L'altro lato del Bianco

Meta simbolo delle Alpi e protagonista europea degli sport della neve, Chamonix è anche un ottimo esempio di organizzazione turistica del territorio: piste da discesa per tutti i gusti e le capacità, itinerari per il fondo e le passeggiate, un'ambiance vivace e disinvolta dove anche gli ospiti in camper trovano facile accoglienza, grazie a una rilassata disponibilità di evidente stampo francese.

Indice dell'itinerario

Balmat continua a indicare la via. Nel centro di Chamonix, accanto alle rive dell’Arve, una delle statue più famose delle Alpi ricorda la prima salita del Monte Bianco, avvenuta nell’estate del 1786. Accanto a quella di Balmat, la rude guida della valle, campeggia l’effigie di Horace-Bénédict de Saussure, il ricco scienziato di Ginevra che s’innamorò della montagna più alta d’Europa, promise un lauto premio a chi avrebbe scoperto una via per la cima e la raggiunse a sua volta nel 1787 insieme a diciotto guide, tra le quali lo stesso Balmat, e al suo domestico personale. Resta un po’ in disparte, eternato in una statua di bronzo più recente, il dottor Michel-Gabriel Paccard, l’altro protagonista dell’ascensione del 1786: un uomo colto, che aveva studiato medicina a Torino (Chamonix in quegli anni non faceva parte della Francia, ma era annessa al Regno di Sardegna) e che si era interessato al Monte Bianco già prima della promessa del premio. E forse proprio per la sua cultura, oltre che per le calunnie di Balmat, è stato dimenticato per oltre un secolo dalla gente di Chamonix.

Sotto il tetto d’Europa
Nel pomeriggio il versante francese del Monte Bianco, illuminato in pieno dal sole, fa da sfondo alle statue di Paccard, de Saussure e Balmat, ai vecchi alberghi di Chamonix, alla folla degli sciatori che d’inverno frequentano la capitale mondiale dell’alpinismo e dello sci, come recitano i cartelli sulle strade di accesso. Le colate dei ghiacciai di Taconnaz e de Bossons, anche se in rapido ritiro, si allungano verso il fondovalle e il paese, mentre in alto, l’una accanto all’altra, si innalzano alcune delle cime più belle del pianeta. A destra dell’Aiguille du Midi, dove la più alta funivia delle Alpi sale fino a 3.850 metri di altitudine, due giganti di roccia e di ghiaccio formano una scalinata nel cielo. Oltre i 4.248 metri del Mont Blanc du Tacul e i 4.468 del Mont Maudit si alza la calotta nevosa del Bianco, che raggiunge i 4.810 metri stando alle ultime misurazioni ufficiali. A destra della cima più alta d’Europa sono i pendii di ghiaccio del Dôme du Goûter, una maestosa sagoma arrotondata di 4.304 metri, e la vetta rocciosa dell’Aiguille du Goûter, 3.863 metri, dove sorge il rifugio più frequentato durante i mesi estivi dalle cordate dirette al Monte Bianco. Le cime più eleganti della valle, però, si alzano verso la frontiera con la Svizzera, oltre la barriera rocciosa delle Aiguilles de Chamonix. Dall’altra parte del solco in cui scorre la Mer de Glace, invisibile dal centro dell’abitato, si erge la piramide di neve e roccia dell’Aiguille Verte, con i suoi 4.122 metri. Di fronte, minaccioso e affilato, è l’obelisco del Dru.
Sciare in questo angolo delle Alpi significa poter scegliere fra i cinque comprensori della valle più quelli delle vallate limitrofe, come Les Contamines, Saint-Gervais e Mégève. Da ognuno di essi il Monte Bianco si presenta con un aspetto diverso. Dalle piste di Le Tour e del Col de Balme, sul confine elvetico, le Aiguilles de Chamonix si stagliano con la loro silhouette contro i ghiacciai del gigante, e la calotta della Verte si ammira nella prospettiva migliore. Se si scende in direzione di Vallorcine si hanno di fronte il Buet e altre sassose montagne minori. Dall’altra parte della valle i tracciati del Prarion, che si raggiungono in cabinovia da Les Houches, sono dominati dalla parete dell’Aiguille du Goûter e dai seracchi del ghiacciaio di Bonnassay, mentre la valle di Chamonix si allunga ai piedi del massiccio. Dalle piste che scendono verso Saint-Gervais ci si affaccia sulla piana di Sallanches e sui massicci calcarei degli Aravis e dei Fiz, dall’aspetto dolomitico. Per il panorama – ma anche se si presta attenzione alle opportunità sciistiche – le piste di Argentière e dei Grands Montets sono un mondo a due facce: dalla cima più alta, che è un magnifico belvedere sul massiccio, scendono tracciati impegnativi, che non di rado includono tratti su ghiaccio, mentre intorno alla conca di Lognan, dov’è la stazione intermedia dell’impianto, si snodano piste più facili. Qui la posizione alla base della montagna limita un po’ il panorama, al contrario di quanto avviene sulle piste della Flégère e del Brévent, che dall’alto di 2.525 metri incombono su Chamonix e scendono ai piedi delle rocce delle Aiguilles Rouges. Il Brévent era un belvedere famoso già nell’800, ben prima che si iniziasse a pensare agli impianti a fune. Alta, isolata, proprio di fronte al Monte Bianco, la vetta è il punto di partenza dell’impegnativa pista nera dedicata al campione di sci Charles Bozon, che vinse il titolo mondiale di slalom nel 1962, e può essere raggiunta per ammirare il panorama dopo una sciata sulle facili piste intorno alla stazione intermedia di Planpraz.
Non è semplice, in ogni caso, indicare i tracciati più belli in una valle che offre più di un centinaio di possibilità. A chi se la sa cavare senza problemi sulle nere, oltre alla Charles Bozon del Brévent consigliamo la Point de Vue e la Pylônes, due straordinarie picchiate che iniziano dai 3.275 metri dei Grands Montets. Meno nota agli sciatori italiani è la Verte des Houches, che scende dal Col de Voza alla base degli impianti ed è stata utilizzata più volte per la Coppa del Mondo. Al contrario di altre stazioni delle Alpi Occidentali, però, Chamonix garantisce un’ampia scelta anche ai principianti e alle famiglie, il tutto con lo sfondo di meravigliosi panorami. In questa fascia, le piste del Brévent e della Flégère sono panoramiche ma brevi, e anche i tracciati di Argentière sono abbastanza limitati. Davvero magnifica, invece, l’opzione offerta da Le Tour e dal Col de Balme, all’estremità settentrionale della valle, con una decina di percorsi accessibili alla grande maggioranza degli sciatori. Il comprensorio prosegue verso Vallorcine tra fitti boschi, dove scende la bella pista Des Esserts. Attenzione invece alla discesa da qui a Vallorcine perché, anche se classificata blu, si svolge su una strada molto stretta e a tratti inevitabilmente ghiacciata. Bellissime piste facili anche intorno al Prarion, all’estremità meridionale della valle, che si raggiunge con gli impianti di risalita di Les Houches: qui neofiti e bambini hanno a disposizione il campo scuola nei pressi della vetta del Prarion, mentre una splendida pista blu, la Les Aillouds, raggiunge in 800 metri di dislivello la base degli impianti. Belle discese blu e rosse come la Fontaines e l’Abbaye digradano nel bosco in direzione di Plancert e Saint-Gervais, mentre alcune rosse più ripide si abbassano in direzione di Les Houches. Per gli sciatori di capacità intermedia, meritano senz’altro una visita anche i tracciati del Lac Cornu e dell’Index, rispettivamente nei comprensori del Brévent e della Flégère, che sono collegati da una cabinovia praticamente orizzontale: sei piste lunghe e abbastanza ripide di fronte alla visione mozzafiato del Bianco aspettano solo di essere percorse.

