L'Italia di San Francesco/3 - A piedi con la lupa

Da Assisi a Gubbio strade interne inseguono i passi di San Francesco tra il verde, le acque e le atmosfere di un'Umbria segreta che ha mantenuto l'aspetto di allora.

Indice dell'itinerario

Sulle orme di San Francesco ci dirigiamo a Gubbio seguendo la vecchia strada, denominata Francescana perché percorsa dal santo proprio quando cominciò il suo cammino di fede e di umiltà, nell’inverno del 1207. Oggi quel tracciato, solo in parte asfaltato e in parte soggetto a lavori di ripristino, serve il traffico locale, ma un tempo era un’alternativa alla grande arteria Flaminia; attraversa la classica campagna umbra: colline cosparse di boschi, vigne, ulivi e colture. Costeggiando il fianco della basilica di San Francesco ad Assisi, si giunge al grande parcheggio privato di Ponte San Vittorino: da qui partono due strade che salgono rapidamente ai 603 metri di Pieve San Nicolò. Quella a destra presenta più difficoltà e offre gli scorci migliori sulla città; prendiamo quella a sinistra, molto più agevole, che tocca la chiesa di San Fortunato, assai bella all’esterno e inaccessibile. Si sale ancora, tra campi curati e fioriture spontanee, fino a Pieve San Nicolò, poche case e una chiesetta, per poi scendere velocemente fino a Valfabbrica, un tempo potente castello fino a che non ostacolò le mire di Perugia.
Siamo ormai sulle sponde del fiume Chiascio: il bivio per Biscina è tre chilometri a nord del paese. La strada è chiusa, ma si possono percorrere i 500 metri che conducono alla Barcaccia dove il Chiascio forma una sorta di lago verde, calmo e profondo, paradiso dei pescatori. Qui si può sostare e, per ora, proseguire solo a piedi o in bici. Si scorge in alto a sinistra ciò che resta di Coccorano, l’antico castello della famiglia di Santa Chiara. Raggiungere Biscina potrebbe essere problematico, però vale la pena cogliere alcuni scorci del nuovo invaso, ricco di verdi isolotti ma castigato da una grande diga.
Non c’è rimasto molto da vedere a Caprignone, dove San Francesco tentò di convertire due briganti da cui venne malmenato: proprio qui egli fondò un piccolo convento. Il castello di Biscina, ora proprietà privata, costituiva assieme a Coccorano, Petroia e Vallingegno un solido sistema difensivo. Se si riesce ad immettersi sulla S.S. 298 (con il camper occorre fare una lunga deviazione), si segue un percorso panoramico sulla vallata del Chiascio e sulla spianata eugubina. Doveva essere proprio una zona ostile al nostro Francesco, se è vero che dall’abbazia di Vallingegno fu malamente allontanato come mendicante.
Il complesso, edificato dai Benedettini nell’XI secolo in una posizione invidiabile, vanta una cripta absidata e oggi affianca al luogo di culto una deliziosa struttura ricettiva. Dopo altri begli scorci sulle alture circostanti, la discesa verso Ponte d’Assi apre il sipario sul fantastico profilo di Gubbio. San Francesco non poté vederlo come lo vediamo noi oggi, ma non poteva neppure immaginare che sulle rovine della casa degli Spadalonga, amici di famiglia che lo accolsero e rivestirono quando fu cacciato dal padre, sarebbe in breve sorto un grandioso convento francescano. Né che l’abito ricevuto in dono sarebbe divenuto la veste del nuovo Ordine.
A Gubbio San Francesco predicò alla lupa: sul luogo fu costruito un piccolo convento, del quale resta la sola Chiesa della Vittorina. Uno degli affreschi del Palazzo dei Consoli raffigura l’episodio, mentre l’altare della chiesetta di San Francesco della Pace è la pietra dove egli sedette quando parlava alla lupa.
Al di là della tradizione francescana, Gubbio è città d’arte ricca di storia la cui visita è un vero viaggio nel tempo, a cominciare giusto dal teatro romano e dal convento di San Francesco, la cui chiesa mostra pregevoli affreschi. Dietro la singolare Loggia dei Tintori (XVI secolo), dove venivano messe ad asciugare le stoffe di lana, Piazza San Giovanni offre una delle più belle immagini di Gubbio: un solo colpo d’occhio sulla chiesa di San Giovanni Battista, il Palazzo dei Consoli, il Palazzo Pretorio, il Palazzo Ducale e il duomo. Su tutto domina la chiesetta di Sant’Ubaldo (827 m), raggiungibile anche in funivia e capolinea della folle Corsa dei Ceri (si svolge il 15 maggio).
Il Palazzo dei Consoli è uno dei più belli e famosi palazzi pubblici d’Italia. Custodisce, assieme a numerose opere d’arte, le famose Tavole Eugubine, eccezionale documento etrusco-romanico. Aggrappato alla montagna, anche il duomo contiene opere d’arte notevoli. L’adiacente Palazzo Ducale, nei pressi della Porta Sant’Ubaldo, chiude degnamente la parata: la parte più antica risale addirittura all’epoca longobarda e sembra abbia ospitato nientemeno che Carlo Magno e Federico Barbarossa.

PleinAir 314 – settembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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