L'albero della vita

Fede, fecondità, fortuna: il Maggio di Pastena mescola antichissime credenze pagane a una sentita manifestazione cristiana. Ed è un intero paese a ritrovare nel rito le radici della propria tradizione.

Indice dell'itinerario

Il 15 aprile di ogni anno il comitato del Cercamaggio, guidato dal Maestro di Festa, si reca nei boschi intorno a Pastena per scegliere l’albero che interpreterà il Maggio nella celebrazione della Santissima Croce. E’ questa una reliquia giunta qui – siamo nel cuore della Ciociaria – molto tempo fa, un frammento ligneo che si dice facesse parte appunto del crocefisso che vide il martirio di Cristo e che era stato ritrovato nella prima metà del IV secolo da Elena Flavia Giulia, madre dell’imperatore Costantino.
Immersi nel silenzio della natura, i cercatori esaminano con mano esperta i vecchi tronchi valutandone altezza, consistenza e inclinazione: la scelta cadrà sulla pianta più alta e bella del bosco, un castagno, un cerro, meglio ancora un cipresso di una ventina di metri, dal tronco dritto come un fuso, suggellando la preferenza con un’incisione sulla corteccia. Ne viene però selezionato anche uno di riserva, nell’evenienza che il primo si rompa nella caduta o venga danneggiato durante il trasporto in paese.

La notizia della scelta verrà data ufficialmente dal parroco durante la messa della domenica successiva: poi si vivrà in attesa del 30 aprile, giorno campale per il paese. Verso le sei e mezzo del mattino si radunano nel bosco, intorno all’albero, un buon numero di pastenesi, i fucilieri, i contadini con le mucche, una piccola banda e il sacerdote che, dopo la recita del Rosario, impartirà la benedizione alla pianta. E’ presente anche il vecchio Biagio detto s’Biasii, memoria storica della festa che batte il ritmo sul tamburo, mentre il Maestro di Festa (il capofamiglia che ogni anno si fa carico di sovrintendere, economicamente e spiritualmente, l’antico rito arboreo) tiene per la cavezza la vitella sacra.

L’animale verrà sacrificato il giorno seguente al macello di Ceprano dopo l’innalzamento dell’albero in piazza, e le carni saranno offerte al pranzo rituale del Maestro. Nel culto del Maggio di Pastena la vitella ha un ruolo fondamentale: viene acquistata a pochi mesi di vita e il 1° aprile liberata nelle campagne dopo essere stata benedetta; per l’ultimo mese della sua vita può girovagare a piacimento, andando a pascolare anche nei campi coltivati, fino a quando verrà catturata, coperta con un mantello rosso e una piccola croce di legno o di ferro sulla testa e portata nel bosco accanto all’albero che sarà abbattuto.

 

Maestro di Festa

Dopo averlo tagliato e sfrondato nel bosco il pesantissimo tronco del Maggio di Pastena viene trainato in paese con l'aiuto dei buoi
Dopo averlo tagliato e sfrondato nel bosco il pesantissimo tronco del Maggio di Pastena viene trainato in paese con l’aiuto dei buoi

Dopo aver legato la cima della pianta alle funi che serviranno a guidarne la caduta, il taglio del tronco con l’accetta, accompagnato dallo sparo dei fucilieri e dal ritmo sincopato della banda, ha inizio con i primi tre colpi del Maestro di Festa e dei suoi familiari, seguiti da quelli degli altri pastenesi. E’ una cerimonia che si ripete immutata da lungo tempo e si ricollega a manifestazioni e credenze le cui origini si perdono nei millenni, quando i legami dell’uomo con i cicli della natura erano profondi e si identificavano nei culti in onore della dea Cibele o del dio Attis, rappresentato dai Romani proprio in forma di albero. Mentre le accettate si susseguono, ogni tanto si alza l’invocazione della festa: «Evviva la Santissima Croce!».

Dopo circa un’ora, al rullo del tamburo di Biagio il tronco crolla al suolo nel soffice letto di frasche allestito in precedenza. Una volta a terra, l’albero viene sfrondato da un gruppo di boscaioli e poi faticosamente trasportato dai manovellari, con la sola forza delle braccia e un sistema di funi e leve, sino al limitare del bosco dove lo aspettano i buoi che dovranno trascinarlo fino al paese; una volta le pariglie di animali erano un centinaio, mentre oggi si sono ridotte a un massimo di quindici. Per decidere chi saranno i primi ad avere l’onore di aggiogare i loro animali al Maggio si fa la conta: i proprietari delle bestie, radunati a semicerchio intorno al tronco, aprono le mani tutti insieme e sorteggiano i privilegiati.

