L'isola in capo al mondo

In camper e non solo tra balene e pinguini, città di impronta vittoriana e fertili regioni vinicole, parchi lussureggianti e montagne di ghiaccio che guardano il Mar di Tasman: dopo una prima puntata a North Island, eccoci a South Island per un'altra emozionante avventura pleinair in Nuova Zelanda.

Indice dell'itinerario

Bisogna proprio abituarcisi, ma qui più vai a sud e più freddo fa. D’altra parte South Island, la più meridionale delle due isole maggiori della Nuova Zelanda, è ormai vicina all’Antartide (per dare un’idea, siamo quasi alla stessa latitudine della Patagonia), come ci rivela l’incredibile luce australe ormai così polarizzata che sembra quasi di poter toccare il blu profondo del vastissimo cielo. E’ il primo segnale di quello che ci aspetta: le indimenticabili meraviglie di una natura incontaminata, il posto migliore per un camper in libertà. Strade solitarie, spesso tortuose, affacciate a strapiombo sull’oceano selvaggio oppure immerse tra monti e parchi che sembrano senza confini. E tutta la tranquillità e l’organizzazione di un paese di matrice occidentale, dove le usanze british si affiancano all’esotica e millenaria presenza dei Maori.

Vini e delfini
Con i suoi 350.000 abitanti e il secondo aeroporto intercontinentale del paese Christchurch è una vera città, considerata come la più inglese della Nuova Zelanda: come dire che, se si vuole festeggiare l’inizio dell’avventura con una buona birra in un pub e un cartoccio di fish and chips, questo è il posto giusto. Ma abbiamo fretta di metterci in marcia e così, ritirato il veicolo a noleggio, imbocchiamo la statale 1 in direzione nord. La nostra intenzione è quella di compiere un giro classico, procedendo in senso antiorario lungo la costa con alcune puntate all’interno, per scoprire la grande varietà di paesaggi e ambienti naturali. Perché South Island, per chi non lo sapesse, è un paradiso del birdwatching, una delle mete alpinistiche più famose degli antipodi, un luogo eccezionale per osservare i cetacei in libertà…
E’ proprio la prima tappa ad offrirci questa opportunità: Kaikoura, celebre in tutto il mondo per il whalewatching. Capodogli, orche, balenottere rostrate, megattere e balene franche australi si lasciano ammirare con facilità grazie alle gite in barca organizzate dagli operatori locali, e se si prenota con un paio di giorni di anticipo è possibile anche nuotare in compagnia dei delfini. Un incontro assolutamente da non mancare, che subito imprime alla nostra vacanza quel senso di emozionante grandezza tipico dell’incontro pleinair con la natura.
Lo Stretto di Cook divide North Island da South Island che qui all’estremo nord si frantuma nei Marlborough Sounds, un insieme di insenature, isole, baie e canali di origine glaciale. A Picton, porto sonnacchioso durante l’inverno e brulicante cittadina turistica in stagione, il pesce la fa da padrone nei menu dei ristorantini sul mare e invita subito a una pausa, ma prima di rimettersi in marcia vale la pena visitare le principali attrazioni della cittadina. Un ottimo inizio è l’Edwin Fox Maritime Centre dove è conservato l’omonimo vascello in legno di teak, costruito in Bengala nel 1853, che nella sua pluridecennale carriera svolse le più varie funzioni di trasporto: delle truppe nella guerra di Crimea, dei carcerati verso l’Australia, degli immigrati che venivano a cercare fortuna in questa terra lontana. A breve distanza sorge il Seahorse World Aquarium, molto amato dai bambini, dove potrete ammirare e anche toccare diverse specie di pesci locali. Al Visitor Centre si può invece prelevare una mappa che illustra le escursioni più interessanti del circondario, tra cui lo Snout Walkway che offre notevoli vedute del Queen Charlotte Sound (circa 4 ore fra andata e ritorno).
Puntiamo ora il muso del camper in direzione di Nelson, lambendo i Sounds, e qui occorre fare una scelta: perdersi nei meandri delle bellissime insenature oppure proseguire direttamente verso ovest. Dipende da quanto tempo abbiamo a disposizione, perché ad esempio il Pelorus Sound è lungo 42 chilometri ma ne ha ben 379 di costa! Un altro ottimo motivo per visitare il Marlborough è sicuramente il vino: con oltre cinquanta aziende vinicole sparse tra Blenheim e Renwick, questa regione ne è la principale produttrice in Nuova Zelanda. Rinomati sono i bianchi, tra cui il Sauvignon, ma anche gli aromatici Gewürztraminer, Riesling e Pinot Grigio. Il modo migliore per gustarne la qualità è sicuramente quello di fermarsi a mangiare presso uno dei tanti agriturismi della zona, dove un buon bicchiere si accompagna a piatti della campagna e del mare come ottimi formaggi freschi, capesante e specialità in crosta d’erba o affumicate al legno di manuka, un albero della famiglia del tea tree.
La statale 6 ci riporta verso la costa fino ad Havelock, una tappa da tenere presente se vi piacciono i molluschi: la cittadina infatti è il principale centro di produzione delle green-lipped mussels, le cozze verdi neozelandesi, grandi più del doppio di quelle dei nostri lidi. Quindi è la volta di Nelson, una delle mete turistiche più battute grazie al clima soleggiato, alle splendide spiagge, alla vivacità culturale e, non da ultimo, alla sorprendente inventiva dei suoi artigiani. Nel raggio di poche decine di chilometri si stendono alcune importanti aree protette, dove ci si può sbizzarrire nelle attività all’aria aperta: a circa mezz’ora di marcia nell’entroterra verso Saint Arnaud c’è ad esempio il Nelson Lakes National Park, con due bei laghi glaciali che ricordano l’ambiente dei fiordi ma senza quell’affollamento di visitatori che può rendere i luoghi meno apprezzabili. Continuando invece lungo la costa a nord-ovest di Nelson troviamo l’Abel Tasman National Park, giustamente famoso nonostante sia il più piccolo della Nuova Zelanda. Si tratta di un comprensorio facilmente accessibile e molto frequentato dagli escursionisti: l’itinerario più noto è sicuramente l’Abel Tasman Coastal Track, che richiede da tre a cinque giorni di cammino e può essere completato con gli itinerari marini in kayak. Noi dobbiamo accontentarci, per così dire, di percorrere la Golden Bay verso Motueka e Kaiteriteri, una splendida località dove concedersi un bel tuffo e brevi camminate in un paesaggio molto suggestivo.
Sempre dritto con la baia alla nostra destra arriviamo a Collingwood, ultima città del nord-ovest e base per recarsi a Farewell Spit, una stretta lingua di sabbia in perenne movimento per i forti venti del Mar di Tasman. Questa è una zona umida di importanza internazionale ed è particolarmente indicata per il birdwatching e l’osservazione della fauna in genere: 26 chilometri di spiaggia offrono rifugio a foche neozelandesi, trampolieri, sule e una miriade di uccelli artici che qui si fermano anche a nidificare, per la gioia degli occhi e della macchina fotografica.

Ghiacciai sul mare
Da Motueka torniamo sulla statale 6 in direzione sud e ci riportiamo nuovamente sull’oceano. Siamo nel Westland, un lungo tratto di costa sferzato dal vento australe e come schiacciato ai piedi delle Southern Alps. Qualche spiritoso lo chiama anche Wetland, la terra dell’umidità, perché questa è una delle regioni più piovose del paese, anche se gode di altrettanti giorni di sole rispetto a Christchurch e al versante orientale di South Island. Il clima, in ogni caso, non dispiace alle otarie che popolano le rocce di Cape Foulwind: i cuccioli nascono fra novembre e dicembre e trascorrono le prime settimane di vita sugli scogli, con le mamme che li accudiscono amorevomente. Westport, il centro più vicino, si trova in una zona abitata dai Maori fin dal X secolo, mentre i primi europei arrivarono nella seconda metà dell’800 per l’estrazione dell’oro, anche se la miniera più vicina si trova a 40 chilometri nell’interno.
Riempito il serbatoio (nei prossimi 100 chilometri mancano distributori di carburante) procediamo verso sud su un percorso di straordinaria bellezza, con la strada stretta tra il mare che si infrange sotto la scogliera e le colline a ridosso. Intorno a Punakaiki ci fermiamo per osservare le pancake rocks, curiose rocce tondeggianti che costituiscono la principale attrazione del Paparoa National Park insieme a sfiatatoi marini che, con le giuste condizioni di marea, emettono getti impressionanti.
La cittadina di Greymouth, oggi il centro principale della costa ovest, un tempo era un pa, villaggio fortificato dei Maori. Dopo questo piccolo bagno di folla (si fa per dire, ma con 15 abitanti per chilometro quadrato contro i 200 circa dell’Italia tutto è relativo!) raggiungiamo Hokitika, famosa per la lavorazione della giada: da evitare però le bancarelle su cui si vende paccottiglia prodotta in serie nel Sud-Est asiatico, preferendo i negozi specializzati che sono più costosi ma offrono prodotti veramente belli e originali. Dopo aver prelevato materiali informativi al ben organizzato Visitor Centre ci rechiamo al West Coast Historical Museum, interessante viaggio nel passato tra esplorazioni costiere, attività mineraria e colonizzazione, mentre all’Eco World si possono vedere da vicino i kiwi, i simpatici uccelli simbolo della Nuova Zelanda, ormai seriamente minacciati di estinzione.
Il tempo a nostra disposizione ci consente solo una breve puntata alla Okarito Lagoon, paradiso naturalistico assai frequentato dai birdwatcher e che si può esplorare anche in canoa, con viste molto suggestive sulle Southern Alps. Ed ecco che ci si para davanti agli occhi l’incredibile spettacolo di due enormi ghiacciai praticamente sul mare: il Franz Josef Glacier e il Fox Glacier, nel Westland Tai Poutini National Park. Le due formazioni sono veramente impressionanti, anche per la velocità con cui avanzano: un metro al giorno con punte fino a cinque metri, quasi dieci volte più dei ghiacciai delle nostre Alpi. Ma l’intero parco merita una visita non frettolosa, poiché tutela una grande varietà di ambienti che si stende dalle spiagge del Mar di Tasman fino ad alcune delle vette maggiori della catena; il tutto perfettamente fruibile grazie alle numerose opportunità di campeggiare – come accade praticamente ovunque in Nuova Zelanda – e praticare attività quali trekking, canoa, volo a vela, sci, alpinismo.
Ci stiamo avvicinando all’estremità meridionale di questa costa (occhio all’indicatore del carburante, perché qui mancano di nuovo benzinai per un centinaio di chilometri) e ci portiamo verso Haast, un’altra zona di grande importanza naturalistica con una foresta pluviale e vaste paludi, inserita dall’Unesco fra i patrimoni dell’umanità. Da Haast Junction una deviazione di particolare interesse per chi ama le escursioni solitarie è quella per Jackson Bay, con begli itinerari a piedi, mentre i più avventurosi potranno raggiungere il punto panoramico che si affaccia sul remoto Cascade River.

I fiordi del sud
La statale 6 si addentra verso l’Haast Pass e, dopo aver attraversato Wanaka e Cromwell, raggiunge l’animata cittadina di Queenstown. Fondata come Westport intorno al 1860 sulle rive del lago Wakatipu come centro minerario per la ricerca dell’oro e circondata da splendidi paesaggi, è un luogo ideale per il soggiorno attivo, con l’imbarazzo della scelta fra decine di proposte d’ogni genere: se siete in cerca di qualcosa di particolare potrete provare, ad esempio, le ascensioni in pallone o il river surfing, le gite sul trenino a vapore di Kingston o il canyon swing, che consiste nell’ammirare dall’alto forre e burroni dondolandosi… da un ponte.
Altre emozioni ci aspettano nel Fiordland National Park, all’estremo sud-ovest, dove la costa appare nuovamente solcata da lunghe e strette insenature e dove il clima è instabile anche nel pieno della stagione calda, come si confà ad una terra ormai prossima alla calotta polare. Da Te Anau, grazioso paese sulle rive dell’omonimo lago, si può arrivare al Milford Sound con tour giornalieri organizzati, ma in camper è un’esperienza da non perdere: i 119 chilometri di strada che raggiungono il fiordo sono uno degli itinerari più affascinanti di tutta la nazione, in un ambiente magnifico dove la presenza dell’uomo, pur se evidente, non è mai invasiva. Immaginate di fare una gita da Milano a Parma – la distanza è più o meno la stessa – viaggiando attraverso una natura integra e selvaggia…
Ci siamo intanto avvicinati al nostro giro di boa, Invercargill, la città più meridionale della Nuova Zelanda, punto di partenza per numerose escursioni nel circondario e sulle isole che fronteggiano la costa, come la Stewart Island. Se il tempo stringe vale comunque la pena visitare il Southland Museum con la Tatuara House, un rettilario in cui osservare queste grosse lucertole che discendono da specie antichissime e sono considerate una sorta di fossili viventi.

Natura formato famiglia
Da Invercargill la statale 1 inizia a risalire la costa orientale, portandoci a chiudere il nostro lungo anello intorno a South Island. Il tragitto sfiora le boscose alture dei Catlins arrivando a Dunedin e alla Otago Peninsula, fulcro di un’area privilegiata per l’osservazione della fauna, con servizi e attrezzature di eccellente livello. Assolutamente da non mancare, a Taiaroa Head, il Royal Albatross Centre, dove c’è una spettacolare colonia di questi grandi uccelli che si possono ammirare con facilità dall’apposita torre di avvistamento (preferibilmente in un pomeriggio ventoso per vederli mentre volano anche a 160 chilometri all’ora). Di tutt’altro genere l’incontro con i simpatici pinguini minori blu, i più piccoli della loro specie, talmente confidenti e abituati all’uomo da fare il nido persino nei vialetti del centro. Una rarità sono invece i pinguini dagli occhi gialli, il cui habitat è seriamente compromesso dall’allevamento brado: oggi, per fortuna, sono tutelati da un programma di ricerca che include la possibilità di visite guidate per le famiglie. Da visitare inoltre sulla penisola il Glenfalloch Woodland Garden, un giardino storico molto amato da grandi e bambini e nel quale si svolgono durante l’estate numerose manifestazioni, e il Marine Studies Centre, dove i più giovani si entusiasmeranno alla vista di polpi, cavallucci marini e decine di altre specie (se fate in modo di capitarci di mercoledì nel primo pomeriggio potrete anche dar da mangiare ai pesci con le vostre mani). Continuando verso nord un’altra piacevole cittadina costiera è Oamaru, con un grazioso centro storico in stile vittoriano animato da un ricco cartellone di eventi e, anche qui, tanti pinguini da osservare al Visitor Centre.
Siamo ormai alle ultime battute del nostro viaggio, ma prima di ripartire dedichiamo un po’ di tempo a Christchurch. Musei, monumenti, parchi, mercati offrono molteplici occasioni di visita e di svago, e chi non ha avuto modo di osservare i tatuara o i kiwi nelle tappe precedenti potrà farlo qui, all’Orana Wildlife Park. Di fronte a noi si stende per migliaia di chilometri l’Oceano Pacifico, mentre alle nostre spalle, contro lo sfondo cristallino del cielo, si levano le cime delle Southern Alps: presto le sorvoleremo per tornare a casa lasciando questo mondo di una bellezza primordiale, che sembra aver trasmesso la sua magia anche a chi ci vive. Unico antidoto per chi, come noi, è solo di passaggio, la speranza di tornare appena possibile.

PleinAir 436 – novembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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