Intorno al Grande Campanaro

La vetta più alta dell'Austria richiama da tutta Europa alpinisti, escursionisti, sportivi, ma anche viaggiatori che lasciano le basse quote e affrontano curve e pendenze della Hochalpenstrasse per conquistare il premio di uno spettacolare panorama.

Indice dell'itinerario

C’è spesso folla sulla cresta di rocce e neve del Grossglockner. Con le prime luci dell’alba salgono verso la cima più elevata dell’Austria gli alpinisti che hanno passato la notte alla Erzherzog-Johann-Hütte, il nido d’aquila ai piedi della piramide sommitale. Più tardi, man mano che il sole si alza nel cielo, iniziano a sbucare le cordate partite dalla Studl Hütte, sul versante di Kals, e dalla Hofmanns-Hütte affacciata sul ghiacciaio del Pasterze. I primi a raggiungere la vetta, intanto, hanno iniziato a scendere: sulle rocce del Kleinglockner e sulla nevosa Glocknerscharte, che separa le due cime, iniziano gli incroci e le attese. Poi, mentre la cresta è ancora affollata di ritardatari in salita, iniziano a tornare giù dalla cima le cordate che hanno salito la Studl Grat, la più classica via di terzo grado tracciata sui fianchi della montagna. Solo nel pomeriggio, o quando il tempo volge al brutto, il traffico diminuisce fino a cessare completamente.
Non c’è da stupirsi, è chiaro. Come tutte le montagne più alte (poco importa se di un continente, di un paese, di una regione) il Grossglockner attira come una calamita gli alpinisti austriaci e non solo. Alla sua base, ancora più numerosi, escursionisti provenienti da ogni parte d’Europa percorrono i sentieri del Parco Nazionale degli Alti Tauri. Molti di loro, per una volta in un’estate, si affidano alla corda di una guida alpina per raggiungere la grande croce di ferro della cima.
Fino al 1918, e quindi al passaggio dell’Alto Adige all’Italia, la vetta più elevata dell’Austria era l’Ortles, che in lingua tedesca è conosciuta con il nome di Ortler. Da novant’anni il titolo è passato al Grossglockner, il Grande Campanaro. Una montagna imponente e massiccia quando la si osserva dalla Luckner Haus e dalle creste d’erba e rocce che separano le valli tirolesi di Matrei e di Kals, aguzza e spettacolare sul versante di Heiligenblut, in Carinzia, dove i canaloni ghiacciati del versante orientale precipitano verso i crepacci del Pasterze. La conquista del Grossglockner ha un posto importante nella storia dell’alpinismo. Nel 1800 infatti, per ordine del principe-vescovo di Salisburgo, una comitiva di valenti cacciatori di avvoltoi capitanata da Franz Salm raggiunse le rocce e la neve della cima. Un quadro di Johann Pogl, dipinto nel 1928 e conservato nell’Alpenvereins Museum di Innsbruck, ricorda quell’impresa lontana. Racconta pagine di storia del Grossglockner anche lo Heimat Museum di Kals, dedicato alla storia e alla cultura della valle, che comprende una sezione riguardante la grande montagna e i suoi rifugi.
Ma la storia dell’uomo sugli Alti Tauri non inizia, ovviamente, con la nascita dell’alpinismo. Nota già ai tempi di Roma antica (ne scrisse per primo Polibio), bucherellata fin dall’Alto Medioevo dai tunnel delle miniere d’oro, disegnata su una mappa nel 1561 quando il Lazius riporta come vetta principale il Glocknerer , la catena che culmina nei 3.674 metri del Gross Venediger, nei 3.564 del Grosses Wiesbachhorn e nei 3.798 del Grossglockner è una delle più belle e selvagge d’Europa. Il parco che la tutela è stato istituito negli anni ’80 e copre 178.000 ettari fra il Tirolo orientale, il Salisburghese e la Carinzia, qualificandosi come la più estesa area protetta dell’arco alpino, con un paesaggio che comprende fitti boschi di abeti, praterie d’alta quota, morene e alcune decine di ghiacciai. Il milione di visitatori che lo raggiunge ogni anno dall’Austria e dai paesi vicini ha a disposizione per tutta l’estate centri visitatori, proiezioni, escursioni naturalistiche organizzate. Ottimo per avvistare il gipeto, reintrodotto per la prima volta in Europa sul versante settentrionale della catena, il parco permette inoltre di osservare stambecchi, camosci, marmotte e tutti gli altri esponenti della grande fauna delle Alpi. Altrettanto interessante è lo spettacolo dei ghiacciai, mentre per gli escursionisti si tratta di un terreno di gioco straordinario.
Per ammirare il lato più elegante del Grossglockner occorre seguire la strada a pedaggio che inizia da Heiligenblut e raggiunge il piazzale panoramico della Franz-Josefs-Haus, a 2.370 metri di quota. A piedi si attraversa una galleria e si prosegue a mezza costa per un viottolo che offre uno straordinario colpo d’occhio sulla montagna e sulla colata del Pasterze. Lasciata in basso a sinistra la Hofmanns-Hütte, si continua sulla stradina fino a un laghetto a 2.630 metri di quota. Sin qui, accanto al tracciato, sono i cartelli di un sentiero-natura del parco. Tracce e bandierine lungo i facili pendii nevosi della Südliches Bockkarkees, uno dei ghiacciai più mansueti del massiccio, portano alla ben visibile Oberwalder Hütte, un rifugio costruito su un larghissimo dosso a 2.973 metri di quota che offre un altro favoloso panorama sul massiccio. Occorre un’ora e un quarto sino al laghetto e altrettanto sino al rifugio; ad estate inoltrata, quando il ghiaccio è scoperto, occorre fare attenzione e magari disporre della piccozza e dei ramponi.
Dal versante del Tirolo orientale, il pellegrinaggio verso la base del Grossglockner inizia con la salita in auto (anche questa strada è a pedaggio) o in bus verso i 1.918 metri della Luckner Haus, un accogliente rifugio-albergo accessibile in ogni stagione. Da qui la montagna, invisibile dal centro e dalla conca di Kals, appare in tutta la sua imponenza. Proseguendo a piedi per una sterrata che sale a mezza costa e poi con dei ripidi tornanti si raggiunge in un’ora di cammino la Luckner Hütte, a 2.241 metri di quota. Si continua per il sentiero che risale un vallone sassoso molto frequentato dagli stambecchi, lascia a destra il percorso O2 che attraversa interamente gli Alti Tauri, poi piega a sinistra e raggiunge la spianata della Studl Hütte, che si raggiunge in un’ora e mezzo dal primo rifugio. Qui, a 2.802 metri di quota, trascorrono la notte molti alpinisti diretti alla cima del Grossglockner. Proseguire sui pendii della Ködnitz Kees in direzione della Erzherzog-Johann-Hütte richiede di legarsi e di procedere in cordata. Non ci sono difficoltà, invece, se volete affrontare il ripido sentierino che inizia alle spalle della Studl Hütte e s’inerpica su ghiaia, erba e nevai fino ai 2.920 metri della vetta rocciosa della Blauewand, un altro straordinario belvedere sulla cima più elevata.
Tra le molte passeggiate che offrono belle viste sul Grossglockner, da segnalare l’Europa Panoramaweg che collega il ristorante di Goldried (raggiungibile in cabinovia da Matrei) con la Kals-Matreier-Törlhaus, affacciata verso Kals e il massiccio. Proseguendo verso il rifugio Glocknerblick e scendendo a piedi o con gli impianti a Grossdorf si compie una magnifica traversata.
Per vedere da vicino gli imponenti ghiacciai del Gross Venediger, il Grande Veneziano che è la seconda cima della catena dei Tauri, occorre spostarsi da Matrei alla Tauernhaus e proseguire verso le poche case di Innergschloss e la Venediger Haus. Su quest’ultimo tratto, in estate, si possono utilizzare delle navette. Dalle case si prosegue accanto al torrente, lo si supera e si affronta la salita che porta ai 2.469 metri della Alte Prager Hütte e poi ai 2.782 della Neue Prager Hütte. Occorrono due ore e mezzo fino al primo rifugio, tre ore e mezzo fino al secondo, da cui il panorama spazia sui crepacci dello Schladen Kees e il versante occidentale della cima. Verso sud-est appare anche da qui la catena ghiacciata del Grossglockner, ormai lontana.

PleinAir 432-433 – luglio-agosto 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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