L'altra faccia dello Jonio

A una notte di traghetto dall'Italia, Cefalonia è un approdo ideale per il turista itinerante in cerca di mare limpido e di panoramiche escursioni. E a poche decine di minuti c'è Itaca, quasi un'isola di frontiera per ritrovare la Grecia più genuina.

Indice dell'itinerario

L’onda lunga dello Jonio batte sulla spiaggia di Myrthos, sulla costa occidentale di Cefalonia. Altissime e spettacolari se osservate dai belvedere lungo la strada per Assos e Fiskardo, le candide scogliere di gesso che dominano l’arenile sono altrettanto belle se viste dal basso. Ginepri contorti dal vento si aggrappano alle pareti; una coppia di poiane sbuca all’improvviso dall’entroterra, vira sulle onde, scompare sopra i boschi di mirto che hanno dato il nome alla baia. Una grotta accessibile dalla spiaggia e dal mare, per secoli rifugio della foca monaca, offre un po’ d’ombra e un bagno al coperto.
Ogni spiaggia dell’isola regala un’emozione diversa: quella di Skala, all’estremità sud-orientale, presenta un vasto arenile in vista di Zakynthos e della più lontana costa del Peloponneso. Le famiglie con bambini piccoli apprezzano anche Lourdata, sulla costa meridionale, affiancata da ristoranti e da bar e dominata dalle rocce del monte Enos o Ainos. Lo stesso vale per , sulla penisola di Paliki, con la sabbia rossastra e il mare poco profondo fino a un centinaio di metri dalla riva, nel cui entroterra calanchi e canneti ricordano la Calabria: al margine, le scogliere di gesso che qui è grigio contrastano con il rosso mattone della sabbia. Verso il largo si vedono gli scogli che includono la celebre (ma poco visibile) Kounopetra, un macigno in balia delle onde che si ritrova già descritto dagli autori dell’antichità.
L’elenco degli arenili più suggestivi potrebbe continuare a lungo: a un chilometro da Fiskardo si stendono le rocce bianche e l’acqua limpida di Emblisi; Alaties, che si raggiunge per una tortuosa stradina da Manzanos, è un angolo di Caraibi affacciato sullo Jonio; Aghia Sofia, su cui si scende a svolte da Komitata, è circondata da fittissima macchia; Petanì, sulla costa occidentale, è solitaria, ventosa e molto apprezzata dai camperisti italiani.
Grazie a Il mandolino del capitano Corelli, il film con Nicholas Cage e Penélope Cruz con il quale il regista John Madden ha portato sugli schermi l’omonimo libro di Louis de Bernières, è diventata ancora più famosa Antisamos, che la vicinanza al porto e alla cittadina di Sami rende da decenni una delle più frequentate di Cefalonia: la spiaggia è di ciottoli, l’acqua limpida, il colpo d’occhio su Itaca perfetto. Unico neo è una sbarra, non preannunciata da cartelli, che quasi al termine del tragitto impedisce l’accesso ai camper in un punto in cui è difficile svoltare e tornare sui propri passi. Chi proprio non vuole rinunciare a un bagno dovrà prendere un taxi o seguire lo spettacolare sentiero che sale da Sami fino al panoramico monastero di Agrilion e poi scende ripido verso il mare.

Non solo mare
La catena calcarea che forma l’ossatura di Cefalonia si allarga in una serie di altopiani percorsi da greggi di capre al pascolo (i formaggi prodotti con il loro latte sono noti in tutta la Grecia) e culmina, a 1.600 metri sul mare, nel tormentato crinale del monte Enos, un grande balcone sullo Jonio e sulla costa del Peloponneso. Speroni calcarei e sentierini appena tracciati dalle capre fanno del Megas Soros, che con i suoi 1.627 metri è la cima più elevata della montagna, una delle più affascinanti in tutto il paese; un sentiero indicato da ometti di pietra permette di arrivare in mezz’ora alla vetta settentrionale, ormai coronata dalle antenne e raggiunta anche da una strada sterrata. A rendere sorprendente il monte, però, è soprattutto la fitta foresta di abeti della sottospecie endemica Abies cephalonica che riveste il versante nord e che si ammira anche dalla sterrata: è stata la presenza di questi alberi a dar vita al parco nazionale dell’Enos che tutela la montagna e il vicino massiccio del monte Roudi, ma come spesso accade in Grecia l’area protetta non è riuscita a fermare la proliferazione di strade. Ottima iniziativa è il bel sentiero, realizzato con i fondi dell’Unione Europea, che in tre ore permette di arrivare sulla cima dal villaggio di Tsakaritsianos, a poca distanza dalla strada che collega Sami a Poros: la bassa quota della prima parte fa sì che questa escursione non sia consigliabile in estate, mentre sul crinale, grazie al vento, si cammina piacevolmente anche ad agosto.Per ammirare le bizzarrie del calcare una facile meta sono le taglienti scogliere di Aghios Theodoros, a pochi chilometri da Argostoli, che offrono una delle immagini più note dell’isola e sostengono il curioso faro neoclassico fatto costruire nel 1820 da Charles Napier, governatore inglese dell’isola. Dalla strada che collega il capoluogo con Sami una gradinata porta al canyon di Aghia Varvara, dove sorge una chiesetta affrescata. Il laghetto carsico di Anithos, circondato da una fitta vegetazione, si raggiunge dalla strada che collega Sami con Poros; prima di toccare la costa, la strada attraversa un altro canyon dov’è facile osservare il falco pellegrino in volo.
Le due più belle grotte di Cefalonia, invece, si trovano entrambe nei dintorni di Sami. Drogarati, ricchissima di concrezioni, è una vasta caverna oggi utilizzata anche per concerti. Melissani, la più singolare dell’isola, è una gigantesca dolina scoperchiata dal crollo del soffitto e colma d’acqua; ci si arriva in breve da Karavomylos, tramite una rampa da scendere a piedi. Barche a remi consentono di compiere il periplo della caverna, ma è meglio effettuare l’escursione nelle ore centrali della giornata, quando il sole raggiunge la superficie del mare e permette di intuirne i 40 metri di profondità.

