L'Europa ha un cuore verde

Vere vacanze nella natura a zonzo fra le regioni centrali della Svezia, una terra di boschi senza confini ai piedi delle prime montagne del Grande Nord, e poi sulla costa baltica, con un'appendice marina (o quasi) nell'isola di Gotland. Un viaggio tutto da godere in un paese dove il pleinair trova realmente la sua dimensione ideale.

Indice dell'itinerario

La Svezia d’estate è un paradiso per il pleinair. Grandi spazi, servizi di livello elevato, paesaggi naturali ancora estesamente integri, condizioni meteorologiche discrete e, con un po’ di fortuna, anche buone. E quello che vi presentiamo non è un invito a conoscere le grandi attrazioni turistiche del paese, come Stoccolma e la Lapponia, bensì una proposta diversa, a tutta natura, che inanella magnifici parchi nazionali assieme ad alcune aree delle regioni centrali, in particolare lo Svealand e il Norrland meridionale, più il fuoriprogramma dell’isola di Gotland. Una vacanza che non prevede pause (a meno di non disporre di un tempo sufficiente a prolungare il soggiorno dove si preferisce) perché ha inizio all’arrivo e prosegue senza interruzioni per l’intera permanenza, sfruttando anche gli eventuali giorni di pioggia. Il segreto sta negli svedesi, nella facilità che accompagna il loro vivere quotidiano, nel meccanismo sociale che uno dei paesi più ricchi dell’Unione Europea ha messo a punto per esprimere una convivenza basata sull’informalità, sull’efficienza, sull’adesione innata al progetto comune. Una sensazione palpabile nell’intera Scandinavia, che però nella Svezia centrale trova il suo punto di equilibrio, per così dire, geografico e climatico: né affollamento urbano o costiero né ostile e desolata wilderness del Grande Nord.


Orsi e formiche
Raggiunta la nostra meta per le vie usuali, ci portiamo subito nel cuore della contea di Dalarna, circa 260 chilometri a nord-est di Stoccolma, il cui capoluogo amministrativo Falun è stato a lungo uno dei centri più importanti della Svezia per l’estrazione del rame. Il colore rosso scuro con cui sono dipinte molte casette di legno della cittadina è detto appunto rosso Falun e veniva prodotto con il solfato di ferro qui estratto. Trasformato oggi in sito di archeologia industriale, il dismesso impianto consiste in quel che resta di una miniera a cielo aperto, lo Stora Stöten (in pratica un’enorme buca), una serie di gallerie che si visitano accompagnati da guide e un piccolo museo, mentre nello spiazzo prospiciente alcuni figuranti in abiti d’epoca azionano un vecchio treno a vapore. Agli appassionati di birdwatching interesserà sapere che lo Stora Stöten ospita una coppia di gufi reali, i più maestosi rapaci notturni europei, seguita costantemente da una webcam.
Procedendo a nord-ovest lungo la statale 80 e poi la 70 si giunge a Mora, patria di Gustav Vasa, il celebre sovrano che regnò sulla Svezia dal 1523 al 1560, e del pittore Anders Zorn, il più illustre rappresentante dell’arte svedese a cavallo fra ‘800 e ‘900, la cui abitazione è oggi un museo. Ma la cittadina deve la sua notorietà soprattutto alla più lunga e antica maratona mondiale di sci di fondo, la famosa Vasaloppet: ogni prima domenica di marzo, decine di migliaia di sciatori (notizia dell’ultim’ora, quest’anno pare si siano contati oltre 50.000 partecipanti) scivolano sulla neve per 90 chilometri.
Questa regione è considerata in patria fra le più ricche di risorse turistiche, e lo stesso cavallino rosso di legno – diventato poi simbolo dell’intera Svezia – si fabbrica sulle sponde del lago Siljan, uno dei più grandi di tutto il paese. Sulle sponde settentrionali del bacino, che qui forma un invaso minore denominato Orsasjön, tappa quasi obbligata per chi viaggia in camper, caravan o tenda è il grande campeggio di Orsa. Gli svedesi amano la vita all’aria aperta ma senza rinunciare al comfort, e quindi non ci sorprende trovare prati e boschi in abbondanza ma anche, fra i tanti servizi, il minigolf, un delizioso laghetto a mo’ di piscina e pure la connessione wi-fi. La base oltretutto è ideale per una visita al vicino Björnpark, ovvero il parco degli orsi: disteso sul fianco di una collina e col tempo divenuto una delle principali attrazioni turistiche del paese, quest’ampio spazio verdeggiante consente il facile avvistamento, entro grandi recinti, degli orsi bruni ma anche di lupi, linci e ghiottoni (che fanno parte, per chi non lo sapesse, della stessa famiglia di lontre, puzzole e faine).
Ben diverso e anzi del tutto peculiare l’ambiente del non lontano Hamra Nationalpark. Si tratta di un’area protetta di minuscole dimensioni, appena 28 ettari, ma di antiche origini essendo una delle prime sei istituite in Europa nel 1909, ricorrenza di cui l’anno scorso si è festeggiato il centenario. Hamra comprende sì e no due piccole alture ricoperte da una foresta vergine di pini affacciata su alcuni laghetti, dove un tappeto di muschi e licheni seppellisce tutto quel che giace al suolo: massi, tronchi crollati, formicai. Per accedervi da Orsa si percorre verso nord la E45 e quindi si svolta a destra sulla statale 310 in direzione di Ljusdal; dopo pochi chilometri, superato il villaggio di Hamra, un bivio segnalato conduce al limitare del bosco in un parcheggio dotato di una spartana toilette e – come in tutti i parchi svedesi – di un box contenente dépliant informativi gratuiti. Un facile sentiero ad anello consente di camminare per circa un’ora in un’atmosfera quasi onirica, tra alberi caduti e stagni coronati da distese di carici ed eriofori.


Le prime montagne
Tornati sui nostri passi alla E45, la seguiamo verso nord fino a Sveg dove imbocchiamo la lunga e solitaria stradina per Särna, uno dei centri principali della Dalarna nonostante le sue piccole dimensioni. Il monumento più pregevole del paesino è la settecentesca chiesa lignea, circondata dalle casette anch’esse in legno del locale museo storico all’aperto, che raccoglie edifici dei secoli scorsi arredati con mobilio e oggetti dell’epoca. Ma perché non pochi turisti vengono a Särna? Il motivo sta nel fatto che qui, alle pendici delle prime vere e incontaminate montagne che si incontrano viaggiando verso nord, è nato nel 2002 il Fulufjällets Nationalpark, uno dei più bei santuari naturalistici di Svezia, che protegge e corona la Njupeskär, la più importante cascata del paese. L’area protetta comprende un grande altopiano che si erge a circa 1.000 metri di quota sulla distesa verdeggiante della taiga, e grazie all’integrità dei suoi ambienti e alla posizione geografica è un’ottima base per l’osservazione di animali mitici per il naturalista mediterraneo (vedi collaterale Un fotografo italiano al nord ) come il girifalco, la civetta capogrosso, il picchio tridattilo, la ghiandaia siberiana. Tra i diversi sentieri segnati che attraversano il parco, il più frequentato richiede circa un’ora e conduce alla base della cascata, che compie un salto di ben 93 metri. Il percorso, attrezzato con passerelle e scalinate di legno per superare più agevolmente i modesti dislivelli, parte dal magnifico centro visite presso il villaggio di Mörkret, dove ampie vetrate affacciano su uno stagno e il vicino contrafforte dell’altopiano. Volendo evitare il ritorno per la via dell’andata si può seguire una traccia con segni arancioni che, in circa 3 ore, effettua il giro della cascata risalendone le pendici alla sinistra orografica, passando alle spalle del salto e percorrendo un tratto a mezzacosta con ampia vista sulla foresta sottostante. Altra magnifica escursione, anche se più impegnativa, è quella del Göljådalen, vallone colpito nel 1987 da una terribile alluvione che con un’onda di piena alta fino a 6 metri spazzò via le sponde del torrente: il tragitto si sviluppa per oltre 17 chilometri e noi abbiamo camminato per dieci ore, comprese le soste e un’oretta per il pranzo al sacco al riparo del rifugio Göljåstugan. Il primo tratto attraversa il magnifico bosco di abeti, pini e betulle, quindi si esce sulla sommità dell’altopiano dov’è il regno della tundra popolata da salici e betulle nane, che si supera fino a riprendere la discesa nel bosco.
I dintorni di Särna offrono molte altre attrazioni naturalistiche. Su un isolotto nel piccolo lago dove affaccia il villaggio, un grande pino ospita il nido di un falco pescatore: difficile pensare a un luogo più fiabesco per mettere su casa. I castori costruiscono le loro dighe di tronchi e rami, anche se occorre muoversi al crepuscolo e soprattutto farsi guidare da chi conosce il territorio per compiere le osservazioni. Su un altro altopiano, stavolta raggiunto da una comoda carrozzabile, la tundra della Städjan-Nipfjället Naturreservat ospita il piviere tortolino, la pernice bianca e il chiurlo piccolo. Nei boschi, picchi neri e civette capogrosso abitano grosse cavità scavate a colpi di becco dai primi nei tronchi degli alberi. Volpi, scoiattoli e alci si fanno ammirare senza troppe difficoltà, come pure le strolaghe mezzane dall’elegantissima livrea che fendono gli specchi immoti dei laghi. Davvero uno spettacolo, la natura del nord.


Abeti in riva al mare
E’ il momento di lasciare le montagne e, con un lungo trasferimento, dirigersi verso la costa: tornati a Sveg, si può scegliere se proseguire per Ytterhogdal, Änge e Sundsvall oppure per Östersund, Sollefteå e Kramfors. Il nostro obiettivo è un’altra perla del sistema di parchi nazionali svedesi, lo Skuleskogen; prima però ci spingiamo fino a Örnsköldsvik per visitarne la chiesa ottagonale in legno e per qualche incursione lungo la Höga Kusten o Costa Alta, localmente assai celebrata e inclusa nella lista mondiale del patrimonio Unesco assieme ad altri tredici siti svedesi, tra cui Falun e Visby. Sulla Höga Kusten gli scienziati hanno osservato il più rilevante sollevamento del livello del mare dopo le glaciazioni, tecnicamente definito oscillazione glacio-eustatica: durante l’ultima era glaciale la costa era 800 metri più in basso mentre oggi, dopo una risalita di 286 metri, guadagna quota al ritmo di circa 8 millimetri all’anno. Esplorando l’area, stradine sempre più strette e tortuose (che non tutti i veicoli possono affrontare con disinvoltura) conducono a piccoli villaggi affacciati sul Golfo di Botnia, un tempo abitati dai pescatori e oggi soprattutto da villeggianti.
Ma senz’altro il meglio di questi paesaggi è offerto ancora una volta dalla natura protetta, e lo Skuleskogen Nationalpark è uno dei migliori esempi anche grazie al singolare accostamento di caratteri montani e costieri, nonché autentiche particolarità geologiche. Dopo esserci muniti di mappa e informazioni presso un grande centro visite (in Svezia molti di essi si chiamano Naturum e appartengono a una rete realizzata e cofinanziata dall’agenzia nazionale di protezione ambientale) ci inoltriamo nel parco, che si estende al centro della Höga Kusten su una superficie di circa 3.000 ettari. Le rocce rossastre di granito chiazzate di licheni, la costa frastagliata e accompagnata da isolotti, la foresta di conifere dal verde intenso caratterizzano vedute di imponente bellezza. Scegliendo l’accesso da sud, percorriamo il magnifico sentiero di una decina di chilometri che, camminando in totale 5 ore, raggiunge e attraversa la spettacolare Slåttdalsskrevan, una spaccatura nella roccia alta 40 metri e larga appena 6, emblema stesso del parco; quindi il tracciato scende al lago Tärnätt e alla spiaggia di Näske Bodarna, costeggiando la battigia, ed è un’esperienza davvero insolita quella di camminare tra abeti, mirtilli, viavai di picchi tridattili da un lato e dall’altro il respiro della risacca.
Sono quasi 500 i chilometri che ci separano da Uppsala, ormai sulla rotta per il sud: la raggiungiamo percorrendo la statale E4, che si mantiene lungocosta fino a Gävle e qui si porta nell’interno con un tratto autostradale. Nella graziosa e ordinata cittadina (vedi anche servizio seguente) risalta, accanto al castello, la cattedrale neogotica con le tombe reali. Da non perdere anche i luoghi di Linneo, il celebre naturalista settecentesco noto per aver ideato il sistema di classificazione degli esseri viventi tuttora in uso. Carl Linné nacque nel 1707 in un piccolo villaggio dello Småland e morì ad Uppsala nel 1778: fra i luoghi più significativi della sua esistenza vi sono il museo ospitato nella sua ultima dimora e gli attigui piccoli giardini botanici.
Non lontano da Uppsala, chi ama lo shopping non mancherà la breve deviazione per Sigtuna, piccolo centro affollato di negozi lungo una stradina che parte dalla chiesa in mattoni del XIII secolo e sulla quale si allineano graziosi edifici in legno.


Un’isola fuori programma
Stoccolma si avvicina, e attrae naturalmente i viaggiatori come una calamita. Ma qui non ne tratteremo, spostandoci ad ovest della città per tornare ad ammirare a distanza di anni il Gripsholms Slott, castello dall’esterno assai scenografico e con una doviziosa collezione di quadri che ritraggono gli esponenti della famiglia reale.
Visto che abbiamo ancora qualche giorno l’idea di visitare l’isola di Gotland, dove non eravamo mai stati, si fa largo velocemente nell’equipaggio e decidiamo seduta stante di recarci al porto di Nynäshamn per l’imbarco. La sistemazione al camping Kneippbyn, per chi come noi viaggia con ragazzi o bambini al seguito, è una scelta quasi naturale perché appena oltre la sbarra del campeggio (ma sull’isola ce ne sono una dozzina) si trovano due attrazioni molto apprezzate dai teenager, il parco acquatico Vattenland e il parco giochi Sommerland. All’interno di quest’ultimo sorge nientemeno che Villa Villacolle, la mitica ed eclettica dimora di Pippi Calzelunghe, simpatica protagonista dell’omonimo romanzo di Astrid Lindgren e del serial televisivo tratto dal libro, immancabile appuntamento dei nostri pomeriggi negli anni ’70.
Lunga circa 180 chilometri e larga 50, l’isola conta 60.000 abitanti perlopiù concentrati a Visby, una cittadina assai piacevole con un centro storico circondato da mura e ricco di begli edifici, chiese e scorci caratteristici. Frequentata nei secoli da commercianti e aristocratici, fu l’appartenenza alla Lega Anseatica che la arricchì principalmente nel corso del XII e XIII secolo, epoca a cui risalgono le origini di molti edifici in pietra, tuttora interamente o parzialmente conservati, oppure in gloriosa rovina come le architetture gotiche di diverse chiese.
Visby a parte, sono invece gli edifici di culto in magnifico stile romanico a rappresentare per noi la maggiore sorpresa di Gotland. Se ne visitano a decine sparsi per la campagna, incastonati entro minuscoli villaggi oppure completamente isolati, tutti con il campanile e all’interno pregevoli fonti battesimali in pietra, affreschi, crocefissi lignei.
Una mattina è dedicata all’isoletta di Stora Karlsö, la prima area protetta istituita al mondo dopo Yellowstone. Durante la visita guidata, un paio d’ore in tutto (mettere in conto anche mezz’ora di barca per raggiungerla, rigorosamente da prenotare), se ne apprezzano in special modo le falesie costiere scelte ogni anno da migliaia di uccelli marini – urie, urie nere, gazze marine, marangoni, gabbiani – per deporre le uova.
A Gotland, per il resto, non mancano attrazioni che rendono piacevole il soggiorno come la grotta di Lummelunda, la ricostruzione di un villaggio vichingo, un museo dell’automobile a Vibble e uno di tradizioni agricole a Bunge, e molto altro ancora. Per il nostro viaggio nella natura della Svezia centrale, però, conclusione migliore non poteva esserci che la visita a un piccolo luogo dall’atmosfera di rara intensità, che si trova nella parte meridionale dell’isola. E’ il nuovo Museum Lars Jonsson, circondato da un giardino e completato da un Naturum, dove forse il più bravo dei disegnatori naturalistici contemporanei espone molti dei suoi lavori, soprattutto acquerelli e oli. Sono storie delicate, di una serenità tutta nordica, descritte da mani abili ma prima ancora colte da occhi attenti e sapienti. Un concentrato di questa Svezia a tutta natura che ci ha regalato una splendida estate, e un ricordo anch’esso entrato nel bagaglio mentale del viaggio per stemperare l’attesa, sempre troppo lunga, della prossima Scandinavia.

Testo e foto di Giulio Ielardi


PleinAir 453 – aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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