L'altopiano dei giganti

Pochi i percorsi di visita e i sentieri segnati, ancora difficile la pratica del turismo naturalistico: ma nel parco della Sila, in compenso, non mancano le opportunità di soggiorno pleinair (anche in sosta libera) e le occasioni per avvicinarsi a sapori e tradizioni del territorio. Andiamo a vedere cosa succede tra le splendide foreste di un'area protetta ancora giovane che tutela preziosi alberi secolari, una fauna assai varia e paesaggi di inattesa bellezza.

Indice dell'itinerario

Anche la Calabria ha le sue sequoie. Sono i Giganti di Fallistro, cinquantasei splendidi pini larìci che superano i 50 metri di altezza, i 2 metri di diametro e i cinque secoli di età. Svettano poco lontano da Camigliatello, nel cuore della Sila, in vista della superstrada che attraversa la montagna dal Tirreno allo Jonio. Trent’anni fa dovevano essere tagliati per far posto a un campo di patate: fortunatamente scampati a questa sorte, sono stati affidati al Corpo Forestale dello Stato. La piccola Riserva Naturale dei Giganti di Fallistro, che li protegge da altre improvvide iniziative, è stata istituita nel 1987 e oggi, attrezzata con sentieri e tabelle, è diventata una delle mete più amate dai visitatori del massiccio calabrese, quasi un pezzetto d’America fra i monti del nostro Sud.
Tutto il resto è Calabria. Il pino larìcio, signore dell’altopiano silano, è lo stesso che forma le foreste dell’Aspromonte e delle Serre. Nella Sila Piccola, affacciata su Catanzaro, gli si affianca il faggio, essenza regina dell’Appennino. Accanto ai torrenti cresce il pioppo tremolo, più in basso compaiono cerro, castagno e rovere. Nella Sila Greca, che guarda Rossano e lo Jonio, un’altra Oasi dei Giganti creata dal WWF protegge settantasei aceri e centodue castagni secolari, con esemplari che raggiungono i 18 metri di altezza e i seicento anni d’età.

Il nuovo parco
Da secoli i visitatori restano spaesati davanti all’immensità di questi boschi, che proprio non coincidono con lo stereotipo del paesaggio meridionale tutto mare e sole. A partire dalla fine del ‘700, però, lo sfruttamento sistematico delle foreste ha gravemente ridotto il fascino della Sila: uno scempio documentato fin dall’inizio e puntualmente denunciato da autori ed eruditi locali come Giuseppe Maria Galanti (1792), Giuseppe Zurlo (1852) e Lorenzo Agnelli (1868), seguiti nei primi anni del ‘900 dallo scrittore britannico Norman Douglas che fu instancabile percorritore di monti e foreste del Mezzogiorno. Perché le motoseghe venissero messe sotto controllo, però, c’era da aspettare ancora mezzo secolo.
Nel secondo dopoguerra, la nascita di tre laghi artificiali – Arvo, Cecita e Ampollino – ha reso il paesaggio silano ancora più nordico , d’estate e soprattutto d’inverno. Nel 1968 la nascita del Parco Nazionale della Calabria, suddiviso in tre settori staccati (Sila Grande, Sila Piccola e Aspromonte) ha avviato la tutela delle montagne calabresi. Il nuovo Parco Nazionale della Sila, esteso su 73.695 ettari, ha visto la luce nel 2002 e interessa ventuno Comuni delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, ereditando le strutture che il Corpo Forestale ha realizzato in decenni di lavoro. Fiore all’occhiello di questa organizzazione sono il centro visite e le aree faunistiche del Cupone, accanto al lago di Cecita, sulla Sila Grande: qui i visitatori che arrivano da Camigliatello Silano o dallo Jonio hanno a disposizione prati e aree da picnic per rilassarsi, un museo dedicato alla grande foresta, una serie di recinti faunistici per osservare comodamente lupi, cervi, caprioli e altre specie. Chi vuole proseguire verso il cuore del bosco può sfruttare l’ottima rete di itinerari segnati che si inoltra nel bosco della Fossiata, verso i 1.682 metri della Serra Ripollata. E’ stato realizzato dall’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali anche il Centro Natura del Villaggio Mancuso, nel territorio di Taverna, e sono iniziati dopo l’istituzione del parco i lavori per trasformare in un terzo centro di accoglienza la Casa Giulia di Buturo, una bella costruzione dei primi anni del ‘900 ad Albi, nel cuore della Sila Piccola. Opera del Corpo Forestale sono inoltre i camminamenti – davvero simili a quelli dei grandi parchi degli States – che zigzagano tra i pini larìci giganti di Fallistro.
Il lavoro dei guardaboschi, però, non ha prodotto soltanto sentieri e musei. Si deve al loro controllo sul territorio, infatti, se lo sfruttamento delle grandi distese di conifere della Sila, dopo i tagli forsennati di un secolo fa, viene effettuato ormai da decenni in maniera compatibile, con interventi programmati seguiti da rimboschimenti. E si deve ai ripopolamenti e alla lotta contro il bracconaggio se le foreste dell’altopiano sono oggi popolate da caprioli, cervi e da una delle popolazioni di lupo più importanti del Mezzogiorno. Nelle foreste della Sila vivono anche il raro gatto selvatico, il tasso, la volpe, la faina, la puzzola, la donnola e la martora che è il principale nemico dello scoiattolo (conosciuto nella zona con il nome di zaccanella o zaccanedda). Di grande importanza scientifica è la presenza del driomio, un minuscolo roditore presente solo in Calabria, che si differenzia dal ghiro per la mascherina nera e dal quercino per la coda pelosa ma di colore uniforme.
In tema di avifauna sono presenti molte specie di picchi – verde, rosso maggiore, rosso mezzano e rosso minore – affiancati dal picchio muratore e dal rampichino, mentre i rapaci comprendono la poiana, il gheppio, l’astore, lo sparviero insieme al gufo, alla civetta e all’allocco, che cacciano di notte. Sui pascoli e sui boschi si avvistano facilmente il colombaccio, la cinciallegra, l’upupa e passeriformi come il codirosso spazzacamino e il fringuello. Sui laghi, e in particolare su quello di Cecita, si possono vedere facilmente l’airone cenerino, il germano reale e l’elegante svasso maggiore. Sulle propaggini orientali del massiccio vola ancora qualche capovaccaio, il più piccolo dei quattro avvoltoi tradizionalmente presenti in Italia.