Incontro al passato
Come le altre isole dello Jonio, Cefalonia ha ospitato l’uomo fin da epoche lontane. I testi antichi raccontano che i soldati dell’isola parteciparono all’assedio di Troia agli ordini di Ulisse. Cronache più certe affermano invece la presenza di truppe di Cefalonia alle guerre persiane e a quella fra Atene e Sparta, e poi della sua conquista da parte di Roma. Come nel resto del Mediterraneo, il Medioevo portò assedi e saccheggi: più degli arabi, però, qui fecero danni le invasioni normanne e i crociati. Poi venne il dominio dei veneziani, dei francesi e degli inglesi; all’impero turco, invece, Cefalonia appartenne solo per nove anni, dal 1798 al 1807. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la resistenza e il massacro dei soldati italiani, è seguito lo spaventoso terremoto del 1953 che distrusse il centro storico di Argostoli e molti villaggi dell’isola.
Le memorie di questo passato tumultuoso sono spesso un po’ nascoste, ma compongono un itinerario di grande interesse. A Tzanata, nell’entroterra di Poros, si visitano due grandi tombe di età micenea; il monastero di Aghii Fanendes, tra Antisamos e Sami, ha preso il posto di un’acropoli antica circondata da mura poligonali; a Skala si trova una villa romana decorata da eleganti mosaici. Il borgo marinaro di Fiskardo (oggi base per gli appassionati di vela) deve il nome al normanno Roberto il Guiscardo, che vi morì nel 1085. Il museo archeologico di Argostoli conserva importanti opere d’arte, mentre la fortezza di San Giorgio, costruita per volontà di Venezia, domina la cittadina e la spiaggia di Lourdata; al ponte di Drapanos, che dal 1813 collega Argostoli alla terraferma, spetta il titolo di monumento più originale dell’isola. Ad Assos è ancora una fortezza a sorvegliare l’omonimo approdo, e la si può raggiungere solo a piedi o in bicicletta.
Chiese e cappelle ortodosse sorgono ovunque: fra i moltissimi luoghi della fede spiccano i monasteri di Sissia, a sud di Simotata, e di Theotokou Kipourion, sulla costa occidentale. Cuore della religiosità popolare sono però il santuario e il monastero di Aghios Gherasimos, circondati da celebrati vigneti che sorgono sui fertili terrazzi tra Valsamata e Mihata e si raggiungono dalla strada che collega Argostoli a Sami: il portale d’ingresso è medioevale, mentre la grande chiesa e gli affreschi sono stati rifatti dopo il terremoto del ’53. Antichi e bellissimi l’iconostasi della chiesa piccola e il vicino sepolcro di Gerasimo, che morì nel 1579. Il 16 agosto e il 20 ottobre, per le due festività in onore del santo tutta l’isola sale al monastero: mentre le suore distribuiscono candele ai fedeli, un pope apre il sarcofago esponendo il corpo del defunto alle preghiere.
Sessantatré anni fa un tragico episodio ha reso ancora più stretti i legami tra Cefalonia e l’Italia. Dopo tre anni di quiete, i soldati della Divisione Acqui vennero abbandonati a loro stessi in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943: ignorato da Roma e da Brindisi (dove si erano rifugiati Badoglio e il re), il generale Antonio Gandin tentò una trattativa con i tedeschi che pretendevano la resa immediata, poi si mise a capo dei suoi uomini che scelsero di resistere. Dopo una settimana di combattimenti la Acqui si arrese, ma i comandi della Wehrmacht trattarono gli italiani come banditi e non come prigionieri di guerra: su 12.000 militari ci furono 1.250 caduti in combattimento, 5.000 fucilati e 3.000 dispersi in mare. Saltuariamente ricordati in Italia, quasi sconosciuti altrove, i tragici fatti di Cefalonia hanno acquistato una grande notorietà grazie a un romanzo dell’inglese Louis de Bernières, pubblicato nel 1997 e seguito dall’omonimo film di John Madden: ispirato a un personaggio reale, il capitano di artiglieria fiorentino Amos Pampaloni, il libro è stato criticato per le imprecisioni storiche e il tono fin troppo colorito (gli italiani sono mandolinari e imbelli, la resistenza greca è fatta di sanguinari assassini), ma ha avuto successo in tutto il mondo. Per saperne di più sul massacro della Divisione Acqui si può visitare il piccolissimo museo accanto alla chiesa cattolica di Argostoli, presso il capo di Aghios Theodoros, che è sempre aperto. Nelle vicinanze c’è la dolina della Fossa, dove avvennero altre fucilazioni. Sulle strade dell’isola, lapidi affisse da reduci italiani ricordano combattimenti e massacri, mentre alcune costruzioni moderne hanno nascosto la casetta rossa presso la quale vennero fucilati 136 ufficiali. La storia, troppo spesso, è ancora fatta di guerre: e la splendida Cefalonia, tra spiagge e montagne, ha molto altro da raccontare.

PleinAir 407 – giugno 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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