It's a lovely day today

Piove? Niente di strano, in Irlanda capita spesso. Ma altrettanto spesso torna a brillare il sole, accompagnandoci alla scoperta del sud-ovest tra Cork e le due penisole di Beara e di Dingle.

Indice dell'itinerario

Era il 1° gennaio 1892 quando Annie Moore e i suoi due fratelli, dopo dodici giorni di viaggio, sbarcarono a Ellis Island, New York, da una nave carica di emigranti irlandesi. Oggi le loro statue di bronzo al porto di Cobh rappresentano più di due milioni e mezzo di uomini, donne e bambini – più di un terzo dei sei milioni di emigranti dal 1848 al 1950 – che partirono da questo porto della costa meridionale irlandese in cerca di fortuna: tra loro c’erano anche quei 721 sventurati, sistemati in terza classe, che l’11 aprile 1912 salparono a bordo del Titanic verso un sogno che si sarebbe trasformato in una delle più grandi tragedie del mare. A ricordare la storia del leggendario transatlantico e di Queenstown, come si chiamava a quell’epoca la città, nella zona del vecchio porto c’è l’interessante Cobh Heritage Centre che raccoglie modelli di navi d’ogni genere, fotografie, lettere e oggetti personali di coloro che furono costretti dalla miseria a lasciare la propria terra. Oggi questo è un tranquillo villaggio della Great Island, una bella riserva naturalistica nella baia di Cork Harbour, dove ogni anno sbarcano migliaia di turisti con auto, caravan, camper al seguito.

Una città sull’acqua
Seconda città d’Irlanda dopo Dublino e capoluogo dell’omonima contea, Cork è la naturale porta d’accesso per la bellissima regione del sud-ovest. Il modo migliore per apprezzarne il fascino discreto e rilassante è quello di girarla a piedi, dedicandole non meno di un paio di giorni. Storicamente caratterizzata da un forte spirito indipendentista, fu teatro di cruenti scontri tra le forze ufficiali britanniche e battaglioni di nazionalisti dell’IRA, l’Irish Republican Army, durante la guerra d’indipendenza (1919-1922): in seguito agli incendi e alle distruzioni, molti quartieri sono stati completamente ricostruiti. Il centro storico si sviluppa tra i due rami del fiume Lee su una lunga isola collegata da vari ponti al resto della città, e la via principale è l’elegante Saint Patrick’s Street, tracciata sul braccio di fiume ora interrato che un tempo divideva l’isola in due parti. Sull’ampia Grand Parade, che arriva fino al canale sud, troviamo l’entrata principale di una vera e propria istituzione di Cork, l’English Market, un grande mercato coperto di fine ‘800 sempre pieno di gente dove, in un pot-pourri di odori e di colori, si può comprare ogni genere di alimenti o mangiare in uno dei ristoranti interni.
La French Church Street, una traversa della Saint Patrick’s, porta all’antico quartiere ugonotto che invita a passeggiare senza meta per le caratteristiche stradine della zona pedonale pavimentate in mattoni rossi, tra eleganti edifici del ‘700. Superate la Crawford Municipal Art Gallery e l’adiacente Cork Opera House, si attraversa il ponte sul canale nord e si sale al quartiere collinare di Shandon, dominato dalla torre della settecentesca Saint Anne’s Church con le famose campane che tutti possono suonare facendo una piccola offerta. A pochi passi si trova lo Shandon’s Butter Exchange, un edificio georgiano costruito nel 1770 per immagazzinare il rinomato burro di Cork e che divenne il più grande mercato del mondo per questo prodotto, la cui storia viene puntualmente raccontata nel vicino Cork Butter Museum.
