La casa della natura

Escursioni nel verde delle medie e alte quote, antichi paesini di gradevole atmosfera, un'ottima rete di opportunità di sosta: nel cuore dell'Appennino centrale, una delle più belle aree protette d'Italia si presenta come ideale palestra per un'estate pleinair a tutto tondo.

Indice dell'itinerario

Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini costituisce l’estrema propaggine settentrionale del vasto sistema di aree protette dell’Appennino centrale comprendente, senza soluzione di continuità, anche i parchi della Maiella, d’Abruzzo, del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Un patrimonio naturale (e non solo) che rappresenta una risorsa eccezionale per una vacanza pleinair: a maggior ragione perché, se ci si allontana dalle località più conosciute e dai finesettimana estivi, la pressione turistica sul territorio è ancora piuttosto ridotta.
Come in tutte le grandi aree protette d’Italia, nei primi anni le attività del parco sono state quasi interamente dedicate alla protezione. Ciò ha riguardato soprattutto l’arresto delle attività di “valorizzazione” a fini sciistici (rivelatesi peraltro quasi sempre fallimentari) e la proliferazione delle strade, che avrebbero dovuto unire i due versanti dell’area violando i valichi (di alcune di queste, fortunatamente chiuse al traffico, restano cicatrici che saranno purtroppo difficili da rimarginare). Esaurita questa operazione, l’ente gestore può finalmente produrre anche attività promozionali, a partire dal tracciato dei sentieri escursionistici – pur se in attesa di segnaletica – e dall’organizzazione di manifestazioni e di escursioni guidate, anche impegnative, che ne favoriscano la conoscenza.
Molte e valide pubblicazioni informative, con descrizione puntuale della flora, della fauna e delle diverse valenze del territorio, sono reperibili presso le numerose case del parco, e ad esse rimandiamo per approfondire gli aspetti più tecnici dell’esperienza di scoperta. Dal canto nostro, abbiamo tracciato una serie di itinerari che passano in rassegna l’intera area, con il conforto di una notevole sensibilità di questi luoghi verso il pleinair: non esistono infatti divieti specifici se non quello di sostare sui prati a meno dei punti in cui è appositamente previsto, e c’è anche da osservare che a questa buona disposizione corrisponde un comportamento molto corretto da parte dei campeggiatori.
La nostra vacanza parte dalla valle del Tronto, una via di accesso abbastanza naturale che ci consente subito di visitare una località confinante con il comprensorio, cioè il lago di Scandarello, nelle cui vicinanze è situata una zona di sosta per camper, in un contesto ideale per una gita in canoa alla scoperta di questo bacino.
Saliti ad Arquata del Tronto, comune compreso sia nel parco dei Monti della Laga che in quello dei Sibillini, ci riforniamo di guide e cartine al centro visite; non mancheremo una passeggiata al grazioso borgo, al restaurato e panoramico castello circondato da un parco verde ben attrezzato e a una chiesa situata nella parte bassa del paese, dov’è conservata una copia della Sacra Sindone.
Per entrare nel vivo non resta che imboccare la bella strada che conduce prima a Montegallo e poi a Montemonaco, lungo la quale si trovano belle aree picnic (con rifornimento idrico).

Il versante orientale
E’ caratterizzato da fitti boschi, fiumi e torrenti che formano valli profonde – in particolare quelle dell’Aso, del Tenna e dell’Ambro – e gole di grande effetto, con posizioni magnifiche per una sosta in zone generalmente al di sotto dei 1.000 metri di altitudine, nonché possibilità di escursioni di varia difficoltà. Le basse quote di partenza rendono più faticosi gli itinerari che da questo lato raggiungono la cresta, lungo la quale tutte le cime superano abbondantemente i 2.000 metri, ma è da qui che si ha la possibilità di penetrare nelle aree più inviolate del parco.

Dove sostare
Partendo da Montemonaco, a meno di un chilometro dall’abitato si trova sulla sinistra la chiesetta rurale di San Michele Arcangelo, accessibile tramite una breve rampa sterrata che immette in un vasto piazzale con fontana circondato dal verde. Pochi minuti sono sufficienti per raggiungere il paese a piedi e meno di mezz’ora in camper per le tre valli. Chi invece volesse lasciare il mezzo all’inizio delle escursioni trova altrettante possibilità, con il vantaggio di non doverlo spostare al mattino.
Nella valle dell’Aso si può sostare sia nel villaggio di Foce che in due aree limitrofe (che hanno però lo svantaggio di un’esposizione nord-sud, per cui il sole sorge tardi e tramonta presto).Nella valle del Tenna un bel parcheggio si trova presso Rubbiano, 500 metri dopo l’inizio dello sterrato che porta alle gole dell’Infernaccio, nel punto in cui dovrebbe essere interdetto al traffico: per il momento, tuttavia, auto e camper possono procedere ancora per circa 2 chilometri e mezzo fino all’imbocco del sentiero delle gole e a un altro parcheggio meno ampio e confortevole, ma più funzionale per l’escursione.
Nella valle dell’Ambro c’è un’area di sosta dietro al santuario della Madonna dell’Ambro, in riva al fiume, molto comoda sia per riposarsi che come base per penetrare nella valle lungo sentieri peraltro scoscesi e spesso interrotti per frane. Di notte il parcheggio è sbarrato da una catena, ma attorno all’edificio gli spazi di parcheggio sono comunque vastissimi.

Le escursioni
La salita al lago di Pilato (assai più bella da Foce che non da Forca di Presta anche se più faticosa, dati i circa 1.000 metri di dislivello) è l’escursione più classica e frequentata del parco, nonché una delle più belle dell’Appennino. Conviene lasciare il camper nel parcheggio con fontana a un chilometro e mezzo da Foce; da lì si inizia praticamente in pianura per 20 minuti, per poi affrontare un ripido strappo di circa mezz’ora (fortunatamente nel bosco, ben attrezzato con gradoni e mancorrenti) al termine del quale si apre un paesaggio grandioso di intatta bellezza, dominato dall’aspra mole del Pizzo del Diavolo (2.410 m). Questa stupenda visuale vi accompagnerà per un’altra ora e mezzo lungo un sentiero che si sviluppa prima tra morbidi prati, poi tra ripidi ghiaioni sino alla conca finale (1.950 m), dove si vedono due laghi a forma di occhiale circondati dalle vette più alte del gruppo, tutte oltre i 2.400 metri: il paesaggio di tipo alpino e la bellezza di tutto il percorso compensano ampiamente della fatica. Conviene partire presto per raggiungere la cima in mattinata, perché molto spesso nel pomeriggio le nuvole si addensano proprio in questa zona e non di rado scoppiano dei temporali.
Le escursioni attorno alle gole dell’Infernaccio rappresentano un altro classico itinerario della zona, assai più facile ma non meno lungo e bello del precedente. Percorsi in camper i 3 chilometri di carrareccia dal bivio per Rubbiano (chi lascia il v.r. al parcheggio del paese può arrivare fin qui in mountain bike), si scende a piedi all’imbocco della gola che nello stretto tratto iniziale può essere percorsa via terra, mediante un sentiero laterale che in parte la nasconde alla vista, ma anche via acqua praticando il torrentismo, dove non c’è assolutamente nessun rischio e l’unica difficoltà è data dalla necessità di restare immersi anche fino alla vita per un buon quarto d’ora nelle gelide acque del fiume. Seguendo poi il sentiero che da qui costeggia il corso d’acqua, in breve si giunge a un bivio: conviene per prima cosa seguire il facile sentiero di destra che in circa quaranta minuti sale alla chiesetta di San Leonardo, in un contesto paesaggistico stupendo, con viste meravigliose sulle gole e sulle montagne; bei prati e un fontanile ne fanno un sito ideale per una breve sosta. Tornati al bivio, si prosegue lungo il sentiero che sale dolcemente fino alla sorgente del Tenna, raggiungibile in meno di un’ora e mezzo da San Leonardo, che offre uno dei paesaggi più vergini di tutto il comprensorio, in un grandioso incrocio di valli e valloni; poco più di un’ora e mezzo è necessaria per tornare al camper.
La visita al santuario della Madonna dell’Ambro, che sorge nel punto più suggestivo di tutto il corso del fiume, è tanto bella quanto facile. A monte, infatti, la valle è stretta fra pareti ripide, coperte da una boscaglia impenetrabile e soggette a frane a causa dell’irruenza delle acque. Il sentiero, che a giudicare dalle carte dovrebbe risalire il fiume costeggiandolo, in realtà corre molto al di sopra e si mantiene sempre in salita, che diviene più ripida man mano che ci si avvicina alla cima della valle (assai meglio raggiungibile, come vedremo, dal versante opposto). Oltre alla visita all’edificio, che presenta alcuni aspetti di un certo pregio, ci si può riposare nelle belle aree attrezzate che lo circondano e rinfrescarsi sotto le cascatelle del fiume, approfittando del fatto che è facilmente accessibile per alcune centinaia di metri. Da evitare ovviamente la sosta nelle festività religiose, in cui si registra un grande afflusso di fedeli.I paesi
Queste valli non offrono soltanto piacevoli escursioni e suggestivi panorami, ma anche borghi caratteristici a cominciare da Montemonaco: l’ideale per fare quattro passi a sera e magari una buona cena in uno dei tanti ristorantini dopo la fatica di una lunga escursione. Una vasta e panoramica area attrezzata a parco pubblico si trova attorno alle vecchie mura e alla pregevole chiesa madre.
Montefortino è urbanisticamente assai attraente ma non vi si trovano grandi spazi per la sosta, a parte un vicino campeggio.
Infine Amandola, uno di quei tipici centri nei quali la vita si concentra nella periferia moderna (dove trovare parcheggio è un’impresa), mentre nel centro storico si possono ammirare le viuzze e le intatte architetture ben tenute.

Il versante settentrionale
E’ questa la zona che offre a chi sa spostarsi con criterio la maggior varietà di esperienze e di interessi: soste panoramiche nell’immenso belvedere dei Piani di Ragnolo o balneari sui laghi di Caccamo e di Fiastra, escursioni nelle gole del Fiastrone, sulle vette del Pizzo di Meta o del Monte Sasso Tetto, paesi quanto mai interessanti come Sarnano e San Ginesio e, per finire, anche una deviazione verso il mare del Conero.
Di rilievo qui è anche l’enogastronomia, gustosa e abbastanza economica, che si avvale di prodotti locali come salumi (tra cui il tipico ciabuscolo), formaggi, olio di qualità (come il premiatissimo di Pievefavera) e buoni vini (famosa la Vernaccia di Serrapetrona, un vino dolce e frizzante dal gusto gradevole): il tutto condito con un’accoglienza altrettanto semplice e genuina.

Dove sostare
A Sarnano c’è una vasta area di parcheggio sotto le mura, dotata di camper service.
San Liberato è un santuario isolato lungo una strada secondaria ma ben asfaltata che, partendo da Gabella Nuova, sale ai Piani di Ragnolo per una via assai più facile, bella e poco frequentata rispetto a quella che sale da Sarnano. Un piccolo ristoro e vasti spazi di parcheggio ne fanno una buona base di partenza.
Sugli stessi Piani di Ragnolo c’è solo l’imbarazzo della scelta: gli spazi più pregevoli e funzionali si trovano presso il crocevia che da un lato scende su Sarnano e dall’altro su Bolognola.
A Pintura di Bolognola si trovano i grandi parcheggi predisposti per la stagione invernale e ha inizio la carrareccia che conduce con facilità (malgrado il dislivello notevole) al Passo del Fargno e al rifugio omonimo.
A San Ginesio un ottimo parcheggio si trova appena fuori le mura accanto al vecchio ospedale, al campo sportivo e a un parco pubblico dotato di acqua e servizi.
Sul lago di Caccamo si trovano due aree di sosta da manuale. La prima, nata dalla collaborazione di PleinAir con il comune di Serrapetrona, è dotata di acqua e pozzetto di scarico e si trova accanto alla diga, a un albergo (in corso di ristrutturazione), a un centro nautico e all’abitato di Caccamo, con accesso all’acqua. L’altra è il punto ristoro Valleverde ben segnalato lungo la strada che porta a Pievefavera, una situazione davvero ideale perché l’accesso al lago è libero, mentre il ristorante offre simpatica accoglienza e cucina locale a prezzi ragionevoli e ha la possibilità di accogliere un certo numero di equipaggi in comode piazzole, con tutti i servizi necessari.
Presso le gole del Fiastrone, una bellissima posizione per la sosta, solitaria, panoramica e in piena natura è a Col di Pietra. Si deve arrivare a Cessapalombo e di qui alla frazione di La Villa, dove si trovano le indicazioni. Attraversando l’abitato e procedendo sempre dritti lungo un facile sterrato per circa 2 chilometri e mezzo, si incontra un pianoro panoramico sulle gole vicino alle rovine della Roccaccia, una delle tante rocche dei Da Varano utilizzate per le comunicazioni.C’è infine da segnalare la possibilità di sostare nei pressi del lago di Fiastra, a San Lorenzo al Lago, in un’area storica (nata negli anni Settanta ancora grazie a una collaborazione tra la nostra rivista e le autorità locali) oggi divenuta campeggio, anche se gli spazi per la sosta libera non mancano. Sconsigliamo comunque di venire qui la domenica, quando l’affollamento è molto superiore a quello che si registra negli altri giorni.

