L'oro che luccica

Raffinata e misurata, nostalgica ma aperta al mondo. Visita en plein air a Vienna, una città attraente e vitale, per secoli capitale della Mitteleuropa, meta imperdibile per ogni viaggiatore. E perché non approfittare delle vacanze di fine anno?

Indice dell'itinerario

Aquile e grifi, cavalli, cupole, medaglioni. Alzate gli occhi, una volta arrivati a Vienna, e vedrete brillare una città come mai finora. Poi sedetevi a una pasticceria, e gustando un dolce apprezzate l’elegante rigore perfino nella disposizione delle sfoglie di cioccolato o dei pezzi di frutta: così distante dalla rotonda e passionale mediterraneità, metti, di una pizza margherita. E la musica. Andate a un concerto tra i cento che offre l’inverno viennese, non importa dove, e socchiudete gli occhi: Mozart abitava nella Domgasse, anche Wagner componeva qui, e Mahler e Brahms avevano tavolini riservati nei caffè storici del centro. Sarà suggestione ma l’eco resta, e sembra ancora di cogliere qualcuna di quelle note.
A Vienna oggi risiede ben un quinto degli austriaci, cioè poco più di un milione e mezzo di persone. Non ve ne accorgerete. I trasporti pubblici sono di un’efficienza impeccabile e le distanze tutto sommato brevi, almeno tra le principali attrazioni turistiche. Strutturato ad anelli concentrici secondo il piano regolatore di Otto Wagner del 1848, il centro percorso da grandi viali è dominato da edifici solenni, molti dei quali oggi destinati a museo: collezioni imponenti, ma dalle quali la Vienna contemporanea non si lascia intimidire.
Crollato l’impero austro-ungarico nel 1918 e superata anche la dolorosa pausa della Seconda Guerra Mondiale, il prestigio della città si è andato accrescendo soprattutto per via degli uffici dell’ONU: dopo New York e Ginevra, difatti, Vienna è la terza sede diplomatica delle Nazioni Unite. E la vita culturale, mai sopita, oggi fiorisce in un denso scacchiere di locali alla moda e boutique del design, collezioni e gallerie d’arte, caffè dove i viennesi sfogliano le pagine dell’Österreich o dello Standard, matinée e serate all’Opera, alla Konzerthaus, al Musikverein da dove viene trasmesso in mondovisione l’annuale Concerto di Capodanno dei Wiener Philarmoniker.
Tuttavia, come ogni capitale che si rispetti, Vienna sa essere anche leggera e disimpegnata. Facile vedere molti nostri connazionali impegnati nello shopping più o meno di lusso, specialmente nelle zone pedonali del centro come la Kärntner Straße, Graben e Kohlmarkt, oppure nella Mariahilfer Straße, 2 chilometri di boulevard con più di 600 negozi. Per non dire del divertimento puro e delle attrazioni che richiamano in particolare le famiglie, dallo storico lunapark del Prater al Tiergarten, il giardino zoologico, dalle spiagge estive della Donau Insel (l’isola sul Danubio, 42 chilometri di sabbia, ciottoli e prato) al teatro delle marionette del castello di Schönbrunn.
Quanti giorni restare? Basta sfogliare una guida per trovare la risposta: la visita a un luogo tanto prodigo di interessi non si esaurisce mai, soprattutto in un paese piccolo ma così ricco di storia. Diciamo che tre giorni vanno bene per un primo approccio, e a confermarlo c’è la durata – appunto 72 ore – della Vienna Card, il più gettonato dei lasciapassare ad uso turistico per trasporti e ingresso ai musei. La proposta che segue è perciò tarata su questa previsione. Dopodiché, a ognuno la libertà e l’arbitrio di scegliere tra collezioni tematiche, esplorazione dei vicoli oppure le innumerevoli occasioni di relax. A tornare si fa presto, Vienna è vicina.

Primo giorno
Il nostro tour urbano inizia con lo Stephansdom, ovvero il duomo di Santo Stefano, in uno stile gotico piuttosto pronunciato. Salendo con l’ascensore sulla torre nord oppure a piedi per i 343 gradini di quella sud (che i viennesi chiamano Steffl) si può cogliere la visuale più insolita del centro storico, con le piazze e i parchi che si inoltrano verso la periferia. Centocinquanta metri più in basso, nel sottosuolo della cattedrale, le Katakomben sono in realtà il frutto dell’unione di cripte funerarie costruite a partire dal XIV secolo e propongono una sequenza di ambienti dove si trovano le tombe di vescovi, cardinali e membri della famiglia degli Asburgo, ampie sale in parte sfruttate come rifugi antiaerei durante i bombardamenti del 1945. Nei quasi 100 metri della chiesa, invece, le tre navate dalla forma slanciata ospitano pulpiti e altari barocchi, il coro e il cenotafio in marmo rosso dell’imperatore Federico III.
Uscendo dal duomo oppure entrandovi, quasi sempre si viene accolti dai procacciatori di clienti dei ristoranti locali, addobbati con tanto di panciotto e parrucchino bianco, come a Roma i gladiatori. Che destino il turismo! A pochi passi c’è l’Hofburg, il palazzo imperiale, dal 1283 al 1918 residenza degli Asburgo. Si tratta in effetti di un complesso di edifici dove i veri e propri appartamenti imperiali – quelli in cui Francesco Giuseppe e sua moglie Elisabetta, la leggendaria Sissi, vivevano tra preziosi mobili, quadri, tappeti – sono circondati dagli altri ambienti di corte. Durante la visita, decisamente impegnativa, la folla di turisti passa da una stanza all’altra diligentemente in fila indiana, rimirando sconfinati servizi di stoviglieria (in totale la collezione comprende 167.000 pezzi in porcellana, oro, argento e rame) e ascoltando l’audioguida che narra le gesta della principessa bella e ribelle, sorta di Lady Diana ante litteram. Il biglietto d’ingresso, denominato Sisi Ticket, comprende la visita agli appartamenti imperiali, al Sisi Museum, al museo dell’argenteria, alla collezione delle forniture imperiali (10 minuti dall’Hofburg) e al palazzo di Schönbrunn ma non al Museo della Corona, nell’ala più antica del complesso, dove sono esposti i grandiosi gioielli asburgici e il prezioso mantello di re Ruggero.
Per la pausa di metà giornata, una buona idea può essere di preferire al pranzo una Sacher Torte con panna in una pasticceria, e non c’è luogo migliore della storica Demel. Una volta da qui usciva il gelato alla violetta amato dalla principessa Sissi: oggi questo antico locale in Kohlmarkt 14 resta un indirizzo di prim’ordine (altra destinazione sicura è Heindl, in Rotenturmstraße 16) dove sedersi a un tavolino sotto maestosi lampadari di cristallo.
Soddisfatto l’appetito, si riparte. Alle spalle dell’Hofburg, sempre a pochi passi, il Naturhistorisches Museum dedicato alla storia naturale è il gemello del prospiciente Kunsthistorisches Museum, delle Belle Arti, ma vista l’ampiezza delle collezioni il suggerimento è di effettuare la visita in due giornate diverse. Il Naturhistorisches mostra ancora la splendida veste dell’allestimento ottocentesco, appena aggiornata da nuove sale e sezioni fra cui l’introduttivo Vivarium, con pesci, anfibi e rettili, e ancora la raccolta di meteoriti più importante del mondo, scheletri di dinosauri, fossili, minerali, animali. Nella sezione preistorica il pezzo da novanta è la famosa Venere di Willendorf, 11 centimetri di statuetta in pietra calcarea che da 25.000 prima di Cristo codifica e idealizza le forme femminili riconducibili alla fertilità, prototipo delle numerose dee madri del Paleolitico europeo.
Poco distante dal centro, concludiamo questa prima giornata con lo sfarzoso Belvedere e i suoi due palazzi barocchi. In quello superiore, circondato da un grande parco chiuso, si ammira il celebre Bacio di Gustav Klimt, presentato per la prima volta proprio a Vienna esattamente un secolo fa (sino a metà gennaio 2009 una mostra ricorda e approfondisce la ricorrenza) ma anche una magnifica Tigre di Kokoschka e opere di impressionisti e vedutisti. Nel belvedere inferiore, altre sale ospitano mostre temporanee.

Secondo giorno
Si comincia stavolta dalla Karlsplatz, nel settore sud del centro, dove si fa notare la piccola e deliziosa stazione della metropolitana nello stile della Sezession (un gruppo di artisti d’avanguardia, fondato negli ultimi anni dell’800, che voleva contrapporsi alle paludate concezioni del tempo e riuniva fra gli altri Klimt, Josef Hoffmann e Kolo Moser). Sulla piazza si trovano il Wien Museum, museo storico della città, e la chiesa barocca di San Carlo, preceduta da uno specchio d’acqua abbellito da una scultura di Henry Moore. Quindi ci rechiamo al palazzo della Sezession sormontato da una vistosa cupola avvolta da rami dorati d’alloro, disegnata da Klimt: oltre ad ospitare mostre, l’edificio contiene al piano interrato il capolavoro dello stesso Klimt e cioè il Fregio di Beethoven, grande ciclo murale (lungo più di 34 metri) che interpreta pittoricamente la Nona Sinfonia del grande compositore tedesco ed è considerato tra le opere più significative dello Jugendstil viennese.
Poco a occidente della Karlsplatz parte l’ampio vialone della Wienzeile, occupata al centro da un mercato alimentare perlopiù con prodotti e avventori esotici. A metà del viale si elevano due palazzi progettati da Otto Wagner: il primo è la Maiolikahaus, così denominata per via del rivestimento di facciata con piastrelle policrome, mentre accanto al civico 38 sorge il secondo edificio con medaglioni dorati disegnati da Kolo Moser. Sono due delle numerose perle dell’architettura viennese, cui l’ufficio turistico dedica un utile opuscolo tematico. Sempre a piedi raggiungiamo ora il Kunsthistorisches Museum: al piano ammezzato bella e ricca collezione archeologica con pezzi egizi, greci, romani, al primo piano vasta raccolta di quadri tra cui alcuni magnifici Arcimboldo, Giorgione, Caravaggio.
Dopo il pranzo al ristorante del museo ci rechiamo in metro allo Schönbrunn, la sfarzosa residenza estiva imperiale. E’ la più visitata di Vienna nonché patrimonio Unesco, e la sua visita, fra damaschi, cristalli e sete, può comprendere anche il museo delle carrozze e un tour guidato alla scoperta di come nasce quella delizia del palato che è l’Apfelstrudel. Davanti al castello nel periodo natalizio viene allestito un mercatino di artigianato artistico con regali, attività per bambini, concerti. Si può preferire alla visita degli appartamenti imperiali quella del parco, con enormi e curatissime aiuole, il labirinto, il padiglione della Gloriette che ospita oggi un esclusivo caffè. E per chi ha i ragazzi, ma non solo per loro, tappa irrinunciabile sarà infine il Tiergarten, lo zoo più antico d’Europa, che ospita innumerevoli specie esotiche e non: dai gruccioni alla tigre, dal panda gigante all’ibis.

Terzo giorno
All’InfoPoint di Albertina ci sono due postazioni Internet e collegamento wireless per tutti: i ragazzi chattano, i grandi scaricano la posta. Il museo dell’Albertina è un’altra sfilata di capolavori di arte grafica, alcuni celeberrimi come il Leprotto di Albrecht Dürer e altri di Raffaello, Michelangelo, Goya. Il complesso espositivo accoglie pure altre collezioni come i manoscritti musicali della Musiksammlung e il Museo Austriaco del Cinema. Una volta usciti, nella Augustinerkirche andiamo ad ammirare il celebre monumento funebre dell’arciduchessa Maria Cristina, capolavoro ottocentesco di Antonio Canova.
Presso la Biblioteca Nazionale strappa un’esclamazione di affascinato stupore la vista della sontuosa Prunksaal, 80 metri di salone che custodisce ed espone circa 200.000 volumi del XVI e XVII secolo tra colonne di marmo e ballatoi. Quindi, con l’ennesimo salto stilistico e temporale così viennese, tappa seguente è il sobrio ma elegantissimo edificio della Postsparkassenamt, un capolavoro dell’architettura funzionalista progettato all’inizio del XX secolo da Otto Wagner. A altri notevoli edifici del ‘900 dedichiamo le nostre ultime ore in città: dalla Hundertwasserhaus, piena di colori e dalle forme sinuose, alla facciata tutta vetro e acciaio dell’Austria Bank in Favoritestraße.
Il finale è tutto per i più piccoli dell’equipaggio: si chiude in bellezza al Prater. Realizzato oltre duecento anni fa, il lunapark di Vienna è piacevolmente vecchio stile, con schiere di padiglioni che propongono macchine a scontro, due ruote panoramiche, tiro a segno e zucchero filato. Non mancano però attrazioni più moderne come ascensori e ottovolanti da capogiro. In origine era la riserva di caccia dell’imperatore, che nel 1766 la aprì all’uso ricreativo da parte dei viennesi i quali vi realizzarono via via caffetterie e pasticcerie, cui seguirono presto le prime altalene, giostre e piste da bowling. Prima di ripartire, c’è giusto il tempo per l’omaggio alla statua dorata del re del valzer Johann Strauss, nello Stadtpark (quella di Mozart si trova al Burggarten). Arrivederci, Vienna.

PleinAir 437 – dicembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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