Verso il Mar Nero: alla scoperta della Turchia asiatica

Vacanze in Turchia, verso la costa del Mar Nero, con la guida di un reporter d'eccezione

Indice dell'itinerario

La prima volta che visitammo la Turchia era il lontano 1985, con una vecchia Opel e la tenda. Partimmo con un certo timore verso un paese a noi vicino ma sconosciuto, non solo rispetto alle sue infrastrutture ma anche per la disposizione della gente che avremmo incontrato. Quel viaggio fu una rivelazione: l’anno dopo, sempre con la tenda ma questa volta in moto, mia moglie e io arrivammo fino in Cappadocia. Fu allora che mi ripromisi di tornare di nuovo in Turchia ma con una caravan, anche per godere di qualche comodità in più e maggior autonomia nei servizi.
Veniamo ai nostri giorni, quando l’ennesima visita – noi e una coppia con rispettivi figli insieme ad altre due coppie – è stata effettuata in camper, una piccola carovana a cui si aggiungeva un’auto attrezzata per il pernottamento di due dei ragazzi. Qui devo fare una piccola parentesi personale: lavorare in una rivista come la nostra, nata per guidare i lettori in vacanza, spesso non lascia un attimo di tempo per pianificare le proprie ferie, tanto che alla fine avevamo organizzato ben poco e, di fatto, sapevamo solo che la nostra meta principale sarebbe stata il Mar Nero. Il percorso? Lo avremmo inventato strada facendo, con la speranza che il periodo di bassa stagione ci fosse d’aiuto a trovare sempre un buon approdo. Ed ecco com’è andata.

 

Sulla via dello zafferano

Safranbolu: panorama sul centro storico
Safranbolu: panorama sul centro storico

Una trentina di chilometri dopo Alessandropoli, a una stazione di servizio in prossimità della frontiera turca, mentre facciamo rifornimento incontriamo – guarda caso – un equipaggio italiano, che conosce bene la Turchia per averla visitata più volte. A tavola insieme, apprendiamo che è preferibile non pernottare nei parcheggi lungo l’autostrada che collega Istanbul ad Ankara: meglio rivolgersi alle stazioni di servizio dopo aver fatto il pieno, magari facendo dono di un pacchetto di sigarette al gestore (un piccolo pensiero che ci sarà utile in più occasioni). Il tempo a nostra disposizione per il viaggio non è sufficiente ad includere la visita di Istanbul, alla quale bisogna dedicare non meno di tre giorni: ci limitiamo così ad attraversare la città, impiegando comunque un paio d’ore per il transito sul ponte a pedaggio del Bosforo. Varcato lo stretto, mitica porta fra l’Europa e l’Oriente, la nostra prossima destinazione è Safranbolu seguendo la strada O4-E80 via Izmit e Düzce. In quest’ultima città l’anziano custode di un’officina ci spiega che uscendo dall’autostrada e prendendo la vecchia statale troveremo ottimi ristoranti nella non lontana Kaynasli, lungo la cosiddetta raba: in effetti il pranzo si rivela dei migliori, ma è preceduto da ben 17 chilometri di durissima salita (non indicata dalle carte) che arriva a 900 metri di quota e mette seriamente alla prova il veicolo e il conducente. Se però la meccanica e l’esperienza ve lo consentono, è una deviazione molto suggestiva con bellissime viste panoramiche e trattorie disseminate lungo tutto il tragitto.

Samsun, uno dei grandi scali della turchia sul mar nero
Samsun, uno dei grandi scali della turchia sul mar nero

Superata Bolu e rientrati in autostrada, la seguiamo fino a Gerede e qui prendiamo la statale in direzione di Samsun. Dopo 30 chilometri svoltiamo sulla buona strada secondaria per Karabük, dove un grande supermercato in prossimità della stazione degli autobus ci permette di rifornire la cambusa. Dalla piazza centrale si continua a destra per Safranbolu, su una salita di modesto impegno lunga circa 12 chilometri, e giunti alla parte moderna la si supera seguendo la segnaletica per il quartiere Çarsi: la strada inizia a scendere, ed ecco apparire le prime case di questo insediamento storico fra i più belli e interessanti di tutto il paese, con testimonianze architettoniche dal XIV al XIX secolo. Il complesso delle abitazioni ottomane si è conservato praticamente intatto per secoli nella sua fisionomia; poi, con l’inserimento nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità, è stato dato inizio a una vasta opera di restauro che ha riguardato soprattutto le konak, tradizionali abitazioni di legno ormai rare, a cui si aggiungono cortili in pietra, stradette lastricate, fontane e ponticelli.

