L'Italia di San Francesco/11 - Il bosco dei romiti

Tra i faggi e lecci del Monteluco, la montagna di Spoleto, santi ed eremiti si ritiravano già prima di Francesco. Ma sull'umile rifugio del Poverello sorse un convento.

Indice dell'itinerario

Il Monteluco è da sempre la montagna santa di Spoleto. Il nome deriva da lucus, cioè bosco sacro, e si rifà ai più antichi insediamenti religiosi. Gli anacoreti si rifugiavano qui, a 800 metri di altezza tra i boschi di lecci, fin dal V secolo. Giunsero poi i Benedettini, che nel 1218 cedettero allo stesso San Francesco la piccola chiesa di Santa Caterina. Il santo e i suoi seguaci costruirono al suo fianco le prime celle utilizzando alcune cavità nella roccia. Questo umile rifugio ha dato certamente origine all’attuale convento di San Francesco, una struttura semplice che conserva ancora il fascino di un luogo primitivo. Sono collegati alla figura di San Francesco la modesta cappella dove egli si raccoglieva in preghiera, il pozzo del vicino cortile e le sette celle superstiti del vecchio dormitorio.
L’escursione a Monteluco è di alto interesse ambientale, sia per le caratteristiche naturali del luogo che per i magnifici panorami. Nei pressi del convento il bosco d’elci assume un aspetto monumentale. Percorso il primo tratto pianeggiante, dove è stata collocata una copia della Lex Spoletina (III secolo a.C.) per la salvaguardia dei boschi, si seguono i sentieri che scendono verso la città. Il bosco sacro offre numerosi belvedere, promontori rocciosi che dominano i Monti Martani, i colli di Perugia, il Subasio, e nasconde le minuscole grotte dove santi ed eremiti si ritiravano in preghiera.
Ai piedi del Monteluco sorge Spoleto. Il tessuto urbano mette subito in evidenza l’accavallarsi di vari stili e le trasformazioni imposte da secoli di storia, sorvegliati a vista dalla grandiosa rocca dell’Albornoz e dall’elegante ponte delle Torri. Già centro dell’antico ducato longobardo, la città conserva infatti numerose e pregevoli testimonianze romane, medioevali e rinascimentali. La rocca, ex carcere di sicurezza, attualmente in restauro non è visitabile. Una passeggiata fino al ponte, che collega il colle di Spoleto al Monteluco, offre in compenso incantevoli viste e consente di vedere da vicino questa incredibile opera di ingegneria medioevale (XII secolo). La zona, immersa nella natura, si presta anche ad escursioni più impegnative per gli amanti di trekking e mountain bike, perché alcuni sentieri raggiungono la sommità del Monteluco. Sotto la rocca, ma sul versante opposto, si trova lo splendido duomo romanico del XII secolo, che alla singolare ed elegante facciata unisce i preziosi affreschi di Filippo Lippi e del Pinturicchio.
Se a Spoleto edifici di culto esistevano già prima del Mille, furono proprio i benedettini e i nuovi ordini mendicanti, francescani compresi, a dare un nuovo impulso e un nuovo volto alla città, con l’edificazione e la ristrutturazione di chiese e conventi. Monumenti che, uniti al fascino delle altre costruzioni pubbliche e civili, fanno di Spoleto una straordinaria galleria d’arte all’aperto. La visita può cominciare da San Pietro, proprio all’inizio della strada che sale al Monteluco. La misteriosa facciata rappresenta un raro esempio della cultura artistica del XII secolo nonché una singolare pagina biblica, scritta finemente su pietra da un abile scalpellino locale. In città, poi, solo una buona guida può indirizzare l’attenzione sulle numerose emergenze. Noi ci limitiamo a segnalare, ai piedi del Monteluco, altri insediamenti monastici quali San Gregorio, San Salvatore e San Ponziano. Segni anch’essi di una crescita e di una vitalità culturale che sopravvivono al tempo e che oggi fanno da scenario al Festival dei Due Mondi.

PleinAir 314 – settembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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