Fra le altre tappe che meritano una visita troviamo il Gaol Heritage Centre (con annesso il Radio Museum) che illustra le durissime condizioni della vita dentro e fuori la prigione nella Cork dell’800; mentre il Cork Public Museum, tra i prati e i giardini del Fitzgerald Park, ospita interessanti sezioni di etnografia, storia e archeologia. Non possiamo comunque lasciare la città senza visitare la splendida cattedrale neogotica di Saint Fin Barre’s la cui mole grigia e imponente si erge a due passi dal centro, poco distante dal canale sud e dalla fabbrica di birra Beamish and Crawford (l’altra famosa birra della zona, fra le tante così popolari in Irlanda, è la Murphy’s). Secondo la leggenda, nell’anno 606 qui fu fondato un monastero da Saint Fin Barre, patrono e santo protettore di Cork, e da allora in questo luogo sono sorte ben undici chiese oltre alla cattedrale, la terza dopo una normanna eretta in età medioevale e una neoclassica del XVIII secolo.Una confortevole sistemazione nei dintorni è offerta dal Blarney Caravan & Camping Park, situato in un’area molto tranquilla, con bei prati curati e annesso campo da golf: lo si raggiunge percorrendo la N20 per circa 6 chilometri e poi la R617 verso Blarney per un altro paio di chilometri, fino a una stazione di servizio Esso dove un segnale indica la strada a destra che sale al campeggio. Nelle immediate vicinanze spicca l’imponente sagoma del Blarney Castle, una fortezza del ‘400 arroccata su uno sperone roccioso e circondata da splendidi giardini, dove frotte di turisti fanno la fila per baciare la famosa Blarney Stone, una pietra che secondo la tradizione dona l’eloquenza.
Proseguendo lungo la costa, all’estuario del fiume Bandon si stende il rinomato porto turistico di Kinsale, incantevole borgo marinaro con case colorate che si specchiano nell’acqua e vicoletti che salgono verso la collina. L’ufficio del turismo, ben visibile all’angolo fra Emmet Street e Pier Road, oltre che una miniera d’informazioni è un ottimo punto di partenza per andare alla scoperta del villaggio. Fra una passeggiata e l’altra si può soddisfare l’appetito in uno dei ristoranti che hanno reso celebre questa località in tutta l’Irlanda per la sua cucina, soprattutto quella a base di pesce. Non lontano dal porto, fra Higher O’Connel Street e Cork Street, si eleva il campanile romanico della Saint Multose’s Church, risalente al XII secolo e più volte rimaneggiata, mentre nella vicina Market Place le poche sale del Kinsale Regional Museum mostrano attrezzi da pesca, armi e manufatti relativi alla storia del luogo: tra questi ci sono oggetti e cimeli che ricordano i 1.198 passeggeri statunitensi, fra cui molte donne e bambini, periti nel naufragio della nave Lusitania silurata da un sommergibile tedesco il 7 maggio 1915 poco al largo del vicino promontorio di Old Head (oggi proprietà privata e non visitabile). Salendo per Cork Street si arriva al Desmond Castle, una fortezza del ‘400 usata inizialmente come dogana e più tardi come carcere per i prigionieri di guerra francesi, attualmente sede dell’International Wine Museum. Dall’altra parte dell’insenatura di Kinsale, girovaghiamo piacevolmente fra i resti dell’imponente Charles Fort, edificato nel 1678 e praticamente inespugnabile dal mare: costruito a forma di stella, con due grandi bastioni affacciati sull’estuario e altri tre verso l’interno, ha ospitato le guarnigioni e le loro famiglie fino al 1922. In camper è possibile sostare per la notte nell’ampio piazzale antistante, con vista panoramica sulla baia.

Beara, un angolo intatto
Il nostro viaggio lungo la costa meridionale dell’Eire prosegue sulla R600 e sulla N71 attraversando pittoreschi paesini – Timoleague, Clonakilty, Skibbereen – in un paesaggio caratterizzato da strette insenature simili a fiordi, con zone paludose create dalla marea e strade rialzate. Superata la cittadina di Bantry, sull’omonima splendida baia, in breve raggiungiamo il piccolo e colorato villaggio di Glengarriff, circondato dai boschi e punto di partenza per andare alla scoperta della selvaggia penisola di Beara, assai meno conosciuta e frequentata dell’adiacente penisola di Iveragh – col suo famoso Ring of Kerry – ma certo non meno affascinante. Questo braccio di terra proteso nell’Atlantico per una cinquantina di chilometri, diviso a metà fra le contee di Cork e di Kerry, è caratterizzato da coste frastagliate e formazioni montuose intervallate da ampie distese erbose disseminate di muretti a secco e bestiame al pascolo, con siti megalitici sparsi praticamente ovunque.
Glengarriff si trova in felice posizione tra mare e montagna, con un clima particolarmente mite che permette la crescita di specie vegetali come palme e ortensie, certo non frequenti a queste latitudini; nella vicina Garinish Island, raggiungibile in pochi minuti di traghetto, si possono ammirare alberi e piante provenienti da tutto il mondo, incluso un giardino all’italiana. Per gli amanti delle passeggiate, il circondario offre facili sentieri escursionistici tra cui lo Sli na slàinte ovvero il percorso della salute, un tranquillo loop di poco più di 6 chilometri che parte proprio dal centro abitato. A poca distanza dal paese, sulla R572, troviamo la deviazione per il Dowlings Caravan and Camping Park, ben ambientato in un’area boscosa e poco distante dal porto.Prima tappa sull’itinerario panoramico del Ring of Beara, che costeggia l’intera penisola, Adrigole si presenta con la sua chiesa bianca e il piccolo cimitero adiacente. Qui si stacca sulla destra la R574 che sale tortuosa e solitaria verso il Tim Healy Pass attraverso il magnifico paesaggio delle Caha Mountains, tra rocce e distese erbose su cui brucano le pecore (i proprietari a volte le distinguono spruzzando un po’ di vernice colorata sulla lana, con il buffo effetto di poter immaginare… come sarà il pullover). Dai 334 metri del passo, dove si trovano un crocifisso e un piccolo negozio di souvenir, la vista è davvero spettacolare. Oltre il valico, già nel territorio della contea di Kerry, il panorama si apre sul bellissimo Glanmore Lake, mentre la strada ridiscende serpeggiando verso la costa settentrionale di Beara. Nelle immediate vicinanze di Lauragh, deviando sulla R573 raggiungiamo il Derreen Garden, splendido parco privato con giardini fioriti e boschi lungo l’oceano, dove si può passeggiare su sentieri ben segnalati e riportati in un pieghevole reperibile all’entrata (a pagamento col sistema fai-da-te, lasciando i soldi nell’apposito box). Di fronte all’ampio parcheggio c’è un’area con tavoli da picnic e poco distante un piccolo cottage offre una buona tazza di tè con deliziosi dolcetti.
Tornati sulla R571 proseguiamo verso l’estremità occidentale della penisola in direzione di Ardgroom, di nuovo nella contea di Cork, con le case colorate, un general store con annesso ufficio postale e gli immancabili pub. Un paio di chilometri prima merita una sosta l’Ardgroom Stone Circle, interessante sito megalitico raggiungibile con una breve deviazione a sinistra, ben indicata, e poi con un’altra stradina ancora a sinistra che porta a uno spiazzo in cui si parcheggia: da qui si supera un cancello e, seguendo un sentiero di circa 200 metri attraverso una zona semipaludosa, si arriva al gruppo delle grandi pietre disposte a cerchio, con bel panorama sulla baia sottostante e la penisola di Iveragh.
Da Ardgroom, subito dopo il general store continuiamo a destra sul Ring of Beara, che nel tratto bellissimo e selvaggio fino a Eyeries richiede particolare prudenza alla guida poiché la strada è strettissima e tortuosa (i camper più grandi possono avere delle difficoltà, nel qual caso l’alternativa è proseguire sulla R571). In tutta la penisola sono presenti indicazioni del Beara Way, un itinerario escursionistico lungo oltre 200 chilometri, che si sviluppa su sentieri e vecchie strade in un magnifico scenario naturale. Dopo Eyeries, altro tipico paesino multicolore noto per la produzione del famoso formaggio Milleens, continuando per una quindicina di chilometri sulla R575 giungiamo ad Allihies, minuscolo villaggio affacciato sulla Ballydonegan Bay, che conobbe una certa prosperità nell’800 con l’attività estrattiva delle miniere di rame; oggi è possibile visitare il Copper Mine Museum, allestito nella chiesa metodista costruita nel 1845 per i minatori della Cornovaglia che si stabilirono qui con le loro famiglie.