Pleinair alla francese
Per chi cerca altre emozioni sportive a contatto con la natura, grazie a un terreno assai vario e ad una cultura dello sci più attenta alla libertà e all’avventura rispetto a quella delle stazioni invernali italiane, decine di discese fuoripista in tutta la valle sono percorse regolarmente dagli appassionati. Si tratta di un mondo riservato agli sciatori molto esperti, che sanno bene cosa fanno, o a chi sceglie di rivolgersi alle guide alpine. Tra questi itinerari spicca la discesa della Vallée Blanche, straordinario percorso glaciale dai 3.850 metri dell’Aiguille du Midi fino ai 1.900 del Montenvers o ai 1.000 di Chamonix: un itinerario lungo 20 chilometri, in ambiente di alta montagna, tra panorami senza eguali ma anche tra crepacci e seracchi. Un percorso da effettuare nella seconda metà dell’inverno, o anche a primavera se l’innevamento lo consente, e che è preferibile compiere affidandosi all’esperienza di una guida.
Ma i panorami, le piste e i fuoripista non sono le sole ragioni per venire a Chamonix. All’arrivo, chi è abituato a certe stazioni invernali del nostro versante resta di stucco di fronte all’atmosfera sportiva e aperta a tutti della cittadina francese, dove non a caso ogni anno vengono a sciare migliaia di giovani provenienti da tutta Europa e anche da molto più lontano, come dimostrano gli sportelli dell’ufficio del turismo con personale che parla giapponese o russo. In centro, accanto ai ristoranti e alle brasserie della tradizione locale, si allineano bar, pub con musica fino a tarda ora, crêperie. Non mancano spettacoli musicali all’aperto, proiezioni di film di montagna o di sci, l’immancabile museo alpino dedicato alla storia della valle e allo sviluppo del turismo invernale, lo stadio del ghiaccio dove si può pattinare o assistere a una partita di hockey, le gite a bordo di slitte trainate da cavalli. E si accorgono di questa ambiance anche i camperisti, che hanno a disposizione un campeggio aperto tutto l’anno ma possono sostare tranquillamente per la notte in numerosi parcheggi della valle. Per chi ama la montagna, merita infine di essere sottolineata anche la possibilità di utilizzare lo skipass Mont-Blanc Unlimited per raggiungere gli straordinari belvedere dell’Aiguille du Midi, dei Grands Montets e del Montenvers. Il Monte Bianco, da qui, resta il protagonista.

Testo e foto di Jacopo Niccolis

PleinAir 449 – Dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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