L'oro e il nero

Trascorre l'estate in una cappella montana e torna in paese all'inizio di settembre, accompagnata da una grandiosa processione: la Madonna Nera di Viggiano è una delle più venerate del Sud, tra i boschi e i giacimenti petroliferi della Val d'Agri.

Indice dell'itinerario

La Madonna di Viggiano detiene un suo piccolo record di apparizioni in pubblico: puntualmente, due volte all’anno, viene portata in processione per ben 11 chilometri lungo un percorso che attraversa campagne e foreste del Potentino. La prima domenica di maggio la statua viene trasportata dal paese fino alla cappella sulla vetta del Sacro Monte, mentre la prima domenica di settembre il corteo effettua il tragitto opposto. Lo sforzo dei fedeli è grande soprattutto in primavera, quando il percorso è in ripida salita e si arranca lungo i tornanti della statale per poi dare la scalata all’erto tratto finale che giunge alla sommità della montagna: è questo il faro sacro che sorveglia tutta la vallata lucana da un formidabile belvedere naturale. E mentre la processione avanza, i devoti compiono una sorta di percorso iniziatico: passo dopo passo si purificano in quest’atto simbolico di fede che attraversa uno dei paesaggi più belli del Meridione.

Le fattezze bizantine della Vergine lucana sono esaltate dalla ricchissima teca: i raggi dorati che la circondano sono ripresi dagli elaborati castelli di ceri votivi
Le fattezze bizantine della Vergine lucana sono esaltate dalla ricchissima teca: i raggi dorati che la circondano sono ripresi dagli elaborati castelli di ceri votivi

La Vergine lucana è nera come il Bambin Gesù che porta in grembo, o meglio è di un colore olivastro che farebbe pensare a una lontana provenienza orientale. Le sue origini, infatti, vanno probabilmente ricercate tra i monaci della Grecia e dell’Asia Minore che intorno all’anno Mille si trasferirono nelle laure basiliane (i piccoli monasteri delle montagne del nostro Sud, specialmente in Basilicata e in Calabria) per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste e alle invasioni arabe. Il loro mondo era lontano ed estraneo alla dura e impenetrabile vita della popolazione locale, ma i monaci dipinsero immagini di santi e della madre di Cristo sulle icone e alcuni pastori ne restarono affascinati al punto che i più versati nello scolpire il legno cominciarono a intagliare le prime statue della Madonna. Quella dal volto bellissimo e misterioso di Viggiano – cui nel XVII secolo gli Spagnoli del Vicereame di Stigliano aggiunsero la statua del Bambino benedicente sul modello della Vergine di Montserrat – rappresenta uno degli esempi più interessanti di questa remota contaminazione artistica.

Quanto al ritrovamento della statua, come spesso accade la storia si mescola alla leggenda. Si dice che fu un’improvvisa fiamma celeste sulla sommità del monte di Viggiano (uno dei più alti dell’Appennino con i suoi 1.725 metri) a indicarne la presenza a un gruppo di pastori nel XVI secolo proprio al confine di tre comunità, Marsicovetere, Calvello e la stessa Viggiano; pare del resto che qui gli abitanti del paese avessero nascosto l’effigie quattro secoli prima, durante le scorrerie saracene. Molto più realisticamente si può pensare che quel bagliore fosse dovuto agli immensi giacimenti petroliferi tuttora presenti nel sottosuolo e ampiamente sfruttati dagli stabilimenti che lavorano a ciclo continuo nel fondovalle. Comunque sia, subito dopo il ritrovamento la Madonna Nera fu portata a Viggiano in un clima di euforia collettiva, e in suo onore venne innalzato il primo rudimentale tempio in grado di accoglierla: fu così che ebbe inizio l’usanza di venerarla riconducendola ogni anno sul monte, per poi farla rientrare in paese. Le fonti storiche attestano con certezza l’uso del pellegrinaggio sin dall’epoca del rinvenimento dell’effigie e allo stesso periodo risale la caratteristica chiesetta sommitale, anche se c’è ragione di credere che le sue origini siano molto più antiche e quasi certamente legate ad altri culti.

Seguendo la Madonna Nera trasportata a braccia per 11 chilometri dal paese alla cappella sul monte
Seguendo la Madonna Nera trasportata a braccia per 11 chilometri dal paese alla cappella sul monte

 

Passi di fede

Seguendo la Madonna Nera trasportata a braccia per 11 chilometri dal paese alla cappella sul monte
Seguendo la Madonna Nera trasportata a braccia per 11 chilometri dal paese alla cappella sul monte

Sia nel viaggio di andata che in quello del rientro la processione prende le mosse alle prime luci dell’alba, ma già alla presenza di una folta schiera di devoti. Mentre il corteo si muove lungo i fianchi della montagna si ha tutto il tempo di contemplare la splendida Madonna, interamente in legno e ricoperta da una lamina d’oro zecchino; ma può succedere che un fitto velo di nebbia avvolga uomini e cose, e quando ciò avviene la statua rilucente sembra galleggiare nell’aria. Si sentono solo voci e rumori di passi, poi lentamente il sole spunta dietro le vette e la foschia si dirada facendo apparire la folla accodata al simulacro.

Un tempo tutti i pellegrini provenienti da altre località arrivavano a piedi: partivano con la benedizione del parroco e giungevano alla meta dopo interi giorni di cammino e di notti trascorse all’addiaccio. Oggi la maggior parte dei fedeli si riunisce a bordo di automobili o di pullman, ma il fervore religioso è rimasto invariato. Al termine della messa del mattino nella cappella in cima al monte, i devoti compiono ancora i tre giri rituali intorno all’edificio, come gli ebrei intorno all’Arca Santa; è invece caduta in disuso – condannata dalla Chiesa stessa – quella forma esasperata di devozione che consisteva nel mettersi ginocchioni e strisciare la lingua sul pavimento sino all’altare.

Durante la processione, la statua compie le fermate rituali presso le stazioni della Via Crucis collocate dentro i boschi o ai lati della strada per Viggiano: e ogni volta si prega, si cantano inni e si tira il fiato. Non sono pochi quelli che compiono tutti gli 11 chilometri a piedi, per devozione o per grazia ricevuta, contendendosi l’onore di portare sulle spalle il peso del baldacchino che trasporta la Vergine. Alcune donne percorrono una parte del tragitto a piedi scalzi; altri lasciano sassolini alle stazioni (un’altra usanza plurimillenaria) o toccano l’effigie con ramoscelli e fiori trovati nel bosco.

Una delle prime fasi della processione lungo il ripido fianco della montagna ancora avvolto dalla foschia dell'alba
Una delle prime fasi della processione lungo il ripido fianco della montagna ancora avvolto dalla foschia dell’alba

E’ soprattutto nella processione di settembre, quando la Madonna torna a casa, che l’accoglienza è a dir poco osannante. Nel corteo spiccano i cinti portati dalle donne, veri e propri castelli di candele alti fino a 3 metri che vengono tenuti in equilibrio sulla testa, preceduti dagli stendardi e dai gonfaloni dei paesi di provenienza, e poi danze e balli sfrenati al suono di organetti, pifferi e zampogne. Un tempo gli artigiani del paese erano celebri anche per la maestria con cui costruivano le famose arpe viggianesi: molti facevano i suonatori ambulanti e alcuni di loro allietavano con l’arpa e il violino le grandi corti europee del Settecento, finendo con l’entrare in contatto con le correnti di pensiero più moderne dell’epoca. Ecco perché in passato Viggiano si è distinto come uno dei paesi più all’avanguardia del Meridione in campo culturale ed è ancora un vivace palcoscenico di numerose manifestazioni, soprattutto nel periodo estivo; fu addirittura uno dei luoghi massonici più importanti d’Italia ed ebbe la seconda loggia dopo quella di Bari (simboli della Muratoria sono visibili ancora oggi sui vecchi portali delle case).
Subito dopo l’arrivo della processione nell’immensa piazza intitolata a Papa Giovanni XXIII si tiene la solenne messa pontificale, celebrata alla presenza di autorità politiche e religiose. Poi la festa continua tra il sacro e il profano, attraversando l’ininterrotta fila di bancarelle del mercato per giungere alla basilica: qui la Madonna, sotto uno splendido soffitto a cassettoni, resterà fino a maggio consumando l’attesa nel suo trono ligneo d’oro zecchino, circondata da innumerevoli ex voto e, quel che più conta, dalle testimonianze di fede del suo popolo.

Sui banchi della fiera allestita lungo il tragitto non mancano pannocchie abbrustolite, forse il più tipico degli spuntini delle feste popolari
Sui banchi della fiera allestita lungo il tragitto non mancano pannocchie abbrustolite, forse il più tipico degli spuntini delle feste popolari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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