Isole a colori

In Danimarca non c'è solo lo Jutland: scopriamo in camper la regione di Copenaghen e l'arcipelago centrale, fra monumenti preistorici, ponti di ardita concezione e candide scogliere a picco sulle acque nordiche.

Indice dell'itinerario

«Italiani? Qui se ne sono visti pochi finora, non più di due o tre negli ultimi anni». Solveig e Torben Berner, che dopo essere lungamente vissuti a Ceylon ora gestiscono il camping Vesterlyng a Føllenslev, ci spiegano che in questa parte della Danimarca il turismo è soprattutto interno; al massimo arrivano tedeschi e olandesi, tutti gli altri si dirigono verso le strade note dello Jutland per poi dare un’occhiata a Copenaghen prima di rientrare in patria. Eppure, con questo viaggio nella terra di Amleto, abbiamo avuto l’ennesima conferma che lasciare i sentieri battuti per esplorare nuovi percorsi si rivela spesso il modo migliore per vivere esperienze davvero emozionanti.
Quando a malincuore abbiamo riconsegnato il mansardato preso a noleggio, il contachilometri parziale segnava 1.000 chilometri: un bel po’ di strada, percorsa sotto un cielo capriccioso tra vie strette e tortuose, alla ricerca dell’anima di un paese di cui in fondo non si sa moltissimo. E se c’è un veicolo che accosta il genius loci con il rispetto che merita, questo è proprio il camper: tanti, davvero tanti ne abbiamo incontrati lungo il tragitto verso sud, sulla rotta di quelle isole che arditi ponti hanno trasformato in penisole, ma non sono riusciti ad addomesticare. Le loro targhe ci hanno confermato le parole di Solveig e Torben: da Køge in giù, verso Møn, Falster, Lolland e Langeland, il territorio pare tutto riservato agli stessi danesi e ai chi viene dai paesi confinanti vantando una fama consolidata di viaggiatore curioso. Noi ci siamo confusi tra loro – il nostro mezzo aveva la targa tedesca – e da questo privilegiato belvedere itinerante abbiamo scoperto una terra meravigliosa che in nessun altro modo avremmo potuto apprezzare così profondamente.

Pleinair senza riserve
Il nostro itinerario si è svolto rimanendo sempre a buona distanza dalle mete più ovvie, tranne alcune eccezioni (ad esempio non si può visitare Møn e non fare almeno una breve sosta alle splendide scogliere e alle fantastiche foreste di faggio di Møns Klint).
Per il pernottamento ci siamo fermati nei campeggi delle categorie più disparate, dal villaggio superattrezzato all’approdo spartano: tutti possono vantare una calda ospitalità e servizi sempre all’altezza della situazione, pur senza negare che le strutture di lusso hanno una marcia in più. Per citarne uno, il Boegebjerg Strand Camping di Dalby (si raggiunge da Nyborg proseguendo per Kerteminde e poi verso Fyns Hoved) sorge proprio sul mare, lungo un tratto di costa selvaggio e verdissimo dal quale si scorge all’orizzonte l’isoletta di Romsø: al contesto d’eccezione si aggiungono le piazzole erbose ampie e comode, delimitate da curatissime siepi, e i servizi igienici davvero confortevoli. Ma anche il relativamente più modesto Hummingen Camping a Dannemare garantisce una sosta serena e comoda; in ogni struttura turistica, insomma, è evidente lo sforzo di mantenere alti gli standard di accoglienza. D’altra parte il popolo danese ama senza riserve la vita all’aria aperta e frequenta assiduamente le aree verdi e gli stessi campeggi. Una domenica mattina, visitando Roskilde e la sua splendida cattedrale, nonostante il tempo non proprio estivo abbiamo fatto caso alle strade pressoché deserte: dov’erano gli abitanti? Tutti scappati verso spiagge, boschi e prati a godersi il sia pur raro e avaro tepore del sole boreale. E spesso questa fuga avviene grazie a un camper o ancor più a una caravan, che rimane il veicolo ricreazionale più diffuso in tutta l’Europa settentrionale. Qui, poi, anche mezzi di un certo impegno si guidano in sicurezza su strade che abbiamo apprezzato fin da subito: pulite e straordinariamente ben tenute, per la gioia delle sospensioni del nostro camper, senza dimenticare il piacere di viaggiare immersi in paesaggi di armoniosa bellezza. Spontaneo il confronto con l’Italia, che può senza dubbio vantare località storicamente e architettonicamente più rilevanti ma in molte zone ha purtroppo smarrito l’equilibrio del territorio, violato dalle malefatte dell’abusivismo e della cementificazione: in Danimarca, invece, i fondamentali elementi della pianificazione territoriale sono materia d’insegnamento universitario (si tengono anche corsi per gli stranieri…) e i criteri di un’oculata gestione urbanistica vengono applicati con rigore e lungimiranza al tempo stesso, al punto che persino le inevitabili aree industriali non si trasformano in occasioni di massacro.
Ma la serena compostezza di questo paesaggio ha origini ben più antiche, ed è il suo patrimonio storico a dimostrarlo. Chiese medioevali dalla singolare architettura, spesso decorate da affreschi che raccontano crudi episodi biblici, sorgono come dal nulla tra le colline dell’interno: possono apparire piuttosto spoglie rispetto alle ricche chiese cattoliche, ma i luoghi di culto di osservanza luterana hanno il loro punto di forza proprio nella severa semplicità degli interni. A ricordarci usanze e rituali ancora più remoti, incontriamo centinaia di tumuli funebri e i cerchi di pietra costruiti fra i tre e i cinquemila anni or sono dai primi colonizzatori della Scandinavia. Sarebbe inutile, in ogni caso, elencare i vari monumenti, i siti più interessanti, i numerosi castelli e le residenze nobiliari: in pochi paesi come in Danimarca è la perfetta combinazione di tanti elementi, a volte apparentemente insignificanti, a giustificare la visita o la deviazione dalla rotta prevista. E’ questo il motivo che ci spinge a raccontare in breve il nostro itinerario: non il migliore ma solo uno dei mille possibili da creare seguendo il proprio istinto, augurandoci che sia di invito a visitare questa Danimarca sconosciuta, paradiso del pleinair. Un regno di natura
Dopo aver visitato Copenaghen, una delle capitali più affascinanti d’Europa, ci dirigiamo verso sud mettendo alla prova le nostre capacità al volante: nessun problema, grazie all’idroguida il nostro mansardato si conduce con la massima facilità.
Per iniziare non ci allontaniamo molto raggiungendo la bella località di Ishøj, immersa nel verde e con notevoli aree umide costiere ricche di avifauna al cui centro sorge l’Arken, un grandioso museo di arte moderna che merita proprio la visita (tra l’altro, vi si arriva comodamente in bicicletta).
Il giorno seguente, ormai presa confidenza con il mezzo, affrontiamo l’itinerario vero e proprio. Il cielo plumbeo rende l’atmosfera di Køge, con i suoi palazzetti multicolori, particolarmente suggestiva; al numero 29 della Nørrengade, la strada principale, si trova anche un piccolo museo (ingresso 25 corone). Visitata la bella chiesa di Sankt Nicolai, il cui primo nucleo risale al 1300, continuiamo verso sud imboccando la statale 209. Il paesaggio si rivela subito sorprendente, verdissimo e sereno: sarà così per quasi tutto il viaggio.
La tappa successiva sono le scogliere di Stevns Klint a Højerup (parcheggio a pagamento, 20 corone). Dal villaggio una rete di sentierini permette di visitare questo splendido comprensorio, immerso in fitte foreste affacciate sul mare. Per la notte ci attende il campeggio di Feddet, altra piacevole penisola verdeggiante, non senza aver fatto una deviazione fino al gradevole borgo di Præsto per riempirci gli occhi di colorate immagini da conservare nel nostro album di viaggio.
Al risveglio il tempo continua ad essere grigio, ma non gli diamo troppo peso: ci aspettano le emozionanti mete di Vordingborg, con la sua Torre dell’Oca e i resti di un grande passato, e quindi la trasferta verso la meravigliosa Møn, che da sola vale un viaggio. Quest’isola riserva infatti elementi d’interesse che, per essere goduti appieno, richiedono tempo: tumuli preistorici che si levano innumerevoli dal suolo come singolari collinette in miniatura (e che in molti casi è possibile visitare), chiese dai misteriosi ed essenziali affreschi medioevali (stupende soprattutto la Fanefjord, la Elemelunde e la Keldby Kirke vicino alla quale c’è un’altra curiosità, ovvero il grazioso negozio di candele Ympe-Lys). Su tutto spicca la sospesa bellezza delle bianche scogliere di Møns Klint che sfiora lo splendore nel Liselund Slot, un complesso di antichi edifici, giardini e boschi.
Una serie di ponti ci conduce alle isole di Falster e Lolland: su quest’ultima visitiamo la cittadina di Maribo, stretta attorno alla Domkirke del 1408 che si affaccia su un affascinante lago, e la più grigia Nakskov, importante porto industriale. A Tars, poco più a nord, si trova il porto d’imbarco per Spodsbjerg (la confortevole traversata a bordo del traghetto della Scandlines dura 45 minuti). Piove a dirotto al momento dell’imbarco e la situazione non migliora quando arriviamo a Langeland (letteralmente “terra lunga”, data la forma), altra isola che meriterebbe una visita più attenta per la presenza di innumerevoli castelli e di altre bellezze: ci consoliamo girovagando per il suo capoluogo Rudkøbing, con caratteristico porticciolo, numerosi negozietti di prodotti artistici e un interessante museo (ingresso gratuito).
Da Langeland altri due ponti consentono di raggiungere Svendborg, sull’isola di Fyn (il cui capoluogo Odense è la patria di Hans Christian Andersen: nel 2005 si festeggia il bicentenario della nascita del sommo favolista). La città si evidenzia per i palazzetti nobiliari e le antiche case a graticcio, che delimitano stretti vicoletti con deliziosi negozi. Molto interessante anche Kerteminde, più a nord, edificata all’imbocco di un fiordo a cui si giunge passando per Nyborg (all’ingresso della città il bel castello Holckehavn), famosa per essere il punto d’inizio del ponte più lungo e noto della Danimarca: lo imboccheremo domani, oggi ci dedichiamo a esplorare la penisola di Hindsholm.
Il ponte sullo Store Bælt termina a Korsør, da dove prende le mosse l’ultima parte del nostro viaggio. Tornati sull’isola principale, ci dirigiamo di nuovo verso Copenaghen. Lungo il percorso incontreremo Kalundborg che vanta la magnifica Vor Frue Kirke con cinque torri che la fanno somigliare a un castello (con annesso museo, ingresso 20 corone), poi Røsnes, dove non si può mancare di esplorare l’intatta e selvaggia costa circostante, e infine Røskilde, in cui si può fare esperienza delle tecniche navali vichinghe nell’area portuale (museo e cantieri dove si ricostruiscono le antiche imbarcazioni) e visitare le tombe dei sovrani di Danimarca nel grandioso duomo, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità: a coronare l’itinerario, una conclusione davvero regale.

PleinAir 382 – maggio 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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