Le escursioni
Le passeggiate lungo i Piani di Ragnolo sono la prima cosa da fare in zona semplicemente seguendo la naturale voglia di vagare senza meta lungo questo immenso belvedere (che d’inverno si trasforma in un grande comprensorio per lo sci di fondo).
La salita al Pizzo di Meta si può effettuare sostando nel punto indicato in precedenza, dove si trova un breve e facile sterrato che porta alla base del piccolo cono sommitale (1.576 m). Qui è irresistibile la tentazione di camminare lungo una vastissima prateria che scorre in cresta aprendo viste magnifiche in ogni direzione: un breve strappo permette poi di salire in cima, dominando panorami vari e spettacolari.
Arrivare al Sasso Tetto (1624 m) è altrettanto facile perché, senza spostare il camper, si sale godendo panorami ancora più belli, appena disturbati dalla presenza di ripetitori.
L’escursione al rifugio del Fargno partendo da questo versante è più facile, ma anche più monotona rispetto al lato opposto. In entrambi i casi la meta è il tratto di cresta che va dalla Forcella del Fargno (1.811 m) a quella di Angagnola (1.924 m) e al Pizzo di Berro (2.259 m). Un’ora di cammino è sufficiente per arrivare da Pintura di Bolognola (1.367 m) alla prima, permettendo di esplorare la cresta da entrambi i versanti in due momenti diversi, dividendo anche la fatica.
Per una giornata di tutto riposo tra un’escursione e l’altra, è consigliata una sosta balneare al lago di Fiastra: da Bolognola si scende a San Lorenzo al Lago dove troviamo, oltre all’area di sosta, una spiaggia attrezzata con toilette e spogliatoi e un sentiero pedonale e ciclabile ben tenuto, che costeggia questo incantevole bacino artificiale rendendo accessibile gran parte della sponda.
Lasciato il lago, scendendo verso Monastero si incontrano le indicazioni per la grotta dei Frati e le gole del Fiastrone: non conviene però accedervi da questo lato, ma effettuare un largo giro che porta prima a Cessapalombo e poi a La Villa. Se vi trovate qui di sera potete dormire a Col di Pietra e al mattino salire alla rocca. Quale che sia il luogo di pernottamento, per queste due escursioni ci si deve comunque recare all’ingresso del villaggio dove un secondo sterrato (il primo è quello che porta a Col di Pietra) sale sulla destra seguendo le indicazioni e prosegue per circa 5 chilometri fino a un piazzale di sosta da cui partono i sentieri per entrambe le località. E’ consigliabile visitare prima la grotta (vi si accede in circa 20 minuti) dov’è situato un eremo ben attrezzato scavato in posizione panoramica sulle ripide pareti della gola, in un punto dove sgorga una sorgente. Per scendere alle gole si deve tornare indietro e prendere un bivio (ben segnalato, a pochi minuti dal parcheggio) dal quale, in circa un quarto d’ora, si giunge sul greto del fiume: occorre avere robuste calzature anfibie perché da questo punto si camminerà spesso in acqua. Dopo alcuni minuti di marcia si apre l’ingresso alle gole, che possono essere risalite per un lungo tratto attraverso passaggi un po’ avventurosi e assai spettacolari; si tratta comunque di un’escursione priva di rischi e alla portata di tutti. Al termine, prima di abbandonare il letto del fiume, alcune belle piscine naturali offrono l’occasione per rinfrescarsi dopo la fatica.

I paesi
Sarnano è certamente il più importante e pregevole centro della zona, anche se non presenta monumenti di grandissimo rilievo: il centro storico è davvero ammirevole per l’omogeneità delle architetture e l’ottimo grado di conservazione e di restauro.
Analoghe considerazioni si possono fare per San Ginesio, più piccolo ma ugualmente dotato di begli edifici entro le mura ben conservate, con alcune importanti emergenze come gli antichi ospedali e la pieve collegiata, dall’originale facciata in mattoni.Tra i numerosi piccoli borghi, tutti assai graziosi, si segnalano in special modo quelli di Pievefavera e di San Giusto: il primo per l’intatto contesto medioevale, il secondo per i notevoli monumenti religiosi e per la posizione panoramica.

Il versante orientale
Nella piena stagione estiva, il caldo torrido sconsiglia di dedicare la nostra attenzione alle pur numerose località interessanti tra la costa e il parco: non resta dunque che percorrere velocemente la superstrada per Tolentino per ritrovarci ai piedi della montagna, sul versante orientale. In zona, la sola località che abbia riscontrato successo presso il pubblico del pleinair è il Piano Grande di Castelluccio; altrove i soli tentativi di valorizzazione hanno riguardato il turismo invernale, con pessimi risultati che hanno compromesso le grandi risorse offerte dal territorio al turismo naturalistico.

Dove sostare

A Visso ci sono facili possibilità di parcheggio ai lati dell’abitato, ancor meglio presso i campi sportivi, accessibili da una stradina che si stacca sulla destra salendo per alcune centinaia di metri verso Castelsantangelo. Il paese può fungere anche da base unica per tutte le attività che si svolgono a nord del Passo di Gualdo. A Ussita e lungo tutta la valle del fiume omonimo ci sono altrettante possibilità per tutti i gusti.
A Castelsantangelo c’è un comodo parcheggio ai margini dell’abitato.
A Frontignano si trovano ampi spazi per la sosta alla base delle seggiovie, che sono interdetti ai camper solo nella stagione invernale (dal 1° dicembre al 31 marzo).
Sul Passo di Gualdo vi è un magnifico spazio pianeggiante, panoramico e circondato da prati presso una fontana e una chiesetta rurale.
Sotto il Monte Prata, nei pressi di un ristoro, è situato l’ampio parcheggio con fontanile e molto panoramico dell’omonima seggiovia (quasi invisibile) che si offre come base per la più bella escursione di questo versante.
A Castelluccio si trovano buone possibilità di parcheggio anche in paese, ma c’è soprattutto l’area attrezzata gratuita del Piano Grande, con acqua, servizi e una doccia rudimentale; è notevole soprattutto perché offre anche molte iniziative di attività en plein air.
Comode aree di parcheggio, funzionali alle escursioni che suggeriamo più avanti, si trovano anche nei pressi dei valichi di Forca di Presta e di Forca Canapine.
Buoni spazi di parcheggio sono poi a Norcia, attorno alle mura; mentre a poca distanza dal paese è la magnifica area naturale (attrezzata con fontana, tavoli e gazebo) della pineta del Pettenaio, frutto di diversi rimboschimenti succedutisi negli ultimi 50 anni. E’ raggiungibile dalla vicina Forca d’Ancarano, seguendo per circa un chilometro di sterrato le indicazioni che portano a un campo di tiro al piattello.

Le escursioni
Un percorso abbastanza faticoso, dati i 900 metri di dislivello, è quello che sale alla Forcella di Angagnola, ma con il premio di raggiungere un’ambientazione impagabile. Con base a Visso, si sale in camper senza difficoltà fino al villaggio di Casali e al rifugio omonimo (attenzione a non farvi fuorviare da un cartello sbagliato, chiedete in giro qual è la strada giusta), dove finisce l’asfalto e la strada prosegue sterrata, ma con divieto alle macchine dopo un breve tratto iniziale. Si prosegue a piedi in falsopiano per quasi un’ora circondando le pareti ripide e spettacolari del Monte Bove finché lo sterrato termina all’altezza di un fontanile vicino alle sorgenti del Panico, all’imbocco della valle omonima. Una breve salita porta su vastissimi prati, dopo di che il sentiero si inerpica sulla sinistra. E’ necessaria un’ora e mezzo per giungere dalla sorgente alla Forcella, tra prati fioriti che si aprono con magnifici panorami sulla spettacolare cima del Pizzo Berro (per chi ce la fa, raggiungerne l’aguzza cima comporta un’altra ora di faticosa salita lungo uno stretto sentiero di cresta) e, dal lato opposto, su quello dei Tre Vescovi che separa questo valico dal vicino Passo del Fargno (ben visibile a poca distanza e raggiungibile tramite un facile sentiero a mezza costa); verso il basso si ammira la valle dell’Ambro.

Per arrivare al Monte Bove bisogna invece recarsi a Frontignano in un giorno in cui funzionano le seggiovie e servirsi di queste: la poca fatica e la bellezza della montagna compensano del degrado circostante.
Un altro momento di relax è offerto dalla Valle Infante e dalle sorgenti del Nera. A Castelsantangelo si apre questa valle laterale verdissima e ricca di stretti e ripidi solchi ricoperti da una fitta vegetazione; l’acqua scende abbondantemente da ogni fessura e alimenta il fiume che già qui, all’inizio del suo corso, ha una portata più che rispettabile. Due o tre zone sono segnalate dalla presenza di piacevoli aree picnic: una si trova lungo una stradina laterale che costeggia il fiume sulla riva opposta alla strada che risale la valle (a poca distanza da Castelsantangelo), l’altra si raggiunge a Vallinfante seguendo i cartelli.
L’escursione a Palazzo Borghese è quella che offre il miglior rapporto tra fatica e qualità. Avendo come base il parcheggio di Monte Prata (1.730 m), si intraprende a piedi o in bici il lungo sterrato che sale quasi pianeggiante alla fonte della Jumenta (1.800 m, circa 40 minuti a piedi). Da qui comincia un facile sentiero che sale con pendenza costante fino al valico (2.145 m, meno di un’ora e mezzo dalla fonte). Poi si ridiscende per pochi metri lungo una magnifica sella con panorama sulla sottostante valle del lago di Pilato e su tutte le creste circostanti. Qualche minuto di arrampicata è sufficiente per salire al picco roccioso di Sasso Borghese (2.119 m), con la vista libera di spaziare su ogni lato. Una mezz’ora è invece necessaria per salire alla cima dell’Argentella (2.200 m), dove però alcune montagne coprono la visuale sul lago di Pilato: per ammirarlo occorre una lunga e faticosa marcia di aggiramento che porta a superare sia il Pizzo del Diavolo che la cima del Redentore, le vette più alte del gruppo dopo il vicino Vettore.
Tornati a quote più modeste, si scopre piacevolmente che intorno alla vasta area di sosta di Piano Grande si possono praticare diverse attività. Sul posto si affittano mountain bike con le quali si può girovagare in totale libertà e in piena natura per decine di chilometri fino a Piano Piccolo; vi è inoltre un centro dove anche i principianti hanno la possibilità di effettuare escursioni a cavallo, e in zona si trova anche una scuola di volo per chi vuole imparare l’uso del parapendio (che qui si può praticare senza rischi grazie alla presenza di pendii dolci, dal morbido fondo erboso e dai dislivelli modesti, integrati da correnti ascensionali frequenti ma non violente). Partendo da Castelluccio si può percorrere un facile sterrato che raggiunge alcune cime arrotondate splendidamente panoramiche, mentre dal vicino valico di Forca di Presta si può salire al lago di Pilato per la via più facile oppure raggiungere il Vettore (2.476 m) superando il dislivello di 900 metri. Una meritoria iniziativa è infine la realizzazione di una pista per disabili che affianca un bello sterrato panoramico di poco più di 3 chilometri in falsopiano, che unisce Forca di Presta (1.540 m) a Forca Canapine (1.541 m); per completare l’opera manca solo un breve tratto di circa 500 metri.

