Isola d’Elba, l’ultimo impero di Napoleone

Un viaggio in camper nell’ultimo regno di Napoleone Bonaparte. Dal granito al ferro, dalla natura alla storia, l’isola d’Elba è un compendio di opportunità per la vacanza attiva. E in bassa stagione è ancora più piacevole la sosta camper nei numerosi campeggi che restano aperti. Tieni a portata di mano la tessera del PLEINAIRCLUB per usufruire dei vantaggi sulle compagnie marittime e organizzare la trasferta in traghetto.

Indice dell'itinerario

Solo dieci chilometri (5,4 miglia nautiche per essere più corretti) e circa un’ora di traghetto separano l’isola d’Elba dalla terraferma. Abitata fin da tempi lontanissimi – i ritrovamenti più antichi risalgono al periodo paleolitico – ha sempre offerto un sicuro approdo ai naviganti grazie alle sue coste frastagliate e ricche di profonde insenature.

L’imbarco avviene con facilità al porto di Piombino e i collegamenti sono assai frequenti (nel periodo estivo vi sono corse dirette per Portoferraio ogni mezzora). Appena lasciato il porto, dopo aver superato il promontorio di Piombino, nelle giornate limpide il profilo dell’isola appare subito vicinissimo: la cima del Monte Capanne con i suoi 1.019 metri ci guida nella navigazione.

Il porto degli Argonauti

Per la prima sosta ci dirigiamo verso il camping Enfola, situato accanto all’omonimo capo dove sorge anche la sede del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, istituito nel 1996. Siamo accolti con cortesia dai proprietari e alloggiati su una bellissima piazzola a picco su un mare cristallino. Da qui è possibile raggiungere Portoferraio, il più importante centro dell’isola, sfruttando i trasporti pubblici (la fermata dista dal campeggio poco più di un chilometro).

La rada di Portoferraio è sicuramente uno dei porti più protetti del Mediterraneo: la mitologia racconta che gli Argonauti di Giasone, durante il loro viaggio in cerca del Vello d’Oro scelsero le sue acque come rifugio battezzandolo Porto Argo; l’insediamento, in epoca romana conosciuto come Fabricia (da Fabbro), nel Medioevo assunse il nome di Feraia.

Nel 1584 la città fu ceduta da Giacomo VI Appiano a Cosimo I de’ Medici, il quale fondò la sua città ideale, Cosmopoli, destinata a diventare un baluardo fortificato a protezione dell’arsenale navale mediceo. A tale scopo furono costruiti il Forte Stella, la Torre della Linguella e il Forte Falcone. Con il passaggio del Granducato di Toscana ai Lorena il centro, oltre a polo difensivo, divenne anche importante sede di commerci. Seguì il glorioso, seppur breve, periodo napoleonico: il 4 maggio 1814 lo sconfitto imperatore raggiunse l’isola che gli era stata assegnata con il trattato di Fontainebleau. Ma il Principato dell’Isola d’Elba sarebbe caduto di lì a poco, il 26 febbraio 1815, con la fuga del geniale stratega a bordo di un brigantino alla volta della costa francese. Dell’impronta impressa dal Bonaparte rimangono Villa dei Mulini, dimora cittadina di Napoleone, e Villa San Martino, a pochi chilometri dal centro: entrambe sono sede del Museo Napoleonico.

Alla fine dell’Ottocento Portoferraio divenne per alcuni decenni un importante polo siderurgico. Oggi la principale e più popolata località dell’Elba è una città prevalentemente turistica e commerciale.
L’itinerario prosegue alla volta di Marciana Marina seguendo la SP24 e quindi – dopo una breve sosta a Procchio – la SP25, godendo di ampie vedute sulla costa e i suoi splendidi panorami.

Veduta aerea di Portoferraio

Granitici borghi

Eccoci a Marciana Marina, il più piccolo comune elbano, incastonato tra le rocce a est della spiaggia. In epoca etrusca rappresentava un porto strategico su una importante via commerciale dell’isola. I Romani utilizzavano la sua spiaggia come punto d’imbarco per il vino prodotto dai vigneti coltivati sui terrazzamenti alle spalle del paese. Il vero sviluppo avvenne dalla fine del XIV secolo, nel periodo in cui era al potere la famiglia degli Appiani, i quali fecero edificare la torre a guardia della nascente marina. Ancora ben conservato è l’antico borgo del Cotone, originario nucleo abitativo del paese.

Lasciata Marciana Marina ci dirigiamo verso l’interno arrampicandoci lungo i tornanti che rapidamente conducono verso l’alto passando per Poggio, paese tra i più antichi dell’isola e immerso tra i castagni. Pochi chilometri e siamo a Marciana, centro di origine romana a trecentottanta metri di quota. Il borgo raggiunse il suo massimo splendore in epoca pisana, ma ancor più quando gli Appiani lo elessero a dimora per le vacanze. A poca distanza dal centro, in Località Pozzatello, c’è la stazione di partenza della cabinovia di Monte Capanne, in funzione normalmente da Pasqua alla fine di ottobre. Il comprensorio di Marciana include gli abitati di Capo Sant’Andrea, Pratesi, Chiessi e Pomonte: sorgono tutti su rocce di granito e sono bagnati da un mare color cobalto.

Dopo aver superato Punta Fetovaia (con l’omonima e grande spiaggia, molto bella ma assai frequentata nel periodo estivo) e Cavoli si giunge infine a Marina di Campo. Sorvegliato da una torre cinquecentesca, l’abitato è un piccolo centro portuale dedito alla pesca e al turismo: in un tempo lontano qui veniva caricato il granito estratto nelle cave isolane alla volta delle principali città dello Stivale e non solo. Fa da sfondo una spiaggia di circa tre chilometri e, dietro, una splendida pineta.
Una profonda baia protegge le numerosissime imbarcazioni da diporto che vi cercano sicuro riparo per la notte. Verso l’interno, due piccoli ed affascinanti paesi sorvegliano la costa: sono San Piero in Campo e Sant’Ilario in Campo.

A Marina di Campo si può contare su tre campeggi tutti validi e vicini al mare; noi abbiamo trovato ospitalità presso il Camping del Mare, il più piccolo, tranquillo ed economico. Ci tratteniamo per tre giorni per goderci il mare, la spiaggia e il buon cibo, accompagnato dal vino elbano prodotto a Marina di Campo. Poi riprendiamo la SP30 che dopo pochi chilometri ci porta a scoprire due altri golfi splendidi e orlati da spiagge: il Golfo di Lacona e il Golfo Stella. Lasciata la SP30 e imboccata la SP26 giungiamo a sera in vista del mare di Cala di Mola, la profonda e protetta insenatura sul cui lato nord sorgono il porto e l’abitato di Porto Azzurro.

La città di Porto Azzurro sorge all’interno di un’insenatura ben protetta: sulla sommità del promontorio si scorge la fortezza seicentesca di San Giacomo, antico baluardo difensivo e oggi sede di un penitenziario

Mare e cipolle

Nel 1603 il re di Spagna Filippo III diede ordine che Cala di Mola – sfruttata come porto sicuro già in epoca romana – fosse fortificata allo scopo di contrastare la minaccia derivante dalla militarizzazione del golfo di Portoferraio da parte del granduca di Toscana Cosimo I. Nacque così Forte San Giacomo, edificato sulla collina al centro della rada; più tardi l’opera difensiva fu completata con la costruzione del Forte Focardo all’imboccatura di Cala di Mola.

Oggi Porto Azzurro è una delle mete più ambite dai diportisti, ma è un approdo vincente anche per i naviganti di terra: noi ci siamo sistemati con il nostro camper presso il camping Arrighi situato in prossimità della bella spiaggia del Barbarossa, poco distante dal centro. Abbiamo goduto del mare limpido, ma abbiamo scoperto anche le splendide ed enormi cipolle di Porto Azzurro. Sono loro uno degli ingredienti del gurguglione, il tipico piatto elbano che include anche melanzane, patate, peperoni, basilico e pomodori conditi con olio di oliva e cotti in una padella adeguata.

Pochi chilometri separano Porto Azzurro da Capoliveri. La Caput Liberum romana è assolutamente da visitare, anche perché dista pochissimo da Capo Calamita (dalla cui sommità si gode uno splendido panorama) e dalle ex cave di estrazione del minerale magnetico in funzione fino agli anni Ottanta.

Lavatoi in granito del XIX secolo a Rio nell’Elba

Un mare di ferro

ll tour elbano prosegue alla volta di Rio nell’Elba, dove ci tratteniamo per un giorno intero sistemando il veicolo in un parcheggio all’entrata del paese. Visitiamo i vecchi lavatoi ottocenteschi, la chiesa del XIV secolo dedicata ai santi Giacomo e Quirico, il Museo della Gente di Rio e infine il santuario dedicato a Santa Caterina d’Alessandria. È ormai sera, quando scendiamo verso il mare alla ricerca di un approdo.
Le miniere di Rio Marina erano note fin dall’Età del Bronzo. Gli Etruschi estraevano qui il ferro (da utilizzare anche per le loro armature e per i loro attrezzi agricoli) minerale che poi trasportavano nella vicina Populonia dove lo fondevano e trasformavano in preziosa merce da vendere in tutto il Tirreno. I greci di Sicilia tentarono di impadronirsi di tali ricchezze, ma furono i Romani che ne trassero il maggior profitto, equipaggiando le proprie legioni con armi forgiate con il ferro dell’Elba, e più segnatamente di Rio Marina.

Le miniere di Rio raggiunsero la massima espansione tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Il paesaggio di Rio Marina è segnato profondamente dalla loro presenza; perfino le case sono state edificate con materiali di risulta degli scavi minerari, e le mura esterne brillano alla luce solare per i residui ferrosi che compongono la malta. Su tutto regna la mole del Monte Giove, dove si ergono con evidenza i resti delle torri minerarie e i terrazzamenti delle miniere a cielo aperto. A protezione del porto e della marina fu edificata dalla famiglia Appiani la torre cinquecentesca.

Visitiamo infine Cavo, la Fortezza del Volterraio e le spiagge di Nisporto Nisportino, rientrando infine a Portoferraio dove ci attende il traghetto per il ritorno sulla terraferma. Ormai l’Elba è alle nostre spalle e già i suoi profumi, i colori, i sapori e le sue tante storie ci suscitano nostalgia ma sappiamo che ritorneremo, forse in barca per l’ennesima volta.

Testo e foto di Roberto Pasqualin

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