Un giro in camper per Loreto Aprutino durante la Pentecoste

Nei giorni di Pentecoste una secolare tradizione si rinnova a Loreto Aprutino. Un bue s'inginocchia davanti al santo patrono e la festa sconfina in un rito pagano

Indice dell'itinerario

La mancanza di un santo protettore che tenesse lontano dalla città il terremoto indusse nel 1711 la popolazione di Loreto Aprutino, in Abruzzo, a ricercare i resti di un martire al quale votarsi. Nelle catacombe romane di San Callisto i fiduciari del vescovo di Penne, al quale era stata rivolta la richiesta, trovarono una lapide con le scritte sopitus in domino e vicende.

Poiché quest’ultima parola sembrava indicare una contrada di Loreto, traducendo erroneamente tutto il resto, i delegati pensarono che Sopitus fosse il nome del martire cercato e, con il nome di Zopito, lo elessero patrono della città. Le reliquie furono così raccolte, poste in una cassa e portate verso Penne in processione.

Quando il corteo giunse a Collatuccio, nel circondario di Loreto, un contadino invece di genuflettersi come gli altri continuò ad arare col proprio bue; l’animale però s’arrestò da solo e, tra lo stupore generale, s’inginocchiò. Da allora una festa ricorda ogni anno proprio quell’evento miracoloso.

Nel primo mattino della domenica di Pentecoste, nell’attesa della processione un candido bue viene accolto nella chiesa di Santa Maria in Piano (dove si ammira un prezioso ciclo di affreschi), ai margini del paese. È oggetto di amorevoli cure: gli si lucidano gli zoccoli, si liscia il manto e si adorna il capo con nastri colorati e campanacci. Nel frattempo, tra i convenuti, si distribuiscono bevande e le caratteristiche cialde abruzzesi.

Nel piccolo ricovero circola impacciato anche un bimbo di quattro o cinque anni vestito di una bianca tunica impreziosita da ricami in oro. È l’Angioletto, figura simbolica, che sfilerà sul dorso del bue con un garofano rosso in bocca e con un ombrello aperto, anch’esso bianco. Chiara la simbologia di origine pagana: il garofano è ritenuto fiore divino, l’ombrellino rappresenta la protezione del santo dal male, il bimbo raffigura il protettore da giovane, gli ori e lo specchietto che gli cingono il collo richiamano rispettivamente la ricchezza e il disco solare, mentre le candide vesti testimoniano la purezza.

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Le fasi del rito a Loreto Aprutino

Intorno alle ore 10 il possente animale è portato davanti al sagrato dove avviene la sua prima genuflessione (il piegamento delle ginocchia è un riflesso condizionato ad alcune pressioni sul collo, indotto nell’animale con un lungo periodo d’allenamento). Immediatamente dopo vi monta l’Angioletto e il corteo, preceduto da uno zampognaro in costume, lentamente si avvia verso la parte alta del paese, davanti alla chiesa di San Pietro.

Nel faticoso tragitto in salita si effettua una sola sosta, appena superata Porta Castello, per permettere all’animale di abbeverarsi. Giunto dinanzi al sagrato il bue, ancora una volta, s’inginocchia per ricevere la benedizione dal prelato circondato dai fedeli che a stento trovano spazio nell’angusta Via del Baio. Un tempo, il rito avveniva nella navata della chiesa, ma nel 1949 il clero lo proibì ritenendolo blasfemo.

È comunque rimasta la consuetudine, alla fine della funzione, di permettere all’animale di entrare nelle case come augurio di prosperità e di abbondanza. Il ritorno del corteo in paese è questa volta preceduto dai sacerdoti, uno dei quali ostenta il reliquiario del santo.

Il giorno dopo, lunedì di Pentecoste, intorno alle ore 18, il bue è nuovamente portato in processione fino alla centrale Piazza Garibaldi dove attende l’arrivo del corteo religioso e si genuflette un’ultima volta al passaggio dell’argenteo busto di San Zopito. La festa si conclude in allegria con una sfilata a cavallo detta Ritorno dei Vetturali (ricorda i lunghi e pericolosi viaggi dei trasportatori d’olio della zona), con fuochi d’artificio, spettacoli musicali e balli in piazza.

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