Sapore di Sila
Per quanto sconfinata e selvaggia, da secoli la grande foresta silana è fonte di vita anche per l’uomo. Funghi (soprattutto porcini ma anche finferli, galletti e ovoli), erbe spontanee come la cicoria selvatica e il tarassaco, ribes, lamponi e fragole contribuiscono al sostentamento della gente dell’altopiano fin da tempi remoti, e vengono proposti al visitatore di oggi sotto forma di conserve o nelle ricette dei migliori ristoratori della zona. Contribuiscono alla gastronomia della Sila anche le patate, famose per la loro pasta compatta, e le fave qui coltivate per tradizione. Dalla costa, al di fuori dei confini del parco ma pur sempre vicino, arrivano la cipolla rossa di Tropea e il tartufo di Pizzo Calabro. Quanto alle castagne della Sila Piccola, bianche e dolci, il problema è che gran parte della produzione va negli Stati Uniti dove si usa per farcire il tacchino del Thanksgiving, il giorno del Ringraziamento, mentre in Calabria restano solo le briciole. Proviene invece dal versante cosentino del massiccio il pane di castagne, così chiamato anche se per due terzi è a base di farina di frumento che ne alleggerisce la consistenza.
Anche il companatico vanta rinomate specialità, cominciando magari con la ricotta affumicata, il butirro o burrino e naturalmente il caciocavallo silano, uno dei primi formaggi d’Italia a fregiarsi della denominazione di origine protetta (non è però esclusivo della Calabria, contemplando altre zone di produzione in Basilicata, Campania, Molise e Puglia). Da qualche anno, accanto ai suini di grande taglia, è ricomparso il piccolo e frugale maiale nero della Sila, dalle cui carni si ottengono soppressate, salsicce, capocollo e pancetta di ottima qualità.
Per scoprire l’anima della Sila è bene parlare con personaggi come Tommaso Tripodoro, uno degli ultimi raccoglitori professionisti di funghi, che incontro una mattina di settembre mentre riporta a valle 15 chili di porcini e si fa fotografare con un fungo di 8 etti in mano. Mentre Giuseppe Scalzo, cresciuto aiutando la madre nella trattoria di famiglia che serviva anche da affittacamere ed emporio, ha iniziato producendo funghi sott’olio e oggi è titolare di un’azienda che ha allargato i suoi interessi anche agli altri prodotti del bosco. Forse qualche ambientalista duro e puro potrebbe storcere il naso: ma quello della Sila non è solo il parco del pino larìcio e del lupo, è anche il parco dei funghi, del caciocavallo, delle castagne. E proprio questi piccoli tesori del gusto genuino potrebbero diventare il motivo per addentrarsi nelle foreste, avventurarsi sui sentieri, scoprire e amare la Sila.

PleinAir 431 – giugno 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio