L'isola dimenticata

Folegandros è una delle isole più piccole delle Cicladi, ma soprattutto una delle meno conosciute: con un'unica strada a collegare tre villaggi, una dozzina di deliziose calette da raggiungere a piedi e un piccolo campeggio ad accogliere gli ospiti itineranti.

Indice dell'itinerario

Un costone di roccia adagiato su un mare di limpidezza inaspettata: così si mostra Folegandros mentre il traghetto si avvicina, con il vento dell’Egeo che ci rinfresca la testa ancora un po’ annebbiata dopo una notte brava trascorsa nella vicina Santorini. La superficie rugosa dei due contrafforti della montagna principale appare graffiata da un dedalo di centinaia di sentieri, ai lati dei quali gli abitanti hanno costruito nei secoli una fittissima rete di muretti a secco: e fu forse perché li credevano fortificazioni che i pirati saraceni trascurarono questa placida isoletta nelle loro scorrerie. Ai nostri giorni è invece il turismo di massa a non essersi ancora appropriato di questa piccola perla dell’arcipelago greco più battuto dalle rotte vacanziere, perché Folegandros è priva di aeroporto e le sue spiagge, spesso quasi deserte anche in piena estate, si conquistano solo dopo aver affrontato sentieri a volte impervi e tortuosi, percorribili esclusivamente a piedi.
L’unica strada asfaltata collega il porto di Karavostasis con l’abitato di Chora, l’attuale capoluogo, e con Ano Mèria, il centro rurale dell’isola; il resto della viabilità è costituito da sterrate o da mulattiere di cui solo una mezza dozzina percorribili con la moto o l’auto, a patto però di prestare la massima attenzione nella guida, e non a caso il mezzo di trasporto più usato – oltre alle proprie gambe – è tuttora il mulo, anche se il turismo ha favorito la recente apertura di un paio di noleggi di scooter. Non ci sono banche, ma solo un bancomat (a volte privo di contante, quindi è bene portarne con sé una certa scorta) e l’ufficio postale, insieme al municipio, è l’unico punto di riferimento pubblico di tutta l’isola. Per gli italiani un’opportunità in più è data dal consolato, ospitato presso l’agenzia di incoming Sottovento gestita da quattro giovani torinesi.

Discese a mare
Dalla strada principale, che corre sul crinale dell’isola, si dipartono una serie di percorsi di trekking che conducono alle chiesette sparse, all’antico avamposto dei militari italiani e alle dodici spiagge di Folegandros (facile contarle in un’isola che misura meno di 35 chilometri quadrati di superficie!). Si tratta di sentieri relativamente brevi e per nulla impegnativi, anche date le quote assai modeste, ma spesso i turisti preferiscono farsi portare nelle calette più vicine al porto da alcuni pescatori che d’estate effettuano questo servizio in cambio di pochi euro. E’ opportuno sottolineare che i percorsi sono quasi sempre sprovvisti di segnaletica e che a volte il tracciato si perde in mezzo a vaste pietraie o viene nascosto dalla bassa vegetazione: ma ciò non crea problemi, perché l’assenza di alberi e le piccole dimensioni dell’isola rendono subito individuabile la direzione da prendere.
I due percorsi più suggestivi sono chiaramente indicati sulla sterrata a circa 500 metri dalla fine dell’abitato di Ano Mèria, e portano alle baie più belle di Folegandros: Ampeli e Livadaki. Per raggiungere la prima, una spiaggetta di ghiaia fine, si attraversa una dolce mulattiera panoramica (percorribile per la maggior parte anche in moto o in auto) che scende fin quasi all’acqua cristallina, dove il rumore della risacca è accompagnato da un buffo suono di contrabbasso causato dall’aria che fuoriesce da una grotta nei pressi. Durante il percorso, tra arbusti e piante grasse che rendono il paesaggio ancora più selvatico e affascinante, solo di rado si incontrano altre persone; può capitare di intravvedere in lontananza qualche pastore con il suo gregge o di imbattersi in un mulo che risale faticosamente il pendio con un paio di ragazzini sulla soma.
Due i sentieri per raggiungere Livadaki: il percorso completo richiede una passeggiata di circa tre quarti d’ora, con un dislivello che si avvicina ai 300 metri. La baia è caratterizzata da un’immensa vena di marmo bianco che aggira l’intero sperone del piccolo golfo, mentre la spiaggia è costituita da sassi di media grandezza che aumentano progressivamente di dimensione mano a mano che ci si allontana verso l’interno.
Di maggiore impegno, ma comunque alla portata di tutti i buoni camminatori, due escursioni sul tetto dell’isola. La prima parte dall’abitato di Chora e, aggirando il monte Eleftherios (il punto più alto di Folegandros con i suoi 414 metri), scende alle fattorie di Livadi, alla spiaggia di Katergo e rientra a Chora passando per il porto di Karavostasis: richiede più o meno 5 ore con un dislivello complessivo di quasi 400 metri. La seconda passeggiata, di un paio d’ore con un dislivello di 250 metri, si snoda nella parte nord-occidentale: si parte dall’abitato di Ano Mèria, si doppiano il capo Castellos e la spiaggia di Aghios Georgios e si rientra nel centro abitato sul crinale, risalendo i pendii della costa di nord-est.

Panorama sull’Egeo
La maggioranza dei circa 500 abitanti di Folegandros pratica l’agricoltura e la pesca: per conoscerne le tradizioni e l’economia vale una visita il museo folkloristico di Ano Mèria, un’antica abitazione in cui sono esposti utensili e arredi d’epoca che ricordano uno stile di vita ancora molto vicino nel tempo.
A Chora, invece, la sala comunale espone immagini della Folegandros di una volta, e all’inizio di luglio stradine e piazzette (con il centro chiuso al traffico) ospitano un festival con caratteristici spettacoli musicali e teatro popolare. Il Kastro, risalente al XIII secolo e protetto dall’Unesco, è un impeccabile esempio di fortificazione veneziana, mentre la chiesa della Panaghia è stata costruita sulle rovine di un tempio dove sono tuttora visibili le iscrizioni in onore di Apollo e Artemide. Ma per una vista davvero indimenticabile bisogna recarsi alla chiesa di Aghios Eleftherios, una mezz’ora di passeggiata per godere di un panorama mozzafiato sulla Chora e su quest’isoletta così vicina e insieme così lontana dal grande turismo delle Cicladi.

Aneddoti di guerra
Uno dei rari tratti di strada asfaltata dell’isola è il naturale proseguimento verso nord-ovest dell’unica carrozzabile che porta ad Ano Mèria. Dopo il centro abitato si prosegue per una piccola fortificazione costruita dai soldati italiani durante l’ultima guerra e che costituiva l’avamposto in loco delle nostre truppe. In realtà la situazione bellica a Folegandros risultava molto simile a quella narrata da Gabriele Salvatores nel suo Mediterraneo: si racconta infatti che un giorno una nave tedesca si arenò proprio davanti a questo punto di osservazione, ma i soldati italiani – impegnati a godersi il sole e la buona cucina – non se ne accorsero. Furono i folegandriti ad avvertire i nostri del pericolo e della possibilità che l’isola fosse attaccata, ma fortunatamente non accadde nulla perché il nemico ripartì dopo un paio di giorni, non appena disincagliata la nave.
Ironia della sorte, nel tratto di mare che separa Folegandros da Sikinos c’è uno scoglio piatto chiamato Karavi, da un termine greco che significa nave e così chiamato perché somiglia a un’imbarcazione: la roccia è completamente ricoperta di grossi fori perché l’aviazione tedesca mitragliò più volte il roccione, scambiandolo appunto per una nave e dimenticandosi invece degli italiani sull’isola.

PleinAir 407 – giugno 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio