Incanti oltre cortina

In Russia con il camper? Non è facilissimo ma neppure così difficile, e oggi lo si può fare anche in completa autonomia. Vediamo come e dove in un itinerario dei più classici, ideale anche per il primo approccio, che parte da Mosca e arriva a San Pietroburgo dopo aver visitato le città storiche dell'Anello d'Oro.

Indice dell'itinerario

La nuova Europa, non quella dei trattati e della politica ma quella impressa nella memoria collettiva dal crollo del Muro di Berlino, è diventata maggiorenne: sono passati diciotto anni e pochi mesi da quando la Germania segnò il primo passo verso la riunificazione eliminando il più tangibile simbolo della Cortina di Ferro, confine tra il mondo occidentale da un lato e l’Europa dell’Est dall’altro, fino alle immense distese dell’Asia centro-settentrionale. Dietro quella barriera che la Guerra Fredda rendeva ancora più solida e impenetrabile, l’Unione Sovietica era il paese che maggiormente suscitava la curiosità dei turisti, avvolto dal fascino misterioso e contraddittorio del passato remoto e delle cronache recenti. Poi l’ondata di rinnovamento ha investito come un turbine la terra degli zar e dei mugik, del regime comunista e di Gorbaciov, portando al formale scioglimento dell’URSS il 1° gennaio 1992.
E così, eccoci di fronte alla Russia. Che ha conquistato il primo posto nella lista dei sogni di chi, a bordo del veicolo ricreazionale, cerca nuove frontiere e nuovi spazi. Non è un caso se le tante agenzie che propongono viaggi di gruppo in camper hanno inserito Mosca, l’Anello d’Oro, San Pietroburgo fra le loro mete d’elezione, guidando drappelli sempre meno sparuti e studiando programmi la cui durata è appetibile anche per coloro che dispongono delle sole ferie estive per realizzare itinerari di un certo sviluppo.
Ma allora, si può davvero andare in Russia come turisti itineranti? Certo: questo è il primo punto da confermare se ancora nutrite qualche dubbio in proposito. Ed è possibile farlo anche da soli o è obbligatorio aggregarsi a un tour organizzato? Anche in questo caso la risposta è positiva: le nuove normative d’ingresso, definitesi nell’arco degli ultimi quindici anni e ormai sempre più aperte all’approccio turistico, permettono non solo ai gruppi ma anche ai singoli equipaggi di varcare il confine russo e di visitare il paese in relativa libertà.
Ciò detto, è ovvio che si tratta di un viaggio impegnativo in cui sono richiesti – oltre a qualche mese di preparazione per informarsi come si deve e predisporre tutti i documenti necessari – una discreta esperienza e molto spirito di adattamento, dunque da consigliare a chi ha già collezionato almeno un certo numero di paesi europei e magari del Nordafrica o del vicino Oriente. Lo stato delle infrastrutture in Russia è infatti tale da configurare, per chi si sposta con il camper o la caravan, una vera e propria avventura che ha il sapore dell’abitar viaggiando pionieristico di una quarantina d’anni fa. A ripagare l’impegno organizzativo, burocratico e gestionale, si scoprirà una terra che non delude le aspettative di chi intende il pleinair anche (e soprattutto) come modalità per entrare profondamente in contatto con i luoghi, i paesaggi, la gente, la storia. Vi raccontiamo allora come fare e dove andare, proponendovi un itinerario più volte sperimentato con i riferimenti essenziali per ripeterlo.

