La dea del grano

Da quasi due secoli una sagra paesana ricorda a Jelsi, nel Molise, una tragedia scampata.

Indice dell'itinerario

Un terremoto sconvolse Jelsi, piccolo paese a 20 chilometri da Campobasso, provocando ventisette morti e il crollo di numerosi edifici. Era il 26 luglio del 1805, giorno di Sant’Anna, e i sopravvissuti, che si erano rifugiati in uno spiazzo – poi chiamato Aia di Sant’Anna – decisero di dedicare questa giornata alla Santa che li aveva preservati dalla morte. L’unica ricchezza che il paese aveva da offrire alla novella protettrice era il grano, da sempre alimento cardine della vita e dell’economia del meridione d’Italia. Nacque così una festa tanto sentita da richiamare ogni anno a Jelsi i figli emigrati in ogni parte del mondo.
Già qualche giorno prima le strade vengono addobbate con festoni di grano che rappresentano l’elemento coreografico più recente della festa in quanto introdotti solo nel 1946. Sui lampioni, sui muri, sulle ringhiere, è tutto un trionfo di spighe, che assumono le forme più fantasiose grazie al sapiente lavoro delle donne del posto che, immergendole nell’acqua il mese prima, le hanno rese morbide tra le loro mani.
Nell’aria fresca della sera che precede la festa, gruppi musicali si esibiscono qua e là, mentre abitanti e turisti passeggiano lungo il corso, alternando una birra fredda a un pezzo di musso, muso di maiale lessato con limone, o di scapece, pesce marinato nell’aceto e ricoperto di zafferano (quando il meridione d’Italia si incontra con l’Islam!).
Si fanno così le ore piccole, aspettando il giorno dell’evento. C’è infatti attesa per il corteo di carri allegorici, anch’essi realizzati con largo impiego di spighe e sconosciuti ai più fino all’ultimo.
E’ ancora l’alba quando i carri cominciano a disporsi lungo le strade in attesa di sfilare per il paese, preceduti da bambini in abiti tradizionali o in costume. A trainare quelli più grandi sono i trattori, mentre coppie di buoi agganciano le traglie, antiche slitte su pattini di legno.
Ed ecco che sfilano le varie composizioni, seguite dall’ultima, la più acclamata e dedicata a Sant’Anna. Ciò che maggiormente impressiona di tutta la manifestazione è il carattere gioioso, a metà tra la celebrazione sacra e il culto precristiano della terra. A cui si aggiunge non meno la natura di festa collettiva: i maggiorenti di Jelsi si impegnano a dedicare gli introiti di una parte del raccolto ai preparativi della festa del prossimo anno; intanto la gente del luogo invita i visitatori a prendere una treccia di grano, come buon augurio e ricordo.
Attraversato l’intero paese, il corteo arriva all’Aia di Sant’Anna dove duecento anni fa si rifugiarono gli scampati al terremoto. La Santa benedice il grano portato dai carri, che vengono in parte smantellati: solo alcuni torneranno in paese per partecipare alla gara che designerà il migliore.

PleinAir 336/37 – luglio/agosto 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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