Carpignano Salentino con la cripta delle sante Cristina e Marina dove sono conservati gli affreschi rupestri più antichi di Puglia), Martano e Zollino. I caratteri greco-salentini sono ancora rintracciabili nell’urbanistica di questi borghi, della cui origine ellenica sopravvivono oggi, sempre più a fatica, alcune tradizioni popolari e persino un particolare dialetto.
Non solo mare, dunque: è anche qui nell’entroterra che il Tacco offre un suo volto assai tipico e una cultura generosa e gentile. Dalla costa basta imboccare una delle tante strade che corrono diritte da un paese all’altro, per meravigliarsi, ancora una volta, del grande Salento.

PleinAir 371 – giugno 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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