La foresta dei folletti

Una sconfinata riserva naturale, un fiume in cui pescare ma anche bere e lavarsi, un villaggio sperduto dove le tradizioni dei Sami sono vita quotidiana: con i lapponi svedesi, un'esperienza di vita all'aria aperta senza compromessi.

Indice dell'itinerario

Non si arriva per caso ad Ammarnäs, un pugno di case nel cuore della Lapponia svedese a quasi 1.000 chilometri da Stoccolma. Per immergersi nell’irripetibile atmosfera di quest’ambiente magico, che pare uscito dalle leggende degli elfi e dei trolls tanto care alla cultura scandinava, bisogna risalire più di metà del paese, addentrarsi verso il nord-ovest e il confine norvegese (che in linea d’aria dista appena una cinquantina di chilometri), risalire il corso del Vindel le cui pescosissime acque richiamano da tutta Europa gli appassionati di ami e lenze.
Era il 1826 quando Nils Johansson e sua moglie costruirono sulle rive del fiume la loro capanna, intorno alla quale sorse nei decenni successivi questo piccolo villaggio. Fino al 1923 non c’era neppure un sentiero per arrivare fin quassù, e il rifornimento dei generi di prima necessità era possibile solo in Norvegia con almeno due settimane di viaggio in slitta fra andata e ritorno, talvolta nel mezzo del durissimo inverno lappone; per la corrente elettrica si è dovuto aspettare fino al 1964.
Ma nonostante l’isolamento questo è uno degli angoli più preziosi della Svezia, dove il contatto con la natura non è una moda ma l’esistenza stessa per ognuno dei 200 abitanti di Ammarnäs, la metà dei quali sono Sami, orgogliosi di esserlo e soprattutto di rimanerlo. L’allevamento delle renne, tratto caratteristico di questa cultura di matrice nomade, è una delle principali attività – come pure nel resto del paese – ma non l’unica, perché questi fieri lapponi hanno capito che le loro usanze e il loro ambiente non solo devono essere tutelati, ma possono divenire motivo di interesse per tutti coloro che sanno ascoltare le mille voci della terra, il canto dei ruscelli, il fruscio delle foglie, i silenzi della neve nelle notti d’inverno. Chiunque ami la vita all’aria aperta e si conceda il privilegio di arrivare fin qui non potrà fare a meno di raccontare ad altri l’esperienza, contribuendo a mantenere quel circuito turistico (ma si esita a definirlo tale, vista la naturalezza con cui si è accolti da questa minuscola comunità) sufficiente a garantire agli abitanti la possibilità di continuare a vivere vicino al loro fiume, fra le proprie montagne, coltivando le antiche tradizioni del popolo Sami.
E qui non si vedono, come purtroppo capita altrove, patetici figuranti che indossano il costume lappone per vendere qualche souvenir a basso prezzo, esposto in finte tende tipiche: ad Ammarnäs vecchi e giovani sanno essere sé stessi in ogni occasione, e il folklore non è scenografia da vendere ma quotidianità da condividere. Il museo di oggetti storici e vecchie foto, ad esempio, è anche la casa nella quale si raccolgono in tanti per far festa ogni volta che se ne presenti l’occasione, senza che nessuno si preoccupi troppo della presenza di turisti e viaggiatori.
E’ così che Ammarnäs ha continuato a crescere e nessuno, una volta arrivato, ha più pensato di abbandonarlo. I figli e i nipoti di questa gente formidabile hanno oggi la stessa determinazione e lo stesso attaccamento alla terra dei loro avi, con in più la ferma volontà di mantenerne vivo lo spirito e la cultura originaria da tramandare alle generazioni future.

Geunja, la natura senza tempo
Il Tjulan è un piccolo affluente del Vindel che, 8 chilometri prima di congiungersi con il fratello maggiore, si distende in un vasto bacino di forma allungata nel quale si specchiano le colline di Ammarfjällen. Lungo queste sponde la natura non ha rivali: il fiume pullula di grossi pesci, imponenti alci si abbeverano nelle acque purissime che scendono dalle montagne, aquile e altri uccelli si sfidano nella perenne lotta per la vita. Qualche anno fa Mikael Vinka, un giovane di Ammarnäs, si incamminò lungo il fiume alla ricerca di un luogo in cui realizzare il suo sogno: un insediamento costruito esattamente secondo i principi e le tecniche che, agli inizi dell’800, avevano portato la sua gente da quelle parti. Dopo qualche giorno di paziente ricerca, passo dopo passo, fermandosi ad ascoltare i segnali misteriosi che la terra gli trasmetteva, sentì di essere arrivato nel posto giusto. Le colline sacre lo accettarono con benevolenza e il fiume lo esortò a continuare finché, in meno di due anni, ha ricreato l’ambiente in cui avevano vissuto i suoi antenati. Con una barca a motore porta fin lì i visitatori che vogliono vivere in comunione assoluta con la natura, senza luce né acqua corrente perché non sono necessarie: c’è il fiume per bere e per lavarsi, c’è il camino per scaldarsi, ci sono le candele per rischiarare la notte e soprattutto c’è un ambiente naturale che stordisce per la sua selvaggia bellezza e la sua assoluta integrità. Per dormire si utilizzano i semplici letti delle confortevoli capanne di tronchi o la kate, la tenda di tela e muschio usata durante gli spostamenti, coprendosi con le calde pelli di renna.
Mikael e la moglie Ann-Kristine vivono secondo le tradizioni e le abitudini lapponi: e i loro ospiti, sia pure per il breve soggiorno a Geunja, si lasciano vincere dalla magia di questo mondo dove il tempo si è davvero fermato.

Vindelfjällen, riserva di meraviglie
Intorno ad Ammarnäs si estende per 550.000 ettari (una superficie equivalente a metà dell’Abruzzo) la maggior riserva naturale della Svezia, Vindelfjällen, che presenta una grande varietà di ecosistemi: imponenti foreste di betulle o di conifere, centinaia di laghi e laghetti, fiumi e torrenti, vasti acquitrini, le colline moreniche della zona meridionale, gli impressionanti canyon del versante occidentale e le alte montagne ai confini con la Norvegia, dove in estate pascolano indisturbate le renne (il cui numero è difficile calcolare poiché nessun lappone dirà mai quante ne possiede veramente).
Occorrerebbe forse una vita intera per conoscere in dettaglio ogni aspetto di Vindelfjällen, ma c’è un modo molto divertente per accostarsi alle sue meraviglie. Ad Ammarnäs, Osvald Jonsson organizza tour di varia durata all’interno della riserva utilizzando soltanto cavalli islandesi, conosciuti per la loro resistenza alla fatica e per la loro docilità: non occorre infatti essere esperti cavallerizzi per montarli, basta seguire i consigli della guida e anche un trekking di più giorni diventa un’esperienza alla portata di tutti o quasi. Durante il giorno si cavalca lungo sentieri appena tracciati o negli altipiani al di là del limite della vegetazione, con varie soste per far riposare cavalli e cavalieri; si mangia all’aperto, talvolta intorno a un fuoco improvvisato, e si giunge ai diversi rifugi verso le cinque del pomeriggio, giusto in tempo per tentare di procurarsi pesce fresco ogni volta che l’accampamento è in riva a un fiume o a un lago. Premesso che d’estate c’è luce fino alle undici di sera, la notte trascorre nei rifugi in legno o nelle kate, dopo una buona cena con cibi tipici a base di funghi, carne di renna e pesce d’acqua dolce fresco o affumicato. Ognuno è responsabile del proprio animale, che va strigliato, sellato e accudito prima della partenza e subito dopo l’arrivo.
Oltre alle escursioni di due o tre giorni, uno degli itinerari più affascinanti è quello che ripercorre un lungo tratto del percorso che conduceva i lapponi fino in Norvegia, dove si procuravano le scorte di cibo e attrezzi. Ci vuole una settimana, più o meno come a quell’epoca: e si farà il pieno di impagabili ricordi in questi paesaggi ai confini del mondo.

PleinAir 382 – maggio 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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