La patria della natura

Tra le grandi montagne da cui nasce il Piave, una piccola valle a misura di escursionista: per una tranquilla vacanza in verde a due passi dalle mete più celebri delle estreme Dolomiti Bellunesi.

Indice dell'itinerario

Le sorgenti di quel Piave che il 24 maggio mormorava al passaggio dei primi fanti, come ricorda la canzone simbolo della Grande Guerra in Italia, sgorgano a quota 1.830 sulle pendici del monte Peralba, la cui vetta domina una delle aree più spettacolari del Cadore e dell’intero arco alpino: la Val Visdende. Questo luogo idilliaco, racchiuso tra il confine austriaco e la Val di Sesis, si trova nella zona più settentrionale della provincia di Belluno, nel territorio del Comelico. Si tratta di una valle geograficamente chiusa e non troppo battuta dal turismo, fattori che hanno contribuito in maniera determinante alla conservazione della natura e al mantenimento di antiche tradizioni come la monticazione, ovvero il trasferimento del pascolo in quota nei mesi estivi, e le cosiddette Regole Cadorine, un sistema di sfruttamento collettivo dei boschi e dei pascoli.
Sull’origine del nome così particolare c’è più di un’ipotesi; sembra infatti che derivi o dal latino vallis videnda, valle da vedere, oppure dal tedesco Wiese Ende, prato di confine. Una cosa però è certa: la sua bellezza è incantevole, tanto da aver ispirato l’appellativo di “Tempio di Dio, Inno al Creatore” sulla segnaletica stradale.
L’imbocco si trova lungo la statale tra Sappada e Santo Stefano di Cadore in località Ponte Cordevole, dove le acque dell’omonimo torrente si riversano nel Piave in prossimità del camping Val Visdende e a pochi chilometri dalla cascata dell’Acquatona. Oltrepassato il ponte sul fiume, la strada comincia a salire inoltrandosi nella profonda forra creatasi tra i monti Curiè e Carro, seguendo parallela l’impetuoso corso del Cordevole: la furia delle sue acque, durante l’alluvione del 1966, provocò la distruzione del tracciato che conduceva fin qui, costruito soltanto un paio di mesi prima. Il percorso continua in salita per questa gola aspra e stretta finché, quasi all’improvviso, sbocca nell’ampia Val Visdende, meravigliosa distesa di origine glaciale ricca di boschi di conifere alternati a prati da pascolo, solcata da innumerevoli ruscelli e incorniciata da maestose montagne.
Il primo borgo che s’incontra è Cima Canale, a 1.250 metri di altitudine, da cui la strada prosegue lungo il torrente fino a un bivio, nei pressi della località Prà Marino, dove diverse biforcazioni consentono di inoltrarsi nelle valli laterali. A destra si va verso la Val Mezzana, la Val Carnia, la Val d’Antola e la Val dell’Oregone (quest’ultima offre lo splendido scenario dell’imponente parete nord del Peralba); a sinistra si prosegue verso la Val Vissada, la Val di Londo, quella del Palombino e quella di Dignas. Numerose carrarecce o mulattiere salgono dal fondovalle – da cui partono anche sentieri per passeggiate ed escursioni verso le vette circostanti – fino alle tante malghe dislocate anche in quota, dove spesso è possibile acquistare burro e formaggio, prodotti di una tradizionale attività casearia ancora oggi molto intensa.
Per tutelare l’integrità dell’ambiente montano, ancora intatto ma vulnerabile, in alcuni periodi della stagione estiva l’accesso agli autoveicoli può essere regolamentato e il parcheggio consentito solo in apposite zone a pagamento (le possibilità di pernottamento con il camper vanno verificate direttamente sul posto). Individuata la propria sistemazione, ci si troverà in un contesto ideale per la vacanza pleinair anche con i bambini, dove si può passeggiare in tranquillità fra mucche e cavalli al pascolo, andar per boschi raccogliendo fragoline e funghi (per questi ultimi occorre richiedere il permesso), fare escursioni a cavallo, a piedi e in mountain bike o più semplicemente gustarsi la pace offerta da quest’angolo di paradiso, la cui bellezza ha conquistato anche un turista d’eccezione come Giovanni Paolo II che l’ha più volte visitato durante le sue vacanze in Cadore. Le escursioni più belle
Oltre alle facili passeggiate di fondovalle, per gli appassionati di trekking ci sono svariati itinerari di maggior impegno, ma comunque alla portata di tutti. Uno dei più noti è il cosiddetto Giro delle Malghe, un bellissimo percorso panoramico ad anello che richiede quasi una giornata di cammino senza però presentare difficoltà. Dal bivio di Prà Marino si prende a destra verso la località Costa d’Antola (1.332 m) e si arriva con il veicolo alla locanda Stella Alpina Da Plenta. Da qui inizia l’escursione, passando il torrente e seguendo un stradina verso sud-est che giunge a un bivio; si sale a sinistra per il sentiero 134 che s’inoltra nel bosco verso la Valle dell’Oregone, in direzione del monte Peralba, e dopo un percorso tortuoso si arriva alla casera di Chiviòn (1.745 m). Il comodo sentiero forestale continua a nord e in breve porta alla casera d’Antola (1.871 m) dove, con il numero 170, diventa una mulattiera che sale a quota 2.030 per poi ridiscendere fino alla malga di Chiastelìn (1.968 m). Si prosegue verso ovest arrivando nei pressi della casera Drottelle (1.963 m, raggiungibile con una deviazione; da qui, chi non vuole continuare potrà fare ritorno in un’ora a Costa d’Antola). Procedendo in direzione nord si attraversa il Rio di Val Carnia e si ripiega ancora a occidente per giungere alla malga Manzòn (1.890 m); il sentiero continua a nord-ovest, superando il Rio dello Zoppo e attraversando il caratteristico pascolo di Pian Mercè per arrivare ai 2.014 metri della casera di Cecido, quella in posizione più elevata di tutto il percorso. Si sfiorano ora le pendici della Croda Negra fino alla casera di Campobòn (1.941 m), per poi scendere attraverso la Val di Dignas fino alla malga omonima (1.686 m) raggiungibile anche con una strada forestale che continua verso il fondovalle e porta al bivio Ciadòn. Da qui la carrareccia continua per un paio di chilometri a destra verso la casera di Londo (1.643 m), mentre a sinistra si torna in direzione di Prà Marino e Costa d’Antola fino al punto di partenza. L’itinerario, percorribile anche in mountain bike, può essere effettuato in senso inverso partendo dalla strada per il Bivio Ciadòn (con auto e camper si può arrivare solo fino a un certo punto).
Dal ristoro Da Plenta iniziano altre interessanti escursioni, tra cui quella alle sorgenti del Piave e al rifugio Calvi. Seguendo la carrozzabile 132 che sale lungo il torrente Cordevole, si oltrepassa quest’ultimo per prendere sulla destra il sentiero 136 che porta alla casera di Sesis e prosegue fino al rifugio Sorgenti del Piave (1.830 m): nelle immediate vicinanze nasce il fiume, con il cippo eretto dal Comune di Sappada nel centenario dell’Unità d’Italia in ricordo dei combattenti della Grande Guerra. Un percorso alternativo consiste nel seguire la 132 in Val d’Oregone, solcata dall’omonimo rio, fino alla deviazione col sentiero 137, una tortuosa mulattiera che valica la sella del Col Càneva e conduce alle sorgenti. Da qui si può proseguire per la segnavia 132, una carrareccia che in meno di un’ora, salendo con lunghi tornanti, porta al rifugio Calvi (2.160 m, il più alto della zona) in splendida posizione tra i monti Peralba e Chiadenis; circa a metà strada è possibile tagliare per il Sentiero delle Marmotte, una variante più diretta ma anche più faticosa che s’inerpica su uno scosceso pendio erboso. Il rifugio fu eretto nel 1926 dalla sezione cadorina del CAI in onore dell’eroico patriota Pier Fortunato Calvi, ma funzionò solo per qualche anno: riaperto nel 1938, rimase gravemente danneggiato durante l’ultima guerra, quindi fu ristrutturato e ampliato per tornare nuovamente operativo nel 1954, sotto la gestione del CAI di Sappada. E’ un ottimo punto di partenza per ulteriori escursioni nella zona – particolarmente interessata dagli eventi bellici della Prima Guerra Mondiale – come la salita lungo un ripido e tortuoso sentiero fino al Passo Sesis (2.312 m), che rappresentava il punto più avanzato della difesa austriaca; un’altra ora e mezzo di cammino permette di raggiungere la vetta del Peralba (2.693 m).
Alle sorgenti si sale anche con il veicolo dalla statale 355, imboccando la valle all’altezza di Sappada e risalendola fino alla sommità: un’ultima e facilissima soluzione per chi ha difficoltà a camminare o poco tempo a disposizione, ma non vuole mancare l’incontro con le prime acque del Piave.

PleinAir 386 – settembre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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