Poco oltre il paese deviamo a destra sulla R572 che in circa 8 chilometri conduce all’estremità occidentale della penisola, di fronte alla selvaggia Dursey Island. Dopo una discesa la strada termina in un ampio spiazzo, affacciato su scogliere perennemente sferzate dal vento, dove si può parcheggiare il v.r. e anche sostare per la notte. Qui una vecchia funicolare in funzione dal 1969 – l’unica in Irlanda e per di più sospesa sul mare – porta in pochi minuti all’isola, una suggestiva riserva naturale con pochissime abitazioni, pecore al pascolo e innumerevoli uccelli. Un semplice percorso di 11 chilometri, anche questo indicato come Beara Way, ne permette la visita completa arrivando alla punta opposta che si incunea nell’oceano; è bene avere con sé cibo e acqua sufficienti per la passeggiata in quanto l’isola, dove vivono una decina di persone, è totalmente priva di negozi e altri servizi. Da tenere presente che la funicolare, attiva tutto l’anno, funziona però solo in certi orari (dalle 9 alle 11 di mattina, dalle 14.30 alle 17 il pomeriggio, dalle 19 alle 20 la sera, con orari ridotti la domenica) e che isolani, bestiame e merci hanno la precedenza sui turisti.Rientrati sulla terraferma, torniamo ad Allihies per proseguire verso Castletownbere. Poco prima una deviazione sulla destra porta alle rovine di Dumboy Castle, un grande maniero dell’800 incendiato dall’IRA nel 1921 e inserito in una grande tenuta aperta al pubblico, con boschi, sentieri, prati e cavalli al pascolo: vi si può accedere a piedi o con il veicolo, avendo l’accortezza di richiudere il cancello d’accesso alla strada che s’inoltra all’interno del parco. Castletownbere, quasi una metropoli a confronto degli altri villaggi, è il maggior centro della penisola di Beara e uno dei porti pescherecci più importanti d’Irlanda; un servizio continuo di traghetti la collega alla dirimpettaia Bear Island, ex base navale britannica con resti di fortificazioni e un faro ottocentesco, percorsa da 21 chilometri di sentieri della Beara Way.

La figlia di Ryan
Chiudiamo il nostro anello tornando a Glengarriff, da dove la N71 sale ai 304 metri del Caha Pass e ci conduce a Kenmare, all’estremità del fiordo che divide la penisola di Beara da quella di Iveragh. Proseguendo verso nord la strada attraversa lo splendido paesaggio del Killarney National Park, oltre 10.000 ettari di boschi, montagne e ambienti lacustri, con alcune delle mete più interessanti a portata del nostro itinerario: superati i punti panoramici di Moll’s Gap e Ladies View, in breve incontriamo sulla destra l’indicazione per la Torc Waterfall, con parcheggio, piccolo centro informazioni e un facile percorso di 200 metri che sale alla cascata; più avanti, sempre in direzione della città, una deviazione a sinistra conduce alla tenuta di Muckross, nelle cui vicinanze si trova il centro visitatori del parco, mentre un sentiero porta alle rovine della Muckross Abbey.
Appena al di là dei confini dell’area protetta, Killarney è uno dei centri turistici più importanti d’Irlanda. Per visitarla si può partire a piedi da uno dei vari parcheggi (a pagamento) e girovagare per le strade ricche di negozi e pub, spingendosi fin sulle rive del Lough Leane dove sorge il Ross Castle o magari facendosi scarrozzare da uno degli jarvey, i loquaci vetturini.
Tralee, panoramica sulla sua baia, è il capoluogo del Kerry: ogni anno, nel mese di agosto, vi si svolge il celebre Rose of Tralee Festival, un concorso che elegge la ragazza più bella fra partecipanti di stirpe irlandese provenienti da ogni parte del mondo. Da qui ha inizio un altro anello che si snoda attorno alla bellissima penisola di Dingle – la Corca Dhuibhne, roccaforte della cultura gaelica – caratterizzata da vaste spiagge sabbiose, montagne e aspre scogliere. La N86 taglia per l’interno verso Anascaul, nel versante sud, da dove ci accompagna fino al vivace borgo marinaro di Dingle; poco prima dell’abitato, una piccola deviazione sulla destra conduce al campeggio e ostello Ballintaggart, ricavato sul terreno di un lodge da caccia del 1703. Il caldo sole che ci aveva accompagnato nella visita di Beara è ormai solo un ricordo: qui infatti ci accolgono nebbia e cielo plumbeo, a tratti piovoso, ma almeno stando agli irlandesi non c’è da lamentarsi perché, si sa, il clima da queste parti è capriccioso e anche sotto la pioggia capita di venire apostrofati con l’allegra frase «It’s a lovely day today!» (bella giornata oggi).
