La notte delle lanterne

Due mitiche maschere, che annunciano l'ormai prossima fine della stagione fredda e augurano fortuna e prosperità, guidano nel bosco il lungo corteo notturno del Carnevale di Sauris: ed è come trovarsi in una favola.

Indice dell'itinerario

Poche fotografie degli anni Quaranta e Cinquanta, nessun documento che ne attesti l’origine: ma si sa che il Carnevale di Sauris è uno dei più antichi delle Alpi. Di certo è assai remoto il termine germanico che lo indica, zahrar Voschankh, risalente forse a otto secoli fa quando giunsero, dalla Carinzia e dal Tirolo, i primi abitanti; con sé portarono le tradizioni, la lingua e la tenacia dei montanari, che fino agli inizi del Novecento era del resto necessaria anche solo ad arrivare da queste parti. La strada della Val Lumiei è stata infatti inaugurata solo negli anni Trenta: in precedenza, salire a queste quattro borgate – Sauris di Sopra, Sauris di Sotto, La Maina e Lateis – era davvero un’impresa, soprattutto d’inverno. L’isolamento ha contribuito alla conservazione della cultura e dell’idioma di origine teutonica (tuttora insegnato ai pochi bambini delle scuole materne ed elementari), ma anche a rendere ben dura la vita in quest’angolo del Friuli. Non c’è dunque da stupirsi se il Carnevale era atteso con grande trepidazione: era uno dei pochi momenti di festa e di divertimento, una parentesi per accantonare le fatiche e le preoccupazioni, un’occasione per mangiare e bere in compagnia. In passato iniziava dopo l’Epifania e terminava con un gran ballo riservato agli adulti, tutti rigorosamente in maschera, mentre i bambini potevano travestirsi solo nel pomeriggio del Vastignpfinztokh, il Giovedì Grasso; le tre domeniche precedenti la Quaresima erano dedicate ognuna a una classe sociale, ovvero i ricchi, i contadini e i mendicanti.
La versione attuale del Carnevale si concentra nel finesettimana antecedente il Martedì Grasso, ed è caratterizzata dalle maschere tradizionali e dai singolari personaggi che animano questa festa. Il venerdì pomeriggio è dedicato ai più piccoli: per il Kinder Voschank un lungo corteo di bambini parte dal piazzale del Kursaal a Sauris di Sotto e allegramente s’insinua tra le vie del centro storico. Alcuni indossano una semplice tela di sacco o vecchi vestiti, altri degli abiti bianchi e un copricapo di cartone dal quale pendono un velo a merletto e dei nastri colorati. La vociante sfilata ha la sorte d’incontrare strane maestre vestite da streghe e goffe signore con il volto nascosto da una maschera lignea, che elargiscono dolci, crostoli (khrepflan) e frittelle (salviots), ma anche altri personaggi buffi o paurosi, fino a ritrovarsi nel tendone allestito al punto di partenza dove si tengono spettacoli e giochi pensati per i più piccini. In questo giorno di festa, inoltre, i bambini possono indossare gli abiti degli adulti e imitare le loro attività.
Ed eccoci al sabato, fulcro del Carnevale saurano. Verso sera, a Sauris di Sopra, fa la sua apparizione il Rölar, torva e misteriosa figura vestita di nero con il volto e le mani imbrattate di fuliggine: avanza facendo risuonare i röln, rumorose sfere di bronzo che pendono dalla sua cintura, allontanando così gli spiriti negativi e annunciando l’imminenza della mascherata. Tutti cominciano perciò a prepararsi e a radunarsi a coppie nella piazza del paese, per l’occasione interdetta al traffico. Rassicuranti ed eleganti sono le scheana schembin, le maschere belle: i personaggi femminili indossano un lungo vestito, camicia bianca e scialle scuro, coprendosi la testa con un fazzoletto e il volto con una maschera di legno dai tratti delicati; quelli maschili, dai lineamenti distinti, vestono pesanti pantaloni che arrivano al polpaccio, calzettoni di lana e giacca della festa. Inquietanti sono invece le scheintena schembin, le maschere brutte dai tratti grotteschi e caricaturali, completate da abiti logori e sgualciti.