I paesi
Su questo versante del parco sono tutti molto graziosi, accoglienti e ben tenuti, ma i soli che possono offrire una piacevole serata sono Visso e Norcia. Il primo possiede diversi monumenti notevoli e due tradizionali punti di ritrovo quali la bella piazza centrale, teatro di frequenti manifestazioni, e l’area sportiva dove spesso si radunano i più giovani. Dal parcheggio del campo di calcio si ha una bella vista su ciò che resta dell’ampia cinta muraria e delle torri che difendevano il paese (che potranno essere visitate quando saranno completati i lavori per l’attrezzatura dei percorsi).
A Norcia – dove le ristrutturazioni a seguito dei terremoti di qualche anno fa hanno reso ancora più gradevole l’aspetto del centro storico – tutte le strade convergono verso la splendida e celebre Piazza San Benedetto, con la cattedrale (bellissima all’esterno ma assai manomessa all’interno, come le altre chiese della cittadina), il castello e il palazzo comunale. Fiorente è il commercio di prodotti alimentari tipici, soprattutto salumi e lenticchie.
Tra i paesi di montagna meritano una citazione Castelsantangelo, Ussita e Castelluccio (oggi più accogliente di quanto non fosse anni fa), mentre a Frontignano una lottizzazione ha invaso le zone più alte del centro abitato, non poche delle quali abbandonate e in rovina. Un vero peccato, perché la strada che sale da Ussita presenta spazi e panorami quanto mai attraenti e perché il Bove, anch’esso vittima dell’aggressione, resta pur sempre una bellissima montagna.
Tutta la pianura sottostante verso occidente è dominata dalla figura di San Benedetto, con numerosi complessi sacri a lui dedicati. Per visitare questa zona nel migliore dei modi conviene scendere a Norcia e percorrere la strada che tocca nell’ordine la Forca d’Ancarano, i paesi di Piè di Colle (santuario di Madonna Bianca), Campi Vecchio (Sant’Andrea), Campi (San Salvatore, chiesa dalle pure linee architettoniche e dai preziosi affreschi dell’interno che oggi si possono vedere solo sbirciando dalle finestre, poiché tutto è in fase di restauro) e Piedivalle (dove spicca il santuario di Sant’Eutizio). Merita infine una sosta Preci, una sorta di paese museo interamente rimesso a nuovo, con le mura delle case dai colori vivaci, le stradine a scalinata vietate ai mezzi a motore e tanti angoli suggestivi.
Quanto alle possibilità di una sosta tutta natura, non c’è che da imboccare lo sterrato che dalla Forca d’Ancarano porta alla citata pineta del Pettenaio: un sito ideale per un’ultima pausa di relax e per salutare nel migliore dei modi questo splendido parco dell’Appennino.

PleinAir 383 – giugno 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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