Intorno al borgo tondo

Alle spalle di Ancona, andiamo a cercare i resti di piccoli castelli e villaggi fortificati immersi nella campagna: a due passi dall'Adriatica e dal porto del capoluogo, per un weekend originale o per trascorrere piacevolmente le ore in attesa di un imbarco.

Indice dell'itinerario

Nell’Italia turrita, come fu chiamata al tempo di una famosa serie di francobolli, ma soprattutto in una regione come le Marche, dove quasi ogni altura ospita un borgo fortificato, non fanno notizia quei piccoli castelli di cui a volte rimangono una porta, un torrione o anche solo la pianta circolare, perché sui resti delle mura sono state costruite case. Così è ad esempio in un gruppo di paesi attorno ad Ancona, dove gli enti turistici locali hanno saggiamente riunito una serie di questi antichi manufatti nel progetto La Terra dei Castelli. Più del valore storico e artistico dei singoli pezzi, incuriosisce il contesto: una campagna scandita da strade di grande comunicazione e dai nuovi monumenti allo shopping che circondano il capoluogo, eppure ancora capace di resistere al cemento e di offrire angoli di assoluta tranquillità in mezzo alla natura. Un’occasione, dunque, per una breve e rilassante escursione fuori dall’autostrada – alternativa turistica al tragitto fra i caselli di Ancona Nord e Ancona Sud – o un modo per passare il tempo piacevolmente se si è arrivati in anticipo a un imbarco in traghetto dal porto anconetano.
Ma perché tante piccole fortificazioni riunite in un’area così ristretta? Basta esaminare la situazione dal punto di vista militare: Ancona dal mare si difendeva da sola col suo promontorio, il Colle Guasco, e con quello che oggi è il campanile della cattedrale ma che fu in origine torre d’avvistamento, eretta per vigilare su eventuali incursioni di saraceni o nemici in generale. Ma la città aveva bisogno di guardarsi alle spalle, laddove la natura ondulata e a volte impervia del territorio era difficile da controllare, e sorse così un doppio anello di fortificazioni: evidenziandoli su una mappa si noterà infatti come siano disposti lungo un semicerchio con al centro la stessa Ancona. Agli estremi, di nuovo sul mare, la settecentesca Rocca Priora alle porte di Falconara e il cosiddetto Mandracchio a Marina di Montemarciano per proteggersi verso nord, mentre a sud provvedevano un altro borgo di origine fortificata, Sirolo, e la torre d’avvistamento di Portonovo, che assieme alla romanica chiesetta di Santa Maria caratterizza la celebre spiaggia del Conero.
Ci accingiamo allora a passare in rivista quanto rimane di un sistema difensivo che sembra aver protetto, nei secoli, anche l’integrità di questo sereno paesaggio. La scelta del senso di marcia è ovviamente arbitraria, e ciascuno potrà decidere a proprio gusto come procedere: nel nostro caso siamo partiti dallo svincolo di Ancona Nord seguendo l’indicazione per Chiaravalle fino alla prima rotatoria, dove si svolta sulla provinciale 2 Sirolo-Senigallia in direzione di Polverigi. Poco più avanti, giunti alle case di Piane di Camerata, si trova il bivio a sinistra per salire a Camerata Picena. Si noterà subito che si tratta di un classico esempio del cosiddetto borgo tondo in cui, cessata la funzione difensiva della struttura, le mura sono state abbattute lasciandone solo la base dei contrafforti, che qui è servita da fondamenta per le case successivamente edificate. Da una sopravvissuta porta si entra in uno slargo, dove si potrà osservare ancora più chiaramente la circolarità dell’impianto. Interessanti anche le grotte castellane, gallerie recentemente restaurate che percorrono il sottosuolo all’interno delle mura. Ma il pezzo forte di Camerata Picena è il Cassero, un minuscolo e ben conservato castello di origine medioevale con bella torre merlata del ‘400 che si raggiunge, seguendo la segnaletica, per una serie di stradine in saliscendi. Prendendo ora sulla destra si arriva a un bivio da cui è indicato, di nuovo sulla destra, Castel d’Emilio. Esempio di arte militare del XV secolo, vanta una cinta muraria praticamente intatta ove si riconoscono le aperture per le bocche da fuoco, così come nella porta merlata (cui si accede per una breve rampa) gli incastri per le catene del ponte levatoio. Sul lato opposto del piazzale, di fronte al castello, la chiesa di Santa Maria delle Grazie conserva un bel portale gotico siglato da leoni stilofori in marmo, che sembrano essere ispirati a quelli della cattedrale di Ancona.
Si torna all’ultimo bivio, si gira a destra e, dove la strada finisce a T, si prende a sinistra per Paterno, altro borgo la cui pianta rotonda ricorda come in origine fu un piccolo castello. Ridiscesi sulla provinciale detta del Vallone, che collega la statale Adriatica con Agugliano e Polverigi, prendiamo intanto la breve deviazione sulla sinistra per Gallignano, delle cui fortificazioni restano la porta d’accesso e il caratteristico impianto circolare. Da qui, se si ha più tempo a disposizione, si può scendere a piedi fino alla minuscola ma interessante oasi naturalistica della Selva di Gallignano; un secondo ingresso, con possibilità di sosta libera in suggestiva solitudine, è segnalato sulla strada del Vallone poco prima di Casine di Paterno.
Giunti ad Agugliano, per scovare quello che fu il primitivo castello bisogna districarsi fra le case che lo circondano e cercare una delle due porte d’ingresso. Non dissimile la situazione a Polverigi (che però non giace su una vera e propria altura e quindi non rivela a tutta prima la sua origine di borgo fortificato) dove le porte, anche qui due, conducono all’usuale piazza circolare con i vicoli che girano là dove un tempo c’era il camminamento di ronda.
Si riprende adesso la provinciale 2 in direzione Aspio, seguendo comunque la segnaletica per l’autostrada, fino a un bivio sulla destra da cui si sale ad Offagna, piccolo gioiello di questo nostro itinerario. Già dalla strada appare in alto il torrione merlato; quindi si raggiungono il centro storico e la piazza cui fa da sfondo la scenografica rocca, eretta nel secolo XV, al cui interno si trova un importante museo di armi antiche. A fianco è segnalato anche l’ingresso al museo di scienze naturali intitolato a Luigi Paolucci, ricercatore che curò la raccolta di preziosi e interessantissimi reperti finiti poi per anni in un magazzino e ai quali il Comune di Offagna ha meritoriamente trovato una sede: da non mancare la visita se si hanno ragazzi al seguito.
Per la strada di crinale diretta a Osimo si segue ora la segnaletica per il casello di Ancona Sud, fino a scendere in località Aspio Vecchio. Qui si può chiudere l’anello cercando, a fianco del semaforo, una stradina che sale nel verde in direzione di Candia: si scoprirà così l’ultimo caposaldo difensivo prima della costa, la bella rocca di Bolignano del 1474, visibile purtroppo solo da lontano oltre una recinzione in quanto proprietà privata. Più avanti i due piccoli borghi di Sappanico e Montesicuro completano il giro, riportandoci a Gallignano sulla via dell’andata. L’alternativa, ad Aspio Vecchio, è cercare a una rotatoria la statale 16 Adriatica: qui ci potremo immettere subito nella vicina autostrada oppure prendere la direzione per Camerano e Ancona scavalcando la statale. Una nuova superstrada ci riporterà direttamente ad Ancona Nord, o, se si vuole visitare il capoluogo o imbarcarsi, agli svincoli per Ancona Centro e Ancona Porto.

PleinAir 427 – febbraio 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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