La Notte di Valpurga

Il 30 aprile la città di Uppsala festeggia la primavera con sfide sull'acqua, cori, mortaretti e un gigantesco falò.

Indice dell'itinerario

Dopo il lungo inverno dei paesi del Nordeuropa, l’arrivo della bella stagione è un evento particolarmente sentito. La primavera comincia a maggio, e si festeggia con una serie di manifestazioni che culminano in un grande rogo, con il quale si intende (anche alle nostre latitudini) bruciare ogni ricordo dei mesi freddi. Quella fra il 30 aprile e il 1° maggio è chiamata, in Svezia e non solo, la Notte di Valpurga.
Valpurga era una monaca inglese che fu badessa in Germania a Heidenheim, ove morì il 25 febbraio 779. Un vescovo ordinò il trasferimento della spoglie a Heichstadt il 1° maggio 870, iniziando quindi il processo di canonizzazione. Sin qui i fatti. Ora la leggenda: pare che la sepoltura della monaca trasudasse periodicamente un liquido dal potere taumaturgico, detto poi olio di Valpurga. Tale sostanza si diceva avesse la capacità di tenere lontane le streghe che, il 1° maggio, escono dai loro nascondigli sulla cima del Brocken per organizzare un sabba.
La Walpurisnagt è nata quindi in Germania come festa di saluto alla primavera, e più tardi lavoratori tedeschi l’hanno esportata in Svezia dove ha attecchito nelle regioni del sud (a nord, in quelle date, fa ancora freddo). E forse il luogo migliore per godersela è Uppsala, la famosa città universitaria a una settantina di chilometri da Stoccolma. Un’idea per un viaggio fuori stagione e in controtendenza, visto che quasi tutti i turisti pleinair di casa nostra che visitano la Scandinavia lo fanno nei mesi di luglio e agosto.
La cittadina è meno grande di quel che ci si aspetti, ed estremamente ospitale: non un solo divieto che ci ricordi di essere alla guida di un mezzo “speciale”. Trovato dunque parcheggio, ci avviciniamo ai luoghi della festa, che si svolge nell’intera giornata del 30 aprile. Uppsala è attraversata dal fiume Fyrisån, rigidamente incanalato ad alimentare un antico mulino: lungo le sponde, fin da qualche giorno prima, gruppi di studenti costruiscono rudimentali imbarcazioni (ne abbiamo contate oltre novanta) dalle svariate e curiose forme, in grado di portare tre o quattro passeggeri. Questi ultimi, inscenando una sorta di Carnevale sull’acqua, indossano stravaganti costumi, si innaffiano a vicenda e arrivano persino ad urtarsi, anche se raramente qualcuno finisce in acqua. Il varo avviene da una breve scalinata all’inizio del centro storico, e da qui ci si può divertire a fotografare le imbarcazioni; il punto più spettacolare del percorso si trova invece accanto al mulino, dove c’è una rapida. Infine i navigli vanno ad ormeggiarsi in fondo al canale, fuori dalla vista del pubblico. All’ora di pranzo è tutto finito ma, se le condizioni atmosferiche lo permettono, gli spettatori rimangono al loro posto e le rive si trasformano in un immenso picnic.
Nel primo pomeriggio tutti si spostano alla biblioteca universitaria della Carolina Rediviva. Gli studenti sfoggiano i tradizionali cappellini bianchi, davanti al portone sono schierati i rappresentanti ufficiali delle varie facoltà con tanto di stendardi, mentre un’orchestrina allieta il pubblico. Poi, dal terrazzo sovrastante, si affaccia il rettore circondato delle autorità: anche lui ha un cappellino bianco che getta in aria a simboleggiare l’anno accademico che sta per finire, gesto imitato con grida d’entusiasmo dall’intera folla. Dopo il discorso di rito si forma un corteo che scende verso il fiume.
Ma la notte di Valpurga deve ancora cominciare: con i più svariati mezzi (prevale comunque l’autobus, una corsa dietro l’altra) tutti si spostano alla Gamla Uppsala, la città vecchia corrispondente all’originario insediamento. Dal capolinea del bus già si intravvede l’enorme catasta di legna cui verrà appiccato il fuoco, raggiungibile in una decina di minuti lungo uno sterrato su cui c’è chi si avventura in bici. Alle 21 in punto un corteo di bambini armati di fiaccole scende da una collina e accende il falò, tra cori e litanie che si concludono con il lancio di mortaretti e fuochi d’artificio, mentre la pira continua a bruciare sullo sfondo del cielo ancora chiaro nonostante l’ora. A raccontarlo così l’evento sembra banale, ma ad essere lì in mezzo alla folla si è inevitabilmente coinvolti: un rito pagano in cui tutti credono e a cui partecipano da spettatori come da attori. Tornando un paio di giorni più tardi a visitare gli stessi luoghi, stavolta da turisti appassionati di storia e arte, si scopre che i resti del falò fumano ancora.


Un giro in città
Nelle quattro strade che formano il nucleo antico di Uppsala c’è un concentrato di storia e d’arte. La cattedrale, visibile da qualunque punto della città per le due torri svettanti contro il cielo, è il più grande edificio religioso del Nordeuropa (115 per 45 metri sono le misure della navata, 118 metri l’altezza dei campanili). Consacrata nel 1435 ma rifatta in forme neogotiche nel ‘700, contiene le cinquecentesche tombe dei re Gustav Vasa, con le sue due mogli, e Johan III, nonché il reliquiario d’argento di Sankt Erik. Lì accanto il Gustavianum, un museo le cui collezioni spaziano dall’archeologia classica alle moderne scienze e includono un impressionante teatro anatomico, da cui gli studenti in medicina potevano assistere alla dissezione dei cadaveri. Poco lontano i maestosi edifici dell’università e della biblioteca di Carolina Rediviva, uno dei luoghi della festa. Al culmine il castello reale, ricostruito nel 1757.
Scendendo al fiume, ben riconoscibile è il mulino ad acqua riconvertito a museo della città. Per gli appassionati della tecnica c’è poi da visitare la Pumphuset, dove si mostra come Uppsala fornisce ai suoi abitanti gas, acqua, elettricità e così via. Ma il primo vanto della città – che fra l’altro diede i natali al famoso regista Ingmar Bergman – è l’avere ospitato due grandi scienziati: Celsius ma soprattutto Carl Linnaeus, il celebre naturalista del quale si visitano con un apposito bus (ma solo nella bella stagione) la casa in cui visse gli ultimi trentacinque anni, il Botaniska Trädgården, l’orto botanico che presenta ben 10.000 specie vegetali, e la Linnés Hammarby, casa di campagna della famiglia a 13 chilometri dalla città sulla strada per Fjällnora. Trovandosi poi ad Uppsala di sabato mattina, da non perdere il pittoresco mercatino delle pulci sulla Vaksalatorg, la piazza presidiata dal palazzo dei Congressi.
A 4 chilometri dal centro, Gamla Uppsala presenta i pochi resti di quello che fu nel III e IV secolo un importante centro religioso, economico e politico, nonché residenza dei re di Svezia: una bella chiesa ricostruita in mattoni dopo che la precedente in legno fu distrutta da un incendio, l’immancabile Skansen assemblato con edifici storici smontati altrove e qui trasferiti, e una serie di tumuli coperti di verde che circondano una piana. Vi sono seppelliti i re della dinastia Yngling: le tombe sono state aperte e poi richiuse, lasciando un solo varco per le ispezioni e le visite. Gli oggetti rinvenuti sono esposti nel vicino museo, il cui moderno edificio vuole ricordare nelle forme un’imbarcazione vichinga: e anche questa è tradizione.

Testo e foto di Luigi Alberto Pucci


PleinAir 453 – aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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