La forma del latte

Un particolare formaggio a pasta filata è la materia prima delle trecce che a Santa Croce di Magliano, in provincia di Campobasso, ornano il collo e le spalle dei partecipanti alla processione della Madonna Incoronata. Una festa singolare e di antica origine, tra il sacro e il profano, che vede protagonisti gli animali insieme a contadini, mandriani e pastori.

Indice dell'itinerario

Gli scambi sociali e culturali tra Molise e Puglia sono sempre stati molto intensi, anche per via delle periodiche migrazioni che, per diversi motivi, avvenivano da una regione all’altra. I molisani frequentavano e frequentano spesso alcuni importanti luoghi di culto pugliesi, e alle vie di pellegrinaggio si sommano i tratturi percorsi dai pastori durante la transumanza. La reciproca conoscenza di usi e costumi e, non di rado, la loro mescolanza è testimoniata fra l’altro da numerose ricorrenze popolari, delle quali una assai curiosa e significativa è la secolare Festa della Madonna dell’Incoronata: si celebra infatti sia presso l’omonimo santuario alle porte di Foggia, sia nel paese di Santa Croce di Magliano, importante centro agricolo in provincia di Campobasso. In entrambi i casi, la leggenda racconta che nel 1001 la Vergine apparve tra i rami di una quercia a un contadino del posto soprannominato Scarciacappe o Strazzacappe, nomignolo derivante dagli abiti laceri che indossava. La manifestazione che si svolge nel Basso Molise presenta tuttavia un elemento peculiare, poiché il carattere religioso si innesta in una tradizione tipicamente legata alle feste di primavera: i contadini fanno infatti sfilare i propri animali perché ricevano la benedizione che, nella speranza dei fedeli, propizierà un florido anno di raccolti.

Civiltà contadina
L’ultimo sabato di aprile è un appuntamento molto atteso dall’intera comunità di Santa Croce di Magliano, in fervida attività sin dalle prime ore del mattino per completare in tempo utile i preparativi iniziati nei giorni precedenti. Dopo aver selezionato con cura gli esemplari più belli tra bovini, pecore e cavalli, i proprietari delle aziende agricole sparse intorno al paese affrontano il faticoso lavoro di pulizia degli animali, per rendere candido il manto dei buoi, rinfrescare il vello delle pecore e lustrare cavalli e finimenti. In ogni fattoria decine di persone sono impegnate in queste mansioni, svolte anche da giovani e giovanissimi che partecipano con entusiasmo. Gli ultimi ritocchi consistono nell’abbellire le mucche con enormi campanacci adorni di nastri colorati, mentre tra le corna si intrecciano fasce di cotone bianco. Ma la vera peculiarità della festa è l’originale collana che indossano i partecipanti alla sfilata: una lunga treccia di formaggio, portata a tracolla, che a fine cerimonia sarà distribuita in piccoli pezzi a tutti gli astanti. Sembra che il bizzarro impiego sia dovuto alla fantasia di un pastore santacrocese, che venne poi imitato dai concittadini.
Ormai è tempo di muoversi. Le prime a partire sono le mandrie e le greggi: hanno bisogno di più tempo per raggiungere il centro del paese, che intanto si anima delle melodie della banda musicale e del vocio di due ali di folla assiepate lungo Corso Umberto I. La lunga strada, in leggera salita, verrà percorsa dapprima dai cavalieri divisi in gruppi a seconda della fattoria di provenienza, quindi da buoi e pecore. Come variazione sul tema della treccia, fra i mandriani è invalso l’uso di portare il gustoso ornamento a mo’ di decorazione del petto e delle spalle, dopo aver praticato nel mezzo dell’intreccio un foro per la testa. Man mano che gli animali si avvicendano, aumenta la confusione per il clamore del pubblico; a volte i cavalli scalpitano pericolosamente, mentre la banda continua a suonare senza sosta.
La meta del movimentato corte è in cima alla salita: la chiesa di San Giacomo, che ancora reca nel campanile crollato i segni del terremoto di otto anni fa. Consuetudine vuole che si compiano tre giri intorno all’edificio e che al termine tutti si fermino a turno davanti al parroco per ricevere l’attesa benedizione. Poi, intorno alle 13.30, il suono delle campane annuncia l’inizio della processione religiosa che vede sfilare i fedeli con il simulacro della Madonna preceduto dalla figura dello Scarciacappe, che guida due candidi buoi: ancora una volta il semplice contadino rende omaggio alla celeste apparizione.

Chi cerca trova
Delimitata a valle dal letto del Fortore, oltre il quale inizia la Puglia, Santa Croce di Magliano si distende intorno ai 600 metri di altitudine, con ampio panorama sulla Majella e sull’Adriatico fino al Gargano. Le prime notizie storiche risalgono al XIII secolo, quando il villaggio era chiamato Santa Croce dei Greci per via della presenza di un’importante colonia di albanesi che osservavano il rito ortodosso; il nome attuale deriva invece dai resti della Torre di Magliano, che sorgeva a qualche chilometro dall’abitato sulla strada per Rotello. Circondata da una fitta vegetazione, fu costruita in cima a un’altura come presidio militare e, secondo una leggenda, era collegata con il centro del paese da una galleria segreta. La torre è ormai divenuta il simbolo della città e per la sua valorizzazione il Comune ha realizzato un sentiero di accesso, che parte dalla strada sottostante.
L’economia locale si basa essenzialmente sull’artigianato, con interessanti lavorazioni in rame, e sulle attività agricole e zootecniche delle quali i prodotti più rinomati sono, non per caso, i latticini. Il più singolare è senz’altro la treccia che abbiamo visto al collo dei nostri ospiti: la particolare lavorazione di questo formaggio a pasta filata consente infatti di ottenere strisce cilindriche del diametro di un dito e lunghe anche più di un metro, con le quali si intrecciano i larghi nastri indossati durante la festa dell’Incoronata. E se doveste perdere l’occasione di assaggiare un rituale bocconcino o se invece la degustazione vi ha fatto venire l’acquolina in bocca, è il momento di dedicarsi all’agriturismo nel senso più genuino del termine: la treccia infatti non è in vendita nei negozi e l’unico modo per procurarsela consiste nel rivolgersi alle aziende agricole del circondario. Un’ottima scusa per trascorrere qualche ora in più fra i colli e le campagne di questo sereno e incontaminato scampolo di Molise.

Testo e foto di Emilio Dati

PleinAir 453 – aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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