L'Italia di San Francesco/12 - Alto Medioevo

Narni è ancora la città medioevale che lo stesso San Francesco vide. E più a monte, una strada ombrosa e tortuosa raggiunge lo Speco in cui il santo amava raccogliersi.

Indice dell'itinerario

Rocce e lecci, solitudine, un silenzio assoluto interrotto solamente dal canto degli uccelli. Il Sacro Speco di Narni è l’Umbria di San Francesco come ci si aspetta che sia. Nell’angolo più meridionale della regione, questo eremo pochissimo frequentato sia dai fedeli sia dai viaggiatori laici merita una visita attenta da chi si muove alla ricerca dei luoghi e della memoria del santo. Nella Legenda Maior di San Bonaventura da Bagnoregio l’eremo tra le montagne di Narni è citato come sede di uno dei miracoli di Francesco. “Un’altra volta, nell’eremo di Sant’Urbano, il Servo di Dio ebbe desiderio di bere un po’ di vino. Allora ordinò che gli portassero dell’acqua, sulla quale tracciò un segno di croce. Immediatamente quell’acqua pura divenne ottimo vino, e in questo modo la virtù del santo ottenne ciò che la povertà di quel luogo deserto non gli aveva potuto dare”.
Dopo aver versato a lungo in cattive condizioni, l’eremo è tornato nel 1993 alla sua funzione originale. Anche se gentili e sorridenti, i quattro frati che lo occupano non amano fare da ciceroni ai visitatori, e anche se questi ultimi rispettano le ore prescritte per la visita non è detto che possano essere guidati nel bellissimo chiostro. Ma il luogo merita comunque una visita. Dall’ingresso dell’eremo, un ripido viottolo porta al suggestivo oratorio di San Silvestro, che conserva l’unico letto in legno di Francesco arrivato fino ai nostri giorni, e che è decorato da un affresco del Trecento. A pochi passi si trovano un ombroso castagno secolare, un altare in una piccola grotta e l’ingresso dell’ennesima spaccatura (speco) nella roccia utilizzata come ricovero dal santo. Poco più avanti, un viottolo permette di affacciarsi dall’alto, attraverso le rare aperture fra i lecci, sugli edifici del convento.
Fondato secondo la tradizione da Francesco, l’eremo ha avuto la sua struttura attuale nel Trecento per iniziativa di San Bernardino da Siena, uno dei più noti successori del Poverello di Assisi. Anche il nobile centro storico di Narni, separato dal Sacro Speco da una tortuosa ma piacevole strada di 13 chilometri, reca le tracce del suo passaggio.
Una lapide che ricorda la visita di Francesco, avvenuta nel 1213, è murata all’ingresso del Seminario. L’interno della vicinissima chiesa di San Francesco, costruita nel Trecento al posto del primo oratorio fondato dal santo, ha un interno elegante e severo con numerosi affreschi dedicati alla sua vita e alle sue opere.
Ma l’eremo e la chiesa legati alla memoria di Francesco non sono i soli motivi per recarsi a Narni. Vicinissima alla superstrada e all’Autostrada del Sole, ma un po’ nascosta a chi la vede da lontano da un grande complesso industriale, la cittadina che i Romani chiamavano Narnia e gli Umbri antichi conoscevano con il nome di Nequinum merita una visita attenta. Lasciati l’auto o il camper nel vasto posteggio alla base dell’abitato, la passeggiata nel centro storico inizia con la visita al Duomo di San Giovenale, una imponente chiesa romanica consacrata nel 1145. Il portico quattrocentesco è l’unica differenza importante con l’aspetto che il duomo doveva avere nel 1213, quando anche Francesco si raccolse in preghiera nella sua maestosa navata. Esisteva già all’epoca del santo la chiesetta romanica di San Martino in Pensole, affiancata da un elegante portico, che si raggiunge in pochi minuti a piedi dal duomo. Non esistevano invece nel 1213 l’imponente Palazzo dei Priori, sul quale spiccano alcuni bassorilievi romanici recuperati da una precedente costruzione, e la vicina Loggia dei Priori, della metà del Trecento.
Abbandonata per secoli, la severa rocca costruita nel 1370 da Ugolino di Montemarte e modificata nel 1460 per volontà di Pio II non è ancora visitabile, ma il suo interminabile restauro dovrebbe essere ormai alla fine. Rivolgendosi al gruppo speleologico locale (da contattare tramite l’ufficio turistico comunale) è possibile organizzare una visita alle cisterne e ai condotti dell’acquedotto medioevale scavato nella rupe calcarea che sorregge la città.

PleinAir 314 – settembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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