Safranbolu: il museo storico con reperti romani
Safranbolu: il museo storico con reperti romani

Questo caratteristico impianto si può apprezzare nella sua interezza salendo alle panoramiche rovine del castello Hidirlik Tepesi, in cima a una collina che offre ampie viste sull’antico centro. Scendendo da Hidirlik Tepesi non perdete inoltre la Kaimakamlar Konagi, splendida casa-museo i cui ambienti lasciano immaginare come si svolgeva la vita quotidiana ai tempi degli Ottomani: tra i pochissimi arredi fissi c’erano il divano e la scansia girevole in cui le donne lasciavano il cibo per gli uomini, mentre i pasti si consumavano su un’asse mobile e per dormire si stendevano i materassi sul pavimento. Un’altra tappa della visita è il Baglar, il vecchio sito di villeggiatura estiva dove gli abitanti trovavano rifugio dall’intensa calura. Nel più recente quartiere di Kirankoy si notano invece la moschea Ulu, la chiesa di Santo Stefano e il collegio dello Sholion.Il nome di Safranbolu, come è facile intuire, si deve al fatto che qui prosperavano già nell’antichità le colture del safran, nome locale del croco da cui si ricava lo zafferano. La raccolta si effettua solitamente in ottobre, prima del sorgere del sole; oggi però non è facile trovare questa spezia allo stato puro, mentre è più diffusa l’economica miscela di varie parti della pianta. Altro rinomato prodotto locale è il pellame, che potrete acquistare in una delle innumerevoli botteghe specializzate nel mercato Yemeniciler Arastasi, al cui interno si trova il Bonçuc Café, ideale per un intervallo. Alcuni negozi del centro offrono invece utensili e suppellettili, d’uso quotidiano sino a pochi decenni fa, che oggi sono diventati oggetti di notevole valore antiquario.

Una bottega e la sua mercanzia
Una bottega e la sua mercanzia

Una curiosità è il villaggio di Yörük Köyü, a circa 15 chilometri da Safranbolu in direzione di Kastamonu: tutti gli abitanti erano fornai, mestiere che per generazioni si è trasmesso di padre in figlio. Le vecchie case, ancora più intatte che a Safranbolu, sono lo sfondo di una piacevole passeggiata lungo i vicoli pavimentati in pietra.

 

Antiche dinastie

Il porto di Sinop
Il porto di Sinop

Il Mar Nero è uno degli snodi cruciali del traffico marittimo e fluviale tra Europa e Asia: tramite il Bosforo comunica con il Mar di Marmara e quindi con il Mediterraneo attraverso lo Stretto dei Dardanelli, mentre il Danubio e il Rhein-Main-Donau Kanal lo collegano al Mare del Nord, solo per citare i principali sistemi idrografici che lo interessano. Da Safranbolu una parte del gruppo decide di fare subito una puntata in riva al bacino deviando per una novantina di chilometri verso Bartin e Amasra, che sorge proprio sulla costa in un ambiente idilliaco ai margini di un fitto bosco. Qui la grande industria del turismo e gli anonimi alberghi che sembrano costruiti in serie non sono ancora arrivati: il roccioso promontorio, cinto da un castello, si affaccia sulle acque cristalline con due porticcioli lungo i quali ci si sofferma volentieri, senza trascurare i pittoreschi vicoli e le chiese avvolte da un silenzio quasi irreale. Un museo raccoglie reperti antichi, in particolare romani e bizantini, e oggetti del periodo classico ed ellenistico tra cui monete, vasellame e gioielli. Questo tratto della costa non è balneabile, ma si può effettuare un’escursione in barca che dura circa un’ora e permette di ammirare il paese e i dintorni dal mare.

Il mercato di Sinop
Il mercato di Sinop

Per arrivare a Sinop, nostra prossima destinazione sul Mar Nero, si potrebbe continuare lungo le sue sponde, ma preferiamo ripassare per l’entroterra tornando a Safranbolu e proseguendo per Kastamonu, che dista circa 120 chilometri. Luogo d’origine della grande dinastia dei Comneni, che fece rinascere l’Impero Romano d’Oriente tra l’XI e il XII secolo, durante il XIV secolo la città fu il pomo della discordia tra i Bizantini e i Selgiuchidi, passando infine sotto il dominio ottomano nel 1393. Il nucleo medioevale si erge su una collina alla cui sommità si trovano i resti romani, mentre intorno al castello si stende il cosiddetto quartiere degli Armeni o dei profughi. Nel complesso del vecchio mercato si trovano una ventina di edifici storici, la maggioranza dei quali costruiti nel periodo in cui Kastamonu divenne capitale dell’emirato di una serie di dinastie locali. Altri mercati, dove è facile osservare le contadine che vendono latte fresco, formaggi, pane, burro e qualsiasi cosa produca il loro orto, si trovano nelle vicinanze delle moschee Atabey, Ismail Bey e Nasrullah. Da visitare anche gli hammam, ugualmente al centro di vivaci attività, e i due musei cittadini: quello archeologico, che conserva reperti romani, ellenistici e bizantini, e quello etnografico, ampia e interessante raccolta di artigianato, costumi tipici, attrezzi in legno o rame del periodo ottomano.

Il mercato di Sinop
Il mercato di Sinop

Scendendo per Ilgaz ritroviamo la E80 in direzione di Samsun, svoltando a sinistra poco prima della città per raggiungere Sinop. Quest’ultimo tratto, lungo circa 160 chilometri, mette a dura prova motore e freni a causa delle notevoli pendenze, che più volte ci obbligano a ricorrere a marce bassissime. Sinop, centro balneare e portuale, si trova in bella posizione su un promontorio circondato su tre lati dal mare e unito alla costa da un sottile istmo di terra. Il paesaggio naturale si sposa a un microclima privilegiato che ha reso la città una meta estiva molto apprezzata nonostante, ci dicono, la discreta frequenza di cielo coperto e piogge anche nella bella stagione. Pur devastata dall’esercito russo nel XIX secolo, Sinop ha conservato le antiche mura e le rovine dell’acropoli, con resti di un insediamento genovese del XIV secolo, mentre su un colle sorgono alcune tipiche abitazioni e una moschea. Le torri che vegliano il mare sono un piacevole punto di ritrovo, con giardini in cui rilassarsi bevendo una tazza di tè. Vale inoltre la pena visitare il museo per ammirare, fra centinaia di pezzi dall’Età del Rame all’indipendenza, una delle più interessanti collezioni di icone bizantine della Turchia. Anche qui non manca un mercato, proprio all’ingresso della città; se invece volete godervi il paesaggio, fate il giro della penisola e raggiungete la bella spiaggia di Karakum.

 

Porti del nord

Trebisonda
Trebisonda

Tornati indietro fino a Samsun, pernottiamo in questa importante stazione commerciale e militare del Mar Nero che oggi si va modernizzando molto rapidamente: a rappresentare il suo antico fascino rimangono pochi edifici di sobrio stile classico.
Lo stesso processo ha interessato Ünye, a 90 chilometri in direzione di Trabzon. Anche questa città rivierasca, infatti, ha visto una notevole espansione, ma nonostante si trovi sul mare il suo prodotto più tipico sono le nocciole, la cui coltivazione è molto diffusa in tutta la zona. Proprio sulla piazza centrale, ombreggiata da un monumentale platano vecchio di cinque secoli e alto 30 metri, l’Erski Hamami è aperto al mattino per gli uomini e alla sera per le donne. Nel circondario ci sono alcune belle spiagge, in particolare quella di Çamlik, mentre in alto su una rupe svettano i resti della fortezza medioevale Ünye Kalesi.

La piccola capitale della nocciola del Mar Nero, Ordu, si trova a circa 75 chilometri. Nulla ormai ricorda l’antica Kotyora in cui, come scrive Senofonte nell’Anabasi, si fermarono 10.000 soldati greci al ritorno da Babilonia. Da visitare il palazzo del Pascià e il museo etnografico ospitato in una bella residenza signorile del XIX secolo, con la ricostruzione degli ambienti dell’epoca e un’esposizione che comprende l’abito indossato da Mustafa Kemal quando fece il suo ingresso in città, nel 1924. Al padre della patria è dedicato l’Atatürk Bulvari, una frequentata arteria su cui si susseguono numerosi locali.

Una cinquantina di chilometri più avanti, Giresun deve la sua origine a coloni greci provenienti da Sinop, che la fondarono nel II secolo a.C. Quella che fu terza città costiera dopo Trabzon e Samsun è dominata da una panoramica fortezza e riserva alcune visite interessanti, fra cui il quartiere armeno, il liceo del XVIII secolo, la vivace strada commerciale Gazi Caddesi e la Fevzipasa Caddesi, dove si passeggia tra barbieri, calzolai, liutai e uomini che giocano a carte. Non è però una tappa che ci sentiremmo di consigliare per il pernottamento, vista la difficoltà di trovare un parcheggio adeguato. Da aggiungere poi che questa è considerata una delle sedi del movimento estremista dei Bozkurtlar, i Lupi Grigi, e tale circostanza – a torto o a ragione – non ci fa sentire pienamente sicuri.

Muro di cinta della "cittadella"
Muro di cinta della “cittadella”

Ancora 120 chilometri lungo la costa ci portano all’estremità orientale del nostro itinerario: Trabzon, l’antica Trebisonda, il principale porto turco del Mar Nero. Le sue origini risalgono all’VIII secolo a.C., quando venne fondata dai Greci con il nome di Trapezounta, per poi divenire con i Romani un importante centro marittimo. Qui i Comneni si rifugiarono nel 1204 fondando l’Impero di Trebisonda, che resistette alla pressione ottomana fino al 1461, ma di quei due secoli e mezzo di storia non si trova quasi alcun segno. Sulla piazza centrale si affacciano alcuni ristoranti e l’ufficio del turismo, mentre vicino alla Piyansa Meydani troverete il mercato ortofrutticolo in cui acquistare i prodotti della campagna o specialità come il tè, i pistacchi e la pasta di nocciole. Il forte brusio vi guiderà poi al caravanserraglio, con decine di negozi di vario genere. Molto diverso è il mercato russo, nei pressi del porto: con ingresso a pagamento, vi si trovano gli oggetti più disparati messi in vendita da estemporanei commercianti in arrivo dalla Georgia.

Delicatezze turche
Delicatezze turche

La chiesa più antica, Sant’Anna, risale al IX secolo; bizantina anche la Fatih Camii, una basilica trasformata più tardi in moschea. Un piccolo mondo a parte è il quartiere di Bilaloglu, prima del ponte, con basse casette e giardini che formano una sorta di villaggio nella città, in cui la passeggiata è immancabilmente seguita da bambini curiosi e vocianti. Anche a Trabzon la costa non è balneabile e bisogna spostarsi di una ventina di chilometri, ma potrete rimediare con la piacevole visita all’hammam in Pazarkapi 8, che si dice sia il migliore della Turchia (l’ingresso alle donne è però consentito solo il giovedì).

Dolmus. i taxi collettivi turchi
Dolmus. i taxi collettivi turchi

L’entroterra offre paesaggi gradevoli, e nei dintorni di Trabzon si trovano altre mete d’interesse. A 3 chilometri, la chiesa di Santa Sofia risale al XII secolo, conserva alcuni splendidi affreschi ed è circondata da un parco molto curato; si raggiunge con i dolmus (i famosi taxi collettivi turchi) o con gli autobus in partenza dall’Atatürk Alani. Gli stessi mezzi di trasporto conducono alla villa dell’Atatürk, a 7 chilometri, ora trasformata in museo. A circa 50 chilometri si trova invece il monastero di Sümela, aggrappato alla roccia in uno scenario di sapore alpino: il rigore dell’architettura esterna, con la pietra degli edifici che sembra fusa nella montagna, non lascia sospettare la ricchezza artistica dell’interno, con affreschi di bellezza spettacolare pur se danneggiati nel tempo da atti di vandalismo. Da Trabzon si arriva in minibus, partendo al mattino dal porto e rientrando la sera; evitate però il venerdì, giornata in cui i pellegrini affluiscono in massa.

 

Verso la capitale

Veduta della citta' di Amasya
Veduta della citta’ di Amasya

Lasciamo infine il Mar Nero alla volta di Havza e poi di Amasya. Sulle rive del fiume Yesilirmak, questo antico insediamento dall’atmosfera romantica, ancora poco frequentato dal turismo, ha conservato le case tradizionali in legno e numerosi monumenti, tra cui moschee e mausolei, ma la testimonianza storica principale è il castello ormai abbandonato, che ospita cinque tombe reali e offre una vista panoramica molto suggestiva. Tra i numerosi edifici del centro segnaliamo almeno la moschea del sultano Beyazit II, edificata nel XV secolo in riva al fiume, e quella di Gökmedrese, che insieme al mausoleo Torumtay Türbesi appartiene al periodo selgiuchide; notevole anche la facciata decorata del Bimarhane, un ricovero per malati di mente che fu costruito dai Mongoli. Nel museo cittadino sono esposte migliaia e migliaia di reperti di undici diverse civiltà, che rendono questa collezione una delle più importanti di tutta la Turchia, mentre l’Hazeranlar è una vecchia abitazione ottomana oggi visitabile. Immancabili anche qui gli hammam e il bazar coperto, Kapali Çarsi, con numerosi negozi di arredamento e oggetti per la casa.

Veduta della citta' di Amasya
Veduta della citta’ di Amasya

E’ l’ora di riprendere la via del ritorno, ma su quale tragitto? Il dilemma si pone perché il gruppo è diviso: chi vuole andare ad Ankara (un altro consiglio degli italiani che avevamo incontrato alla frontiera), chi a Istanbul e chi, come me, vorrebbe trattenersi da queste parti per visitare la storica città di Tokat e il luogo della battaglia di Zela, l’odierna Zile, dove Giulio Cesare pronunciò la celebre frase «Veni, vidi, vici». Alla fine decideranno i più giovani che non vogliono dividersi dagli amici, e così il giorno successivo si parte tutti alla volta della capitale. L’ingresso ad Ankara non è dei più facili, dato che le indicazioni stradali sono piuttosto scarse, e non resta che affidarsi a un navigatore satellitare oppure farsi guidare da un taxi. Riusciamo comunque ad individuare l’Atatürk Bulvari, il grande viale che costituisce il principale riferimento per la visita. Va premesso che sotto molti aspetti Ankara non regge il confronto con Istanbul, ma non è vero ciò che sostengono in molti, e cioè che si tratti di una città moderna senza alcuna bellezza: meno caotica della perla del Bosforo, merita invece un sosta per scoprirne le molte particolarità.

Veduta della citta' di Amasya
Veduta della citta’ di Amasya

Il vecchio sobborgo orientale, divenuto nel 1923 la capitale del nuovo stato turco, è oggi una metropoli di 4 milioni di abitanti in cui ville lussuose sorgono vicino ai gecekondu, i quartieri costruiti ”in una notte” per far fronte alla vertiginosa crescita demografica. Dall’Atatürk Bulvari, estensione della Irfan Bastug Caddesi che incontra l’autostrada periferica, procedendo verso sud si accede alla parte più recente, mentre tornando verso nord si incontra l’Ulus da cui le indicazioni portano alla Kale Hisar, la cittadella fortificata. Qui, oltre a godere di una vista impagabile su Ankara dalla sommità del complesso, da non perdere è il bellissimo ed evocativo museo che illustra (con descrizioni anche in inglese) tutte le culture e le civiltà della Turchia dal Paleolitico all’età romana. Proseguendo nella visita si noteranno altre costruzioni come la Hisar Kapisi, una porta con torre provvista di orologio, e la moschea Alaaddin, che vanta un pulpito del XII secolo. Vicino al castello si trova il celebre quartiere di Saman Pazari, pieno di piccoli ed economici negozi; qui c’è anche il capolinea dei dolmus.
Fra gli altri monumenti che valgono la sosta citiamo almeno la duecentesca moschera di Arslanhane con un meraviglioso tetto di legno, le terme romane in Çankiri Caddesi e naturalmente il mausoleo dell’Atatürk (ad ingresso gratuito): costruito fra il 1944 e il 1953, è un edificio colossale introdotto da un’enorme scalinata e da una grande piazza. Nei moderni quartieri di Çankaya e Kizilay ci si può invece dedicare allo shopping, con negozi eleganti sulla Tunali Hilmi Caddesi e al centro commerciale di Atakule.
Molto soddisfatti di questa conclusione, ci aspetta ora il trasferimento verso casa nel quale riusciamo perfino ad inserire una breve tappa a Istanbul.

Panini con pesce sul Bosforo
Panini con pesce sul Bosforo

Uscendo da Ankara, l’autostrada si presenta in buone condizioni ma con pendenze davvero impegnative, poiché arriva a sfiorare i 1.700 metri di altitudine; poi riprendiamo la E80 e, di nuovo attraverso Bolu e Izmit, giungiamo nella perla del Bosforo. Trascorriamo le ultime due giornate di vacanza fra hammam e passeggiate, scoprendo fra l’altro che ad Istanbul il camper è anche uno strumento di turismo economico perché gli alberghi cittadini hanno prezzi davvero esorbitanti, mentre noi soggiorniamo nel cuore turistico di questa favolosa città spendendo circa 15 euro al giorno.
Ed eccoci di nuovo a passare lo stretto, a lasciare l’Asia per rientrare in Europa. Ma questa Turchia antica e moderna, sempre piena di sorprese, è ormai un tramite e non più un confine tra i due continenti.

 

 

 

 

 

 

 

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