Il percorso di avvicinamento
La frontiera di Tarvisio è la nostra via d’ingresso in Austria, prima tappa del lungo viaggio di trasferimento che in 2.000 chilometri ci porterà alle soglie della Russia. Buona parte del percorso si svolgerà in autostrada, rivelandosi più agevole del previsto e senza gli ingorghi tipici dell’esodo vacanziero. Sulla A2, sfiorando Klagenfurt e Graz, giungiamo rapidamente in prossimità di Vienna e dall’uscita di Wiener Neustadt prendiamo la N54 e poi la N50 in direzione di Eisenstadt e di Kittsee, posto di confine con la Repubblica Slovacca.
Il passaggio del Danubio verso Bratislava, che si trova appena al di là, segna un percepibile stacco emotivo: stiamo davvero entrando all’Est, anche se siamo a poco più di 400 chilometri dall’Italia. Il traffico si è mantenuto abbastanza fluido e ci consente di arrivare nella capitale slovacca in tempo per una passeggiata serale nella città vecchia, perfettamente restaurata e particolarmente godibile alla romantica luce del sole calante che sfiora gli edifici rimessi a nuovo. In città si può cercare parcheggio libero nell’ampia zona delle strutture sportive o recarsi in campeggio, per una più confortevole sosta che consente di prendersi una pausa dalle fatiche della guida. L’autostrada risale verso nord e ci porta ad attraversare rapidamente il confine con la Repubblica Ceca, che percorriamo per un brevissimo tratto sino a Katovice e alla frontiera con la Polonia, raggiungendo Czestochowa: da Bratislava a qui si tratta di un veloce trasferimento (meno di 450 chilometri), tanto da consentirci di visitare il celeberrimo santuario della Madonna Nera, con pernottamento in campeggio. Il tratto successivo, fino a Budzisko e al confine con la Lituania, tocca Varsavia e Byalistok per un totale di quasi 600 chilometri che si possono dividere in due tranche pernottando in campeggio nella capitale polacca (in alternativa la si può visitare anche al ritorno). Anche se leggermente più lunga, abbiamo scelto questa via per entrare in Russia anziché passare per la Bielorussia, poiché le operazioni doganali sono meno impegnative e si ha inoltre l’occasione di visitare alcune delle più belle città lituane.
Dopo Budzisko si procede sempre verso nord-est sulla A5 in direzione di Kaunas e di Ukmergè, che superiamo per prendere la A6 verso il confine lettone. Su questo tratto, una deviazione di poche decine di chilometri permette di raggiungere Vilnius, la moderna capitale lituana, e la deliziosa Trakai, che lo fu in passato.
A Zarasai (circa 300 chilometri da Budzisko) si passa rapidamente la frontiera con la Lettonia, dove l’autostrada prende la sigla A13, e si procede per circa 200 chilometri toccando nell’ordine Daugavpils, Rezekne e Zilupe, ultimo confine del percorso di andata. Al di là, finalmente, la Russia.

Dalla frontiera a Mosca
L’ingresso in territorio russo è il primo incontro on the road con la burocrazia locale: indispensabile armarsi di molta pazienza per far fronte alle più o meno inspiegabili procedure doganali, con il pellegrinaggio da uno sportello all’altro nel continuo timore di non essere capiti o di non aver esibito tutto ciò che serve. Ma tutto va a buon fine, anche se ci vuole una mezza giornata, e l’esperienza ci fa capire che certe cose stanno effettivamente cambiando. Da ora in poi, comunque, dovremo abituarci a situazioni in cui la vacanza itinerante torna ad essere una sorta di missione da esploratori, almeno per quanto riguarda le soste e i pernottamenti che praticamente in tutta la Russia richiedono – oltre alla preparazione preliminare – una buona dose di cautela, inventiva e capacità di organizzazione.
La M9, passando per Velikiye Luki e Rzhev, procede per poco più di 600 chilometri fino a Mosca in un paesaggio sostanzialmente monotono (sulla strada ci si può servire, come faremo in più occasioni, dei parcheggi indicati come Tir Park, in cui capita di dormire con una curiosa popolazione di camionisti di mezzo mondo). Nell’immensa capitale russa, che oggi conta oltre 10 milioni di abitanti, la nostra base è il parcheggio dell’hotel Cosmos; non esistono infatti campeggi e la miglior sistemazione per non correre i rischi tipici di ogni metropoli consiste nel servirsi di altre strutture custodite.
La visita della città ha ovviamente il suo momento di maggior richiamo nel gigantesco complesso del Cremlino e nella Piazza Rossa, ma consigliamo di portare con sé un’ottima guida e di dedicare non meno di quattro giorni – nel nostro caso saranno cinque – alla scoperta del patrimonio monumentale, delle decine e decine di collezioni museali, della quotidianità moscovita. Difficile segnalare l’una o l’altra meta fra le innumerevoli bellezze incastonate nel tessuto urbano: citiamo almeno la casa-museo di Gorkij, il Ministero degli Esteri, la Casa del Redentore e – piacevoli tappe obbligate per spostarsi agevolmente – le stazioni della metropolitana, alcune delle quali uniche al mondo per la ricchezza architettonica che le contraddistingue (ne sono esempi quelle di Majakovskaja, Kropotkinskaja, Teatralnaja, Park Kultury, Prospekt Mira, Kievskaja, Belarusskaja). Presso gli sportelli di informazione turistica si possono inoltre reperire tutte le informazioni sugli eventi in programma e su altre attività, dal giro in battello sulla Moscova a una serata davvero speciale al teatro del Bolshoi.

Le città dell’Anello d’Oro
Usciti da Mosca seguendo verso est il raccordo che la circonda, ci immettiamo sulla M7 in direzione di Vladimir dove inizia il nostro giro lungo il famoso Anello d’Oro, che comprende un gruppo di città storiche collegate da un percorso circolare. Caratteristica comune a tutti i centri dell’itinerario è il fatto di aver conservato pressoché intatto, nel corso dei secoli, il loro impianto architettonico: noi ne visiteremo alcuni dei più importanti coprendo una distanza totale di circa 800 chilometri, scanditi da vari pernottamenti là dove la situazione si presenta più favorevole.
Una breve sosta a Vladimir, fondata nove secoli fa intorno a una fortezza, ci permette di ammirare la sontuosa cattedrale dell’Assunzione (tra i primi edifici ad essere costruiti) e la più semplice ma non meno affascinante chiesa di San Demetrio. Da qui, ripresa la M7, la lasciamo poco dopo per deviare sulla A113 fino a Suzdal, considerata la città-museo per eccellenza dell’Anello d’Oro: lasciati i veicoli in un parcheggio custodito a pagamento vicino ai principali monumenti religiosi, ci dedichiamo alla scoperta di autentici gioielli quali la cattedrale della Natività di Maria, il monastero di Sant’Eutimio e quello di Sant’Alessandro, il Cremlino e un suggestivo museo all’aperto in cui sono state ricostruite pezzo per pezzo altre chiese e tipiche abitazioni lignee trasportate qui dal circondario.
Dopo aver dovuto rinunciare alla visita di Ivanovo per l’impossibilità di trovare posto in una struttura di sosta adeguata (la mancanza di posteggi validi o l’affollamento dei pochi disponibili, soprattutto in alta stagione, sono imprevisti che si devono mettere in conto), riprendiamo la marcia verso Kostroma. La città sorge sulla confluenza del fiume omonimo nel Volga che, con i suoi 3.500 chilometri dalle montagne a nord-ovest di Mosca fino al Mar Caspio, costituisce l’asse di un importante sistema di vie d’acqua navigabili al servizio di una vastissima porzione del territorio russo. Dopo aver rivestito nel XIII secolo un ruolo strategico e politico di notevole spessore, Kostroma entrò nell’area di influenza moscovita e conobbe una stagione particolarmente fortunata dal punto di vista artistico e culturale: lo testimonia il suo centro storico monumentale che include significativi esempi di architettura classicista del ‘700 insieme a pregevoli opere di altri periodi come l’ex monastero Ipat’evskij, il cui nucleo originario risale al ‘300. Anche qui, inoltre, è stato allestito un museo all’aperto con edifici in legno provenienti da tutta la provincia. Tranquilla la sosta nel parcheggio dell’hotel Inturist, una soluzione alla quale si ricorre spesso in mancanza di altre opportunità.
Yaroslavl è la città più grande fra quelle dell’Anello d’Oro, contando circa 700.000 abitanti; anch’essa si trova sulla A113 e alla confluenza di un fiume, il Kotorosl, nel Volga. Un parcheggio a pagamento vicino alle mura del Cremlino permette di visitare con comodo il bellissimo complesso, al quale si arriva a dedicare senza sforzo una mezza giornata, mentre il pomeriggio è riservato a una passeggiata per scoprire altre chiese e monumenti, il tutto a formare un centro storico di indiscutibile fascino con testimonianze architettoniche (datate in maggioranza fra il XIII e il XVIII secolo) fra le più pregevoli di tutta la Russia.
La M8 ci riporta verso Mosca, non senza altre due tappe a coronare questa parte del viaggio. Rostov Veliky, sul Lago Nero, presenta di nuovo le caratteristiche abitazioni in legno, un altro interessantissimo Cremlino e il meraviglioso monastero Jakovlevski, con edifici religiosi e civili realizzati fra il ‘600 e l’800. Un parcheggio si trova nei pressi. Ultima località prima del rientro nella capitale è Sergiyev Posad, centro religioso e spirituale di grandissima importanza frequentato da schiere di pellegrini, con numerosi parcheggi a pagamento che permettono di sostare senza difficoltà: letteralmente fiabesche sono le sue chiese, delle quali il gruppo principale è noto come Vaticano Russo.

Verso San Pietroburgo
Lasciato questa volta l’anello esterno di Mosca in direzione nord-ovest sulla N108, giungiamo a Klin dove inizia la M10 per San Pietroburgo. Il tragitto è piuttosto lungo (quasi 750 chilometri) e il punto ideale per dividerlo in due parti è Novgorod, un’altra delle più importanti città storiche della Russia, che sorge sul fiume Volchov nei pressi del Lago Ilmen e, anche grazie a questa strategica posizione, durante il Medioevo fu uno dei più floridi centri di commercio e di transito sulle vie mercantili fra l’Oriente e l’Occidente. Ci fermiamo in un parcheggio vicino all’ufficio del turismo, a poche centinaia di metri dal Cremlino che appare molto ben conservato ed è uno dei vanti di Novgorod insieme a chiese e monasteri in buon numero. Altro rilevante motivo d’interesse è una galleria dedicata alle icone, con preziosi esemplari datati soprattutto dall’XI al XIV secolo.
Un’ultima tappa di 200 chilometri ci porta sulle rive del Mar Baltico a San Pietroburgo. Difficile immaginare un miglior arrivederci alla Russia, perché la città che abbiamo scelto per concludere l’itinerario nella Grande Madre è senz’altro una delle più belle del mondo e uno dei principali centri d’arte e di cultura in Europa. Non tutti immaginano, però, che è anche una delle più recenti essendo stata fondata dallo zar Pietro il Grande appena tre secoli fa, per l’esattezza nel 1703: a ciò si deve il suo aspetto sostanzialmente improntato all’architettura del XVIII e XIX secolo, con monumenti da non perdere – ma è davvero impossibile elencarli tutti – quali le cattedrali di Sant’Isacco, di San Nicola e della Resurrezione, la fortezza dei Santi Pietro e Paolo, il Palazzo d’Inverno in cui ha sede fra l’altro il celeberrimo museo dell’Ermitage. Per la sosta con il v.r. le possibilità sono due: nel campeggio presso l’hotel Ongino, a circa 25 chilometri dal centro che si raggiunge facilmente con autobus e metropolitana, oppure in un parcheggio riservato da concordare con l’agenzia o il tour operator che ci hanno fornito assistenza nel predisporre i documenti necessari per la visita del paese.

Sulla via del ritorno
E’ mattina presto quando, con una certa malinconia, ci rimettiamo in marcia per il lungo viaggio di rientro, su un percorso parzialmente diverso da quello dell’andata per avere l’opportunità di visitare altre località d’interesse. L’autostrada ci conduce rapidamente a Narva, frontiera tra la Russia e l’Estonia, dove occorre pazientare ancor più che all’ingresso, con pratiche davvero snervanti. In poco più di 200 chilometri, sempre su autostrada e spostandoci quasi parallelamente alla costa, giungiamo nella capitale Tallinn, dove si può sostare nei posteggi urbani o al porto per visitare il nucleo medioevale e altre parti del gradevole centro storico.
Il tragitto compie ora una decisa curva ad angolo retto verso sud, attraversando tutta l’Estonia ed entrando in Lettonia fino a Riga. La terza e ultima delle capitali baltiche visitate in questo viaggio dispone di un camping, utile anche per qualche operazione logistica se nelle tappe successive non ci si vuole attardare troppo. Rientrati in Lituania, ci riportiamo sulla costa per visitare Palanga, dove un piccolo parcheggio (ma anche qui è disponibile un camping) ci accoglie per poterci dedicare a una passeggiata sul litorale sabbioso di questa celebre località balneare – meglio però astenersi dal commentare la temperatura dell’acqua… A questo punto, se avete qualche giorno in più a disposizione, vi consigliamo di dedicarlo alla penisola di Neringa, che si trova a poche decine di chilometri ed è una delle aree naturalistiche e paesaggistiche più interessanti del territorio baltico. Per noi, invece, la tappa successiva si dirige nell’entroterra alla volta di Kaunas, la seconda città lituana, con sosta sotto le mura del castello.
Siamo ormai in direzione della Polonia, che ritroviamo alla frontiera di Budzisko già attraversata all’andata, scendendo sullo stesso tragitto per Varsavia, la Repubblica Ceca, la Repubblica Slovacca, Bratislava e infine l’Austria, da dove poche ore di guida ci riporteranno in Italia.

Nel Buono a Sapersi e negli Approfondimenti sono segnalate tutte le informazioni utili per organizzare il viaggio.

PleinAir 427 – febbraio 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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