Il tronco viene scortecciato e piallato per renderne ben liscia la superficie
Il tronco viene scortecciato e piallato per renderne ben liscia la superficie

Poi inizia il difficile trasporto dell’albero, con i buoi che scalpitano sotto il giogo trascinando il pesantissimo carico aiutati da gruppi di uomini che a loro volta tirano con forza le corde fissate alla pianta. Si fanno frequenti soste nei pressi di qualche casa che s’incontra lungo la strada, mangiando panini e dolci e bevendo vino mentre la banda continua a suonare. I buoi che non ce la fanno più vengono subito sostituiti con altre coppie, ma bisogna fare in fretta perché, come vuole la tradizione, il corteo deve arrivare alla curva del cimitero entro mezzogiorno, quando il Maestro di Festa offrirà a tutti i presenti una sostanziosa merenda prima dell’ultimo faticoso tragitto sui tornanti che salgono fino in paese. Tra ali di folla e col sottofondo degli spari dei fucilieri, il Maggio preceduto dalla sacra vitella giunge a Porta Napoli dove resterà fino a mezzanotte, momento in cui gli animali lo tireranno con un ultimo, immane sforzo lungo la ripidissima salita che porta a Piazza Municipio.

La struttura per sollevare il tronco
La struttura per sollevare il tronco

 

La Santissima Croce

Per arrampicarsi fino in cima ci si serve anche di cenere e grassi
Per arrampicarsi fino in cima ci si serve anche di cenere e grassi

Circa un’ora prima si celebra il rito dell’abbusso, durante il quale il prete si reca a casa del Maestro per consegnargli il crocefisso di legno in cui è incastonata la reliquia. Busserà due volte senza ottenere risposta, e solo al terzo tentativo il padrone di casa chiederà chi è e il prete dovrà rispondere: «La Santissima Croce che viene a visitarvi». Aperte le porte, il prezioso frammento verrà accolto e resterà in casa fino al 3 maggio, sistemato in un apposito altarino tra fiori, pizzi e i dolci della festa (tra cui le famose ciambelle pastenesi che le donne incominciano a preparare da metà aprile, alternandosi in cucina giorno e notte).

Se si riesce a giungere in cima si può beneficiare di una serie di premi sospesi all'estremità
Se si riesce a giungere in cima si può beneficiare di una serie di premi sospesi all’estremità

E giunge l’alba del 1° maggio, quando una squadra di uomini procede alla levigatura dell’albero con accette e pialle mentre altri preparano la profonda buca nella quale verrà infisso il lunghissimo tronco. A simboleggiare la Croce di Gesù ne viene costruita una in legno che sarà legata alla cima con mazzi di ginestre in fiore. Poi si svolge la complicata procedura dell’innalzamento tramite un sistema di funi tirate da uomini sistemati su un palco; nel frattempo un altro gruppo, guidato dalle grida dei più esperti, conficca leve di legno sotto il tronco che lentamente si solleva e si erge sulla piazza, fino a superare i tetti.

Sovrintende alle celebrazioni il Maestro di Festa, nella cui casa viene esposta per tre giorni la reliquia della Santissima Croce
Sovrintende alle celebrazioni il Maestro di Festa, nella cui casa viene esposta per tre giorni la reliquia della Santissima Croce

Bisognerà aspettare due giorni per i riti conclusivi della festa: il 3 maggio, dopo la messa solenne delle 11 nella chiesa della Collegiata, parte la processione con in testa la statua di Sant’Elena che viene trasportata su un baldacchino. E finalmente, nelle prime ore del pomeriggio, ha inizio la scalata del Maggio che nel frattempo è divenuto un vero e proprio albero della cuccagna, generosamente spennellato di grasso per rendere più difficile l’arrampicata. Calzato un buon paio di scarpe da ginnastica, sono molti gli ardimentosi che si cimentano nell’impresa, aiutandosi con stracci appesi alla cintola e pugni di cenere nei marsupi per assorbire il denso untume che ricopre il tronco: numerosi tentativi falliscono miseramente, finché qualcuno più agile e tenace riesce a salire fin sopra i tetti e a conquistare i doni appesi a 15 metri da terra: salumi, formaggi, liquori, la ciambella decorata con la classica croce di pasta e anche del denaro.

Più tardi il prete tornerà a casa del Maestro di Festa per riprendere la reliquia, e durante la messa serale si terrà la cerimonia del possesso con l’offerta di un cero che segna l’investitura del successore, il quale si assume idealmente la responsabilità delle celebrazioni dell’anno a venire.

Il Maggio, ormai quasi completamente spoglio ma incredibilmente suggestivo nella sua simbolica grandezza, rimarrà al centro del paese fino all’ultima domenica di settembre: e chiunque passi per Pastena lo vedrà puntare verso il cielo, testimone possente di quanto possa essere saldo l’amore di una piccola comunità per le proprie radici.

La reliquia della Santissima Croce portata in processione da Sant'Elena
La reliquia della Santissima Croce portata in processione da Sant’Elena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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