Io volo da solo

I campioni della neve estrema si ritrovano a Vars, sulle Alpi provenzali, per competizioni senza frontiere tra sport e spettacolo, lanciandosi sugli sci a quasi 250 chilometri all'ora. Provare? Si può...

Indice dell'itinerario

Lasciato il fondovalle della Durance, la strada sale con una serie di tornanti sino ai borghi alpini di Sainte Marie, Sainte Catherine e Saint Marcellin: baite in pietra con balconcini di legno, piccole finestre e fumanti camini che diffondono nell’aria l’odore della legna bruciata. Sullo sfondo, l’imponente vetta della Crête de l’Eyssina domina dall’alto dei suoi 2.837 metri il colle di Vars e le piste di Les Claux, uno dei maggiori centri sciistici delle Hautes-Alpes, noto in particolare agli appassionati del fondo e dello sci alpinismo.
Ma ben altre sorprese riserva questo comprensorio, e sono tutte all’insegna degli sport invernali più estremi e inconsueti. Sui tracciati di Vars – non a caso soprannominati “le piste dei pazzi” – si tengono infatti ogni anno manifestazioni e gare internazionali di boarder cross, freestyle, freeride, KL e molte altre specialità per chi ama le emozioni forti.
Per sciogliere i molti interrogativi sulle caratteristiche delle varie discipline ci rechiamo all’ufficio turistico situato vicino alla moderna e veloce cabinovia delle Chabrières, dove le sorridenti addette risolveranno le nostre perplessità. Scopriamo così che nel boarder cross si scende alla massima velocità con sci o tavole da snowboard su una pista speciale composta da curve paraboliche, gobbe, salti e ostacoli di vario tipo, tutto in rapida successione; si gareggia in gruppi di quattro o cinque sullo stretto percorso che, grazie a particolari sagomature, consente di tenere un’andatura molto elevata limitando però il rischio di uscire dalla pista, come avviene in quelle di bob e slittino. La spettacolarità del boarder cross – che ovviamente richiede notevoli doti di tecnica, destrezza e combattività – raggiunge l’apice nei salti e nella “surfata” finale in acqua: nelle competizioni ad alto livello i concorrenti devono superare in velocità una sorta di piscina, il che è possibile solamente lanciando al massimo gli sci o la tavola e cercando di scivolare come un sasso piatto gettato sull’acqua. Ma per chi è troppo lento o distratto, questa specie di aquaplaning non funziona, e un bagno ghiacciato è l’ingloriosa conclusione.
Il freestyle (ora ufficialmente riconosciuto nei giochi olimpici invernali di Nagano, in Giappone) è il più conosciuto al grande pubblico e, tra tutte le specialità, anche quella che necessita la maggiore padronanza del proprio corpo, poiché in pochi secondi di volo libero si compiono evoluzioni con sci o snowboard che sono eseguibili soltanto coordinando velocità, spinta e slancio amplificati da un particolare trampolino. Non si effettuano solo salti acrobatici ma anche figure ed evoluzioni come ad esempio nell’half pipe, una delle più interessanti varietà (anche questa riconosciuta a livello internazionale e ammessa alle prossime Olimpiadi di Torino 2006): in questo caso ci si esibisce in una sorta di mezzo cilindro lungo 100 metri e largo 13, con pareti che si alzano quasi in verticale fino a 3 metri di altezza, che offre possibilità di rotazioni a 360° ed evoluzioni aeree impossibili da realizzare altrimenti. Altamente spettacolare e decisamente non alla portata di tutti è il freeride, qui praticabile negli stretti canali che incidono i fianchi della Crête de l’Eyssina. Le gare, con partenza da una cresta ad alta quota, consistono nel discendere su neve fresca un tracciato molto ripido – generalmente compreso tra pareti rocciose – scegliendo individualmente il percorso migliore fino a raggiungere nel minor tempo possibile l’arrivo, situato a valle. Il punteggio assegnato dai giudici considera elementi quali il controllo degli sci, la scelta del percorso, la valutazione del rischio, il ritmo, l’aggressività, lo stile e la tecnica. Al di fuori delle competizioni, invece, il freeride è semplicemente la voglia di arrivare a mete normalmente ritenute impossibili mettendo alla prova le proprie capacità nel fuoripista sia con gli sci che con le tavole da snowboard: a Vars questa specialità è divenuta di tale interesse che è possibile praticarla in tutta sicurezza con l’assistenza di guide esperte che insegnano come affrontare curve, salti e scivolate, salendo oltre quota 2.800 e poi affrontando per quasi un’ora l’apposito sentiero allestito sull’Eyssina.
Tra le manifestazioni internazionali più seguite ci sono le discese del KL, ovvero del chilometro lanciato, che si tengono generalmente nel periodo pasquale. A Vars si trova una delle due piste francesi omologate per la Coppa del Mondo di questa specialità (l’altra si trova a Les Arcs, in Savoia): si può quindi immaginare l’afflusso di pubblico e di concorrenti dei paesi più vari. Qui la parola d’ordine è velocità e l’obiettivo, oltre a battere gli avversari, è di superare il record mondiale su neve. La pista è divisa in tre zone: la partenza in accelerazione, il tratto di cronometraggio monitorato da fotocellule e l’area di decelerazione. Su una lunghezza di 1.400 metri, con un dislivello di 435 e una pendenza media del 52,5% (98% alla partenza), il record di 243,9 chilometri orari è stato ottenuto dal francese Philippe Billy nel 1997. La partecipazione è aperta a tutte le specialità – sci, monosci e snowboard – ed è praticabile da uomini, donne, ragazzi tra i 6 e 16 anni e disabili; per quest’ultima categoria il belga Matthys Arnout, privo di una gamba, ha gareggiato con un solo sci e particolari bastoncini a pattino raggiungendo i 168,46 chilometri all’ora. Chi non si spaventa di fronte a queste cifre potrà mettersi alla prova avvalendosi anche in questo caso dell’assistenza di esperti istruttori, arrivando a superare i 130.
Se tutto questo non bastasse, ecco il più originale degli sport invernali: le gare di velocità su neve in bicicletta, che però non si tengono tutti gli anni perché, spiegano gli organizzatori, sono ancora pochi quelli che si cimentano in questa specialità. Il motivo, come confessano molti discesisti di KL, è che si sta meglio con i piedi ben appoggiati sugli sci che non su un paio di vibranti e instabili ruote. In genere le bici utilizzate sono prototipi realizzati dagli stessi concorrenti: qualche carenatura in più e una maggiore attenzione al telaio le distinguono dalle mountain bike che d’estate scorrazzano lungo i sentieri. L’ultimo record è stato segnato nel 2000 dal francese Eric Barone (già primatista mondiale di KL con 217 chilometri all’ora) che sulla pista di Vars ha raggiunto i 180, seguito a ruota – è il caso di dirlo – dal connazionale Christian Taillefer con 179 chilometri orari e dall’austriaco Markus Stockl con 176 su una bicicletta progettata e realizzata dallo svizzero Engel Beat (anche lui ex discesista del chilometro lanciato).
A fine giornata, dopo le attesissime premiazioni, in un’allegra mescolanza di lingue, razze e abbigliamento si parla del prossimo anno, dei nuovi record e di qualche altra invenzione che già sta facendo capolino tra l’una e l’altra specialità. Appuntamento a Vars, per un altro imperdibile incontro con le emozioni dello sport estremo. .

PleinAir 389 – dicembre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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