L'impavido tacchino

Un gruppo di cavalieri si sfida nel cuore antico di Palo del Colle per conquistare un trofeo in carne, ossa e piume: è il Palio del Viccio, che mescola origini rurali e cortesi celebrando con una burlesca tenzone il Martedì Grasso.

Indice dell'itinerario

Nella Murgia barese, a Palo del Colle, il tacchino ha appena superato indenne il Natale quando si trova a temere nuovamente per la propria incolumità. L’ultimo giorno di Carnevale, infatti, il malcapitato pennuto diviene protagonista di una tumultuosa gara che, sino a qualche anno fa, lo vedeva nell’infelice ruolo di bersaglio: appeso in alto a una corda, doveva essere infilzato dai cavalieri – ognuno in rappresentanza dei dodici rioni cittadini – che passavano sotto di lui al gran galoppo; una sorte ben più dolorosa di quella natalizia poiché, prima che la tenzone si concludesse, il volatile veniva ripetutamente ferito. Per ovviare a queste inutili sofferenze, da qualche tempo la vittima è stata sostituita con un palloncino pieno d’acqua, ma il tacchino (quello vero, che qui si chiama popolarmente viccio) presenzia ugualmente alla competizione e, legato accanto al nuovo bersaglio, segue gli eventi sottostanti non senza timore – qualcuno potrebbe sempre sbagliare mira – anche se ormai sa di non rischiare più nulla, poiché protetto da una gabbia. E lo scorso anno, ritrovando il coraggio della sua specie, ha investito con uno spruzzo uno spettatore: forse per segnare il proprio territorio… o magari per fargli uno scherzo in tema con la festa.
La prima notizia di un torneo è legata al nome degli Sforza, che qui avevano le razze più pregiate dei loro cavalli: risalirebbe al 1477, in occasione di una visita dei duchi, l’esibizione di un gruppo di allevatori i quali dimostrarono la propria abilità lungo un percorso che saliva al castello. L’introduzione del viccio nella festa è naturalmente successiva alla scoperta dell’America (da dove per l’appunto il tacchino proviene) ed è connessa ai riti propiziatori della tradizione rurale, qui ancora ben radicata. Palo del Colle – che sorge, come rivela il nome, su un piccolo rilievo – si trova infatti in una zona a preminente vocazione agricola, che vanta una rinomata produzione olearia e vitivinicola (la cittadina fa parte della Strada dei Vini DOC Castel del Monte ed è sfiorata dall’omonima Strada dell’Olio).
La centralissima Piazza Santa Croce è interamente racchiusa dai principali monumenti. La Chiesa Matrice in stile romanico pugliese, ispirata alla cattedrale di Bari, presenta sulla facciata tre portali sormontati da bifore e al centro un ricco rosone; dalla parte opposta, con i suoi 49 metri d’altezza, lo slanciato campanile ornato da bifore, trifore e da un elegante ballatoio. L’austero palazzo del principe Filomarino, composto da un centinaio di stanze, domina centralmente la piazza, chiusa sul lato destro dalla seicentesca Chiesa del Purgatorio con facciata in stile barocco e con il portale, abbellito da un piccolo gruppo di sculture, sovrastato da un orologio solare.
Per ritrovare invece le strutture medioevali ci si recherà nel centro storico, alle spalle della Chiesa Matrice. Tra Via Giotto, Via Petrarca e le stradine adiacenti, il tessuto urbano è fortemente caratterizzato dal continuo susseguirsi di archi a volta con le pareti adornate da icone o da edicole votive, dedicate ai santi e soprattutto alla Vergine: ad esempio l’Arco della Madonna della Porta, protettrice di Palo, quello della Madonna delle Grazie in Via Petrarca, della Madonna del Carmine in Vico Umberto I, e ancora la Madonna di Costantinopoli, l’Immacolata, l’Assunta. Alcune dipinte su intonaco e altre su rame, risalgono tutte alla fine del 1700 e, da allora, continuano a testimoniare la grande devozione mariana degli abitanti. E’ a pochi passi da qui che, nel pomeriggio del Martedì Grasso, si tiene il ben più profano Palio del Viccio infiammando per qualche ora gli animi dell’intero paese. La competizione ha inizio alle 15.30 lungo Corso Garibaldi – transennato per l’occasione – che ben si presta alla bisogna essendo stretto, lungo e in discreta pendenza: quasi al termine della salita, tra due balconi al secondo piano, viene teso un canapo al quale sono appesi il tacchino e il palloncino pieno d’acqua. Dall’estremità opposta della strada, uno per uno partono al galoppo i cavalieri che in prossimità del bersaglio, per ridurre la distanza tra questo e la lancia, si alzano in piedi sulle staffe, i più abili addirittura sulla sella; il precario equilibrio aumenta la pericolosità della corsa poiché diviene più difficile colpire l’obiettivo e, al tempo stesso, condurre il cavallo nella giusta direzione (come a volte dimostra qualche rovinosa caduta, fortunatamente senza gravi conseguenze). Alla fine del primo turno, se nessuno è riuscito a colpire vittoriosamente la vescica, la corda viene abbassata di qualche centimetro e la gara riprende: questa è una delle caratteristiche del Palio del Viccio, che potrà durare appunto pochi minuti o anche diverse ore. E’ evidente che più numerose sono le manche, più faticosa diventa la competizione poiché si dovrà fare i conti con la progressiva stanchezza di cavalli e cavalieri.
Quando finalmente una modesta doccia, segno dell’avvenuta perforazione della membrana di plastica, investe il più abile tra i fantini, un tripudio liberatorio di grida e applausi si leva dalla folla che fino ad allora ha seguito la gara tra continue speranze e delusioni. Il vincitore, lasciata la sua cavalcatura, riceve i calorosi complimenti del pubblico al quale mostra orgogliosamente il Viccio appena conquistato. Poi tutti si spostano in Piazza Santa Croce per celebrare, fino a sera inoltrata, la vittoria e la conclusione del Carnevale, gustando specialità gastronomiche nelle quali il principale ingrediente è il tacchino. E stavolta, povero lui, senza alternative.

PleinAir 390 – gennaio 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio