L'aurora sotto zero

A sud di Capo Nord, la regione del Finnmark è praticamente ignorata dai turisti in transito verso l'estremità settentrionale d'Europa. E invece vale la sosta e la visita: anche in pieno inverno, per un'esperienza di pleinair artico inusuale ma possibilissima, come dimostrano migliaia di campeggiatori scandinavi.

Indice dell'itinerario

Knut scavalca con agilità l’angusto finestrino e spala via la neve accumulatasi durante la notte di fronte alla porta del camper: è l’unico modo per far uscire la sua famiglia e andare insieme a consumare un’abbondante colazione. Tutt’intorno c’è solo un candido manto gelido, la temperatura sfiora i 25 gradi sotto zero e per oggi (anzi, per i prossimi due mesi) il sole non sorgerà sopra l’orizzonte. Bisognerà accontentarsi della magica luce di una lunga alba che cede lentamente il posto a un ceruleo crepuscolo e quindi, di nuovo, alla notte: la notte artica. E’ la quotidianità dei camperisti norvegesi che, a differenza dei nostri compatrioti talvolta capaci di intimorirsi anche per il mite inverno italico, non rinunciano al pleinair nemmeno durante la stagione fredda e affollano i campeggi dell’estremo nord del paese che – incredibilmente – sono tutti aperti. Certo, a volte si corre il rischio di restare bloccati da qualche tempesta, ma l’itinerante scandinavo non se la prende: prima o poi il bel tempo tornerà e allora, liberato a colpi di pala il v.r. sommerso dalla neve, il viaggio potrà riprendere.
Durante il nostro giro alla scoperta del Finnmark, nell’estremo nord della Norvegia, abbiamo incontrato diversi camper e caravan che praticavano il campeggio libero: a volte li abbiamo visti quasi completamente coperti dalla coltre bianca, con solo qualche fioca lucina a testimoniare il fatto che erano abitati. Le targhe? Quasi tutte scandinave, ovvio. E bisogna dirlo subito che non è facile per un italiano arrivare fin quassù e guidare in mezzo a tormente di neve su strade rivestite dal ghiaccio: il camper – se non è perfettamente attrezzato per i climi artici, il che è improbabile per mezzi di origine mediterranea – va preferibilmente affittato sul posto, con l’accortezza di verificare che sia dotato di copertoni chiodati. Dopo i primi timidi approcci si scopre però che condurre un v.r. su tratti ghiacciati con le ruote così equipaggiate offre grande sicurezza e stabilità. Naturalmente occorre muoversi con prudenza e senza scossoni; per il resto non ci sono grandi differenze rispetto alla guida su asfalto, anche perché le strade vengono regolarmente liberate dalla neve e se ci si tiene sui percorsi principali il fondo è compatto e pulito. Durante le tempeste, semmai, il vero problema è il vento…

Nella terra dei Sami
Al di là delle cautele logistiche, una vacanza invernale nel Grande Nord è un’esperienza unica, meravigliosa, indimenticabile: e nessuno di questi aggettivi è frutto di esagerazione, come si scoprirà ben presto.
Innanzitutto, i colori. Sembrerà strano parlare dei cromatismi di una terra coperta al novanta per cento dalla neve, e invece i riflessi blu del ghiaccio, il riverbero rossiccio del sole nascosto sotto l’orizzonte, il verde glauco delle betulle e quello intenso degli abeti si esaltano proprio perché proiettati e amplificati dalla matrice candida che li avvolge.
E poi c’è l’uomo: i Sami indossano spesso i vestiti tradizionali che spiccano come macchie multicolori nelle viuzze dei piccoli centri persi nella vastità dell’altopiano interno del Finnmark, in cui ci sono pochissime strade e da un luogo all’altro ci si sposta soprattutto con la motoslitta, magari inseguendo i branchi di renne al pascolo. Popolo di pastori, i Sami costituiscono la maggioranza degli abitanti del Finnmark interno e, come li definisce il loro Parlamento norvegese, sono una nazione che vive in quattro stati diversi: varie parti di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia formano la zona chiamata Sápmi, la terra in cui questa gente vive da tempi assai remoti, ben prima della “scandinavizzazione” della penisola. Nel territorio sami è la natura a prevalere, e senza compromessi. Il centro principale è Karasjok, seguito da Kautokeino (che solo con molto ottimismo potrebbe essere definito una città): tutt’intorno vaste distese di fittissima vegetazione boreale, montagne, foreste, una delle ultime, autentiche aree wilderness esistenti in Europa. Oltre a percorsi avventurosi nella selvaggia natura invernale – comunque sempre ben gestibili grazie all’organizzazione turistica del posto – esistono sentieri più semplici, alla portata di tutti ma non per questo meno affascinanti. Man mano che ci si allontana dai luoghi abitati si ha l’occasione di vivere esperienze via via più emozionanti proposte da apposite organizzazioni che si rivolgono soprattutto a coloro che cercano un approccio nuovo e integrale all’ambiente e per questo sono disponibili a sopportare qualche scomodità: si può così viaggiare sulle motoslitte o sulle slitte trainate da renne, pescare attraverso buchi tondeggianti praticati nel ghiaccio, dedicarsi allo sci di fondo o al pattinaggio.
Tutte queste attività – a parte quelle che richiedono la neve – si possono più facilmente praticare in estate quando c’è il sole di mezzanotte e la temperatura è più gradevole, e innegabilmente il Finnmark è una regione bellissima da visitare nei mesi più temperati se ci si tiene verso la costa. In effetti sono centinaia di migliaia i turisti che arrivano ogni anno da queste parti, diretti verso Capo Nord: ma la maggior parte di loro degna appena di uno sguardo il resto del territorio, che nella stagione estiva si presenta perlopiù come un acquitrino e, a parte il senso di grandiosa solitudine, non offre poi molte attrattive. D’inverno, però, è tutta un’altra storia. Affittare una slitta trainata da cani e correre in piena notte (anche se è appena pomeriggio!) su un vasto lago ghiacciato mentre sulla nostra testa danza un’aurora boreale è davvero qualcosa di unico.
Già, l’aurora boreale: potremmo spendere molte parole e sfoggiare termini tecnici appresi dalle guide e dai dépliant per spiegare che le particelle del vento solare a contatto con l’atmosfera… e così via, ma non lo faremo. Perché è impossibile rendere l’emozione che si prova nel vedere questi immensi nastri di luce – il colore più comune è il verde – muoversi sinuosamente attraverso il cielo, mutare forma e disposizione, accendersi e spegnersi, assumere tonalità cangianti, abbracciare le stelle, ingoiarle e sputarle fuori di nuovo, in uno spettacolo naturale che non ha eguali al mondo. Vale la pena anche sentire mani e piedi che diventano gelidi per restare in contemplazione, lo sguardo rivolto al cielo. Certo, occorre un po’ di fortuna per vederla, perché non sempre l’aurora c’è e non sempre è intensa e luminosa: ma di certo il posto migliore in Europa per ammirarla è il Finnmark, la stagione giusta l’inverno (da ottobre a marzo, in particolare gennaio e febbraio) e lo spettacolo vale da solo il viaggio.
Un mondo da scoprire Suggerire un itinerario invernale in questa regione è difficile, anzi un azzardo: le condizioni delle strade e del tempo cambiano in modo così repentino che sarebbe comunque impossibile stilare un piano e rispettarlo; stabilite le mete da non perdere, si deciderà giorno per giorno dove spostarsi, valutando attentamente le previsioni meteorologiche e senza esporsi a rischi inutili. Tenete conto del fatto che non sono molte le località normalmente raggiunte da strade ben tenute e sempre o quasi percorribili: ciò vuol dire che la soluzione migliore è scegliere una base di soggiorno ed esplorare i dintorni affidandosi agli operatori che organizzano gite in motoslitta (se ne trovano in ognuna delle cittadine che abbiamo toccato). I prezzi non sono popolari, ma l’esperienza è imperdibile e il divertimento inizia già con la vestizione, quando ci si troverà infilati nelle tute termiche: lì per lì sembra impossibile muoversi e persino respirare, ma in breve ci si abitua al confortevole tepore che consente di affrontare al meglio l’inverno artico e di viverne tutta la meraviglia.Alta, naturale punto di partenza della visita, è il centro principale del Finnmark e anche quello in cui si trova un po’ di tutto: grandi magazzini, banche, uffici turistici e ben quattro campeggi aperti tutto l’anno (ma non mancano i punti per sostare liberamente, com’è frequente in Norvegia). Gloria della città è l’Alta Museum, nato nei pressi di antiche incisioni rupestri che d’inverno sono ricoperte dalla neve e rendono il luogo ancora più affascinante, perché vi si possono ammirare riproduzioni e frammenti originali. Alta deve invece la sua fama recente a una lunga battaglia civile in cui i Sami si opposero al governo centrale che voleva realizzare una diga sul fiume omonimo; nonostante le proteste, lo sbarramento venne completato nel 1987 e oggi il sito, davvero impressionante, è visitabile. L’altissima muraglia chiude un profondo e selvaggio canyon, tra i più grandi d’Europa, e d’inverno tutto appare ghiacciato e immobile; la centrale elettrica, anch’essa accessibile, è stata costruita all’interno della montagna, mentre la strada che arriva alla diga è chiusa da una sbarra ed è ottima per praticare lo sci di fondo o camminare sulla neve. Lungo il percorso si incontrano molte abitazioni per le vacanze e le tipiche “casette sugli sci”: si tratta a tutti gli effetti di caravan equipaggiate di motoslitta.
Seguendo la statale 93 ci si dirige verso Kautokeino, cittadina persa nell’immensità del Finnmarksvidda, un altopiano coperto di laghi e vegetazione boreale. Qui si trova la Juhls’ Silvergallery: creata da Frank e Regina Huls (tedesco lui, danese lei, giunti qui per amore dei luoghi), è una vera e propria fabbrica artigianale di gioielli in argento ispirati alla tradizione locale: l’esposizione, organizzata in locali di notevole interesse architettonico e ad ingresso gratuito, è molto suggestiva. Situato proprio in centro, di notevole interesse è anche il piccolo museo dedicato alla storia locale e alla vita quotidiana dei Sami. Il motivo di maggior richiamo resta comunque la possibilità di visitare i dintorni, dove la natura più selvaggia domina incontrastata. Per gustarla appieno, con la statale 92 si può raggiungere Karasjok, la capitale dei Sami norvegesi dove ha sede il loro Parlamento, una moderna struttura aperta al pubblico e nella quale sono conservate anche diverse opere d’arte contemporanea. Più turistico il Sápmi Park, una grande area a tema in cui è possibile entrare in contatto con la cultura sami: molto bello il cosiddetto teatro magico, che racconta con un’installazione video (anche in lingua italiana) le leggende di questa terra aspra e bellissima.
Tornando verso i fiordi nord-occidentali attraverso notevoli paesaggi artici, da non perdere è Hammerfest che sorge sull’isola di Kvaloeya. Dopo aver superato il paese di Skaldi, nell’ultimo tratto la statale 94 costeggia il fiordo di Kvalsund, tra pareti rocciose e mare semighiacciato, fino ad arrivare al ponte che collega l’isola alla terraferma. Di aspetto prevalentemente moderno, la città si presenta assai vivace e vanta una posizione davvero spettacolare lungo una stretta fascia pianeggiante in riva al mare ai piedi del Salen, una scabrosa montagna che fronteggia un orizzonte chiuso dai picchi seghettati di un arcipelago di isolotti. In centro, non lontano dal porto, si trova il Polarbear Club dedicato all’esplorazione artica e con tanto di attestato che viene rilasciato all’ingresso. Con i suoi 250.000 visitatori all’anno, Hammerfest è l’unica vera città turistica della Norvegia settentrionale e d’inverno è facile osservarvi le aurore boreali: il punto migliore è la spianata sommitale del Salen, a cui si accede anche con i mezzi a motore (attenzione però al ghiaccio e alle strettoie). Tra l’altro il parcheggio, oltre al fantastico panorama, è ottimo per la sosta libera.
A questo punto si potrebbe ragionevolmente osservare che non è indispensabile viaggiare in camper o in caravan per godere di queste meraviglie della natura: vero. Si può tranquillamente arrivare in aereo, noleggiare un’auto e dormire in hotel o, se si vuole rimanere in un ambito più pleinair, affittare le capanne sami o qualche fattoria persa tra i boschi. Ma per chi ama l’abitar viaggiando è imperdibile l’occasione di mettersi alla prova, scoprendo una diversa cultura d’impiego del veicolo ricreazionale: rinunciare, diciamolo pure, sarebbe un peccato.

PleinAir 400 – novembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio