Incontri al vertice

Dal suo generoso affaccio sull'ultimo lembo di Adriatico italiano, con le traforate montagne del Carso a fare da quinta sullo sfondo, Trieste è un nome simbolo della storia d'Italia ma anche della vivacità culturale e mercantile che da sempre caratterizza questa cerniera geografica sulle grandi vie dell'Europa orientale.

Indice dell'itinerario

Capoluogo di frontiera laggiù in fondo alla sua stretta fettina d’Italia che corre verso l’est ai piedi del Carso, Trieste deve la sua natura e la sua fortuna a un paradosso. Al confine tra regioni, nazioni e religioni differenti, è infatti una delle città più cosmopolite della storia del nostro paese, con gli occhi e il cuore aperti ad altri mondi. Piccolo scalo marittimo di provincia fino al 1719, fu rivoluzionata nell’arco di pochi anni dalla decisione dell’imperatore austriaco Carlo VI, che concesse ai triestini il privilegio del porto franco: tra navi e moli, magazzini e ferrovie, grazie alle riforme e agli interventi portati avanti da Maria Teresa fra il 1740 e il 1780 si sarebbe trasformata da paese in metropoli. Sempre però ben studiata e progettata giacché, per citare il titolo di un fortunato libro di qualche anno fa, l’Austria era un paese ordinato .

Il commercio, in crescita vertiginosa grazie all’inventiva degli abitanti e al traffico che affollava l’unico porto dell’impero asburgico, ha fatto il resto. Anche oggi, di fianco a una pasticceria Rossi s’incontra un negozio Slataper, dirimpetto alle vetrine di un Gheorghios apre i battenti un Mariacher. Nei giorni di festa, l’odore dell’incenso della chiesa greca di San Nicolò si mescola con i canti che varcano le porte della chiesa serba dedicata a San Spiridione. E, visto che i triestini amano decisamente i piaceri del quotidiano, i profumi sacri s’incontrano ad ogni angolo con i profani aromi del caffè (più che mai una gloria cittadina, dal passato fino alla Illy), degli strudel, dei dolci di pasta di pane o di cioccolata che sembrano essere arrivati solo poche ore prima dall’Ungheria.

 

Dove insegnava Joyce

Statua "vivente" dedicata a James Joyce
Statua “vivente” dedicata a James Joyce

La prima impressione che si ha di Trieste, insomma, è quella di un luogo in cui si vive bene. Per la cultura e la tradizione, certamente, ma anche per la posizione geografica e il clima veramente invidiabile, se si dimenticano per un attimo le travolgenti apparizioni della bora invernale. Poche fermate d’autobus, partendo dalla centrale Piazza dell’Unità d’Italia, portano alle spiagge che si inseguono fino a Miramare, affollate d’estate ma anche nelle belle giornate d’inverno. Basta un solo biglietto di tram per arrivare al Carso – con le sue grotte, passeggiate e panorami – sulla sferragliante cremagliera di Opicina, mentre i campi da sci del Friuli o della Slovenia si raggiungono in un’ora di guida o poco più, e non è una gran sorpresa scoprire le attitudini sportive dei giovani triestini, non di rado spericolati, che nuotano, sciano, scivolano sottoterra nelle grotte del circondario e del più distante Monte Canin.

Dettaglio di uno degli edifici che si affacciano su Piazza Unita' d'Italia, il salotto di Trieste
Dettaglio di uno degli edifici che si affacciano su Piazza Unita’ d’Italia, il salotto di Trieste

Tanto attivismo trova puntuale conferma nei privilegi che ricordano il passato vicino e lontano. Come lo sconto fiscale dovuto alla vicinanza dell’ex Jugoslavia, che fa sì che ancora oggi i triestini paghino la benzina e la carne meno dei loro conterranei. O le agevolazioni che la Regione promuove con il massimo impegno per far tornare sulle piazze cittadine il fior fiore della finanza e dell’industria italiana. E proprio in Piazza dell’Unità d’Italia si legge tutta la storia del trionfo della Trieste imprenditoriale, con le sue compagnie di navigazione e le assicurazioni nate per tutelare piroscafi e commerci, come le Generali e i Lloyd: palazzi sontuosi, aperti verso il mare, in una scenografia che è mutata di continuo negli ultimi anni con i curiosi spostamenti della Fontana dei Quattro Continenti (con l’ironia che li contraddistingue, i triestini l’hanno immediatamente soprannominata Fontana dei Quattro Cantoni). Alle spalle di questo grande spazio vitale si stende la città della finanza e degli affari, che si può scoprire anche nelle sale del Museo del Commercio: qui la storia della crescita economica dell’800 e della successiva Trieste italiana è illustrata da cimeli, stampe, manifesti e pubblicità dei mille prodotti triestini che, dalle polizze al caffè, dal brandy Stock alle cartine per le sigarette, hanno segnato la storia dell’impero mitteleuropeo e poi del Bel Paese.

Statua "vivente" dedicata a Italo Svevo
Statua “vivente” dedicata a Italo Svevo

L’atmosfera culturale viva e litigiosa, profonda e internazionale della Trieste di un tempo si può assaporare anche seguendo le orme dei suoi grandi scrittori, adottivi o meno. A James Joyce (che qui visse insegnando l’inglese dal 1904 al 1915 e poi ancora nel 1919 e l’anno successivo), gran frequentatore di caffè e osterie, la città ha dedicato un itinerario pedonale che, non a caso, parte dalla sede della Berlitz School di Via San Nicolò: la statua di bronzo del genio irlandese, sul ponte che attraversa il Canal Grande, sembra camminare senza fretta verso il centro, magari in direzione di un locale. Le tracce della vita di Ettore Schmitz, in arte Italo Svevo, nato a Trieste nel 1861, partono invece dal Giardino Pubblico di Via Giulia e conducono ai luoghi dei suoi romanzi. La Trieste vista con gli occhi di Umberto Saba (pseudonimo di Umberto Poli), anch’egli triestino nato nel 1883, è infine un percorso tra panorami e librerie, moli e borghi della città bella tra i monti/rocciosi e il mare luminoso , come la descrisse il poeta durante la triste lontananza della Seconda Guerra Mondiale.

 

Mare imperiale

Il Canal Grande, cuore del borgo teresiano, con la chiesa di Sant'Antonio
Il Canal Grande, cuore del borgo teresiano, con la chiesa di Sant’Antonio

Aperta e cosmopolita ma anche segnata da un altalenare di contese, Trieste è stata anche l’unica città italiana dove abbia funzionato la macchina di morte di un campo di sterminio. Quasi all’ombra dell’odierno stadio di calcio, la Risiera di San Sabba divenne un campo di smistamento per i deportati dai nazifascisti dopo l’8 settembre 1943; l’anno successivo, nel vecchio stabilimento venne costruito un forno crematorio per ottimizzare l’omicidio di massa. D’altro canto le conseguenze della vendetta jugoslava dopo l’occupazione italiana sono ben visibili a Basovizza dove un sacrario ricorda la tragica fine degli infoibati , italiani fatti sparire sommariamente negli abissi del Carso. E non bisogna pensare che i fatti della storia siano passati serenamente nelle pagine dei libri: il passato, nella Trieste di oggi, è spesso decisamente d’attualità e il dibattito cittadino s’infiamma spesso sugli argomenti di ieri, con discussioni, manifestazioni, aspri confronti.

I giardini del castello di Miramare, voluto da Massimiliano d'Asburgo
I giardini del castello di Miramare, voluto da Massimiliano d’Asburgo

Lontano dal centro e dalla sua vita veloce e commerciale, il Castello di Miramare è un sogno, forse un po’ kitsch, nato durante il crepuscolo dell’era degli Asburgo. Su una roccia al margine di un parco meraviglioso, Massimiliano d’Austria volle questa sua residenza che fu inaugurata nel 1860. Un maniero incantato che l’arciduca non frequentò a lungo: mentre i decoratori erano ancora all’opera su affreschi e parquet, il nobile committente partì per il Messico nel tentativo di rovesciare il governo di Benito Juarez su invito dell’opposta fazione e venne fucilato nel 1867 a Quéretaro. Sale, saloni, cappelle e biblioteche di Miramare offrono, di quando in quando, un’ampia veduta sull’Adriatico, un paesaggio meraviglioso e amato anche dai progettisti mitteleuropei, come dimostra il soffitto della sala dei gabbiani con il suo volo di uccelli marini. Proprio qui, ai piedi del promontorio, il mare è protetto da una riserva gestita dal WWF: in una vecchia palazzina del parco, il centro visite offre una passeggiata (rigorosamente senza scarpe) su un pavimento che simula alghe, sabbia e morbide spugne marine, mentre nella buona stagione è possibile seguire, con le pinne e la maschera oppure le bombole da sub, le visite guidate alle meraviglie subacquee che si celano ai piedi del castello.

Sul colle di San Giusto, che domina i quartieri marinai, si trova l'omonima cattedrale
Sul colle di San Giusto, che domina i quartieri marinai, si trova l’omonima cattedrale

Tornati in centro, una bella salita – spesso accompagnata sui vicoli dai corrimano necessari per resistere alla bora – conduce al cuore della città antica, la collina di San Giusto (per i più pigri la fatica in realtà si può evitare utilizzando le rare corse dell’autobus 24 dalla stazione centrale). Sul colle la cattedrale cittadina si trova a pochi passi dal castello attualmente in restauro, dai basamenti delle colonne della basilica romana e dai maestosi monumenti commemorativi del Risorgimento e della Grande Guerra, che sancirono il ritorno di Trieste all’Italia. Il panorama si apre a tratti sul porto, sulle rive e sulla parte vecchia della città che scende verso il mare, dove le vecchie case stanno lentamente tornando alla vita con ristrutturazioni e l’apertura di piccoli negozi, caffè e ristoranti. E dove anche i musei non sembrano essere da meno: le nuove sale della Villa Sartorio, residenza dei primi dell’800 di una famiglia di imprenditori liguri, sono state ripristinate e inaugurate da pochi mesi. Fra i pezzi più preziosi della collezione c’è il trittico di Santa Chiara di Paolo Veneziano, mentre al secondo piano s’incontra una delle più complete collezioni di disegni (sono ben 254) di Tiepolo. Oltre le porte della gipsoteca allestita nella vecchia rimessa delle carrozze, un ascensore porta fino ai mosaici di una villa romana e alla lunga sala dove fanno bella mostra di sé opere importanti di Villarini, Carpaccio e ancora Tiepolo.

Il monumento ai Caduti della Grande Guerra
Il monumento ai Caduti della Grande Guerra

Di nuovo in basso, magari passeggiando in direzione degli specchi e dei profumi del Caffè Tommaseo per godersi un meritato momento di relax, sulla riva davanti a Piazza dell’Unità d’Italia rimangono ancora da incontrare due dei simboli della città: il monumento allo sbarco dei Bersaglieri con le due ragazze di bronzo che, un po’ sbarazzine e decisamente poco marziali, attendono sedute su un muretto l’Italia del mio cuore , e per finire la passeggiata sul Molo Audace dalla cui estremità Miramare brilla nella sera, mentre verso l’interno il profilo della città ai piedi del Carso e dei suoi palazzi s’illumina poco alla volta della luce dei lampioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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