Inedito Friuli

Delimitato a nord dal parco delle Prealpi Giulie e a sud dal Cividalese, un angolo poco noto della provincia di Udine tutto da assaporare con gli strumenti del libero turismo.

Indice dell'itinerario

Merita almeno un weekend questo estremo lembo di Friuli a ridosso del confine sloveno. Da Tarcento, cittadina di antica nobiltà, ci si addentra nelle alte valli del Torre dominate dalle acque e da boschi selvaggi. A Villanova, un complesso ipogeo di eccezionale valenza speleologica attende di essere conosciuto e apprezzato. Nella fascia morenica verso la pianura sono le interminabili distese di vigneti, le cantine, i castelli medioevali e le ville storiche a catturare l’attenzione del visitatore. Il Dolce Nordest – questo il nome di un consorzio che riunisce i comuni della zona – è insomma un luogo in cui andare, ma anche dove si vorrà tornare.

Da Tarcento alle alte valli del Torre
Divenuto sede municipale, il palazzo dei Frangipane è uno degli edifici più interessanti di Tarcento, ricordo eloquente del loro lungo dominio: tant’è che in precedenza erano chiamati semplicemente i Signori da Castello, perché proprietari delle rocche di San Lorenzo e di quella Inferiore, o Torre di Coja, del XII secolo. Quest’ultima, chiamata anche Cjscjelàt, è un rudere suggestivo (l’originaria costruzione fu distrutta da una rivolta contadina agli inizi del Cinquecento e mai più riedificata) che sorveglia la piana dalla collina della frazione Coja; ai suoi piedi ogni Epifania arde il tradizionale pignarûl, fuoco propiziatorio comune a numerose località friulane. Sulla strada che conduce a Coja si segnala anche Villa Moretti, sede di mostre ed esposizioni temporanee.
Tarcento è una base ideale per visitare la zona in camper, grazie all’area di sosta ben segnalata e situata nelle immediate vicinanze del centro storico: in riva al Torre, è raggiunta anche da un piacevole percorso pedonale. Oltre al citato palazzo Frangipane, rifacimento seicentesco di un edificio del secolo precedente, una passeggiata nel borgo vale una visita alla quattrocentesca chiesa di San Pietro Apostolo e alle eleganti ville De Rubeis e Pontoni.
A pochi minuti dalla cittadina valgono una tappa Loneriacco, per il ben conservato borgo medioevale di Villafredda, e Segnacco, dove la trecentesca chiesetta di Sant’Eufemia è immersa in un contesto verdeggiante che invita al riposo e alla contemplazione. Ma altrettanto godibili e particolarmente adatti al periodo autunnale sono i vari itinerari naturalistici presenti nel territorio, di facile accessibilità e di durata non superiore a 2 ore: ad esempio verso le cascate di Crosis, il Monte Stella o il Monte Bernadia, sulla cui sommità – un balcone naturale affacciato sulla piana friulana – sorgono un monumento ai Caduti e un fortino della Grande Guerra, ora in fase di ristrutturazione (la strada che vi arriva è molto stretta, ma in cima c’è un ampio spiazzo adatto al parcheggio).
Un’altra deviazione a Magnano in Riviera offre la vista delle rovine del Castello di Prampero, risalente all’anno 1025 (ma in zona sono presenti anche tracce di insediamenti romani e longobardi). Per addentrarci nelle alte valli del Torre si imboccherà invece la statale 646 in direzione del confine con la Slovenia. Al primo bivio a destra una strada stretta ma sempre affrontabile da un v.r. conduce in qualche chilometro alle Grotte di Villanova.
Continuando lungo la statale si attraversa il paese di Vedronza, dal cui ponte si ha una bella vista sul fiume e sulla catena dei Musi; presso il campo sportivo troviamo un’altra area di sosta che, come scopriremo più avanti, è solo una delle tante strutture pleinair di cui la zona è dotata. Intanto, oltrepassati il bivio per Lusevera e una galleria, un piazzale è un invito quasi esplicito a compiere una sosta in prossimità delle sorgenti del Torre, in località Tanaviele; nelle vicinanze, il bar trattoria Alle Sorgenti offre un piccolo zoo di animali domestici per l’intrattenimento dei più piccoli.
Da questo punto la 646, seguendo il corso lunare del torrente Mea, porta in breve a Pian dei Ciclamini. La località, nota nel circondario anche per la pista da fondo in funzione durante l’inverno, offre belle escursioni di varia difficoltà: per una tranquilla passeggiata si può seguire ad esempio il sentiero che conduce a Simaz, un antico tracciato perlopiù pianeggiante che collegava le casere e i pascoli situati lungo la valle del Mea. Il percorso (circa 3 ore fra andata e ritorno) è corredato da tabelle descrittive e servito da un’area di sosta con fontana. Il piazzale di Pian dei Ciclamini, vicino al bar-ristorante, offre un’area attrezzata con pozzetto e fontana (quest’ultima era però priva di rubinetto al nostro passaggio).
Dopo il passo di Tanamea la strada prosegue verso il valico di Uccea, ormai nel territorio del comune di Resia (l’omonima valle è posta sul versante nord dei Musi), da cui torneremo alla base per la stessa via. Prima del rientro, gli appassionati di arrampicata potranno fare tappa presso due apprezzabili palestre di roccia: Lis Feminis, nelle vicinanze delle sorgenti del Torre con accesso dalla galleria, e Ai Ciclamini, poco distante dall’area attrezzata del Piano (informazioni presso l’albergo Ai Ciclamini).

Nella conca del Ramandolo
L’assegnazione della DOCG nel 2001 ha reso giustizia a un simbolo dell’area di Nimis, compreso nella zona vinicola dei Colli Orientali del Friuli. La conca dove si produce il vino Ramandolo presenta affascinanti geometrie disegnate dai filari dei vigneti, che si ammirano al meglio spingendosi in alto sulla strada collinare che arriva fino a Villanova (ma è alquanto stretta e percorribile solo da piccoli camper). Di origine romana e poi segnata dal passaggio dei Longobardi, Nimis conserva fuori paese la pieve dei Santi Gervasio e Protasio del XII secolo, uno dei più antichi luoghi di culto della regione. Interessanti nel circondario anche il castello di Cergneu e la settecentesca chiesa della Madonna delle Pianelle; e suggestiva la cinquecentesca chiesetta di San Giovanni Battista da cui si apre una bella vista sulla conca di Ramandolo. A Nimis c’è anche la sede della Grappa Ceschia, la più vecchia distilleria del Friuli, mentre presso l’agriturismo I Comelli ci si potrà rivolgere sia per gli acquisti di vino che per l’apprezzabile ristorazione, all’interno di una caratteristica sala (mancano però spazi per la sosta).
Dal paese imbocchiamo ora la verdissima valle del Cornappo, seguendo una strada invero un po’ chiusa e stretta dove si fatica a trovare dei punti per fermare il veicolo; ma converrebbe provarci, approfittando di qualche spiazzo, perché il corso del fiume non manca qua e là di piacevoli e profonde pozze. Nel primo tratto si incontra anche una curiosità sotterranea: la grotta Pre Oreak, un cunicolo lungo 420 metri collegato all’abisso di Vigant (il cui accesso si apre nelle vicinanze delle grotte di Villanova). La cavità – visitabile soltanto se equipaggiati per le visite speleologiche – si trova sul lato destro del torrente e per raggiungerne l’ingresso occorre seguire un breve sentiero attrezzato, guadare il fiume e salire una scala in legno.
Proseguendo per qualche chilometro verso le pendici del Gran Monte, al bivio per Cornappo una strada turistica sulla sinistra porta alla chiesa di Monteaperta; da qui un’interessante escursione conduce all’Ospedale Militare della Grande Guerra, ripristinato e in parte reso agibile dalla locale sezione degli Alpini.
Cambiando versante, superiamo il paese di Taipana per un’ultima occasione di pleinair tra queste montagne. Sul vasto altipiano chiamato Campo di Bonis ha sede l’omonima azienda agricola con camere e maneggio, dove è consentita su preavviso la sosta ai camper: qui si organizzano periodicamente importanti manifestazioni ippiche e tutto l’anno sono attivi il campo ostacoli, il campo cross country, la scuderia e il punto ristoro con piatti tradizionali.

Castelli in aria
Sono ben sei, tutti raggiungibili solo a piedi attraverso sentieri ben segnalati, i castelli che nobilitano il territorio di Attimis e quello di Faedis. Come preparazione alla visita sarà bene recarsi al Museo Archeologico Medioevale di Attimis, che oltre a un’importante collezione di reperti presenta anche numerose ricostruzioni di ambienti d’epoca; proprio nelle vicinanze si può imboccare il Sentiero dei Castelli, un percorso ad anello che conduce ai due manieri del paese. In direzione Faedis, a Faris, sorge poi il Partistagno completo di torre-mastio e di palazzo con bifore del Trecento, che domina dall’alto il piccolo borgo e il monastero delle Clarisse. Giunti a Faedis, ecco gli altri tre castelli: Cucagna, Zucco e Soffumbergo (quest’ultimo in località Campeglio). I primi due, posti a breve distanza, costituivano un sistema difensivo sul colle che sovrasta l’abitato e sono attualmente oggetto di restauri e di ricerche archeologiche. Oltre ai tracciati che conducono alle rocche, nel vasto territorio comunale meritano inoltre una segnalazione alcuni itinerari naturalistici che salgono verso le Malghe di Porzus, il Monte Joanaz, il Canal del Ferro e Canebola, con tabelle informative esposte in Piazza 1° Maggio e all’inizio di ciascun sentiero.
In paese c’è anche la sede del consorzio di produttori del Refosco di Faedis, che punta ad ottenere il riconoscimento della DOCG a una particolare varietà autoctona, attestata sin dall’epoca romana; la sede dell’associazione si trova presso l’azienda agricola Di Gaspero, dove è consentita su prenotazione la libera sosta ai camper di passaggio. Assai singolare anche la realtà del frantoio di Campeglio, dove si produce da generazioni un extravergine di elevata qualità (ma in questo caso si sconsiglia di arrivarci in camper).
E siamo ormai alle porte di Udine, dove la storia ha lasciato altre pregevoli testimonianze intorno a Povoletto con una serie di ville che – sebbene visibili perlopiù solo dall’esterno – offrono il filo conduttore a una piacevole pedalata. Nella frazione Belvedere sorge la Domus Magna dei Partistagno, del 1467, residenza estiva e in seguito dimora stabile della famiglia. A Siacco si trova la Villa Belgrado Coren-Cecioni, del XVII secolo. Villa Mangilli Zanardi Landi, a Marsure di Sopra, fu costruita nella seconda metà del XVIII secolo dagli Antivari su preesistenze del XVII secolo, mentre a Marsure di Sotto risale alla metà del Seicento la Villa Mangilli Schubert. La casata dei Mangilli ha lasciato un’altra dimora settecentesca a Savorgnano del Torre (la frazione più settentrionale del comune, tornando verso Nimis) che conserva anche la quattrocentesca Villa Savorgnan e i resti del castello medioevale della Motta, distrutto da un sisma nel 1511 e mai più riedificato. Da qui, passando per Reana del Roiale, si guadagnano rapidamente l’autostrada e le grandi statali per il rientro.

PleinAir 399 – ottobre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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