L'Italia di San Francesco/10 - Isola di Penitenza

Isolato due volte, dall'acqua del lago Trasimeno e dalle tentazioni terrene, il Poverello trascorse quaranta giorni di preghiera e digiuno sull'Isola Maggiore...

Indice dell'itinerario

Quello dell’Isola Maggiore è uno degli episodi più noti della vita di Francesco. Secondo la tradizione, nella primavera del 1211, dopo essersi fermato quasi due mesi a predicare a Cortona, il santo partì prima dell’alba in direzione del “piccolo mare” dell’Umbria, portando nella bisaccia solamente due pani. Traversò la pianura interrotta dai grandi tumuli etruschi di Camucìa, lasciò a sinistra gli uliveti e le colline e, raggiunta la sponda del Trasimeno, salì sulla barca di un amico pescatore che lo trasportò sull’Isola Maggiore. Qui sostò in preghiera per quaranta giorni e quaranta notti, osservando il digiuno assoluto, e utilizzando per riparo un masso sporgente ancora più esiguo delle rocce spaccate di Sant’Urbano, di Monte Casale e della Verna. Terminata la Quaresima, fu ancora l’amico barcaiolo a riportarlo verso la riva. Il Trasimeno era in tempesta a causa del fortissimo vento. Bastò un gesto di Francesco, però, per far placare immediatamente le acque. Una volta a terra, il Poverello proseguì, a piedi come sempre, per celebrare la Pasqua insieme ai confratelli delle Celle, il convento francescano alle porte di Cortona. Aveva chiesto al pescatore di tacere, ma questi non seppe trattenersi. Fin dalla morte del santo, l’Isola Maggiore iniziò ad essere visitata da un numero sempre più consistente di fedeli.
Oggi, più degli altri luoghi di Francesco, il Trasimeno ha un’immagine molto diversa da quella del passato. Se La Verna e l’Eremo delle Carceri, nonostante la grande affluenza, sono rimasti luoghi di silenzio e di natura, il lago più esteso dell’Italia centrale è, dalla primavera al primo autunno, un luogo di vacanza particolarmente frequentato. Ombrelloni e bagnanti si contendono le esigue spiagge del bacino, turisti si pigiano sui traghetti che fanno la spola tra Castiglione, Tuoro, Passignano e le isole. Sull’Isola Maggiore, abitata ai tempi di Francesco da una numerosa comunità di pescatori, i viottoli sono quasi sempre affollati.
Pure, anche qui, il miracolo di Francesco ha funzionato. Una volta lasciati alle spalle l’approdo, il borgo di pescatori e gli splendidi uliveti del versante più dolce e assolato dell’isola, un comodo viottolo permette di immergersi in un silenzioso bosco di lecci, pini e cipressi. Qui, all’improvviso, appaiono lo scoglio che vide l’approdo del santo, il masso (ora ricoperto da una cappella) che gli servì da giaciglio, la piccola fonte che utilizzò per rifornirsi dell’amata “sorella acqua”. Di fronte a quest’ultima e allo scoglio, una statua in bronzo di Francesco è il punto dell’isola più caro a pellegrini e fedeli.
Il fascino dell’Isola Maggiore, però, non si esaurisce con le memorie del Poverello. Come abbiamo già detto – e contrariamente alla tradizione agiografica – nel 1211 l’isola non era affatto deserta. Oggi popolata da una sessantina di persone, ospitava in quegli anni una fiorente comunità di varie centinaia di anime. Nel 1305 Matteo dell’Isola, il più noto cronista locale, avrebbe scritto di “circa duecento fuochi”, cioè famiglie.
Che la Maggiore fosse tutt’altro che fuori mano è dimostrato anche dalla notevole fioritura di chiese. Esistevano infatti al tempo di Francesco sia la parrocchiale di San Salvatore (sottoposta alla non lontana abbazia di Farneta) e la splendida chiesa romanica di San Michele Arcangelo, decorata da numerosi affreschi di pregio e da poco oggetto di un radicale restauro. Sono proprio le chiese, insieme alle memorie francescane, le tappe della piacevole passeggiata sull’isola dove non ci sono né strade né vicoli. In rovina, purtroppo, è il convento francescano eretto a partire dal 1328 e che ospitò i papi Giulio II e Pio II. Abbandonato dai religiosi nel 1860 e trasformato alla fine dell’Ottocento nel castello della famiglia Guglielmi, l’intero complesso è oggi in condizioni pietose. Peccato.

PleinAir 314 – settembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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