«Tutte le maschere – spiega Ermanno Plozzer, del Laboratorio Artistico Legno Stile – sono fatte con l’ontano, che si trova facilmente in valle: è leggero e morbido, perciò si presta bene ad essere lavorato e indossato anche per diverse ore. La gran parte dei modelli che produciamo si ispira a quelli custoditi presso il Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo. Altre maschere, pur mantenendo inalterati lo stile e i lineamenti tradizionali, ricordano personaggi attuali e, a volte, gli abitanti di Sauris. Tutte belle o brutte, serie o allegre, sono intagliate e poi decorate a mano con pigmenti a base di terre, ossidi e colori naturali, che non danneggiano chi le indossa né l’ambiente. Ogni anno produco maschere nuove, tutti pezzi unici dalla fantasia, dall’estro del momento e dai suggerimenti delle venature del legno».
Seconda figura chiave del Carnevale è il Kheirar: grosso naso deforme, bocca storta, vecchi vestiti spiegazzati, pesanti scarponi. Ma ciò che lo caratterizza è la scopa, con il manico della quale bussa sullo stipite della porta prima di entrare (una volta passava di casa in casa, oggi solo nei locali pubblici) per spazzare il pavimento, quasi a voler cancellare tutto ciò che è vecchio o malevolo per far spazio al nuovo, al benessere, alla primavera. Introduce la prima coppia di maschere che fa qualche giro di ballo, spazza di nuovo, introduce la seconda coppia e così via.
In breve la piazza di Sauris di Sopra si riempie di gente, di voci, di musica: i ragazzi si rincorrono e tirano palle di neve, le maschere combattono il freddo pungente con generose bevute. Distribuite le lanterne a petrolio, il corteo guidato dal Rölar e dal Kheirar lascia il borgo per incamminarsi verso Sauris di Sotto, giungendo dapprima alla chiesetta di San Lorenzo (in stile gotico tedesco, con l’alto campanile dalla guglia coperta di scandole di legno) e addentrandosi poi nel bosco, illuminato solo dalla luna e dal lungo serpente di luci. «Ogni anno – ci dice Maurizio Donda, presidente dell’Associazione Pro Sauris che ha riproposto e organizza il Carnevale – un gruppo di ragazzi improvvisa delle scenette ispirate alla storia del paese o a personaggi di fantasia. Negli anni scorsi abbiamo visto l’Orkul, una specie di orco dal volto spaventevole, le Vedrane di Mot, ossia tre vecchie sorelle nubili, e anche la rappresentazione parodistica di un matrimonio con tanto di sposi, prete e testimoni».
Lungo il tragitto, in località Hinter’s Eike s’incontrano le Heksn, streghe preposte alla mescita del vin brûlé e del tè caldo, mentre in una radura in località Velt in genere viene acceso un enorme falò per consentire ai presenti di riscaldarsi e per illuminare le maschere che danzano davanti alle fiamme, lanciando urla gutturali poiché non è consentito parlare né farsi riconoscere. Sempre guidato dal Rölar e dal Kheirar, il corteo giunge infine a Sauris di Sotto dove passa di casa in casa, entra nei locali e richiama gli spettatori per poi approdare sulla piazza del Kursaal. Ristorandosi con la minestra d’orzo e fagioli o il muset con i crauti fumanti, accompagnati dagli ottimi vini friulani e dalla birra di produzione locale, al caldo del tendone musica e danze proseguiranno fino alle ore piccole: poi bisognerà aspettare un anno per lasciarsi guidare dalle maschere di Sauris tra la neve, i misteri e le emozioni della lunga Notte delle Lanterne.

PleinAir 390 – gennaio 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio