Trentino, la montagna segreta

Intorno al Lagorai c'è un Trentino prodigo di mete e di occasioni per una vacanza a tutta natura nello stile del pleinair di una volta: con il v.r. e a piedi sui pascoli punteggiati dalle malghe, lungo gli erti sentieri che salgono alle vette e persino sui laghi della Valsugana.

Indice dell'itinerario

E’ convinzione comune che in Trentino non ci sia ormai più nulla da scoprire, e che di questo territorio si possa parlare solo in termini oleografici o per tematismi illustrati in estremo dettaglio (un’escursione, una manifestazione folkloristica o sportiva, la cucina, il vino e quant’altro). E invece, a dispetto della modesta estensione della provincia e dell’affollamento di opportunità turistiche, ne restano ancora lembi poco conosciuti dove si possono trascorrere vacanze tranquille dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, compreso il mese di agosto. Sono luoghi poco accessibili a causa delle strade impervie o assenti – salvo, come vedremo, alcune opere di recente fattura – e di un’antropizzazione quasi inesistente: così è la vasta area di montagna compresa fra la catena del Lagorai a nord e la Valsugana e l’Altopiano Tesino a sud. L’imponente vetta della Cima d’Asta, con i suoi 2.847 metri di altezza, si trova proprio al centro di questo comprensorio che si rivela pregevole sotto ogni aspetto, in primo luogo proprio per la conservazione garantita dalla scarsissima presenza umana e dall’altrettanto scarsa pressione turistica.
Sino a un paio d’anni fa la rete stradale principale si fermava a quote relativamente basse (gli 850 metri circa dell’Altopiano Tesino) e solo alcune strade strette e ripide arrivavano faticosamente poco oltre i 1.000 metri, in un’area montana dove qualsiasi escursione che si voglia chiamare tale ha mete che si trovano a quote nettamente superiori ai 2.000. Poco utile era a questo proposito la strada che si arrampica fino ai 1.615 metri del Passo del Brocon, distante delle vette principali; ancor meno il tratto che prosegue circondando il comprensorio, scende fino ai 1.116 metri del Rifugio Refavaie ed è comunque chiuso al traffico nella parte successiva, che si arrampica fino ai 2.018 metri del Passo Cinque Croci e per tutta la discesa fino al Rifugio Carlettini (altrimenti raggiungibile con estrema fatica salendo da Strigno). Di conseguenza, le guide si affannavano a descrivere escursioni di scarso interesse che partivano dai paesi dell’altopiano per raggiungere i rifugi e i valichi di alta montagna con dislivelli di oltre 1.500 metri, chiaramente riservati a un’élite di camminatori esperti: la classica e più alta base di pleinair era l’ottimo camping Val Malene, a 1.100 metri, e il trekking più noto partiva da qui per raggiungere il Rifugio Brentari, 1.370 metri più in alto, con una dura camminata di una decina di chilometri.

Lo scorso anno, grazie ad alcuni finanziamenti europei, la situazione è notevolmente cambiata e oggi è possibile, per un’autocaravan di medie dimensioni, raggiungere quote superiori ai 1.400 metri e pernottarvi anche liberamente, in un ambiente assolutamente intatto in tutti i suoi aspetti non solo naturali ma anche umani ed economici. Ci troviamo inoltre in un contesto assai accogliente, poiché le malghe – di fatto l’unica forma di insediamento nella quasi totalità di questo territorio – offrono prodotti genuini, ristoro agrituristico e ospitalità. Non si faccia caso ad alcuni cartelli di divieto, peraltro piuttosto ambigui (cosa significherà mai la dicitura “Non è consentita la sosta di camper e roulotte, salvo quanto previsto dalla legge regionale…”?), smentiti sia dalla presenza di camper che dalla spontanea accoglienza offerta dalle malghe a chi pernotta nei parcheggi adiacenti. Prestate comunque attenzione al fatto che in zona scarseggiano i camper service: i più vicini, si fa per dire, sono quelli di Pergine Valsugana, Tonadico di Primiero e San Martino di Castrozza.

 

Escursioni in Val Malene

La Malga Sorgazza è punto d'incontro e di soggiorno alla testa della Val Malene
La Malga Sorgazza è punto d’incontro e di soggiorno alla testa della Val Malene

Avevamo visitato la valle e il campeggio omonimo una ventina d’anni fa, rimanendo colpiti dalla pura bellezza di una natura in cui il pleinair ritrovava lo spirito delle origini: la situazione è ancora quella, ma con un miglioramento notevole dal punto di vista della fruibilità. La strada che sale da Pieve Tesino si arrampica diritta risalendo la valle in direzione sud-nord, e un tempo si fermava al campeggio; oggi prosegue per altri 4 chilometri circa, stretta e verso la fine un po’ tortuosa ma sempre asfaltata, fino ai 1.450 metri della Malga Sorgazza dove si trovano, oltre alla malga stessa un ampio parcheggio inserito in una splendida cornice di montagne e un laghetto alimentato dal torrente Grigno che scende limpido dalle alte quote.Chi non vuole fare troppa fatica sceglie in genere l’escursione che, affrontando il dislivello largamente abbordabile di 600 metri, porta al lago di Costa Brunella. Ma per la verità questo piccolo specchio d’acqua – che lo scorso anno era in manutenzione e presentava un livello piuttosto basso – dovrebbe essere considerato prevalentemente un punto di partenza per esplorare l’area circostante (quella del Cimon Rava e della Cresta del Frate, intorno ai 2.400 metri, notevole anche per le tracce della Prima Guerra Mondiale incise nella roccia viva).

Il rifugio Refavaie, sulle pendici settentrionali della Cima d'Asta
Il rifugio Refavaie, sulle pendici settentrionali della Cima d’Asta

Inevitabile quindi optare per la classicissima escursione al Rifugio Brentari e al vicinissimo lago di Cima d’Asta, incorniciati da cime e creste vertiginose che si ergono da ogni parte. Il sentiero, con segnavia 327, segue inizialmente un facile sterrato che si abbandona dopo un paio di chilometri in leggera pendenza, risalendo il torrente e una piccola valle di intatta bellezza; si alternano tratti più facili a brevi strappi, fino a quando si comincia a salire con decisione. Giunti a un gruppo di sorgenti (quota 1.900, dopo 2 ore circa) il sentiero si biforca: quello diretto è definito difficile mentre quello che si dirama sulla destra, soprannominato Sentiero degli Asini, è più lungo ma con minor pendenza ed è definito facile. Quale che sia la scelta, manca ancora quasi un’ora e mezzo alla meta dalla quale ci separano 500 interminabili metri di dislivello, la cui durezza è attutita dalla possibilità di fermarsi e apprezzare alcune delle viste più suggestive della zona. Altrettanto piacevole è il punto d’arrivo, e chi avesse ancora le forze per superare altri 50 metri di quota può raggiungere la vicina e molto attraente Cresta di Soccede (2.518 m), con grandiosi panorami in ogni direzione.

 

Intorno al Brocon

Il passo del Brocon e i monti che gli fanno da cornice, visti dal Sentiero dei Fiori così chiamato per le abbondanti fioriture della bella stagione
Il passo del Brocon e i monti che gli fanno da cornice, visti dal Sentiero dei Fiori così chiamato per le abbondanti fioriture della bella stagione

Un’altra nuovissima strada consente di raggiungere il passo senza ridiscendere fino a Castello Tesino: dalla Malga Sorgazza basta infatti tornare al camping e seguire i segnali per il tracciato appena costruito. Questa via diretta dalla Val Malene al Brocon è stretta e tortuosa e in alcuni tratti piuttosto ripida, ma servendosi della viabilità principale (che non è di molto migliore) si allungherebbe il percorso di una ventina di chilometri. Non conviene pernottare sul passo, dove gli spazi sono scomodi, ma 3 chilometri prima, nei pressi della base della seggiovia del Monte Agaro.
L’ambiente che circonda il Brocon è del tutto diverso dal precedente. Qui infatti ci troviamo più in alto e le viste sono molto più aperte e dolci, caratterizzate da cime arrotondate e praterie alternate a boschi, mentre in lontananza si ergono alcune delle più famose creste dolomitiche oltre a quelle ammirate in precedenza. Nei dintorni del passo ritroviamo alcune malghe dove acquistare squisiti formaggi che portano nel sapore tutta la fragranza delle erbe di montagna, a un rapporto tra prezzo e qualità assolutamente competitivo; è possibile inoltre rifornirsi d’acqua.

L’escursione più tipica che si effettua dal Passo del Brocon è il Sentiero dei Fiori, ben segnalato, facile, piacevole e altamente panoramico. Si sale dolcemente tra morbidi prati fino a raggiungere una cresta sottile che va percorsa fino al Col della Boia; lungo il sentiero si incontrano altri segni di trincee della Grande Guerra. Il dislivello massimo si aggira sui 450 metri e i panorami sono vastissimi lungo tutto il tragitto, allietato da ricche fioriture come il nome lascia presagire. Un altro facile sentiero a mezza costa sul pendio erboso costituisce la facile e sempre panoramica via del ritorno, che chiude l’anello.

Chi volesse trascorrere una giornata più tranquilla e di tutto riposo, ma sempre immergendosi nella natura, può scendere sul versante opposto lungo la via pedemontana che risale il torrente Vanoi e arriva al Rifugio Refavaie (1.116 m). Poco prima di giungervi, alcuni spazi in riva al fiume possono offrire l’occasione di una sosta rinfrescante, mentre dal rifugio partono varie camminate: facili e piacevoli sono quelle che in circa un’ora e mezzo ciascuna conducono rispettivamente alla Malga Fossernica, verso est, e alla Malga Laghetti, verso ovest.

 

Lungo la Val Campelle

L'altopiano nei pressi della Forcella Magna
L’altopiano nei pressi della Forcella Magna

I monti Lagorai sono così chiamati per la moltitudine di laghi che vi si trovano, e una delle zone che annovera una gran densità di laghetti in una piccola area accessibile con relativa facilità è quella che unisce il Passo Cinque Croci alla Forcella Magna, sulle alte pendici della Cima d’Asta. Il sentiero 326 collega le due estremità del percorso e si sviluppa con deboli saliscendi attorno a quota 2.100; i laghetti si raggiungono attraverso deviazioni e sentieri non tabellati, più o meno al centro dell’itinerario. Alla Forcella Magna si arriva anche dalla Malga Sorgazza attraverso un lungo sterrato (segnavia 380, che nel primo tratto è in comune con il sentiero per il Rifugio Brentari) che tuttavia è molto lungo e di scarso divertimento.

Più breve il tragitto che invece sale al Passo Cinque Croci dal versante opposto, e anche in questo caso ci soccorre l’aggiornamento della rete stradale: l’asfalto arriva infatti fino al Ponte Conseria, a quota 1.468. Ma la strada di accesso è molto stretta e tortuosa fin da Strigno e da Spera per salire al Rifugio Crucolo (1.096 m), e peggio ancora più avanti fino al Rifugio Carlettini (1.368 m). Da qui inizia un tratto che dovrebbe essere a pagamento – ma la scorsa estate le cabine di riscossione apparivano inattive – e dove era segnalata anche una tariffa specifica per le autocaravan; quanto al parcheggio, è consentito soltanto in una dozzina di spazi definiti e numerati l’ultimo dei quali si trova proprio prima del Ponte Conseria, che supera il torrente Maso di Spinello. Giunti a questo punto conviene del resto pernottare, previa richiesta ai gestori, presso la vicina Malga Conseria di Dentro, con il consueto spaccio di squisiti formaggi a prezzi quanto mai convenienti.

Un buon riferimento per la sosta nella zona di Malga Corseria di Dentro
Un buon riferimento per la sosta nella zona di Malga Corseria di Dentro

Per affrontare la salita al Passo Cinque Croci occorre comunque riportare il veicolo al ponte e imboccare il ben segnalato sentiero 326 (non la strada carrabile, peraltro vietata e assai più lunga); il dislivello di 600 metri si consuma quasi interamente nel tratto iniziale, fortunatamente nella frescura di un bosco, e il passo si raggiunge in poco meno di un paio d’ore, con diverse possibilità di sosta accanto al torrente. Il nome del passo deriva dalla circostanza che in quel punto convergono i confini dei territori di cinque comuni, testimoniata dalle piccole croci di ferro raggruppate in una sorta di candelabro e disposte in modo tale che con vento forte emettono un suono flautato: ai bambini che lo ascoltano, come una sorta di magia, viene raccontato che questo suono misterioso è la voce degli spiriti del bosco. Il percorso prosegue meno agevolmente di quanto si potrebbe immaginare, affiancando una parete rocciosa per almeno mezz’ora, quando finalmente si intravede un altro sentierino che sale al primo laghetto. Dopodiché diviene più facile deviare e procedere a vista alla ricerca degli altri specchi d’acqua, seguendo in parte un tracciato non tabellato che porta alla Busa delle Calciere.

Sul passo delle Cinque Croci si incontrano i confini di altrettanti comuni
Sul passo delle Cinque Croci si incontrano i confini di altrettanti comuni

Molto minor interesse riveste l’esplorazione della vicina Val Calamento, dove non si registrano situazioni del tipo di quelle descritte finora: la sola meta degna di nota è il Passo Menghen (2.047 m), raggiungibile tuttavia mediante una strada lunga, stretta e ripida con un faticoso strappo finale di 600 metri di dislivello che mette a dura prova il mezzo e il guidatore.

 

I laghi di Trento

Il lago di Caldonazzo nei pressi di San Cristoforo
Il lago di Caldonazzo nei pressi di San Cristoforo

Può suscitare una certa meraviglia il fatto che una zona così poco nota e frequentata come quella fin qui percorsa si trovi tanto vicina al capoluogo (siamo a meno di 40 chilometri da Trento); ma ancor più stupisce il fatto che, avvicinandosi alla città su strade che si fanno via via agevolissime a qualsiasi veicolo, si incontrino insospettate oasi di pace anche nel bel mezzo dell’alta stagione. Si tratta in particolare di un giro semplicissimo ma assai soddisfacente che tocca ben sei laghi, quasi tutti balneabili: con la sola eccezione di quello di Caldonazzo, affollatissimo nei canonici periodi di vacanza a motivo della sua notorietà, il circuito offre occasioni di soggiorno pienamente fruibili e tranquille anche tra luglio e agosto, come abbiamo avuto modo di sperimentare.

LAGO DI CALDONAZZO
Alla buona qualità delle acque corrisponde purtroppo un fondo molliccio e poco piacevole, che può essere superato grazie ad alcuni pontili nelle due sole aree accessibili liberamente, situate alle due estremità: San Cristoforo e quella di Calceranica. Altrove si incontrano molte difficoltà di parcheggio con divieti di pernottamento, ma abbondano i campeggi.

LAGO DI LEVICO
Le rive sono erbose e ben tenute, la situazione piacevole anche con forte afflusso di bagnanti. A Levico Terme si trovano un’area a pagamento molto ben attrezzata e un’altrettanto bella area libera, con un comodo parcheggio che permette di accedere ad entrambe.Da Levico si sale a Pergine Valsugana e poi nella Valle di Pinè. Da qui in poi si incontra un ambiente che, per vocazione e per effettivo utilizzo turistico, è frequentato soprattutto da famiglie con bambini piccoli e giovani pensionati: troviamo quindi tutte le premesse per un contesto esente dal chiasso e dalla confusione che il turismo di massa della piena estate porta negli ambienti vocati ad accogliere le altre fasce di età.

LAGO DI PINE’
Baselga di Pinè le rive del lago sono state sapientemente attrezzate per quasi tutta la loro estensione, specialmente in quella che è indicata come area balneare. Molti i parcheggi, anche se alcuni sarebbero riservati alle auto e dove peraltro i camper sostano senza disturbare nessuno e senza che nessuno li disturbi, almeno fino a che non si registra un raro tutto esaurito.

Acque cristalline e una bella spiaggetta sul lago di Piazze
Acque cristalline e una bella spiaggetta sul lago di Piazze

LAGO DI PIAZZE
Poco a monte del lago di Pinè si trova questo specchio d’acqua dalla limpidezza eccezionale dove ci si bagna in mezzo alle trote, pesci che notoriamente sono assai esigenti in tema di qualità ambientale. La sola presenza umana è data da un piccolo albergo con annesso campeggio e parcheggio, accanto a una bella spiaggia bianca. Le acque limpide e per nulla fredde, unitamente all’ambiente tranquillo, sono quanto di meglio si possa desiderare per una sosta rinfrescante.

Il lago delle Buse è un'altra meta ben attrezzata per il tempo libero all'aria aperta
Il lago delle Buse è un’altra meta ben attrezzata per il tempo libero all’aria aperta

LAGO DELLE BUSE
Ancora poco a monte, presso Brusago, si trova questo laghetto essenzialmente di pesca, inserito in una splendida cornice paesistica e ben attrezzato per una breve permanenza in totale beatitudine (alcuni camper sostavano a tutta natura sui morbidi prati che circondano la riva).

 

In Val di Cembra

Le rive erbose del piccolo lago di Lases
Le rive erbose del piccolo lago di Lases

Da Brusago si passa rapidamente in questa valle, scendendo di nuovo fino in Valsugana nei pressi del casello autostradale di Trento Nord per il ritorno: ma lungo il percorso si incontrano ancora due siti di notevole interesse.
Il primo, scendendo da Valcava in direzione di Cembra, è Segonzano con le sue celebri Piramidi. Un comodo parcheggio con rustico ristoro immette sul sentiero che conduce a queste curiose formazioni che ricordano i camini delle fate della Cappadocia o i ciciu piemontesi: ma non crediate che si tratti di una passeggiatina. Il sentiero, per quanto ben attrezzato, sale rapidamente e occorre più di un’ora per raggiungere i punti di belvedere principali e tornare alla base, assai di più se si vuole estendere l’esplorazione alle lunghe vie che attraversano la zona per arrivare più lontano.
L’ultima tappa è il lago di Lases, a un migliaio di metri di quota: affiancato da un parcheggio a pagamento, offre rive erbose affacciate su acque limpide e non fredde, l’ideale per chiudere nel modo migliore questa breve vacanza in un Trentino che sa essere ancora ricco di sorprese.

Le piramidi di Segonzano, formazioni geologiche dalla sagoma inconfondibile
Le piramidi di Segonzano, formazioni geologiche dalla sagoma inconfondibile

 

 

 

 

 

 

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