Forse anche con la complicità del tempo, l’atmosfera del villaggio risulta particolare e per molti versi unica: è un vero piacere girovagare nella zona del porto o fra le stradine dell’interno, disseminate di botteghe d’artigianato, negozi e ristoranti, per poi rilassarsi negli accoglienti e affollatissimi pub, davanti a un boccale di birra e ascoltando musica irlandese dal vivo. A occidente del porto, dove accanto ai pescherecci si può ancora vedere qualche curragh (la tipica barca locale in legno ricoperta di tela di lino catramato), il Dingle Oceanworld è un piccolo acquario con shop e caffè annessi, che ospita pesci tropicali, squali e tartarughe marine; ma è ben più divertente – pioggia permettendo – l’escursione in mare alla ricerca di Fungie, un delfino che da oltre vent’anni si è stabilito nella baia e che è diventato una sorta di mascotte del paese. Sulla R559, che procede verso l’estremità occidentale della penisola, la grande spiaggia di Ventry fa da preludio ai maestosi scenari delle scogliere a picco sull’oceano ai piedi del Mount Eagle. Lungo la strada incontriamo il piccolo ma interessante Celtic and Prehistoric Museum, che custodisce reperti e manufatti del Paleolitico (tra cui fossili come un cranio di mammut e uno di orso delle caverne), del Neolitico, dell’età del bronzo e della cultura celtica. Tutta la zona è ricca di siti preistorici, come le rovine di Dumbeg Fort (risalenti all’età del ferro) e centinaia di beehive huts, piccole capanne in pietra di forma circolare costruite probabilmente ai tempi dei primi cristiani e dotate di fossati e muretti per proteggere il bestiame.
Superata la punta del promontorio di Slea Head, con splendidi scorci sull’Atlantico e sulle Blasket Islands – anche in questo caso se la nebbia lo consente – una sosta al panoramico caffè e negozio Tig Slea Head è quello che ci vuole: fra una tazza di tè e uno spuntino, si possono ammirare foto e manifesti del celebre kolossal del 1970 Ryan’s Daughter, girato da David Lean in varie parti della penisola e principalmente proprio lungo queste scogliere. Il film, che racconta una storia d’amore ambientata sullo sfondo della rivolta irlandese del 1916 contro gli inglesi, vanta un cast d’interpreti del calibro di Robert Mitchum, Sarah Miles, Trevor Howard, Christopher Jones e John Mills, che vinse l’Oscar come attore non protagonista (mentre un’altra statuetta se l’aggiudicò Freddie Young per la fotografia). Poco più avanti una piccola deviazione scende all’insenatura, sferzata dal vento e dalle onde, dove fu girata la famosa scena della notte di tempesta durante la quale, come narra la pellicola, i rivoluzionari attendevano un carico di armi in arrivo dal mare. Nei dintorni del vicino villaggio gaelico di Dunquin, spersa nella campagna affacciata sulla costa, si trova la scuola ormai diroccata costruita appositamente per le riprese e nella quale lavorava il marito della protagonista Rosy. Per raggiungerla basta chiedere indicazioni al vicino Great Blasket Heritage Centre, un’interessante mostra permanente con caffè e libreria che ripercorre la storia delle Blasket Islands con fotografie, oggetti e un breve documentario multilingue. La più grande delle quattro isole, Great Blasket, conobbe il massimo periodo di sviluppo negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, arrivando a una popolazione di 160 persone; seguì un lento e inevitabile declino, economico e demografico, che nel 1953 portò gli ultimi abitanti ad abbandonarla. Oggi l’isola è visitabile e raggiungibile in 20 minuti di battello dal Dunquin Pier.
Proseguendo sulla R559 passiamo dal piccolo centro di Ballyferriter, dove il Regional Museum illustra storia e preistoria della zona, per arrivare pochi chilometri più avanti al Gallarus Oratory, un’importante cappella in pietra a forma di barca rovesciata, costruita fra il VII e l’VIII secolo e molto ben conservata. La passeggiatina per raggiungerla parte dal centro visitatori che include, come di consueto, un ampio parcheggio, un caffè e un piccolo negozio, oltre a una sala dove viene proiettato un breve filmato. Nelle vicinanze, lungo la strada che compiendo un ampio cerchio ritorna verso Dingle, svettano i resti della Kilmalkedar Church, un’antica chiesa del XII secolo con cimitero annesso.
Per rientrare a Cork, dove si concluderà il nostro viaggio, da Dingle seguiamo il tragitto già noto fino ad Anascaul e quindi imbocchiamo la R561, che procede lungo la costa ricollegandosi alla N22 poco a nord di Killarney. Ma non possiamo lasciare la penisola di Dingle senza fermarci ad ammirare la bellissima e infinita spiaggia di Inch, lambita dalle fredde onde dell’oceano, dove la dolce Rosy passeggiava col suo ombrellino di seta ne La figlia di Ryan. Ed ecco, finalmente, l’ultimo regalo di questa magica terra: tra le nubi che si rincorrono veloci, sulla lunghissima distesa di sabbia dorata fa capolino un caldo raggio di sole.

PleinAir 407 – giugno 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio