L'asso nella Manica

Caravan e camper sono banditi. Bandito anche il campeggio libero in tenda. Eppure, l'isola di Jersey è il paradiso del turista pleinair. Per scoprirlo, basta lasciare il proprio v.r. in Bretagna e in un'ora e mezza di traversata si sbarca sulla più grande delle isole del Canale della Manica.

Indice dell'itinerario

L’isola è parte della Gran Bretagna, ma non è rappresentata a Westminster, avendo un proprio governo e una propria legislazione e finanza. E’ legata all’Unione Europea, pur senza esserne un membro effettivo. Fieri e indipendenti, gli abitanti di Jersey vi racconteranno che sono stati loro a conquistare l’Inghilterra: quando, nel 1066, Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia, sottomise l’Inghilterra, le isole del Canale erano parte del suo ducato e festeggiarono con lui l’annessione della nuova terra.
Quando re Giovanni dovette cedere la Normandia alla Francia, le isole scelsero di giurare fedeltà alla Corona, ma fu un matrimonio d’interesse, perché ottennero piena indipendenza, con diritto a una propria bandiera oltre che a una propria moneta.

Arrivano gli ecoturisti
Dopo aver basato la propria economia su agricoltura e floricoltura di qualità e sulla finanza, grazie alla caratteristica di paradiso fiscale, Jersey si è lanciata sull’ecoturismo. Perno di questa rivoluzione è stata l’istituzione delle Green Lanes, strade dove un limite di velocità di 24 km/h non vieta il traffico automobilistico ma lascia la precedenza a bici e cavalli. Per il momento, solo 60 chilometri di strade hanno questo regime, ma è già molto per fermare l’invasione di Ferrari e fuoristrada: Jersey ha la più alta densità di automobili e moto del mondo, con 75.000 veicoli immatricolati su poco più di 85.000 abitanti.
A parte questo record negativo, l’isola può davvero dire di avere le carte in regola come meta privilegiata per gli amanti della natura e della vita all’aria aperta, tanto che è stata la prima destinazione turistica al mondo a ricevere il Globo Verde, un marchio nato dopo il summit di Rio de Janeiro per premiare le località che riescono a coniugare ambiente e turismo. In questo contesto è nato il centro di educazione ambientale La Mielle, in una delle poche e importanti aree umide di Jersey, è stato attivato un impianto a raggi ultravioletti di trattamento delle acque, sono stati aperti centinaia di chilometri di sentieri, molti accessibili anche ai disabili su sedie a rotelle.
Passeggiando o pedalando per l’isola, non potrete non passare davanti al castello di Mont Orgueil, che domina il porticciolo di Gorey e al tramonto è una delle viste più belle di Jersey, così come la piccola baia di Portelet o, ancora, quella di Bonne Nuit.
La costa nord, in generale, è la più scenografica e si può percorrerla tutta a piedi, lungo dodici chilometri di sentiero ben accessibili che corrono lungo le scogliere. A Grève de Lecq, ideale punto di partenza di questo itinerario, un mulino ad acqua ancora funzionante è stato trasformato in un pub, mentre le caserme costruite ai tempi delle guerre napoleoniche sono diventate un centro visite.
Se ci spingiamo un po’ verso l’entroterra, a est, troviamo il villaggio di Trinity, più volte vincitore con i suoi carri colorati della Battaglia dei Fiori, una festa che si celebra il weekend di Ferragosto, con un’imponente sfilata di carri realizzati con fiori sul lungomare di St. Heliers.
Vicino Trinity ha sede lo zoo di Jersey, creato quarant’anni fa dal naturalista e scrittore inglese Gerald Durrell per riprodurre animali sull’orlo dell’estinzione e reintrodurli in natura. Lo zoo ha avuto un enorme successo con il salvataggio del gheppio delle Mauritius e con i lemuri del Madagascar, e attira migliaia di visitatori.

In bici per vedere i dolmen
Se non volete unirvi ai tour in bici organizzati dall’ufficio del turismo, potete ritirare una piccola guida e muovervi per conto vostro. Se vi interessa il birdwatching o le testimonianze del Neolitico, seguite l’itinerario di 28 chilometri che vi conduce verso la costa orientale, inizialmente in direzione La Rocque.
Lì, dalla torre difensiva costruita nel XVIII secolo, si possono osservare nei mesi invernali numerosi uccelli acquatici, oppure semplicemente contemplare le onde che si infrangono furiose contro gli scogli e le acque che si ritirano quando c’è bassa marea.
Puntando a nord, verso il paesino di Gorey, passerete attraverso le paludi di Grouville, una riserva naturale sempre di interesse per i birdwatcher. Superato Gorey, tra campi dove in primavera vengono coltivate le pregiatissime patate novelle di Jersey, spunta il dolmen di Faldouet, la cui pietra principale dicono che pesi ben 24 tonnellate.
Pedalando da queste parti noterete anche parecchie mucche, una razza locale strettamente imparentata con quella bretone e normanna; il loro latte è molto grasso e il burro che si ottiene è assai gustoso. Purtroppo, oggi non se ne contano più di quattromila sull’isola.
Visitato il dolmen, si prosegue lungo la costa, con una possibile deviazione verso il castello di Mont Orgueil, oppure si rientra verso il paese di St. Martin, seguendo un’altra Green Lane. Le strade cambiano spesso nome in questo tratto dell’itinerario ed è bene seguire la guida dell’Ufficio del Turismo per non perdersi.
Anche i cottage di granito si assomigliano l’uno all’altro. Un sistema per distinguerli è quello di osservare la “pietra nuziale”, che si ritrova generalmente sopra la porta d’ingresso. Fin dal diciassettesimo secolo, si usava incidere su una pietra le iniziali degli sposi e l’anno, a volte aggiungendo due cuori incrociati.
St. Martin non è lontano dal campeggio di Rozel e dallo zoo di Jersey, ma l’itinerario prevede di scendere verso sud (è discesa, finalmente!), fermandosi al monumento preistorico detto La Hougue Bie. Oltre al tumulo a collinetta del 3800 a.C., ci sono due cappelle medioevali e alcuni bunker sotterranei che risalgono al periodo dell’occupazione tedesca, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Pedalando verso St. Heliers, si passa per il villaggio (a volte sono così piccoli che non si notano) di Longueville, vicino al quale c’è la tenuta Samarès. Si tratta di una villa storica, con un giardino di piante aromatiche e medicinali e animali domestici come asini, pony, capre e pecore. Se avete dei bambini con voi, si divertiranno, d’altronde l’ingresso è libero e c’è la possibilità di rinfrancarsi con un buon tè dopo la pedalata!
Tornati a St. Helier, rientrerete in “città”, come tutti chiamano Jersey, visto che ogni altro centro abitato è formato solo da poche case, una chiesa e un pub. Oltre che essere l’unica città, St. Helier, nonostante che stiano migliorando l’area portuale, è piuttosto anonima e farete quindi bene a lasciarla il più presto possibile per dirigervi verso la campagna di Jersey, ordinata, verde e rigogliosa.

PleinAir 324/325 – luglio/agosto 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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