L'Italia di San Francesco/7 - L'Alpe della Luna

Più volte il Poverello fu ospite del convento di Monte Casale, incastonato tra i boschi dell'Appennino e le cime della Luna, a pochi chilometri dalla città di Sansepolcro.

Indice dell'itinerario

Rocce e boschi, solitudine, un silenzio quasi assoluto interrotto solamente dallo scrosciare dell’acqua di ruscelli e cascatelle. L’atmosfera raccolta così tipica dei luoghi di Francesco non manca certo al convento di Monte Casale, che si raggiunge in breve dall’antica città di Sansepolcro, nella Val Tiberina toscana. Circondato dalle fitte foreste di querce e faggi dell’Alpe della Luna, il massiccio che segna il confine tra la Toscana, l’Umbria e le Marche, il piccolo convento è stato più volte frequentato dal santo nei suoi viaggi attraverso l’Appennino.
Noto ai fedeli per la conversione dei famosi “tre ladroni”, tre briganti il cui pentimento di fronte alla predicazione di Francesco è narrato nelle pagine dei Fioretti, Monte Casale compare più volte nella Legenda Maior di San Bonaventura da Bagnoregio come teatro di miracoli. “Francesco, mentre pregava in una chiesa abbandonata nei pressi di Monte Casale, nella regione di Massa, venne ad apprendere per divina rivelazione che lì erano rimaste dimenticate alcune sacre reliquie” racconta Bonaventura. Il santo ordina “ai frati di portarle devotamente nella loro chiesetta”, ma questi “dimentichi del comando paterno” non si ricordano di obbedire. Un giorno, però, quando i frati entrano in chiesa, trovano sull’altare delle ossa “bellissime e olezzanti d’intenso profumo”. «Sia benedetto il Signore mio Dio, il quale ha compiuto da sé quello che avreste dovuto fare voi» sarà – sempre nella ricostruzione di Bonaventura da Bagnoregio – il commento di Francesco.
Oggi occupato da una piccolissima comunità di Cappuccini, il convento di Monte Casale offre una piacevole sosta nel verde a portata di mano da Sansepolcro e dalla superstrada che collega Perugia con Cesena. Chi ama le escursioni a piedi, da qui, può seguire i sentieri che salgono verso il crinale dell’Alpe o l’antica via – certamente seguita da Francesco – verso il valico di Bocca Trabaria e il Montefeltro. Assolutamente da non perdere, però, è soprattutto il breve viottolo che dal convento scende al Sasso Spicco, stretto terrazzo tra alte pareti di arenaria dove Francesco amava raccogliersi in preghiera circondato dai rumori della natura. Con l’eccezione dei mesi più asciutti dell’anno, una cascatella che precipita dalle rocce aggiunge suggestione al luogo.
Compiuta solo da pochi turisti nonostante la comodità dell’accesso (il parcheggio all’ingresso del convento può ospitare fino a tre, quattro camper), la visita di Monte Casale completa quella di Sansepolcro, la splendida città di Piero della Francesca (da ammirare nella pinacoteca comunale). Ma nelle immediate vicinanze si trovano anche altre due città d’arte quali Città di Castello e Anghiari. E nella zona, merita una visita anche il convento di Cerbaiolo, cui si sale da Pieve Santo Stefano e dove, oltre a Francesco, sostò forse Sant’Antonio da Padova. “Chi ha visto la Verna e non Cerbaiolo ha visto la madre e non il figliolo”, recita un detto locale.

PleinAir 314 – settembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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